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Autore: RamaDFZ    13/06/2013    4 recensioni
“Wammy's House”, questo il nome inciso sulla targa di ottone che affianca la pesante cancellata d'ingresso, “Wammy's House”, speranza e condanna di tante piccole anime perdute...
Apriamo una pagina a caso nella storia della dolce casa di Winchester ed iniziamo a leggere da lì, scorrendo tra le righe di vite diverse eppur troppo simili, assaporando parte della macabra danza di burattini ed invisibili mani...
Another, primo candidato alla successione, muore, apparentemente suicida, alla tenera età di quindici anni. Una serie di indizi e discrepanze spinge tre piccoli geni a credere che dietro la dipartita di "A" ci sia la mano di un assasino. Tra indagini condotte su strade parallele e sentimenti che si mostreranno spesso in maniera goffa e tesa, Mello e Near impareranno molto su se stessi, sulla loro vita nella "House"e sul legame che li unisce.
Chi sopravviverà alla tempesta distruttiva impazzata nel chiuso della House? Chi si salverà dall'effetto domino scatenato dal peso di un nome fin troppo importante?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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To Feel, to Hurt

 

 

 

Mello osservava intensamente le macchie di sangue sulla camicia del direttore, contandole e ricontandole per esser certo di non tralasciarne neanche una. Nell'ultima ora erano successe così tante cose che la sua mente si perdeva in inezie, tentando, in questo modo, di ricacciare riflessioni troppo scomode.

Roger, seduto di fronte al biondo, rimuginava sulla catena di eventi disastrosi che aveva coinvolto proprio gli studenti migliori e sembrava non volerli lasciare in pace. Mai, nella storia della “House”, si erano verificati così tanti incidenti e mai gli orfani si erano trovati addirittura in pericolo di vita. Il direttore si scoprì a pensare che, effettivamente, prima dell'arrivo di L, l'orfanotrofio non aveva dovuto affrontare grossi problemi. Forse, solo la morte del detective avrebbe posto fine ai tormenti della “dolce casa”. O forse no...

All'improvviso, la porta dell'infermeria si aprì per metà, svelando la piccola ciabatta bianca dell'infermiera Lorence ed un frammento di caviglia, avvolto in una calza color panna. La donna aveva un'espressione abbastanza serena, tuttavia, si poteva facilmente notare nei suoi occhi l'ombra di un recondito timore.

 

 

  • Direttore, la informo che Near sta bene, il taglio sul suo braccio era piuttosto superficiale. L'ho medicato con facilità.

 

 

 

Prima che Roger potesse rispondere, Mello scattò in piedi e raggiunse l'infermiera, arpionandole la divisa come se temesse di vederla fuggire da un momento all'altro.

 

 

  • Lorry! Lorry! Near è... è fuori pericolo allora?!! Lorry!!

 

  • Calmati, Mello! Come ho già detto, Near ha riportato un taglio molto superficiale e...

 

 

Il direttore allontanò Mello di peso per impedirgli di tormentare ulteriormente la Lorence ed entrò in infermeria senza proferire parola. Si richiuse la porta alle spalle, chiarendo, con quel semplice gesto, che voleva restare solo con Near e che non avrebbe ammesso interruzioni, per nessuna ragione al mondo. Sia l'infermiera che Mello rimasero alquanto interdetti, ma non obbiettarono. Roger poteva davvero incutere timore quando voleva, nonostante l'età avanzata e la costituzione gracile.

Trascorsero alcuni minuti in cui il silenzio venne ripetutamente interrotto dal tamburellare forsennato dei piedi di Mello. La tensione accumulata lo stava portando all'esasperazione. Avrebbe dato qualunque cosa per ascoltare la conversazione tra il vecchio e Near, ma la Lorence lo teneva d'occhio come un falco a caccia della sua cena. Origliare con quella guarda giurata sempre all'erta era davvero impossibile.

Proprio quando Mello stava per raggiungere il limite della sopportazione, le spalle ossute di Roger, più ingobbite del solito, fendettero l'aria immobile del corridoio. L'infermiera scattò in piedi col viso in fiamme, bofonchiando che doveva correre alla toilette.

