4. Rome.
« Avete preso tutto? »
« Si, mamma, e` la centocinquantesima volta che ce lo chiedi! » risposi acida, come continuavo a fare dal giorno dello svelamento del segreto. Come se non bastasse avevo anche il ciclo, percio` la dose di acidita` in me era aumentata!
« Beh, allora ci si vede! » esclamo` papa`, spettinando Chiara e sorridendo a mamma. Ci si vede?! Ma hai la minima idea di quanto ci allontaneremo da loro, papa`? Ne sei almeno consapevole? No, certo che no, se no non diresti "Ci si vede"! E non era sarcasmo, ve lo posso assicurare, perche` mio padre pensava che il sarcasmo fosse una forma alternativa dell'orgasmo. E io dovrei andare a vivere con questo essere?? Dio mio.
Salimmo in macchina, e durante il viaggio verso l'aeroporto non aprimmo bocca. Come vi ho gia` detto, la conversazione padre-figlia non era uno sport nel quale papa` era portato, percio` mi chiese un paio di volte di aprire il finestrino, di abbassare il volume, se volevo qualcosa da bere, e se ero contenta di andare a Roma a conoscere i suoi. Ed io risposi semplicemente "Mh mh" a ciascuna di quelle domande, tranne l'ultima, che non era degna nemmeno di essere ascoltata.
Salimmo sull'aereo e misi le cuffie dell'mp3, per evitare di sentire quella vocetta odiosa dell'hostess che diceva "Buongiorno" in tre o quattro lingue diverse, o magari quella di mio padre che leggeva le notizie piu` entusiasmanti del quotidiano a voce alta.
E pensai a Bradford, e a tutto quello che ci avevo lasciato. Non avrei mai piu` rivisto Marco, l'avevo ferito a morte lasciandolo cosi su due piedi e non avevo neanche avuto il coraggio di dirgli la verita`. Non avrei piu` rivisto la mia migliore amica di sempre, Sarah, e non avrei mai piu` avuto un'amica vera e sincera come lei con cui condividere ogni cosa, anche la piu` stupida. Non avrei piu` rivisto quel gruppo di amici scemi che mi ero creata alle superiori, formato da Marco e Sarah ma anche Federica, Andrea, Federico, e qualche aggiunta di una decina di persone nel weekend. Non sarei piu` andata in quella scuola, non avrei piu` riso con i miei compagni, non avrei piu` fatto tutte le mie cazzate quotidiane con i miei amici, che ora erano diventati automaticamente personaggi del passato. Era tutto cosi triste...
« Ecco, siamo arrivati. » disse mio padre, indicandomi una modesta casa gialla dentro un grande giardino. A primo impatto rimasi un po` delusa, la nostra aveva un esterno molto piu` bello! Magari pero` dentro era piu` carina. Infatti, non appena entrai, rimasi alquanto sorpresa, non mi aspettavo una casa cosi confortevole!
« Mamma, siamo arrivati! » parlo` in italiano, e capii cosa disse, ma fu un modo come un altro per ricordarmi che ora ero a Roma, in Italia, e da quel momento in poi avrei dovuto parlare in italiano. Non ce la faro` mai! pensai.
« Oh, Checco! Finalmente, ti aspettavamo! E` quasi pronto il pranzo! - cavolo, c'era bisogno di urlare?! - Questa dev'essere tua figlia! »
« Esatto - mi mise un braccio sulla spalla - Lei e` la mia piccola Viola. » No. Innanzitutto, non ero piccola, e poi (soprattutto!) non ero sua! Ok, era lui l'uomo che insieme a mia madre mi aveva concepita, ma non era l'uomo che potevo chiamare effettivamente papa`, non dopo che mi aveva ferita a morte divorziando da mamma!
« Suvvia, Francesco, non e` mica cosi piccola! - mi sorrise - How old are you? » Cominciavo ad amare quella donna, tanto che mi sembro` che i miei occhi si deformassero e diventassero due enormi cuoricini rossi. Era gentile, non mi considerava una bambina, aveva contraddetto mio padre, e sapeva parlare in inglese!
« Almost sixteen. » risposi, sorridendo.
« Can you speek Italian? » continuava a sorridere, con l'aria da dolce vecchina.
« Ehm... So so... Ma io so dire mio nome! » sorrisi come un'ebete, convinta che fosse giusto.
« Brava, vedrai presto imparerai. Ti aiuteremo io, tuo padre, e naturalmente i professori e i compagni della nuova scuola che frequenterai. » Anche se l'aveva detto in italiano, avevo piu` o meno capito tutto, o almeno il concetto: dovevo andare a scuola. Certo, lo sapevo, ma non mi ero sufficientemente preparata psicologicamente. Come avrei fatto il primo giorno?? Al solo pensiero mi veniva il panico e mi sentivo svenire. Probabilmente la donna, che dovetti abituarmi a chiamare nonna, capi` che non ero proprio entusiasta di andare in una nuova scuola, e mi rassicuro` dicendo: « Don't worry Viola. Vedrai che sara` facile ambientarti, nella scuola dove andrai sono tutti cosi simpatici! » Ci sperai con tutto il cuore, sperai di trovare degli amici che mi avrebbero fatto sentire in qualche modo a casa nonostante fossi distante dai miei veri amici, in modo che a diciotto anni me ne sarei andata, con il risultato di aver imparato un po` di italiano. Avrei dovuto resistere solo alcuni mesi. Solo alcuni. Poi me ne sarei andata.
*Spazio dell'autrice*
Sera ragazze, so che è tardi ma essendo stata tutto il giorno fuori non credevo neanche di farcela a connettermi per aggiornare. E invece eccomi qui, al buio, con gli occhi stretti e le palpebre che cominciano a farsi pesanti, a correggere le ultime cose e postare questo capitolo. Che sonno!
Ps: Ora metto anche il capitolo 5 perchè questo è troppo corto :)
Nottee!
La vostra Sophia.xx