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Autore: Lui_LucyHP    13/06/2013    8 recensioni
Alla fine della Guerra contro Voldemort, le vittime sono molte.
Harry, nel tentativo di tornare a Grimmauld Place con una Passaporta, si troverà invece in un'altra dimensione, dove le cose sono andate diversamente.
James, Lily e gli altri sono tutti vivi, ma combattono una guerra che dura più di vent'anni, perché lì, Voldemort, non è mai caduto la notte del 31 Ottobre 1981, ed è più forte che mai.
Harry si troverà di nuovo ad essere l'unico in grado di sconfiggere il Mago Oscuro.
Ci riuscirà? Come sarà il suo rapporto con i genitori che non ha mai conosciuto?
E quello con tutti gli amici che aveva, ma che lì non l'hanno mai conosciuto?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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I corridoi di Hogwarts erano silenziosi, nonostante il numero elevato di persone che si trovavano al suo interno in quel momento. Tutti erano impegnati nei loro compiti, tra turni di guardia e gruppi che controllavano e rafforzavano le distese del Castello, e nessuno sembrava desideroso di parlare. Nonostante fossero nel cuore della notte, nessuno dormiva. Nessuno aveva tempo per farlo.
Ginny Weasley si trovava al terzo piano, vicino alla statua di una strega orba assieme a Luna Lovegood, per controllare uno dei passaggi segreti che portava dritto a Hogsmeade. Quando era stato il momento di lasciare la Tana per Hogwarts, sua madre aveva pianto e urlato come non mai cercando di convincere Ginny a restare fuori dalla battaglia che inevitabilmente sarebbe scoppiata, ma lei era stata irremovibile. Aveva fatto notare alla madre che non sarebbe potuta restare a casa da sola, poiché i Mangiamorte sapevano dove si trovava la loro casa: se si fossero presentati mentre era sola, che cosa avrebbe fatto? In più, come aveva ripetuto fino a far esasperare tutta la famiglia, non potevano essere certi che lei, una volta rimasta sola, avrebbe obbedito agli ordini. Non aveva ancora fatto l'esame di Materializzazione, ma aveva frequentato le lezioni a scuola ed era riuscita a comparire in uno cerchio una decina di volte. Anche a costo di andare contro la legge, si sarebbe Materializzata a Hogsmeade; non aveva alcuna intenzione di mancare. Dopo tre giorni di discussioni, sua madre aveva ceduto. Ginny era arrivata a Hogwarts con tutti gli altri ed era stata messa a guardia di uno dei passaggi segreti assieme a Luna.
«Non ho mai fatto una cosa più noiosa di questa!» esclamò, lanciando l'ennesima occhiata alla statua della strega. «Perfino Ron sta facendo qualcosa di utile, con Silente!»
«Ron è maggiorenne, da più di un anno» disse Luna, che si guardava intorno con aria sognante. «Tu non hai ancora diciassette anni, per dirne una».
«Mancano solo due giorni... E tu li hai compiuti pochi mesi fa. Cos'ha detto tuo padre?»
«Oh, era un po' dispiaciuto e molto preoccupato, certo. Però mi conosce, sa che in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto» rispose Luna. «C'è anche lui, sai? Alla fine l'ho convinto a venire e unirsi all'Ordine; l'unica cosa che voleva mio padre era poter continuare a stampare il suo giornale. Silente gli ha messo a disposizione un'aula dei Sotterranei; credo che ora stia preparando l'ultimo numero prima della battaglia, una sorta di 'bollettino della resistenza'».
Ginny scosse la testa, nel tentativo di non ridere. Non poteva certo nascondere che Luna non fosse un po' strana, con le sue creature magiche da nomi strambi e l'esistenza più che dubbia, ma era una brava persona e una buona amica. Anche lei l'aveva chiamata Lunatica i primi anni, ma poi, al terzo anno, si erano trovate nella stessa classe di Cura delle Creature Magiche. Luna aveva guardato oltre la sua divisa di seconda mano, dalla taglia sbagliata, ma l'unica che la sua famiglia poteva permettersi, e oltre ai libri tutti consunti che erano stati di suo fratello Charlie. Ginny aveva guardato oltre lo sguardo perso, gli strambi occhiali e orecchini che spesso indossava Luna, e aveva scoperto una ragazza forte e determinata almeno quanto lei. Avevano cominciato a studiare qualche ora assieme in biblioteca ed avevano finito col diventare amiche.
«Ehi, Ginny, ho avuto un'idea!»
«Cosa?»
«Tra poco verranno Fred e Gazza a darci il cambio. Potremmo approfittare per intrufolarci nel suo ufficio e riprenderci la Mappa che ha requisito a Ron a Maggio. Insomma, io spero che la battaglia vada bene e il prossimo anno scolastico sarebbe l'ultimo per noi; non possiamo stare tranquille».
«Luna, sei un genio!»

