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Autore: barbabietoladazucchero    12/06/2013    2 recensioni
- Ehi, splendore!- mormora con la sua voce roca. Ora, se una voce potesse ingravidare, sarei già incinta di 3 figli.
- Mr. Styles… - replico, in modo leggermente lascivo. Le sue labbra si fiondano sulle mie e mi bacia come se fossimo sul set di “9 settimane e mezzo”: orgasmo raggiunto in meno di 5 secondi.
Essere la compagna di Phil Styles ha i suoi vantaggi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: consiglio l’ascolto di “Lightning” dei The Wanted quando inizia il pezzo preceduto da due **
Mi scuso per eventuali errori di ortografia.
Enjoy my story.
B.
 
 
 
9 novembre. Martedì 9 novembre, ore 18.10.
Due settimane. Sono passate solo due settimane da quel maledetto giorno.
Due settimane in cui io sono sfuggente, malinconica, triste, arrabbiata e taciturna.
E ancora non sono riuscita a dire niente a Phil. Lui non chiede niente, si limita solo a guardarmi preoccupato; mi interroga con i suoi occhi, so che vuole sapere cosa è successo e allo stesso tempo ha paura di scoprirlo.
Siamo nella stanza da letto mentre lui prepara le valigie. Tra meno di un’ora deve partire per NY. Con Anne. Eppure mi sento sollevata, sono quasi contenta di non poterlo vedere.
Secondo il medico e psichiatra Ross esistono cinque fasi di elaborazione del lutto: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e infine accettazione. Credo di essere nella fase della rabbia, e tutto il mio fastidio si riversa non sul mondo in generale, ma su Phil. Provo un senso di disgusto nell’averlo vicino, come se fosse lui la causa di quello che sto passando. Ma so che lui non centra, lui non ha fatto niente, e merita di sapere.
-Phil-
Si gira velocemente verso di me, sorpreso che io abbia parlato dopo giorni.
-Ehi, amore.- si avvicina posandomi una mano a cucchiaio sulla guancia.
-Ho bisogno di parlarti, ti devo spiegare a cosa è dovuto il mio comportamento degli ultimi giorni.- lui rimane in silenzio, impassibile. Prendo un bel respiro e inizio a parlare. Gli racconto di come pensavo potessi essere incinta, degli esami e dei risultati.
Lui sta in silenzio. Mi fissa senza dire una parola.
Poi gli si forma una piccola ruga in fronte, di quelle che appaiono quando si sorride.
-Stai sorridendo?- gli chiedo tra l’infuriato e il confuso.
-Sì, insomma: è una bella notizia no? Io non voglio avere figli, eh bè, neanche tu no? Insomma se stai ancora con me vuol dire che la pensi uguale! Dico bene? E poi, pensaci. Qual è la conseguenza migliore di tutto ciò?- sorride, mentre si dirige verso il cassetto vicino al letto. Tira fuori una scatoletta. I preservativi.
-Addio stupidi sacchettini fastidiosi!- ride buttando la scatola all’indietro.
Ride come se gli avessi dato la notizia che aspettava da anni. Ride come se non avesse più pensieri.
Ride come se fosse davvero felice.
Io invece rimango di pietra. Sono allibita. Sono schifata. Sono arrabbiata. E sono ferita.
Sapevo che non volesse figli, ma mi immaginavo una reazione più diversa. Empatica.
Phil si accorge del mio stato d’animo e si avvicina.
-No scusa, scusa. Ovviamente mi dispiace per la notizia, cioè mi dispiace per te. Però ora non avremo più problemi, falsi allarmi e paranoie inutili! Saremo solo io e te. Sempre io e te.-
Le sue parole mi fanno solo venire da vomitare.
-Vattene- dico in un sussurro.
-Cosa?-
-Questo viaggio non poteva capitare in un momento migliore. Mi fai schifo, Phil. Vattene.-
Lui è confuso. Oh, poverino. Pensava davvero che per quanto possa amarlo sarei stata felice di una notizia simile?
Senza dire niente, chiude la valigia, esce dalla camera e se ne va.
E io sento il bisogno fisico e mentale di avere lui vicino a me. Afferro il telefono, prendo l’agenda di Phil e compongo il numero.
Tu. Tuu. Tuuu.
“Questa è la segreteria telefonica…”
Oh maledizione.
-Ciao, ehm. Sono io, Beth. Volevo solo chiederti come stai e se ti andava di cenare insieme; probabilmente sei già occupato, insomma è per questo che hai il telefono spento. Passa una bella se…-
Tu-tu-tu.
Imbarazzante. Messaggio imbarazzante, interrotto a metà perché il tempo è scaduto.
Dio che cretina.
Ho bisogno di Shane West.
Ho bisogno di Shane West, un film strappalacrime e tanto cioccolato.
Scendo in cucina, per notare con rammarico che non è rimasta neanche una tavoletta di cioccolato.
Nemmeno un quadratino.
Direi che la serata inizia bene.
Struscio i piedi fino al salotto e cerco “i passi dell’amore”; metto su il film, mentre mi avvolgo nella coperta, pronta ad affogare in una pozzanghera di lacrime.
Salto la fase del patteggiamento, per entrare direttamente in quella della depressione.
 