Dopo che la donna si fu dileguata, il direttore mosse qualche passo in avanti con lo sguardo perso nel vuoto, inseguendo chissà quali pensieri. Poi, inaspettatamente, si fermò proprio di fronte a Mello ed iniziò a fissarlo insistentemente, quasi volesse scorgere un messaggio cifrato oltre le sue iridi azzurre. L'atmosfera diveniva sempre più tesa a mano a mano che i secondi scorrevano lenti e nessuno si decideva a rompere il silenzio pesante del corridoio. Alla fine, fu Roger a parlare per primo, ma lo fece solo perché, attraverso un'attenta riflessione, era giunto alla conclusione che Mello dovesse essere messo al corrente di ciò che Near gli aveva riferito.

 

 

  • Ascolta, Mello... Non so se quello che sto per dirti ti sarà di conforto o ti creerà problemi, quindi te lo dico e basta: Near sostiene che la ferita sul suo braccio sia accidentale. Questo significa che non è stato il maniaco e che, con molta probabilità, il folle è davvero Matt.

 

 

Mello corrugò la fronte e strinse le mani sui gomiti. Non si sarebbe mai aspettato una simile affermazione da parte dell'albino. Sapeva che era molto spaventato, ma mentire non gli avrebbe certo consentito di salvarsi la pelle, tutt'altro... Se Matt fosse stato condannato, il vero colpevole sarebbe rimasto libero di scorrazzare per l'istituto, rappresentando una minaccia soprattutto per le sue vittime predilette: Near e Backup.

 

No, Near è troppo intelligente per dire una bugia che lo metterebbe ancora più in difficoltà... ma allora...

 

 

  • Roger, se fosse possibile, vorrei parlare con Near per capire cosa gli è accaduto.

 

 

Roger socchiuse le labbra, sorpreso. Aveva previsto una reazione del tutto diversa da parte di Mello e quel comportamento tranquillo, quasi remissivo, gli suscitava molti dubbi. Anche Near si era posto in modo strano con lui quando avevano discusso... Il direttore gli aveva rivolto domande dirette, tese a scoprire come si fosse procurato quel brutto taglio sul braccio, ma il ragazzino si era limitato a menzionare un incidente con una bottiglia di vetro trovata in frantumi nella sua stanza, fornendo dettagli stentorei circa dinamica e modalità.

Ponderando con calma ogni alternativa, Roger concluse che la teoria dell'incidente lo convinceva, ma non più di tanto, e che l'unica persona in grado di capirci davvero qualcosa era l'undicenne biondo a pochi passi da lui.

 

 

  • D'accordo Mello, parla pure con Near, ma ti avverto che aspetterò fuori la porta ed entrerò al primo rumore sospetto. Cerca di non fare casini come tuo solito, altrimenti sei fuori dal programma, intesi?

 

 

Roger accompagnò eloquentemente le sue parole con il gesto di passarsi il pollice sotto la gola. Mello sapeva bene cosa volesse dire...

 

Al prossimo passo falso, mi sbatteranno in un orfanotrofio qualunque, oppure, per impedirmi di parlare troppo di L, potrebbero anche mandarmi in manicomio...

 

Mello avvertì improvvisamente un brivido gelido lungo la schiena, ma se lo scrollò di dosso con una semplice alzata di spalle. Non aveva tempo per le esitazioni, doveva conoscere la verità. A passo svelto, oltrepassò la porta dell'infermeria ed entrò nella saletta per le medicazioni.

Il piccolo ambiente, talmente immacolato da sembrare quasi finto, era intriso di un forte odore d'alcool e sapone. Al centro della stanza campeggiava il lettino su cui, tante volte, Mello si era steso per lasciarsi disinfettare tagli e ferite di vario tipo. Sulle pareti erano inchiodati quattro armadietti pieni di farmaci, siringhe e, soprattutto, lecca-lecca di ogni gusto, forma e colore. In quel tripudio di dolciumi, però, non si vedeva neanche l'ombra di una barretta al cioccolato...