***

«È stata colpa mia, vero?» chiese Ron, con un filo di voce.
Harry, poco lontano da lui, poteva sentire chiaramente il respiro affannoso dell'amico, in preda al panico. Non che lui si sentisse molto tranquillo, ma con gli occhi ben chiusi era certo che il Basilisco non avrebbe potuto fare nulla.
Se è ancora nella Camera.
Rabbrividì al pensiero del Basilisco in giro per il Castello, con tutti quelli che si trovavano lì in quel momento.
«No, Ron» cercò di tranquillizzarlo, ma la voce gli tremava. «Dubito che nei tuoi sibilanti tentativi tu abbia dato il comando al serpente di uscire. Comunque, lui obbedisce solo all'Erede di Serpeverde; è stato Voldemort, di sicuro».
«Ma come ha fatto?» chiese Hermione, anche lei agitata. «Non può essere entrato a Hogwarts; tutti gli ingressi e i passaggi segreti sono controllati!»
«Sono certo che la Camera abbia un'altra via di accesso, Salazar Serpeverde era noto per cose simili: Camere Segrete, tiri mancini e scorrettezze nei duelli sono caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto... E il suo discendente ha ereditato anche questo».
Harry non poteva dargli torto, anzi, avrebbe dovuto immaginarlo. Nella sua Dimensione era successo esattamente lo stesso: nelle tregue date da Voldemort, il Signore Oscuro non era rimasto con le mani in mano. Aveva evitato lo scontro diretto, ma era andato avanti con altri piani.
Sapevo che il Basilisco era ancora vivo, pensò Harry. Avrei dovuto pensare prima a questa possibilità. 
Alla sua destra sentì Silente muoversi e avanzare di qualche passo.
«Professore, che cosa...»
«Che il Basilisco sia qui o no, dobbiamo proseguire» disse Silente.
Harry sentì il Preside posare a terra gli Horcrux, ma non osò aprire gli occhi per guardare. Dai movimenti lenti che sentiva, poteva giurare che nemmeno lui aveva osato farlo.
«Ora, indietro» disse Silente.
Un passo dopo l'altro, facendo attenzione a dove mettevano i piedi arrivarono al muro in cui si trovava l'ingresso; Ron riuscì ad aprirla al secondo tentativo.
Uscirono dalla Camera e finalmente aprirono gli occhi. Con un rapido gesto del braccio, Silente fece comparire dal nulla alte fiamme che avvolsero gli Horcrux, prima di cominciare ad espandersi in tutta la stanza. Poco prima che il muro si richiudesse, Harry vide un enorme drago di fuoco ingoiare il Diario di Tom Riddle, mentre una Chimera si sfamava con la Coppa di Tassorosso.
Gli altri quattro faranno la stessa fine, pensò. Avevano distrutto gli Horcrux e Voldemort era di nuovo mortale; la sua fine era vicina.
«Bene» disse Silente, visibilmente sollevato per la riuscita del piano. «Voi tre raggiungete la Sala Grande e vedete se c'è qualcosa che potete fare per la difesa della scuola; chiedete alla professoressa McGranitt o al professor Vitius, se ne stanno occupando loro».
Fece comparire due piccoli specchi davanti a sé e ne porse uno a Harry.
«Usatelo prima di voltare ogni angolo. Non credo che il Basilisco si aggiri per il Castello, credo che Voldemort abbia qualcosa in mente, comunque preferirei trovarvi pietrificati, piuttosto che morti».