Dlin-dlon.
Il film è iniziato da neanche mezz’ora che suonano il campanello. Decido che probabilmente è un testimone di Geova (anche se non credo esistano fuori dall’Italia), un postino in ritardo o un venditore porta-a-porta di aspirapolvere. Nessuno degno della mia attenzione.
Dlin-dlon.
Dlin-dlon. Dlin-dlon. Dlin-dlon.
E che cazzo!
Mi alzo controvoglia dal mio rifugio e mi dirigo verso la porta. Prima di aprire mi guardo allo specchio: pantaloni del pigiama lunghi a quadri verdi e felpa grigia della Oxford University. Non male. A parte la faccia sbattuta, l’assenza di trucco e il disastro che ho al posto dei capelli.
Apro la porta, e lo vedo.
 
POV Harry.
Apre la porta, e la vedo.
E un sorriso parte in automatico. Non è un sorriso di scherno.
È quel sorriso che ti viene quando vedi un cucciolo di cane; quando vedi gli sposi uscire dal portone della chiesa e venire inondati di riso; il sorriso che hai quando un bambino ti saluta mentre sei seduto in metropolitana; il sorriso che ti procurano i baci della mamma e i dolci della nonna; il sorriso che si espande quando vedi due innamorati litigare; il sorriso che rimane quando vedi i due innamorati fare pace e suggellare il loro amore con un bacio; il sorriso che sorge quando la vedi camminare lungo la navata centrale vestita di bianco; il sorriso che dedichi ai tuoi figli.
Un sorriso sincero che parte da solo, senza che tu te ne accorga.
Il sorriso infetto. Che ti contagia.
E infatti, subito dopo inizia a sorridere anche lei.
-Credevo fossi occupato. Pensavo non venissi.- mi dice mantenendo il sorriso, con un pizzico di imbarazzo.
-A quanto pare, pensavi male- rispondo, ricordandomi di quando lei mi aveva risposto così per la prima volta.
Il suo sorriso si espande ancora di più, mentre sento nel mio petto il cuore fare lo stesso.
-Non mi fai entrare?- le chiedo.
-Dipende, che cosa hai nelle buste?- mi domanda incrociando le braccia.
-Qualunque tipo di cibo spazzatura possa venirti in mente: patatine, merendine, caramelle, panini imbottiti, crostatine, mini hotdog.-
-E basta?-
So a cosa si riferisce, ho imparato a conoscerla.
Con un sorriso sornione tiro fuori dalla tasca della giacca due tavolette di cioccolato extrafondente.
I suoi occhi si illuminano.
-Credo di amarti- mi dice con gli occhi fissi sulle tavolette.
Il mio cuore perde un battito.
Lei si accorge di quello che ha detto e sposta lo sguardo su di me.
Il marrone. E il verde.
Si schiarisce la voce, sorride imbarazzata e mi fa entrare.
-Ma che cosa cavolo stai guardando?- chiedo non appena arriviamo in salotto.
-I passi dell’amore, perché?-
-Ma dai, come fate voi donne a vedere questi stupidi film sentimentali ancora non me lo spiego. E il bello è che piangete pure! Andiamo, è tutta finzione- le dico sedendomi sul divano.
-Voi uomini parlate e parlate, ma poi chissà perché ho il sospetto che vi mettiate a guardare anche voi questi “stupidi film” la notte- dice virgolettando con le mani –E probabilmente crollate pure in un pianto disperato-
-Sento odore di scommessa.- dico.
-Cioè?-
-Chi piange per primo perde-
-Andata.-
Ci stringiamo le mani.
Condotto lacrimale, a noi due.
 