 

Che assurdità! Dopotutto, il cioccolato stimola la produzione di serotonina, -l'ormone della felicità-, chi più dei malati dovrebbe averne bisogno?“

 

Senza indugiare oltre, Mello spalancò la porta scorrevole che separava la saletta per le medicazioni dallo stanzone per le brevi degenze e fu invaso da un mare di luce. Per qualche secondo, non riuscì neanche a tenere gli occhi aperti, ma, poi, con un piccolo sforzo, schiuse le palpebre e vide i numerosi lettini destinati ad accogliere i malati. Generalmente, i casi più “ordinari” venivano trattati alla House grazie alle visite frequenti del dottor McBride, medico di fiducia designato da Quillish Wammy in persona. Se, malauguratamente, qualche orfano avesse necessitato di cure specifiche più impegnative, la fondazione “Wammy” aveva sovvenzionato anche l'edificazione di un ospedale all'avanguardia. Tutte le faccende dell'orfanotrofio erano gestite in assoluta segretezza ed ogni possibile fuga d'informazione veniva tamponata sul nascere, ancor prima che potesse trasformarsi in un problema.

A poco a poco, gli occhi di Mello si abituarono al chiarore e riuscirono a scorgere, in mezzo a tutto quel bianco, il figurino di Near seduto proprio sul letto vicino alla finestra più grande, quella che dava sul viale alberato della House.

 

 

  • Near!

 

 

L'appello del biondo rimase senza risposta... Nate sembrava quasi in stato di trance, aveva gli occhi chiusi e la sua posa rannicchiata non prometteva nulla di buono. A quel punto, Mello decise di prendere il toro per le corna e si avvicinò al compagno. Quando lo raggiunse, afferrò il suo braccio ed iniziò a scuoterlo, ma molto piano, per non fargli male.

 

 

 

  • Near... Near, mi senti?!

 

  • Uhm?

 

 

 

Near spalancò gli occhi, faticando a riabituarsi a colori e forme.

 

 

  • Mello... sei tu?

 

  • E chi, sennò? Ma si può sapere che mi combini??! Ha detto il vecchio che ti sei ferito accidentalmente... è vero?

 

 

Near sollevò lo sguardo e Mello lo incrociò.

 

 

  • Mello io... io credo di... essermi ferito da solo...

 

  • Tu cosa?!!

 

 

 

Mello pensò di aver frainteso le parole di Near, ma lui aveva aveva un'espressione talmente spenta e rassegnata da non lasciare alcun dubbio...

Mantenendo la consueta calma, Near si sistemò a sedere con una gamba stretta al petto e, dopo aver sospirato profondamente, iniziò a raccontare cosa gli era capitato, supplicando silenziosamente l'amico di non interromperlo fino alla fine. Il biondo comprese al volo e tacque, dissipando la tensione accumulata con il solito gesto di tamburellare il piede sul pavimento.

 

 

  • Voglio essere sincero con te... Ogni minuto che passa, ho sempre più paura, ma non solo del maniaco... Beh, credo sia giusto iniziare dal principio. Quando, stamani, mi hai parlato dell'animo umano, devo ammettere che qualcosa, in me, ha subito un forte trauma...

 

 

Near si fermò per qualche secondo e prese ad osservare placidamente Mello, convinto che avrebbe ribattuto in modo irriverente alla sua affermazione. Contro ogni previsione, Mello rimase in silenzio, rispettando l'implicito accordo che si era imposto prima ancora che la conversazione avesse inizio.

 

 

  • Ecco, vedi, per me... per me è molto difficile capirti. In ogni momento, io mi sento... vuoto. Non soffro e non gioisco come gli altri, non sento quello che dovrei sentire... E perciò... perciò ti guardo, cerco di imparare. Ma ci sono cose che non si possono imparare, ci sono limiti che ti fanno capire chi sei in realtà.

 

 

Mello sussultò improvvisamente, colto da un forte senso di angoscia che gli fece accapponare la pelle. Chiuse gli occhi per cercare conforto, ma le ultime parole di Near lo avevano scosso nel profondo e continuavano a fluttuargli davanti, impietosamente...

 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...

 

 

  • Mello... tutto bene?

 

  • S-sì... continua...

 