Arrivarono nella Sala Grande senza problemi. Il soffitto rifletteva un cielo nero, trapunto di stelle; probabilmente era una delle notti più serene di tutta l'estate. Un continuo via vai di persone rendevano la sala piuttosto trafficata e rumorosa. Raggiunsero la professoressa McGranitt, che si trovava vicino al tavolo di Serpeverde, e attesero che finisse di parlare con Kingsley e Hagrid.
«Quindi i Centauri ci saranno?» stava chiedendo la donna.
«Non combatteranno per noi, dicono, ma sono pronti a difendere  il loro territorio» spiegò Kingsley.
«Silente li ha sempre trattati bene, come fa con tutti, qui» disse Hagrid. «Dicono che colpiranno tutti i Mangiamorte che si infileranno nella loro foresta».
«Molto bene, molto bene» commentò la McGranitt. «Hagrid, avvisa tutti quelli sulle Torri e finestre che danno sulla foresta di colpire sotto il Castello, in modo che gli alberi siano l'unico riparo possibile per i Mangiamorte. Kingsley, trovami Silente, per cortesia, devo comunicargli gli ultimi avvisi giunti dal Ministero».
«Crediamo sia andato nel suo ufficio» disse Harry, intromettendosi nella conversazione.
«Lo abbiamo lasciato vicino alle scale del secondo piano. Cosa possiamo fare per aiutare?»
Kingsley si allontanò verso il Salone d'Ingresso, mentre la McGranitt fissava i tre ragazzi che aveva davanti.
«Weasley, trova Fred e George e unisciti ad uno dei loro gruppi di sorveglianza dei passaggi segreti; tua madre mi renderebbe la vita un inferno se ti mettessi a fare altro. Signorina Granger, puoi raggiungere il Professor Piton e Madama Chips in Infermeria; stanno preparando scorte di Pozioni curative di ogni tipo... Signor Evans... Lei raggiunga Lily e James Potter alla Torre di Grifondoro, la parola d'ordine è 'Coraggio' . Stanno organizzando gli attacchi dall'alto assieme ad alcuni Tiratori Scelti del Ministero. Hanno chiesto espressamente di lei».          

***

Il mal di testa cominciò di nuovo, proprio come la prima volta, pochi giorni prima, alla Tana.
«Ginny!» esclamò Luna, avvicinandosi preoccupata, con un consunto foglio di pergamena in mano.
La vista le si annebbiò e si ritrovò a guardare se stessa, in un buio corridoio di Hogwarts.

Ginny era seminascosta da una grossa armatura che gettava ombra sull'angolo di un corridoio. Non era sola. Con lei c'era un ragazzo dai capelli neri, spettinato.
«Mi dispiace, Ginny, sono un idiota!» stava dicendo il ragazzo. «Avevo paura di quello che avrebbe potuto dire Ron; è il mio migliore amico e tuo fratello».
«Confermo, sei davvero un idiota!» disse Ginny, ma era divertita. «Mio fratello non può farci niente; decido io della mia vita».
I due si baciarono, seminascosti nell'oscurità di un corridoio...
«Harry... Ginny... Che... Che cosa... Miseriaccia!»

 
«Sto bene, Luna, grazie» disse, quando si fu ripresa.     
«Non stai bene! Sei quasi svenuta...»
«Non è niente, davvero» disse, riprendendo a camminare.
Che cosa le stava succedendo? Chi era questo Harry? Era per caso l'Harry Potter che Voldemort aveva detto di volere?
«Ginny» disse Luna in un tono serio che non le s'addiceva per niente. «Ti conosco da quattro anni e l'unica volta che sei svenuta, è stato quando ti è arrivato un Bolide in testa durante la partita contro Tassorosso due anni fa».
«Te lo ricordi ancora?» chiese Ginny, con un lamento. Oltre alla vergogna per essere caduta dalla scopa davanti a tutta la scuola, il risultato della partita era stato disastroso, per Grifondoro.
«Come dimenticarlo... La peggior sconfitta di Grifondoro di tutti i tempi; avete perso Cinquecentoventi a Duecento, solo perché Harry Potter è riuscito a prendere il Boccino». 
Ginny si fermò di colpo in mezzo al corridoio e Luna le andò addosso.
«Come, scusa? Harry Potter Cercatore?»
«Sì... Era il Cercatore di Grifondoro e Capitano della squadra... Vedi?» continuò Luna, guardandola. «Te l'ho detto che non stai bene»
Cominciò a frugare freneticamente nelle tasche della veste che indossava, infine tirò fuori un piccolo sasso ovale.
«Tieni, è un amuleto rarissimo che è in grado di prevenire qualsiasi dolore. Me lo ha dato mio padre, pensava che mi sarebbe stato utile in battaglia, ma tu ne hai più bisogno. Se uno di questi attacchi ti capitasse mentre combatti con un  Mangiamorte?»
Sarei morta in meno di un secondo.

