Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: GingeRed    13/06/2013    9 recensioni
Avevo letto quella fanfiction come si legge il tuo libro preferito, l’avevo totalmente divorata, dalla prima parola sino all’ultima, ero rimasto colpito, meravigliato, scioccato da quello che stavo leggendo.
Lei, quella ragazza, ha visto in me il buono e il normale, ha visto la parte semplice di Niall James Horan, e l’ha amata come se fosse l’unica cosa che potesse fare in vita sua, e l’ha fatto nel modo più bello e più dolce che una persona possa fare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Four.



“è che la consapevolezza di non essere abbastanza per la persona che ami può uccidere a volte,
può essere peggio del non essere amati affatto.”

 
 

 
 

27 giorni, 11 ore e 43 minuti.
Erano passati 27 giorni da quando la mia mente si era svuotata, 27 giorni dall’ultima volta che avevo elaborato un pensiero sensato, 27 giorni da quando non facevo altro che vedere quegli occhi, sempre e ovunque, anche mentre dormivo. Sembrava quasi di essere in un terribile incubo dal quale era impossibile svegliarsi; appena chiudevo gli occhi lo vedevo, era lì, davanti a me che mi fissava con quel suo sguardo ghiacciato, ed io ero sempre così stupida da non fare nulla, non riuscivo a cambiare la realtà neppure nei sogni, neppure attraverso la mia fantasia. Continuavo a rivedere e rivedere quella scena ancora e ancora, come un vecchio film rotto, e in ogni sguardo che incrociavo ci rivedevo il suo, era sempre lì, pronto a tormentarmi in qualsiasi momento della giornata: persino tutto i poster e i cartelloni pubblicitari che vedevo per strada sembravano aver cambiato frase, adesso mi gridavano “guardati! Sei una fottuta idiota! Stupida! Sei solo una bambina, ed io non ti amerò mai, non amerei mai una stupida e malata ragazzina come TE!” ed io non potevo fare altro che spostare lo sguardo altrove, cercando di pensare che “infondo è meglio così, per tutti.”
 
Da quel giorno, le mie giornate erano diventate vuote e prive di senso, mi sentivo inutile, una nullità.
Avevo smesso di fare tutto: quando cercavo di scrivere qualcosa rimanevo intere ore a fissare la pagina di word bianca, senza trovare nulla per colorare il pallore di quella che era la mia vita. Avevo smesso di fare tutto, anche il mio cuore aveva cessato di battere. ero al mondo, ma era come se non ci fossi stata realmente, mi sentivo come invisibile, come se fossi stata un fantasma, come se quando parlassi, quando andassi a lavorare o fare la spesa non ci fossi stata davvero, era come se nessuno si accorgesse della mia esistenza sul pianeta terra. Se avessi dovuto scegliere un colore per descrivere la mia vita al momento non avrei scelto ne il grigio, ne il nero, nel il viola, avrei semplicemente scelto il bianco. Il bianco come quando chiudi gli occhi e non vedi nulla, il bianco come quando immagini una stanza completamente vuota, una stanza triste e priva di ogni colore, il bianco come quando immagini un fantasma, non pensi ad una persona in carne ed ossa, immagini un lenzuolo bianco che galleggia nell’aria, il bianco come quando immagini il vuoto, il nulla.
 
Però, ero bravissima a fingere che fosse sempre tutto normale, perfino con Amy, che era l’unica che probabilmente ci aveva davvero capito qualcosa su di me, l’unica persona che aveva capito che parlare non mi piaceva, preferivo ascoltare, l’unica che aveva capito che ero innamorata, anche se non aveva mai osato chiedere di chi, l’unica che non si era mai permessa di fare battutacce sul fatto che fossi dannatamente goffa, l’unica che non mi aveva mai chiesto “chi te l’ha regalato quell’anello?”, lei lo sapeva, se avessi voluto parlare, se avessi voluto confidarmi lo avrei fatto, sarei stata io ad aprire un discorso; lei lo sapeva, non amavo le domande, perché non avevo mai una riposta, e non amavo che mi si chiedesse sempre “come stai?”, perché la risposta era sempre un banale “bene”, perché alla gente non importa dei tuoi problemi, alla domanda come “come stai?” nessuno voleva sentirsi rispondere “non so se sono viva o no, sono innamorata di un ragazzo che non sa neppure che esisto, e la mia vita è completamente vuota”, a nessuno sarebbe interessato. Però lei, sapeva che mi piaceva ascoltarle, le persone, mi piaceva stare lì a sentirla parlare dei suoi problemi con il suo favoloso fidanzato finlandese, mi piaceva chiederle “come stai?”, per poi ascoltare i suoi monologhi infiniti sulle sue convinzioni, mi piaceva ascoltare le sue idee folli. La nostra amicizia era così, lei parlava, ed io ascoltavo; le volevo bene per questo, perché era l’unica ad avermi capita almeno un po’, lei lo sapeva, se avessi voluto raccontarle qualcosa sarei stata io ad iniziare, e sapeva anche che non avrei mai iniziato un discorso, quindi si limitava ad abbracciarmi, ed io le volevo ancora più bene, perché senza che gliel’avessi mai detto, aveva capito che amavo gli abbracci, mi facevano sentire protetta, mi facevano sentire al sicuro, lo vedevo come un modo silenzioso di dirmi “ei, andrà tutto bene.”
Ed io la adoravo per questo, perché lei lo capiva anche solo guardandomi, che avevo bisogno di un abbraccio.
 