  • Va bene... Quando ci siamo separati, ho deciso di andare in camera perché avevo un nodo in gola che non riuscivo a mandar giù. Era strano... Mi sembrava quasi di voler piangere, ma non ci riuscivo. Passando per la mensa, ho preso una bottiglia di vetro vuota dalla cassa per la raccolta differenziata. Volevo costruirci dentro un modellino di veliero, per smettere di pensare al disagio che stavo provando, tuttavia, arrivato in camera, il nodo in gola non si è affatto sciolto, anzi... la bottiglia mi è scivolata di mano, non so come, e si è frantumata ai miei piedi. Siccome non volevo essere rimproverato per averla presa di nascosto, ho iniziato a raccogliere i pezzi di vetro con l'intenzione di nasconderli. Tra i tanti frammenti sparpagliati sul pavimento, ne ho notato uno particolarmente aguzzo. Aveva i bordi regolari ed un'estremità più spessa scomponeva un fascio di luce solare in sette colori differenti. In quel momento, ho realizzato che la maggior parte delle persone avrebbe considerato “bello e affascinate” quel fenomeno di rifrazione che, per me, non aveva alcun significato. Insomma, non ho sentito nulla, come sempre, come quando nevica e tutti i bambini guardano fuori con i nasi schiacciati contro i vetri ed io me ne resto in disparte... Forse gli occhi mi pungevano, forse non ho saputo piangere, forse ero davvero arrabbiato e, forse, quando la luce si è spenta all'improvviso, mi sono tagliato il braccio da solo, per sentire... qualcosa.

 

 

 

 

*I hurt myself today
to see if I still feel.
I focus on the pain,
the only thing that's real.


Ho ferito me stesso oggi

per scoprire se sono ancora in grado di sentire.

Mi sono concentrato sul dolore,

la sola cosa reale.

 

 

 

 

Chi avrebbe dovuto piangere dopo un discorso del genere? Nessuno? Entrambi? Gli adulti?Al lettore basti sapere che furono solo gli occhi di Mello a bagnarsi di lacrime, copiose e sottili come le gocce di pioggia che iniziarono improvvisamente a rigare le finestre, spazzando via l'illusione di un sole estivo ormai morente.

 

 

  • Near... perché non mi hai detto subito...

 

  • Perché... Perché tu sei così. Adesso piangi, ed io non so cosa pensare, non riesco a capire.

 

  • Hai ragione, il pianto è inutile.

 

 

 

Mello abbracciò Near, stavolta molto più consapevolmente che in passato. Voleva farlo davvero, sentiva che era giusto e che non c'era niente di più efficace. L'albino fremette leggermente, sorpreso da quel gesto inaspettato, ma poi, con calma, iniziò ad arrendersi, a crogiolarsi nell'aroma di cioccolato che gli solleticava le narici. Era bello, rassicurante, e gli faceva anche un po' male, giù allo stomaco, chissà perché...

Near era come una sfera di fuoco imprigionata in una coltre di ghiaccio... La si poteva liberare solo applicando calore dall'esterno, a piccole dosi. Mello, invece, era una sfera di ghiaccio nascosta da mille lingue di fuoco. Nel suo caso, non esisteva una semplice via d'uscita... Il fuoco è fatto per ferire e nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a lui senza ustionarsi. Nessuno, a parte il ghiaccio...

I due compagni restarono stretti per qualche minuto, o forse, per qualche ora... Il tempo iniziò a scorrere senza controllo, senza che ci fosse qualcuno ad interessarsene. Singhiozzi e sospiri soffocati si mescolarono al rombo dei tuoni, permettendo ad una duplice tempesta di cantare le sue note, un po' rabbiose, un po' malinconiche.

 

Cosa accadde ancora in quella dimensione anomala, dimenticata da Crono, non è possibile menzionarlo. Dove non arrivano gli occhi di un dio, non si azzardano gli occhi di un umile narratore.

 

 

§§§

 

 

Quando Mello uscì dall'infermeria, incontrò Roger seduto in corridoio, con uno sguardo a dir poco sconsolato. Subito, il direttore si avvicinò al biondino e gli chiese, speranzoso, se ci fossero novità. Mello non sapeva cosa dire, era come stordito, per cui si limitò a riferire le sue considerazioni.

 

 

  • Beh... A dir la verità, non è che abbia capito bene cosa è accaduto. Near mi ha detto che la luce della sua camera si è spenta all'improvviso, ma... ecco... non riesce a ricordare se sia stato forzato da qualcuno a tagliarsi, oppure... oppure...

 

  • Cosa stai cercando di farmi intendere, Mello? Che Near si sia tagliato da solo, per caso?!

 

  • No! Cioè... Lui è sotto shock, okay?! Mi ha fatto capire che potrebbe anche essersi trattato di un... incidente, diciamo così, ma, per il resto, io non so...

 

  • Near mi aveva già riferito di essersi tagliato mentre raccoglieva dei pezzi di vetro dal pavimento, ma speravo che tu riuscissi a fargli raccontare qualcos'altro...