          

***   

La Torre di Grifondoro e i dormitori erano esattamente come li ricordava: caldi e accoglienti nonostante i mobili fossero stati spostati. I letti erano stati addossati alle pareti e le finestre, spalancate, erano l'oggetto di discussione tra i presenti.
«È meglio che voi Tiratori Scelti stiate in quelle che danno sul parco; avrete più possibilità di eliminare i Mangiamorte» stava dicendo James ad un ragazzo magro, biondo che indossava una divisa verde chiaro con il simbolo del Ministero.
«Sono d'accordo» rispose lui. «Gli altri, cercheranno di spingere i Mangiamorte nel nostro campo d'azione, oppure dentro la Foresta. Ho sentito che i Centauri saranno pronti a colpire chiunque invada i loro territori».
«Sì, la McGranitt me l'ha detto» disse James, poi si accorse di Harry. «Sei qui finalmente! Allora?»
«Tutto distrutto» rispose.
«Benissimo! Vieni, andiamo a vedere nei dormitori femminili come se la sta cavando Lily».
«I maschi non possono salire in quelli femminili» gli fece notare Harry.
«Silente ha tolto l'incantesimo, fino a che non sarà tutto finito» spiegò James. Una luce malandrina gli illuminò gli occhi. «Vorrei aver pensato ad una battaglia simile quando ero studente... Sarei potuto entrare nel dormitorio di Lily più spesso e...»
«Stop! Fermo, non voglio sapere niente» lo interruppe Harry, con le guance in fiamme.  «Tecnicamente siete i miei genitori e, onestamente, i figli non dovrebbero venire a conoscenza di certi... fatti particolari!»
James scoppiò a ridere e non si fermò fino a quando non raggiunsero il dormitorio in cui si trovava Lily.
«Perché ridevi?» chiese, quando li vide entrare.
«Harry non vuole sentire fatti particolari riguardanti i suoi genitori».
Lily fulminò il marito con lo sguardo e sorrise a Harry.
Il primo sorriso che mi ricorderò di lei, pensò, con il cuore vicino ad esplodere di gioia.
«Sono perfettamente d'accordo con lui! Hai mai pensato ai tuoi genitori in certi momenti?»
«Oh, Merlino, no!» esclamò James, sconvolto. Ma si riprese quasi subito. «Come sta andando qui?»
«Tutto bene» rispose Lily. «Dalle finestre piccole in fondo si vede l'angolo delle mura del castello e c'è una sorta di vicolo cieco; una sola via per entrare e uscire, i Mangiamorte saranno in trappola. Le finestre sono piccole, però: ci saranno solo Tiratori Scelti».
«Perfetto!»
Poi la sua espressione si fece seria, scambiò uno sguardo d'intesa con Lily e guardò Harry.
«Dobbiamo parlarti di una cosa» disse, facendo cenno di seguirlo fuori dai dormitori.
La Sala Comune era l'unica stanza che non era stata toccata.
«Che cosa c'è?» chiese Harry, preoccupato, dopo che presero posto su tre comode poltrone, lontano da orecchie indiscrete.
«Ross sta cominciando a ricordarsi di te» esordì James. «Sirius comincia a sospettare qualcosa e mi parla a stento; non sono abituato a questo dal mio migliore amico».
«Chi è Ross?»
«Rossana, la moglie di Sirius, lavora al San Mungo... capelli corti e biondi» spiegò Lily.
«Oh, sì, ho capito» disse Harry. «È colpa mia, avrei dovuto stare zitto».
I due lo guardarono interrogativi. Harry sospirò.
«Alcuni giorni fa, uno degli ultimi che ho passato al Paiolo Magico, ero in giro a Diagon Alley la sera, per comperare alcune cose...»
«Ma come ti viene in mente di uscire la sera per Diagon Alley?!» esclamò Lily, interrompendolo. «Non potevi aspettare la mattina dopo?»
Harry si sentì arrossire, imbarazzato. Era abituato a qualche rimprovero della Signora Weasley, specialmente quando lui e Ron combinavano qualcosa, ma sentirlo dalla propria madre era tutta un'altra cosa.