27 giorni, erano passati 27 giorni, 11 ore e 43 minuti dall’ultima volta che avevo visto il sole.
 
 




Niall.
 
27 giorni, 11 ore e 43 minuti.
Erano passati 27 giorni da quando avevo sentito uno strano brivido attraversarmi tutto il corpo, 27 giorni da quando avevo incrociato quello sguardo per un secondo, e non ero più riuscito a levarmelo dalla mente, era sempre lì, era ovunque, era negli occhi dei miei amici, delle fan, dei miei famigliari, di tutti quelli che mi circondavano; era ovunque, come se avesse deciso di tormentarmi, c’era sempre, anche quando chiudevo gli occhi. La vedevo lì, che mi fissava impaurita e terrorizzata, e poi la vedevo scappare via, lontano da me, ed io continuavo a sentirmi sempre più uno schifo, per averle fatto questo.
Certe volte però, quando ero solo, cercavo di immaginarla mentre sorrideva, cercavo di immaginarla che mi guardava e poi sorrideva, a me, e silenziosamente sorridevo anche io, perché quello che vedevo era uno spettacolo bellissimo; poi cercavo di immaginare come sarebbe potuto essere il suono della sua voce, magari aveva un tono alto e acuto, o magari basso, ma io ero sicuro che qualsiasi fosse stato quel suono, a me sarebbe piaciuto senza ombra di dubbio, sarebbe diventato il mio suono preferito.
In quei 27 giorni non c’era stato istante che non avessi controllato la sua pagina personale, dove una volta scriveva favole meravigliose, ma adesso, dopo quella volta, non aveva più scritto nulla, era scomparsa. Solo una volta, circa una settimana dopo quel giorno, aveva lasciato un messaggio sulla sua bacheca che recitava:
 
“dovete scusarmi, ma non ci riesco. La mia mente è come svuotata, non c’è nulla, se non un paio di occhi che non riesco a dimenticare. Non so se e quando tornerò, se mai lo farò, ci tenevo soltanto a dirvi grazie, per essere state le mie amiche silenziose per tutto questo tempo, grazie, perché leggendo le mie storie, avete letto anche un po’ di me.
Vi voglio bene,
xx Freckles.”

 
E poi era scomparsa, non aveva lasciato traccia di se su quel sito, ed io avevo continuato con la mia vita super impegnata, tra concerti e interviste, ma la mia mente era rimasta sempre lì, a quel pub, a 27 giorni prima, non ero mai andato avanti realmente. Ci avevo riflettuto giorno e notte, rinunciando anche al sonno più di una volta, cercando in me stesso il coraggio di fare quella mossa azzardata che avrebbe potuto fare la differenza, avrei potuto darci la felicità oppure distruggerci entrambi, ci avevo pensato e ripensato, fino a quando, 27 giorni, 11 ore e 43 minuti dopo mi ero alzato dal letto, avevo spento il laptop, mi ero vestito alla meglio e scendendo le scale avevo incontrato il mio migliore amico, che probabilmente si era solo nascosto in attesa di vedermi deciso a prendere in mano le redini della mia vita, per una volta.
 
«Hai deciso, non è vero?»
 
Mi aveva chiesto sorridente, ed io lo avevo guardato sorridendogli, come una di quelle risposte silenziose che puoi dare solo al tuo migliore amico. perché lui lo sapeva già, sapeva che prima o poi avrei trovato il coraggio di uscire dalla bolla in cui stavo vivendo, per agire sul serio, lui lo sapeva già, lui sapeva sempre tutto.
 
«Vuoi che venga con te?»
«No, devo andare da solo, è una cosa che devo fare da solo, ma.. grazie Liam, grazie.»
«Sapevo che saresti voluto andare da solo, te l’ho chiesto solo perché sono il tuo migliore amico, ma avevo già un altro impegno, comunque, qualsiasi cosa ti prego, chiamami o mandami un messaggio, io faccio il tifo per te.»
 
