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Autore: Ordinaryswan    12/06/2013    5 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Pov Lorenzo

 

Faceva caldissimo, e ovviamente Samuele scelse la cosa più logica da fare: andare al mare.

Non che non mi piacesse il mare, ma ecco non ci andavo molto d'accordo, soprattutto per il fatto che sarei stato seminudo sotto lo sguardo di tutti. Non amavo far vedere il mio corpo.

Era qualcosa di mio e ora che ero adolescente mi era ancora più difficile non sentirmi in imbarazzo mentre tante ragazze fissavano il mio corpo sulla spiaggia.

“So che stai aspettando che sia io a levarti la maglia, ma primo siamo in luogo pubblico, secondo fa abbastanza caldo perché ti muova a farlo” mi riprese Samuele che poi distolse lo sguardo appena presi i lembi della maglia.

Capivo il disagio, anch'io come lui, cercavo il meno possibile di fissare il suo petto, le sue braccia, i suoi addominali, o semplicemente la sua pelle bronzea.

Eravamo proprio opposti per certi versi, io ero bianco come il latte, e lui aveva la carnagione più scura, come se fosse abbronzato tutto l'anno e quella carnagione faceva risaltare i suoi occhi, soprattutto alla luce del sole. Quegli occhi che fin da subito mi avevano mandato fuori di testa.

“Che c'è Lorenzo?” mi dava noia quando mi riprendeva così, come se fosse scocciato.

“Non mi piace stare senza maglia”

“Ma piace a me che tu stia senza maglia” disse avvicinandosi velocemente e intrappolandomi tra le sue braccia, e alla fine come un bambino mi feci togliere la t-shirt.

“Non pensare che tu non sia bello” mi disse poi serio, e quelle parole mi coccolarono come se fossi un bambino

Con molto imbarazzo mi misi a prendere il sole, dopo essermi spalmato la crema sotto lo sguardo vigile e malizioso di Samuele che a sua volta faceva lo stesso.

Dopo un'oretta un gruppo di ragazze ci venne a chiedere se volevamo giocare a pallavolo.

Scossi la testa svariate volte, ma Samuele era uno di quei ragazzi che amava qualsiasi sport, anzi qualsiasi sport che avesse a che fare con un pallone.

“Non lagnarti e vieni a fare squadra con me” mi sfiorò il braccio e andai verso le ragazze che ci stavano mangiando con gli occhi. Ero addirittura geloso dello sguardo di quelle sedicenni su Samuele che ovviamente faceva di tutto per farsi notare in tutta la sua bellezza.

Alla fine dei giochi mi divertii, e in squadra insieme avevamo trovato un'altra intesa, più semplice e spontanea, quella del gioco.

“Ragazze, io e il mio ragazzo ora andiamo a farci un bagno se non vi dispiace” disse Samuele lasciandole tutte a bocca aperta e prendendomi per mano. I commenti che ne seguirono non mi facevano molto piacere ma cercai di eliminarli dalla mia testa, ne ero abituato.

“A volte mi chiedo perché devi essere così teatrale nelle tue uscite” dissi entrando in acqua.

“Perché poi te mi rompi le scatole come adesso” disse abbracciandomi nell'acqua. Passai la mano sulla sua schiena bagnata. In acqua le emozioni sembravano amplificate e ogni tocco sembrava più forte e penetrante come se non ci fosse davvero la pelle a coprirci.

“Andiamo più a largo” mi disse prendendomi per mano. Ci allontanammo da tutti i bambini e dalle famiglie.

“Perché dobbiamo essere sempre costretti a nasconderci” sussurrai, mentre lo abbracciai nuovamente quasi a farmi consolare.

“In realtà io ti ho portato qui per fare delle cose che i bambini non possono vedere, che vanno al di là del bacino sulla bocca” disse prendendomi in giro e aumentando la presa sul mio corpo, costringendomi ad allacciare le mie gambe sulla sua vita. Il suo viso era a due centimetri dal mio, i suoi occhi cercavano i miei in maniera possessiva. Io pensavo davvero di poter amare quel ragazzo.