 

  • Non ho nessun potere su di lui...

 

  • Certamente, però è anche vero che tu sei l'unico con cui Near abbia instaurato una sorta di... legame, dico bene?

 

  • Beh, io credo che... cioè... potrebbe essere. Insomma, come potrei saperlo? Lui è così...

 

 

 

Per fortuna di Mello, Backup arrivò improvvisamente in corridoio con l'aria di chi la sa lunga e muore dalla voglia di raccontarla.

 

 

  • Roger, Mello, allora? Come sta Near?

 

  • Ehm, Backup, vorrei ricordarti che quando ti rivolgi a me, devi chiamarmi signor direttore, non Roger! In ogni caso, Near è stato medicato e non ci sono complicazioni. La sua ferita al braccio è superficiale.

 

  • Molto bene. C'è una grossa novità e credo che a Mello farà molto piacere.

 

 

 

Mello corrugò la fronte e prese a squadrare Backup come se fosse un dipinto astratto dal significato incomprensibile... Cosa poteva mai essere accaduto di così importante? E, soprattutto, dov'era stato B in tutto quel tempo? Appena saputo dell'incidente di Near, il moro aveva seguito Mello e Roger in infermeria, ma poi, si era dileguato con la scusa di dover finire una ricerca improrogabile...

 

 

  • Novità, dici? E come avresti fatto a scoprire questa buona nuova? Non eri andato a fare i compiti?!

 

 

 

Backup sorrise sornione, piacevolmente sorpreso dalla prontezza di spirito di Mello. In fondo, litigare con quel biondino era stimolante, non irritante. Un po' come gli succedeva, in passato, con Another...

 

 

  • Mi hai colto in fallo... Beh, effettivamente, avevo una ricerca da fare, ma l'ho finita in cinque minuti e, così, mi sono messo ad indagare. In camera di Near non ho trovato nulla di strano, solo una bottiglia rotta ed un frammento insanguinato, presumibilmente quello con cui è stata inferta la ferita. Invece, ciò che più mi ha sorpreso, è stata la comparsa di un nuovo messaggio, più lungo del primo. Il testo, recita così “Possano gli Angeli Caduti vegliare sul mio cammino, spogliarmi dal velo dell'indifferenza e guidare la mia mano verso la fine. Possa il mio sguardo pregno di passione fulminare l'ingiustizia e perire nella gioia della conquista“.

 

 

Sia Mello che Roger spalancarono la bocca, basiti. Era improbabile che il maniaco lasciasse due messaggi nell'arco di un paio d'ore, esponendosi al rischio di essere visto e catturato, senza contare che il testo era decisamente poco comprensibile...

 

 

  • Huhu... Dalle vostre facce mi sembra di capire che sono riuscito a catturare l'attenzione. Allora, ho trovato il messaggio nell'aula di musica e...

 

  • Nell'aula di musica?!! Ma Backup, che cosa ci facevi al terzo piano?!

 

  • Beh, Roger...

 

  • Ehm!!

 

  • Uff, okay, signor direttore... Sono andato nell'aula di musica per recuperare uno spartito che avevo dimenticato ieri. Se qualcuno l'avesse trovato, si sarebbe appropriato di un frammento fondamentale della sinfonia che sto componendo: un giorno, varrà milioni!

 

  • Sì, certo... Torniamo al messaggio, cortesemente.

 

  • Bene... Credo che il folle abbia scelto l'aula di musica perché, di mattina, gli studenti e gli inservienti sono tutti al primo piano, chi per seguire le lezioni, chi per star dietro alle varie incombenze collegate all'attività didattica. Inoltre, cosa ben più importante, sono sicuro che il messaggio sia stato scritto dopo il primo, perché, quando l'ho trovato, il sangue era piuttosto fresco. Questo fatto scagiona Matt e, contemporaneamente, ognuno di noi.

 

 

Mello sospirò di sollievo, capendo al volo il ragionamento di Backup. Roger, invece, non sembrava molto convinto. Evidentemente aveva bisogno di una spiegazione più dettagliata ed anche Mello fu costretto ad ascoltare, fremendo in attesa che gli venisse ufficialmente concesso il permesso di liberare Matt.

Backup riprese celermente la sua ricostruzione, prendendo fiato a pieni polmoni.