Come avevo già detto, lui sapeva sempre tutto, prima ancora che quel tutto dovesse accadere.
 
E così, in risposta, gli avevo sorriso silenziosamente un’altra volta ed ero uscito chiudendomi la porta alle spalle.
Durante il viaggio in macchina non ero realmente lì, c’era qualcun altro alla guida, c’era il me del “davanti alle telecamere”, quello sicuro di se stesso, mentre io, il vero me, era seduto sul sedile del passeggero con i piedi sul cruscotto ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere da lì a poco, sapevo dove andare se fosse scappata di nuovo, ma cosa avrei dovuto dirle? Era tutta una domanda e nessuna risposta, stavo facendo un qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, stavo andando a prendere per le palle il destino, ed avrei vinto, questa volta avrei fatto quello che io volevo fare, avrei detto quello che io volevo dire, senza nessun burattinaio a direzionarmi.
 
Quando ero arrivato al pub, ed avevo forse realizzato che lei era lì, a meno di 100 metri da me, e a separarci c’era soltanto una porta, la mia mente si era come annebbiata, volevo soltanto entrare lì e vederla sorridere, niente di più, volevo solamente che guardandomi non si sentisse come terrorizzata, volevo che guardandomi mi sorridesse, nulla più.
 
Ero dentro, al bancone, e per una volta nessuno si era preoccupato della mia presenza. In meno di qualche istante era lì anche lei, erà lì, a pochi passi da me, concentrata su ciò che stava facendo, fino a quando non si era accorta della mia presenza, mi aveva fissato con quegli occhi meravigliosi ed era rimasta ferma senza far nulla, cercando di aggrapparsi alla sua immaginazione, cercando di pensare che non ero veramente io, e che non ero davvero lì; ed invece c’ero, ero lì, a due metri da lei, che continuava a fissarmi senza nessuna espressione, fino a quando non si era girata, dicendo qualcosa alla ragazza mora dell’altra volta, per poi sparire, di nuovo.
 
«Posso parlarti un momento, in privato?»
 
Mi aveva detto la ragazza mora, che mi fissava dalla testa ai piedi come se fossi un killer sotto processo.
L’avevo seguita fino all’uscita sul retro, quando lei aveva iniziato a parlare, senza darmi l’opportunità di replicare.
 
«Perché sei qui, di nuovo? Che cosa vuoi? Ci godi nel vedere qualcuno che soffre per te? Ti piace vedere come riduci le ragazze con il cuore a pezzi eh? Perché le stai facendo questo? Ma non lo vedi che non vuole vederti? Non te ne sei accorto forse che ti ama talmente tanto che preferisce evitarti?»
«Ascolta, non so cosa tu sappia o meno, io so solo che voglio vederla, voglio conoscerla, mi piacerebbe vederla sorridere e magari mi piacerebbe che mi parlasse.»
«Ma tu che ne sai? Cosa ne sai tu di lei?»
«So molto più di quanto tu immagini.»
«Ah si? E lo sai che non le piace parlare, ma preferisce ascoltare? Lo sai che il suo colore preferito è il verde? Lo sai che preferisce un abbraccio ad un “ti voglio bene”? lo sai che scriveva cose su di te, perché ti ama in una maniera talmente grande che non sa neanche lei come controllarla? Allora, le sai queste cose?»
 
«Ho letto tutto ciò che scriveva su di me, ogni singola parola, ogni singola frase, ed ogni singolo e dannatissimo suo pensiero, so tutto. Certo, non conosco i suoi gusti musicali, o il suo piatto preferito, o il suo colore preferito, ma so che quello che ho letto era bellissimo, io credo di essermi innamorato di lei, e la cosa è strana per me tanto quanto lo è per lei, perché siamo entrambi maledettamente innamorati di qualcuno che neanche conosciamo realmente. Adesso credi ancora che io non sappia nulla? Allora?»
«Ti prego, te lo chiedo per favore, non farla soffrire, ha tanti difetti, ma si merita di essere felice, si merita di stare bene, okay?»
«Ed è questo quello che vorrei darle, vorrei renderla felice, vorrei solo che sorridesse guardandomi.. e, vorrei che prendesse il mio cuore e lo mettesse al sicuro.»
«Wow.. non pensavo che Niall Horan avesse anche un cuore, seriamente, non ti facevo così romantico.»
«Forse perché nessuno conosce il vero me, a parte Emma.»
 
La ragazza mora mi aveva sorriso ed aveva capito che le mie intenzioni erano buone, aveva capito che non volevo farle del male, ma tutt’altro, io volevo regalarle il mio cuore, aveva capito quanto desiderassi andarla a prendere e stringerle la mano, aveva capito, forse, che la persona che tutti vedevano davanti alle telecamere non ero io, aveva capito che l’unica cosa che volevo era veder sorridere la sua amica, poiché ero della convinzione che avesse il sorriso più bello del mondo, pur non avendolo mai visto.
 