Iniziammo a baciarci e da quel momento in poi capii di non avere più scampo, Samuele mi aveva stravolto. Mi stava fottendo in tutti i sensi.

 

 

Pov Kristian

 

Lessi il voto e la firma dell'insegnante.

Non poteva essere vero, come ero arrivato fino a quel punto? Quando era iniziato tutto quel percorso? .. Non potevo averlo finito davvero così.

Laureato.

Avevo quella stramaledetta carta che tanto desideravo da quando ero entrato in conservatorio. Quella carta che forse avrebbe reso orgoglioso mio padre.

Quella carta che mi aveva già aperto le porte ad alcuni lavori.

In realtà i lavori mi erano stati offerti anche prima, dato il mio nome, ma non gli avevo accettati finché non avessi ottenuto quella carta e in quel momento ce l'avevo fatta.

Lana quel giorno aveva suonato per me per introdurre la mia tesi.

Lana quel giorno era stata la mia ancora, mi ricordava perché amassi così tanto la musica e perché ero a sedere lì.

Strinsi la mano dell'insegnante e lo salutai cortesemente.

Nell'aula c'erano solo Andrea e Lana, avevo voluto così, nonostante i miei parenti avessero insistito per assistere ad un altro successo di quella famiglia di talenti.

Mi girai e sorrisi prima alla mia ragazza e poi all'amico migliore che potessi trovare.

Appena messo il piede fuori fui riempito, anzi fummo riempiti -io e Lana-  di spumante e in quel bagno la baciai, senza pensare più a nulla, senza rendermi conto di dare spettacolo.

Lana, infatti, si staccò da me diventando del colore dei suoi capelli per quanto era imbarazzata, davanti soprattutto al preside, nonché mio padre.

Lui mi sorrise, e fu un sorriso sincero o almeno sembrava. Ricambiai, stringendo ancor di più la mano a Lana.

“Abbiamo l'aereo tra tre ore e puzziamo come una distilleria … non ci conviene andare a casa mia, lavarci e finire le valigie?” mi disse, sbattendo diverse volte le palpebre visto che aveva ancora molte gocce frizzanti che le cadevano dolci sul viso. La sua pelle chiara veniva accarezzata da quel liquido che scorreva fino a fermarsi sulla curva della bocca. Era una visione eccitante da pubblicità di un profumo o di intimo. Si passò la lingua sulle labbra accorgendosi che il mio sguardo continuava imperterrito sul suo viso.

“E sai quante altre cose si possono fare in tre ore?” Aprì la bocca formando una O e la chiuse subito dopo.

“Scusateci” dissi agli altri “ Ma dobbiamo partire per Parigi”

“Fatemi poi uno squillo vi accompagno io all'aeroporto” ci disse Andrea andandosene.

Salutai un po' tutti, ringraziandoli di essere venuti.

 

Arrivammo a casa sua, le valigie in realtà erano già pronte, era che Lana era maniaca del controllo, voleva essere non solo puntuale ma anche perfetta in tutto quello che faceva, a scuola e fuori.

Entrammo in casa e Jack si venne a congratulare con me, non abbracciandomi vedendo le condizioni in cui ero.

Mi prestò una camicia ed un pantalone senza che dovessi toglierli dalla valigia.

“Non pensate di fare la doccia insieme”

“Si ottimizzano i tempi zio!” disse lei, con gli occhi dolci.

“Ottimizzare i tempi è l'ultima cosa a cui stai pensando, per fare questa doccia” si morse il labbro avvicinandosi a suo zio, che di rimando si allontanava per non sporcarsi, dato che lei non era messa meglio di me in quanto a “bagno d'alcool”

“Dai, dobbiamo partire, è più comodo e veloce”

“Avete i tre giorni a Parigi per ottimizzare i tempi” la brontolò scherzosamente. Si girò verso di me lanciandomi uno sguardo deluso e si avviò verso il bagno senza di me, trascinandosi dietro un nuovo cambio.

 

Quando uscì, entrai io nella doccia dopo averle dato un bacio su quei capelli morbidi ed appena asciugati.

Feci di fretta visto che Andrea sarebbe passato a prenderci entro pochi minuti.