 

 

  • A meno che non ci siano state fughe d'informazione, gli unici a sapere della presenza di un pazzo assassino alla House siamo io, L, Near, Mello, Matt, il signor direttore e, ovviamente, il maniaco in sé e per sé. Tutti gli altri orfani ed il personale hanno solo “subito” un coprifuoco straordinario, senza essere messi a parte delle motivazioni che ne hanno causato l'imposizione. Come dicevo poc'anzi, il messaggio è stato scritto dopo il precedente perché il sangue era ancora fresco. Ciò vuol dire che, mentre il maniaco imbrattava l'aula di musica, Mello era sicuramente in infermeria con Near, Roger attendeva in corridoio e Matt era chiuso a chiave nelle stanze private del direttore. Avrei potuto scagionare il rosso fin dalla comparsa del primo messaggio, ma avevo il dubbio che fosse stato scritto da Mello con l'intento di forzare la liberazione del suo migliore amico.

 

 

Roger si afferrò il mento tra l'indice ed il pollice, meditando sulle parole che aveva appena udito. Il ragionamento sembrava filare liscio come l'olio, ma c'era un particolare, non indifferente, che lasciava perplesso il direttore.

 

 

  • Stando così le cose, Matt, Mello e Near sono sicuramente innocenti, ma, per quanto riguarda te Backup, non c'è nessun alibi...

 

 

Mello sbuffò spazientito. Com'era possibile che un uomo così ottuso fosse stato scelto per dirigere un orfanotrofio di geni? Anche Beyond non era molto lieto di dover spiegare ogni passaggio per filo e per segno, ma in quel caso era la sua stessa innocenza ad esser messa in discussione, quindi valeva la pena sviscerare tutto nella maniera più chiara possibile.

 

 

  • Apparentemente lei ha ragione direttore, ma vorrei ricordarle che, se avessi scritto io il secondo messaggio, dovrei aver scritto anche il primo, considerando che la calligrafia è identica ed anche il modus operandi. Può verificarlo subito, recandosi nell'aula di musica. Tra i due testi, non c'è alcuna differenza. Inoltre, quando il maniaco ha scritto il primo messaggio, io ero con lei nel suo ufficio, infatti abbiamo accolto insieme la notizia recapitataci da End. Piuttosto, potremmo mettere sotto indagine quel rotolo di lardo, ma sarebbe piuttosto inutile, considerando quanto sia pavido e meschino. Un altro motivo che mi scagiona è, non per vantarmene, la mia furbizia. Insomma, se fossi stato io, non avrei certo fatto in modo che tutto portasse a me... piuttosto, mi sarei fatto vedere in un luogo affollato, magari la biblioteca, creandomi un alibi di ferro. Penso che quanto detto basti a provare la mia innocenza e non solo...

 

  • In effetti, non posso che darti ragione. Siete tutti innocenti. Ora, sarà meglio procedere con la liberazione di Matt.

 

 

Mello, che era rimasto in paziente silenzio, scattò come una molla. Finalmente, dopo tante tribolazioni, Matt poteva tornare a vivere la vita di sempre!

 

 

  • Vengo anche io con voi!!

 

  • D'accordo Mello, penso che sia una buona idea.

 

 

Il gruppetto si diresse ad ampie falcate verso l'ufficio del direttore. La stanza era in ordine, gli oggetti che Mello e Backup avevano fatto cadere dalla scrivania durante il loro alterco si trovavano di nuovo ai loro posti. Tutto sembrava essere tornato alla normalità...

Roger iniziò a frugare stancamente nel taschino interno della sua giacca, estraendone, poi, una piccola chiave argentata che utilizzò per aprire una porta di servizio. Quella porta dava l'accesso alle stanze private del direttore, un “mondo misterioso”, precluso agli occhi di inservienti e studenti. Mello attendeva accanto a Backup, tremando convulsamente. Ogni centimetro che lo separava da Matt diveniva sempre più insopportabile.

 

 

  • Matt, ragazzo! Vieni fuori! Sei libero! Qui con me ci sono anche i tuoi compagni!

 

 

Matt arrivò sulla soglia qualche secondo dopo l'appello di Roger. Aveva un aspetto stanco e trasandato, ma, stranamente, non sembrava in collera. Si guardò intorno come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno e, dopo aver rintracciato Mello, gli rivolse un gran sorriso. Il biondo sentì quasi il respiro mancare. Di tutte le possibili reazioni che si era immaginato, mai se ne sarebbe aspettata una così calorosa.

