Personaggi:
Scorpius
Malfoy, Rose Weasley
Tipo di coppia: Het
Avvertimenti:
Tematiche
delicate, Lemon
Contesto: Nuova
Generazione
Genere: Triste,
Introspettivo, Erotico
Rating: Arancione
NdA:
La
raccolta
si è classificata prima al contest “Drabble...
nella Nuova Generazione”
indetto
da syssy5.
Ha inoltre vinto il Premio Stile e il
Premio Pairing, che
prevedeva di indovinare la coppia preferita dall’organizzatrice.
Le
frasi vicino ad
ogni Drabble (ognuna di 100 parole) appartengono alla canzone
“Serpente” dei
Subsonica (ne consiglio, ovviamente, l’ascolto!).
Titolo: “Di vizi e
fantasmi insonni”
Di vizi e
fantasmi insonni
Vuoi strisciare un po’ qui, qui con me?
La ragazzina non ti levava mai gli occhi di dosso. Ti consumava da
lontano, per
distogliere lo sguardo appena tu la ricambiavi.
Chissà se capiva di scatenare le tue voglie, così. Chissà se lo
immaginava.
Era
davvero tanto
candida?
Non
credevi. Tutti hanno i
loro segreti, i loro peccati. La questione era solo quanto in fretta
sarebbero
saltati fuori, i suoi.
Quanti vizi poteva avere una come lei?
Il
fiore di Grifondoro?
Scopristi che le rose rosse ti piacevano. Di gigli – marcescenti,
invadenti, pietosi
-, ormai, ne avevi avuto abbastanza.
Vuoi sibilare che vizio hai?
Quella voce serica ti immobilizzò, come una gatta davanti ai fari di
un’automobile.
Ti voltasti lentamente, scorgendo Scorpius Malfoy, il dannato,
che ti fissava
con ironia.
Appoggiato a un muro, lascivo. Impudico, spietato.
E
talmente bello.
Scrollasti
i riccioli in un
cenno di diniego che lo fece sorridere. Si scostò dalla parete e ti si
avvicinò.
Lo
sentivi il tuo cuore
che esplodeva? Lo percepivi il gelo?
“Rose
Weasley, nel mio
regno...”.
Assaporò quelle parole con gusto.
Tremasti, appiattendoti contro la porta di un’aula. Le sue mani sul
legno,
all’altezza del tuo viso.
Dai, sono il nome dei tuoi guai... Nessuno saprà mai, solo per noi.
Lei si irrigidì, ma poi ti si sciolse addosso.
Non
ti eri sbagliato:
non aspettava altro.
Ricambiò
i tuoi baci con
frenesia, senza badare alle tue dita che la spogliavano.
Ti avventasti sul suo seno nudo, mordendolo. Lei gemeva che non voleva,
ma
sapevi che non era così.
Afferrasti le sue mutandine, gliele strappasti quasi via. Brutale,
bramoso, perduto.
La costringesti a girarsi di scatto, pressandola contro un banco.
Le arrotolasti la gonna sui fianchi, slacciandoti i pantaloni.
Che è ciò che vuoi.
Eri così eccitata. E talmente spaventata.
Dovevi
farlo smettere.
“Sono vergine...” biascicasti, sentendo il suo tocco tra le gambe.
Ridacchiò, prima di schiacciartisi addosso.
Ti entrò dentro con forza, fu infinitamente doloroso. E così
sbagliato.
“Fa male...”
“Non è questo il bello?”
Ti leccava il collo, muovendosi a fondo. Non poteva vedere le tue
lacrime.
Eri andata da Scorpius per dirgli che lo amavi e lui, invece, ti aveva
sbattuto
il suo amore dentro. Come una lama.
Vuoi strisciare un po’ ancora qui con me?
Raggiungesti
l’orgasmo e ti abbandonasti su di lei. Le cedettero le gambe, crollaste
a terra
storditi. Sangue su di te, sangue su di lei.
Ti accorgesti che piangeva, ma non le badasti.
Sporcato
un angelo, si
passa al prossimo.
“Perché?”
ti chiese,
disperata.
Perché?
Perché io sono
il tuo vizio? Perché mi sono divertito a farti del male?
Perché sono quel che sono?
“Ti
ho dato soltanto quello
che volevi” sibilasti, avvelenato, “E adesso vattene.”
Albus ti aveva detto che era innamorata di te, eppure non l’hai
risparmiata.
Le spezzasti il cuore, Scorpius.
La
punisti, perché ti
amava.
Nessuno saprà mai, solo per noi.
Cercasti
di cancellare quella notte, Rose, con tutte le tue forze.
Non avevi provato neanche un briciolo di piacere, di felicità. Lui ti
aveva
usata, senza rimorsi e senza pietà.
Dopo, fece finta
che tu non esistessi
per intere settimane.
Poi, all’improvviso, ti rapì in un corridoio, saccheggiando il tuo
corpo e
seviziando la tua bocca ansimante.
Lo schiaffeggiasti, furiosa. Non volevi essere il suo giocattolo.
“Non puoi resistermi” sibilò divertito, “Io sono il tuo vizio,
non
negare.”
Ti leccò il collo, fremesti.
“Nessuno lo saprà mai.”
Scappasti, Rose.
Dai suoi occhi d’argento, dalla violenza nel suo cuore.
Sai,
la virtù porta rimpianti...
E
sai, che non si
dissetano mai, i suoi fantasmi insonni...
Non
capivi perché e non
potevi liquidare la faccenda. Non riuscivi a togliertela dalla testa.
Le
rinfacciavi che se ne
sarebbe pentita, che sarebbe annegata nei rimpianti, ma lei resisteva,
implacabile.
E
quello tormentato eri
tu.
Non
potevi fare a meno di
pensare che, forse, se ti fossi comportato in modo diverso, lei ti
avrebbe
perdonato e voluto ancora.
Avresti
potuto portarla nel
tuo letto, invece di rubarle la verginità in piedi, senza neanche una
carezza.
Avresti
potuto fingere.
Ma
era tardi, ormai, e ti
sarebbero rimasti soltanto quei rimpianti, quei fantasmi
insonni.