«Mi dispiace» disse con un filo di voce. «Avevo fretta e non ci ho pensato... Comunque, è stato quella sera che ho incontrato Rossana, era di pattuglia assieme a Moody e non so chi altri. Quando mi ha visto, anche lei mi ha rimproverato e mi ha accompagnato al Paiolo Magico. Quando mi ha lasciato al locale, ha detto qualcosa come: “Ma i tuoi genitori non ti hanno insegnato un po' di buon senso”».
«Tipico di lei e di Sirius, parlare senza peli sulla lingua» commentò James. «Quei due si sono proprio trovati».
«Allora, le ho risposto che avrei voluto tanto che i miei genitori mi avessero insegnato il buon senso e anche tutto il resto, dato che erano morti quando ero piccolo» continuò Harry, come se James non avesse parlato. «Oggi mentre ero con Silente, mi è successa una cosa strana: ho avuto un forte mal di testa e ho avuto come un flash, un ricordo, diciamo, di quando ero piccolo, con voi».     
«Esattamente quello che mi ha descritto Ross» disse Lily. «Cosa intendi con 'un ricordo, diciamo'?»
«Silente ha detto che tra qualche mese sarà come se fossi sempre stato qui, in questa Dimensione, come se non fossi mai morto. Le persone avranno vaghi ricordi, falsi tra l'altro, di me. È un modo per giustificare la mia presenza, senza annunciare al mondo che sono arrivato da un'altra Dimensione. Però, le persone a cui rivelo la verità, sapranno da dove vengo e avranno ricordi più vividi perché sono più legate a me... è complicato da spiegare».
«Credo di aver capito» disse James. «Tu risulterai appartenere pienamente a questa Dimensione e tutti sapranno chi sei. Quelli che sanno la verità ti ricorderanno meglio di tutti gli altri, è naturale! Però, come io e Lily non ricordiamo nulla mentre Ross sì?»
«Silente lo ha chiamato 'aprire il mio cuore'... Ha detto che le persone cominciano a capire nel momento in cui rivelo il mio vero volto. Non importa che non sappiano che provengo da un'altra Dimensione».
Lily sospirò.
«Quindi, io e James non sapremo niente fino a quando non ti aprirai anche con noi» constatò, rassegnata e delusa. «Peccato, avevo sperato che, dopo Ross, avremmo cominciato a ricordare un po' tutti».
«Mi dispiace».
«Non mi piace l'idea che qualcuno si ricordi di te, mentre noi no. Non è giusto, noi siamo i tuoi genitori!» esclamò James. «E anche Sirius ha il diritto di sapere, è il tuo padrino! E Remus, anche lui deve sapere tutto».
«Dopo la battaglia, ve lo prometto, vi racconterò tutto» disse Harry. «Anche a Sirius, Remus e Rossana».
«Va bene, ma cosa farai se ti succede di ricordare di nuovo mentre lotti contro qualcuno?» chiese Lily, preoccupata. «Ross mi ha detto che quando le capita è come se fosse da un'altra parte e il suo corpo non risponde ai suoi comandi».
A questo Harry non aveva pensato. Correva un grosso rischio e non era il solo. Anche Ron e Hermione potevano ricordare qualcosa mentre lottavano e lo stesso valeva per Rossana e Silente; anche il preside avrebbe cominciato a ricordare presto e sarebbe stato più vulnerabile. Proprio come al sesto anno, quando era già debilitato dalla maledizione che lo aveva colpito; Voldemort ne aveva approfittato per eliminarlo e qui sarebbe stato lo stesso. In quel momento Harry si pentì di non essere rimasto in disparte, di non aver fatto maggior attenzione a quello che diceva e dove lo diceva. Lily e James avevano scoperto la sua vera identità origliando una conversazione tra lui e Severus. Se avesse fatto più attenzione ora non avrebbero saputo niente. Poteva leggere la preoccupazione nei loro volti. Lo avevano già accolto come il figlio che avevano; non avrebbero mai sopportato di vederlo morire di nuovo. E Ron e Hermione? Sarebbero morti anche loro, di nuovo, sempre per causa sua?
«Farò attenzione» promise. «Parlerò con Silente. Manca ancora qualche ora prima che scada il tempo a disposizione».