Ad un cenno del direttore, Backup iniziò a ricapitolare tutte le sue conclusioni in modo che anche Matt ne venisse a conoscenza. Era il minimo, dopo tutto quello che il ragazzo aveva dovuto subire a causa di un errore del “primo in graduatoria”. Fatte le scuse di sorta, Mello e Matt furono congedati, mentre Backup rimase nell'ufficio del direttore per inviare un rapporto ad L.

Lungo il tragitto verso i dormitori maschili, Mello non riusciva a spiccicare parola, era troppo emozionato e temeva che anche un solo respiro più forte potesse distruggere la calma che si era imposta tra lui e Matt. Alla seconda svolta, fu il rosso a rompere il ghiaccio, anche perché, durante la sua “prigionia”, aveva avuto il tempo di preparare un bel discorso, con tanto d'introduzione ad effetto. Se l'era ripetuto in mente un mucchio di volte e, prima di uscire dalla “cella”, si sentiva davvero sicuro. Tuttavia, ora che doveva esternare i suoi pensieri di fronte ad un Mello in carne ed ossa, percepiva chiaramente che, di quella beneamata sicurezza, non gli era rimasta neanche l'ombra.

 

 

  • Mel... sono... sono davvero felice che i capi d'accusa contro...

 

  • Matt!! Matt, ti prego, perdonami!

 

 

Mello impallidì all'improvviso e cadde in ginocchio, con le lacrime che scendevano a goccioloni dal suo naso appuntito. Piangeva per la seconda volta in poco tempo. Matt lo osservava senza capire, indeciso, come sempre, su cosa fosse più giusto fare o dire.

 

 

  • M-matt, scu-scusa-mi s-se ho du-dubit-ato di te!! I-io n-non ho mai credu-to che p-potes-si ess-ere un... un... un...

 

  • Pazzo assassino?

 

  • Sì!! Scus... scus-aa!

 

 

Matt sorrise di nuovo, come solo lui sapeva fare, si accoccolò accanto a Mello e gli pose una mano sulla spalla, tentando di tranquillizzarlo. Mello sollevò il capo. I suoi grandi occhi azzurri, arrossati per il pianto, sembravano riprodurre perfettamente le sfumature del tramonto londinese. Matt si sorprendeva sempre di come le iridi dell'amico cambiassero colore a seconda del suo stato d'animo. Era una caratteristica davvero insolita ed affascinate, che si addiceva perfettamente al giovanissimo Mihael Keehl...

 

 

  • Allora Mel, la mia roba è ancora in camera o mi hai già sfrattato?

     

  • Sei tu che volevi andar via! Comunque, ogni cosa è rimasta al suo posto...

  • Menomale! Sai, questo periodo di continui litigi mi ha fatto capire quanto siamo idioti, tutti e due!

     

  • Già, hai ragione!

     

  • Non permetterò mai più a nessuno di mettersi tra noi!

     

  • Neanch'io! Prima di tutto, veniamo noi due, gli emme-quadro!

     

  • Che?? E questa, da dove ti è uscita?!

     

  • Non so, c'ho pensato adesso... perché, non ti piace?

     

  • Fa schifo Mel! Davvero...

     

  • Okay... Allora, che ne pensi di... Doppia-emme?

     

  • Lascia perdere! Trovare soprannomi non fa per te!

 

 

I due amici continuarono a chiacchierare animatamente fin quando non giunsero di fronte la loro camera. Mentre Matt tentava di aprire la porta, ansioso di riappropriarsi dei suoi preziosi videogames, Mello tentava di tirare le somme di quella lunga giornata. Da un lato, si sentiva davvero felice per la liberazione di Matt, dall'altro, era molto preoccupato per Near. L'albino era tranquillo solo se viveva giorno per giorno la sua routine; le situazioni di stress, anche lieve, lo mandavano letteralmente in tilt e Mello riusciva a stento ad immaginare cosa stesse passando a causa del pericolo di morte che continuava ad incombere su di lui.

 

 

  • Ehi! Vuoi restare lì fuori per sempre?!

 

 

Mello si riscosse dalla nebbia dei suoi pensieri e prese a fissare minacciosamente Matt. Il nerd aveva già impugnato saldamente un piccolo aggeggio elettronico, probabilmente un gameboy, e lo stava settando per iniziare una nuova partita.