Lana nel frattempo sistemò tutto e salutò calorosamente Jack, ringraziandolo del regalo.

“A proposito Kristian, il regalo è di Lana, vedi di farla divertire e di non combinare guai” mi minacciò premuroso nei confronti della sua figlioccia.

“Esatto è il mio regalo Kri, si fa quello che dico io”
“Ehi ma io mi sono appena laureato avrò diritto di divertirmi anch'io” protestai mettendomi la giacca, pronto per uscire.

“Non hai idea di quanto ti divertirai” mi sussurrò una volta soli al portone.

La baciai con trasporto, come a volere un'anteprima di quello che sarebbe successo da lì a qualche ora.

Avremmo potuto essere soli, finalmente. Liberi da ogni tipo di pensiero.

Già, Lana era stata promossa -ovviamente- con una media buonissima e non essere più il suo professore mi aveva tolto quel senso di colpa sulle spalle per aver mentito a tutta la scuola per tutto quel tempo.

Andrea arrivò e ci salutò per l'ennesima volta in quella giornata.

Mi stavo chiedendo da un po' perché Lana avesse scelto quel giorno per partire.

Quando saremmo stati soli glielo avrei domandato.

Salimmo in macchina, eccitati, entusiasti e pieni di aspettative su questo viaggio.

Eravamo stati due settimane lontani, escluso l'episodio sulla cattedra, per colpa mia e tre giorni da solo con lei sarebbero stati il paradiso, un paradiso personale.

“Ragazzi, mi sento di fare il fratello maggiore, soprattutto per te Kristian, io capisco che state morendo dalla voglia di saltarvi addosso e dovete divertirvi ma state anche attenti e godetevi la città”

“No, Andrea ti prego non ti si addice questo tono serio” dissi

“Ma ho sempre voluto farlo” si lamentò come un bambino.

“Lana vedi di farlo rigare dritto, non mi piace la piega che sta prendendo”
“E sai si dice che è colpa di chi si frequenta, e io frequento te Andrea” lo canzonai.

“Hai decine di amici” mi rispose borbottando, guardando sempre la strada, eravamo vicini ormai all'aeroporto.

Lana se la rideva, lasciandomi di tanto in tanto qualche carezza.

“Andrea grazie mille per tutto” disse lei scendendo dalla macchina.

Recuperai i bagagli dal cofano e mi diressi verso l'interno.

 

Pov Lana

 

Non sapevo come mai, ma mi sembrava di essere tornata a sei mesi prima, al patto con Kristian.

Non era possibile che io con lui facessi sempre cose che non avevo mai fatto. Era la mia prima volta in aeroporto.

Tutti i miei viaggi consistevano nell'andare da Firenze a Bologna, per quanto mi ricordavo. Poi c'erano stati i viaggi al mare con i miei genitori ma nulla di più.

Mia madre ogni tanto mi raccontava delle grandi capitali, ma non avevoo molto di cui ricordare di quelle parole.

C'era tanta gente dentro quell'aeroporto, molte persone partivano e altre invece tornavano dalla propria famiglia, altri erano pronti per le vacanze, ed altri ancora lavoravano.

In un aeroporto si vedeva proprio come tante vite si ritrovassero casualmente nello stesso posto per motivi diversi, con storie diverse e tutto ciò mi affascinava. D'altra parte non avendo mai preso l'aereo stavo morendo di paura. Non sapevo cosa volesse dire.

“Sei incantata” mi destò Kristian prendendomi per mano.

“Io.. ho un po' di paura”

“Vuoi sapere quante volte ho preso l'aereo?” scossi la testa “Ecco, fidati di me mocciosa

Mi venne da ridere e mi lasciai andare abbracciandolo e ridendo.

“Ho perso qualche passaggio”

“Siamo in vacanza, non ci riesco a credere!...E sappi che se mi chiami ancora una volta così tengo le gambe chiuse in questi giorni”

“Ti chiedo umilmente perdono, bellissima ragazza” disse ridendo con me, spezzando quella tensione che avevo ma che inevitabilmente tornò quando mi sedetti sull'aereo.