   

***

Il buio stava calando nuovamente su Hogwarts e i prati che lo circondavano. Il tempo che Voldemort aveva dato loro a disposizione era scaduto.
I corridoi del castello erano deserti. Ognuno era fermo nella propria posizione, chi nell'alto delle Torri, chi nel Salone d'Ingresso pronto a colpire i Mangiamorte che fossero riusciti a superare vivi tutti gli altri ostacoli.
Alle otto in punto una voce fredda risuonò ovunque, all'interno dei confini di Hogwarts.
«Avete avuto la possibilità di risparmiare una battaglia e numerose perdite. Potete ancora salvarvi, se consegnerete Harry Potter a me, subito».
Nessuno gli fece caso, si erano preparati bene. Erano certi di poter tenere a bada i Mangiamorte, mentre Voldemort sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Le persone sulle Torri furono i primi a vederlo arrivare, dal cancello principale, seguito da tutti i suoi Mangiamorte, i Giganti e i Lupi Mannari.
Non appena superarono i confini della scuola, migliaia di banchi, sedie, cestini e lavagne comparvero dal nulla e cominciarono a colpire all'impazzata. Alcuni Mangiamorte più abili riuscirono a scansarli e distruggerli a colpi di bacchetta, altri, invece, furono centrati in pieno dagli oggetti incantati.
«Finite Incantatem!» urlò una voce dal nulla e tutti gli oggetti ricaddero al suolo di colpo, inutili.
Voldemort si fermò e lo stesso fece il suo seguito.
Dal Castello invece, cominciarono ad uscire numerose persone, che cercavano di capire cosa stesse succedendo. Erano certi che fosse stato uno di loro a fermare gli oggetti. Poi vicino a Voldemort comparve un ragazzo che lasciò cadere qualcosa di argenteo ai suoi piedi. Non aveva bisogno di incantesimi per far sì che tutti sentissero cosa diceva; il silenzio in quel momento era tale che si potevano percepire i respiri dei presenti.
«Sono qui» disse, mostrandosi a Voldemort. «Harry James Potter, quello che stai cercando. Se i tuoi seguaci usciranno dai confini del Castello, senza uccidere nessuno, ti seguirò senza opporre alcuna resistenza».
«No! HARRY!»
La voce di Lily era così forte che uno stormo di pipistrelli si levò da alcuni alberi della Foresta Proibita.
Harry si girò a guardarla e la vide impallidire. In quel momento lui era esattamente sé stesso, con gli occhi verdi identici a quelli della madre e la copia esatta del padre in tutto il resto.
«È così che deve andare, questa volta» disse, prima di rigirarsi verso Voldemort.
Il Signore Oscuro fece un cenno e tutto il suo seguito cominciò a tornare indietro, verso il villaggio di Hogsmeade.
Bellatrix Lestrange lanciò una lunga occhiata a Harry, sadica e divertita, prima di seguire gli altri.
I membri dell'Ordine e del Ministero sembravano troppo sconvolti per fare qualcosa. Erano tutti fermi, immobili, come pietrificati, mentre guardavano una copia di James Potter con gli occhi di Lily.
«James! JAMES! Fermalo, fa qualcosa, fate qualcosa!»
Lily alzò la sua bacchetta verso quei puntini ormai lontani, ma era troppo tardi.
Appena usciti dal cancello di Hogwarts, Voldemort afferrò un braccio di Harry e si Smaterializzò.
«NO! Il mio bambino! IL MIO BAMBINO!»
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Ciao a tutti!
Ieri non sono riuscita a pubblicare il capitolo, scusate, ma la sessione di esami si avvicina inesorabilmente e lo studio non può aspettare!!
Non credo di poter riuscire ad aggiornare costantemente ogni mercoledì, ma cercherò di postare comunque un capitolo ogni settimana, giorno più giorno meno; anche perché alcuni pezzi sono già pronti nel computer e vanno solo riletti e risistemati! :)
Non ho intenzione di abbandonare la storia, nel mio computer è già pronto l'epilogo e poi, non mancano molti capitoli alla conclusione!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e commentare la storia, e a chi legge e basta.
Grazie a quelli che hanno inserito la storia tra le Preferite(68), le Seguite(180) e le Ricordate(23).
Se volete passare, qui trovate un contest su Harry Potter che ho creato io
sul Forum di Efp: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10625737
Alla prossima,
Lucy

 

   
 
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