 «Scommetto che sai già dove trovarla, vero?»
«Te l’ho detto, so molte più cose di quanto tu possa pensare.»
 
E, scambiandoci uno sguardo compiaciuto, ci eravamo salutati.
Adesso c’ero solo io che correvo come un pazzo per le scale di quel palazzo, correvo talmente veloce che credevo avrei rischiato di rompermi nuovamente il ginocchio. Saltavo due, tre scalini alla volta, impaziente di raggiungerla e dirgli tutto ciò che avevo provato in quegli ultimi 27 giorni. Correvo e non pensavo più a nulla, se non al fatto che, almeno questa volta, mi avrebbe ascoltato. Correvo e mi sentivo strano, come se fossi arrivato all’ultima tappa di una caccia al tesoro infinita, mi sentivo come Jack Sparrow quando, dopo quattro cazzutissimi film, trova finalmente la fonte della giovinezza.
Ero arrivato in cima alle scale, ero lì, a separarci c’era solo quella porticina, dopodichè saremmo stati solo io e lei, quindi, senza fermarmi, spalancai la porta e mi ritrovai su di un immensa terrazza, lei era ad almeno 20 metri da me, talmente lontana che non si era nemmeno accorta della mia presenza.
Era lì, seduta sul cornicione del palazzo, persa in chissà quale mondo parallelo, ed anche io ero lì, proprio dietro di lei. Mi ero avvicinato silenziosamente, cercando di non spaventarla, fino a quando non mi ero avvicinato abbastanza, ma lei non si era ancora accorta di me, era ancora assorta nei suoi pensieri.
 
D’un tratto la suoneria dei messaggi del mio telefono aveva preso a suonare a tutto spiano, ed aprendo il messaggio non avevo potuto fare altro che sorridere:
 

“Finalmente hai preso in mano la tua vita, sono così orgoglioso di te :’) ti voglio bene, non combinare casini.
Xx Liam.”

 
Quando avevo rialzato la testa, lei era ancora lì, e mi stava fissando, di nuovo, avevo uno sguardo tra il terrorizzato e il meravigliato, ed io ero rimasto scioccato dalla bellezza dei suoi occhi, ero rimasto senza parole.
Ero lì, lei era lì, e stavolta non sarebbe potuta scappare.
Quella, era la mia occasione, era la mia svolta, era il momento di prendere in mano la mia vita e renderla migliore, era arrivato il momento di strapparmi il cuore dal petto e regalarglielo avvolto da un nastro rosso, con magari sopra un bigliettino che diceva “tieni, da adesso è tuo, fanne ciò che vuoi, l’importante è che tu lo tenga sempre con te.”



 

***
Alex's Corner.

 

Ciao people,
dopo ben 8 giorni di ingiustificata assenza sono di nuovo qui.
Che dire, il capitolo l'ho scritto in uno dei miei momenti in cui penso solo che vada tutto di merda, che sia tutta una merda, e blablabla, e quindi evviva l'allegria proprio.
Devo dire però, che solo quando ho questi "momentacci", riesco a tirar fuori delle cose decenti.
Okay, proseguendo, non so quando arriverà il prossimo, nonchè probabile ultimo capitolo, questo periodo sono troppo impegnata dal lavoro, e devo rilassarmi, anche perchè ho in mente 3 diversi finali.
Voi cosa suggerite,
che genere di finale vi piacerebbe vedere stavolta?
Lo chiedo perchè nell'ultima mia fanfiction "THE TWO SIDES", che NO, chiariamo, non finisce male, molte sono rimaste deluse dal fatto che non ci sia stato il lieto fine, ma ben si un finale aperto, dove lasciavo a voi la possibilità di immaginare come sarebbe andata.
Quindi, io ho in mente tre diversi tipi di finale, anche se devo confessare che il genere "vi lascio con il fiato sospeso" è il mio preferito, voi cosa consigliate?

Per il resto non c'è molto da spiegare, credo si capisca che Emma sia innamorata persa, e non sia una pazza sclerotica. E' solo una di quelle persone che ama gli abbracci, un pò tipo me, anche se io sono decisamente più chiassiosa della super silenziosa Emma.

Per quanto riguarda la mia vita tutto qui va a gonfie vele, a parte il tempo di merda si intende, ed il fatto che mi ero presa una cotta gigantesca per un ragazzo del Texas, che, per l'appunto, è tornato in Texas.

SI, SONO UNA SFIGATA, GRAZIE.

Anche per stavolta è tutto, quindi, ciao a tutte, alla prossima,


Alex <3.



 

ONTWITTAH:@madstrongirl

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: GingeRed