 

Gli presi la mano durante il decollo e chiusi gli occhi, anche perché ero dalla parte dell'oblò. Kristian aveva insistito tanto perché mi godessi il viaggio.

Una volta superate le nuvole allentai la presa su di lui e guardai lo spettacolo invece che c'era fuori. La natura era sempre e sempre più affascinante ai miei occhi.

“Pensavo volessi farmi perdere l'uso della mano”

“Spiritoso proprio” dissi acida, con ancora l'ansia addosso.

“Lana, perché proprio oggi?”

“Mi aspettavo questa domanda.. Volevo che questo fosse uno dei miei regali per la tua laurea”

“Uno?.. E' già abbastanza Lana, non dovevi farmi nient'altro”

Mi abbassai a prendere la borsa e tirare fuori una cosa molto personale che volevo regalargli.

“Non ho speso niente” dissi porgendoglielo. Lo aprì delicatamente e dalla scatola uscì una collana fine con un ciondolo a forma di chiave di basso.

“Me lo aveva regalato mio padre quando ero piccola, ma l'ho sempre ritenuto troppo maschile per indossarlo.. sul retro c'è incisa una L”

“E' troppo”

“Io ti amo, non è troppo” dissi lasciandogli un bacio dolce e casto sulla bocca.

Guardò in alto con gli occhi lucidi.

“Rifarei tutto da capo per averti accanto in questo modo, ho faticato mesi per strapparti un bacio vero, voluto da te, ho faticato mesi per farti ammettere che eri cotta di me ed io ho faticato ad accettare tutta la situazione, ho faticato affinché tu mi amassi come io ti amavo e rientrerei mille volte in quell'aula scolastica pur di vederti, di vederti seguire le mie lezione e non hai idea di quanto sei stata insopportabile quando guardavi fuori dalla finestra mentre io cercavo solo la tua attenzione... Fin dall'inizio volevo conquistarti, perché tu mi avevi già conquistato con il tuo sorriso e il tuo sguardo intenso e ricco di emozioni mai rivelate, e poi, poi l'hai rivelate a me quelle emozioni ed io mi sono sentito l'uomo più fortunato di questo mondo... Sono stato un coglione ogni tanto e tu comunque hai continuato a darmi la possibilità di farmi conoscere e, giuro che è la cosa più bella sentirti dire che mi ami, e poterti rispondere che ti amo anch'io” Stavo volando veramente? Era un sogno? .. Mi aveva dedicato veramente quelle parole?

Deglutii rumorosamente. Qualsiasi mia parola non sarebbe mai stata abbastanza, perciò le lacrime sfuggirono anche a me, lente e gioiose di poter esprimere qualcosa di felice e bello nella mia vita.

Ero felice in quel momento e tutto ciò che potevo desiderare ce l'avevo.

Non pensavo di poter credere nei lieto fine, e quello comunque era un inizio, ma finalmente in qualche modo la vita sembrava restituirmi a piccoli pezzi un po' di quella felicità che mi aveva sottratto di un colpo.

Non sapevo come girava il mondo e non l'avrei mai saputo, sapevo che la maggior parte delle cose stava a me farle, io potevo gestire la mia vita, potevo cambiarla e grazie a Kristian l'avevo capito e l'avevo fatto.

Non sapevo cosa mi aspettava da questo viaggio, sapevo solo al presente, in quel momento che avevo al mio fianco il ragazzo più bello del mondo, bello in tutti i modi possibili ai miei occhi.

“Siamo solo all'inizio amore”


Sto sorridendo come un'idiota, ma non mi aspettavo di scrivere un finale del genere.
Si, questo è effettivamente l'ultimo capitolo, NON l'epilogo ;)
In realtà quando ho iniziato questa storia pensavo di non combinare poi molto e invece vi devo ringraziare di cuore. GRAZIE A TUTTI I LETTORI, A TUTTI COLORO CHE HANNO RECENSITO E CHE HANNO GRADITO QUESTA STORIA.
.. Non mi perdo in troppe parole, lo farò all'epilogo ^_^


Samuele, Lorenzo,

 

  
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