 

 

  • Posa immediatamente quella merda!

     

  • Eeeh?? Ma come ti permetti!? É l'ultimo modello!

     

  • Chi se ne frega! Mollalo!

 

 

Mello afferrò il gioco e si portò a distanza di sicurezza dagli artigli di Matt.

 

 

  • Ridammelo!! Non mi va di scherzare! Sono stato a secco per giorni!

     

  • Ti rendi conto che parli come un drogato?! Ho fatto una ricerca per scagionarti ed ho scoperto che i tuoi disturbi sono causati dal troppo tempo che passi ai videogames!

     

  • Davvero hai fatto una ricerca per aiutarmi?

     

  • Ma certo!

 

 

Matt iniziò ad osservare Mello con aria scettica, poi, pian piano, accettò l'idea e chiese all'amico ulteriori spiegazioni. Mello riportò i risultati del suo studio con dovizia di particolari, esagerando, di tanto in tanto, sulle conseguenze di un'eccessiva esposizione ai giochi elettronici...

 

 

  • Davvero potrei diventare calvo?!!

     

  • Come una palla da biliardo!

     

  • Nooo! Accidenti! Sarà meglio prendere un altro vizio...

     

  • Non puoi farne a meno e basta?

     

  • Certo che no! Ho l'ADD*, te ne sei dimenticato? La mia mente ha bisogno di stimoli continui! Forse potrei iniziare a fumare, in memoria di Anì*...

     

  • E ti sembra sano?! Il fumo causa cancro ed anche sterilità!

     

  • Oh, beh, poco male... Per il cancro si troverà a breve una cura e per quanto riguarda i miei futuri eredi, non credo che sarei un buon padre.

 

 

Le parole di Matt lasciarono Mello alquanto interdetto. Lui non aveva mai pensato ad avere dei figli... certo, era troppo giovane, ma, in quel momento, si chiese se, “da grande” avrebbe mai potuto prendersi cura di un bambino senza ferirlo.

 

Niklaus è stato davvero un pessimo esempio... Se è vero che si finisce col comportarsi come i propri genitori, sarà meglio che io non metta mai al mondo un altro infelice... Certo, ho conosciuto anche persone molto affettuose, come suor Grace e Lorry... Ma, un momento... Lorry!

 

Mello si portò le mani sulla fronte ed iniziò a sudare freddo.

 

  • M-Mel? Tutto bene? Ho detto qualcosa che non va?

 

 

Backup... Backup ha detto che tutte le persone che sanno del maniaco hanno un alibi... ma non ha considerato Lorry! Lei ha accesso a tutte le stanze e le scorciatoie, può benissimo aver scritto sia il primo che il secondo messaggio, anche perché, quando sono entrato da Near, è scappata con la scusa di dover andare al bagno! No... No no no!!!

 

 

 

 

 

NOTE:

Ed eccomi con un altro capitolo! Mi scuso per il ritardo, ma i troppi impegni mi hanno impedito di scrivere con regolarità... In compenso, ho sfornato un capitolo piuttosto lungo, spero vi sia piaciuto!

 

  1. Hurt = il frammento di testo riportato e tradotto è tratto da una canzone dei Nine Inch Nails intitolata, appunto, “Hurt”. Consiglio vivamente ai lettori, se non la conoscono già, di ascoltarla su youtube, ma nella versione cantata dal mitico Johnny Cash.

  2. ADD = “Attention Deficit Disorder” ovvero “Disturbo da deficit d'attenzione”. Questo disturbo, diffuso soprattutto nei bambini, causa difficoltà a mantenere la concentrazione e, talvolta, iperattività. Non so se, nei piani della Ohba, Matt fosse affetto da una sindrome di questo tipo, ma mi sono divertita ad immaginarlo così. Dopotutto, la sua distrazione è ben nota :).

  3. Forse potrei iniziare a fumare, in memoria di Anì* = Another fumava Lucky Strike ( vd. “Points, Lines and rays: part one ).

 

Termino le note con i consueti ringraziamenti a tutti i miei lettori, visibili ed invisibili, e, soprattutto, a Donixmadness, Mihael_River e Synapsis. Senza di voi, non potrei mai continuare! Alla prossima!

  
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