3 Dicembre 20xx – ore: 3:15am
Ehi-ehi..! Shizu-chan, mi stai ascoltando?
- Cazzo!.. Rispondi medicastro maledetto!!- gridava Shizuo in preda al panico, la mano stretta ad un cellulare che squillava a vuoto, nessuno a rispondere dall’altra parte della linea.
Non lo senti?..
Eppure lui sta urlando con tutte le sue forze,
(con quel poco di fiato che gli rimane).
Eppure lui sta urlando con tutte le sue forze,
(con quel poco di fiato che gli rimane).
– Merda!!- imprecò scagliando l’apparecchio a terra, riducendolo in frantumi. - Shinra ma dove sei!? – si rivolse al nulla, al proprio appartamento buio e vuoto, solo per poter sfogare un poco di quella rabbia e quella frustrazione che gli avvelenavano l’animo.
La bile gli risaliva la gola e il cuore batteva a mille nella cassa toracica.
Graffia. Morde. Non si arrende.
Cosa doveva
fare?! Sta solo sprecando il suo tempo.
Lo sa, ma continua.
La sbornia e la stanchezza completamente svanite dal suo corpo grazie al terrore che lo percuoteva, simile ad un secchio di acqua gelata che ne ripuliva i pensieri.
Calcia. Pugnala. Grida ancora.
A mente
lucida recuperò, veloce, una giacca scura
dall’appendiabiti e il grottesco pacchetto regalo che aveva
abbandonato sul ripiano del tavolo; e già varcava la soglia
di casa (dimenticandosi di chiuderla a chiave), perdendosi
nell’oscurità di quell’insolita notte
silenziosa di Ikebukuro. Sembra un’animale a
cui si è sbarrata ogni via di fuga.
Correva Shizuo nel gelo di Dicembre, attraversando strade che a lui parevano deserte, ma nelle cui tenebre si nascondevo i sottili sguardi del “popolo della notte”.
Uomini e donne che vegliarono in silenzio sul suo disperato cammino, senza intervenire, né per intralciarlo né per porgergli aiuto. Simili a quelle stelle invisibili a chi non sollevava mai lo sguardo, annientate dalle luci artificiali della città.
Se lo vedessi adesso credo che
non lo riconosceresti,
pare quasi umano.
pare quasi umano.
“Appena ti vedo ti ammazzo Shinra!” giurava intanto il biondo Heiwajima, il fiato corto per la lunga corsa, lo sguardo appannato, il corpo sudato, ricoperto da un velo di gelo che ne intorpidiva i muscoli, già dilaniati dalla fatica di un’estenuante giornata, della quale probabilmente non ne avrebbe ancora visto la fine.
Nella disperazione sembra aver
perso tutta quell’arroganza con cui si mostrava.
Ecco la fine del “Burattinaio di Ikebukuro”
Ecco la fine del “Burattinaio di Ikebukuro”
Ma non aveva potuto aspettare. Doveva vedere quel dannato medicastro subito, in quel preciso momento! A costo di buttarlo giù dal letto o di beccarsi una denuncia per “disturbo della quiete pubblica”. Era impensabile attendere oltre!
Perché era lui l’unico a cui potesse affidarsi in un momento simile.
L’unico di cui si fidasse abbastanza da mostrargli l’orecchio.
L’unico che sarebbe stato in grado di dirgli se la pulce, al momento dell’operazione, fosse già stata cadavere.
Non lo senti?
Oramai non ha più voce.
Oramai non ha più voce.
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Okay, lo ammetto: questo capitolo serviava per lo più a me, si può dire che è la conclusione del prologo che avete trovato nel primo capitolo. Mi ero trovata bloccata (non essendo inizialmente sicura se proseguire questa FF), quindi questo è diventato il mio punto di partenza.
p.s: Mi scuso per quanto è corto, dalla prossima settimana i capitoli saranno in media dalle 4 alle 6 pagine l'uno.
p.p.s: Ringrazio tutti voi che mi seguite, abbiate ancora un attimo di pazienza, la storia inizierà al cap 3 ^^