-Avanti Harry, esci- dice Beth trattenendo palesemente le risate, al di là della porta del bagno.
-Non esiste- fanculo quel film idiota; sono chiuso in bagno da un quarto d’ora e piango come un bambino.
Che figura di merda.                                                                                                    
-Non essere in imbarazzo. Chiunque piangerebbe di fronte a un film del genere. Io stessa ho pianto-
-Peccato che ora tu stia ridendo- le dico contro la porta del bagno.
Altre risate soffocate partono dal corridoio.
-Non è come pensi! È che… oddio eri così tenero!-
-“Tenero” nel senso di idiota?-
-Forse- addio risate soffocate. Ora tutta la via sentirà Beth in preda agli spasmi mentre ride. E nonostante l’imbarazzo e il volto umido di pianto mi scappa da ridere, la sua risata è così contagiosa.
Appena mi sente ridere bussa alla porta.
-Dai fammi entrare-
Apro la porta del bagno e ma la ritrovo davanti completamente paonazza dalle risate, gli occhi lucidi per il troppo piangere e per il troppo ridere. Ci basta uno sguardo per continuare a ridere a più non posso mentre lei si piega sulle ginocchia, fino a sedersi per terra. Io la seguo e ci ritroviamo estremamente vicini, con la schiena appoggiata alla vasca da bagno e le braccia che si sfiorano appena.
Piano piano le risate scemano, per lasciare posto ai respiri affannati.
-Grazie, Harry. Erano giorni che non sorridevo, figuriamoci ridere.- mi dice voltandosi con il viso verso di me.
-Prego. Anzi la verità è che io ho pianto apposta per farti ridere. Era tutto calcolato. Mica mi sono commosso davvero!-
-Ah davvero?- mi dice con un sopracciglio alzato. –Nemmeno quando lui piange con suo padre?-
Uhm. Quella scena era parecchio tosta.
-N..No!- le dico, non convincendola affatto.
** Lei sorride e fissa i suoi occhi nei miei.
Quanto tempo che non vedevo quegli occhi. Quanto mi sono mancati.
Occhi banali, in grado di sconvolgermi il battito cardiaco.
Per un attimo torno indietro nel tempo, a quel pomeriggio in cucina quando l’ho quasi baciata.
I nostri visi sono talmente vicini che posso contare il numero di pagliuzze dorate che ha negli occhi.
Così vicini che sento il profumo di cioccolato extrafondente provenire dalle sue labbra.
Così vicini che i nostri nasi quasi si toccano.
Lei distoglie lo sguardo dai miei occhi solo per dirigerlo verso la mia bocca.
Si morde il labbro inferiore come se stesse cercando di ragionare. Di pensare in modo razionale, in modo da evitare quello che sta per succedere.
Ma questa volta io non lo permetto.
Sebbene mi ronzano in testa le parole di Louis “Gioca sporco Haz, come solo noi uomini possiamo fare”, io so di volerla baciare perché la voglio mia, e non per vendicare mia madre. Voglio sentirla, anche solo per trenta secondi, anche solo con un bacio. Voglio sentire cosa si prova ad avere Beth nella propria vita.
E ho una paura fottuta che possa respingermi ancora.
Che mi sfugga. Che mi scivoli via dalle braccia.
Ma non faccio in tempo a formulare un altro pensiero coerente che la sento.
La sento dentro e sulle mie labbra.
È un bacio.
È lei che bacia me.
Con passione, con intensità.
Come se stesse soffocando e io fossi l’ossigeno di cui ha bisogno.
Le porto una mano dietro la nuca, per sentirla ancora più stretta a me, più vicina, più dentro.
Approfondiamo il bacio mentre sento lo stomaco e le budella attorcigliarsi insieme.
Che immagine terribile, ma che sensazione fantastica.
Sento il sangue affluire all’inguine, mentre lei porta le mani sulle mie cosce. Ansima tra un bacio e l’altro, eccitandosi al tocco delle nostre lingue. E il suo respiro affannato non fa altro che aumentare il mio battito cardiaco e le pulsazioni del mio amico che combatte contro i pantaloni.
Porta una mano tra i miei capelli, stringendo con forza i miei ricci mentre mi spinge verso sé.
È appiccicata al muro ma mi vuole addosso, come me ha bisogno di sentire il contatto fisico, i nostri corpi stretti l’uno all’altro come se si appartenessero.
Porto l’altra mia mano sul suo fianco cercando il lembo della maglietta; la sollevo di poco per accarezzarle la pelle. E basta quel tocco che quasi vado in estasi, la pelle morbida e calda che reagisce con brividi al mio tocco.
La voglio.
La desidero.
Si stacca e mi guarda.
Nei suoi occhi c’è voglia, eccitazione, passione.
Anche lei mi vuole, anche lei vuole quello che voglio io.
Le labbra gonfie e rosse che sanno di bacio. E di sesso.
Mi riavvicino alle sue labbra, ma il mio telefono squilla.
Cazzo.
Tiro fuori il telefono mentre mantengo la mia mano sulla nuca di Beth.
Ma il nome che appare sul display mi fa gelare, mentre sento i suoi muscoli tendersi.
Kelsey.
  
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