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Autore: Splendente come il sole    14/06/2013    1 recensioni
Seicento, Francia. Una ragazza decide di lasciare la famiglia in miseria e tenta una vita migliore fuori, nelle stradine francesi.
Ma fuori le cose non sono mai come sembrano e presto Elora si troverà coinvolta in questioni molto più grandi di lei.
^Questa è una storia di genere picaresco^ Quindi se vi piace il genere...
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Elora si riscosse di scatto dai suoi pensieri.
“Cos’è stato ?” si chiese inquieta.
Quello sparo che aveva sentito, urla sommesse, il trambusto oltre la porta … L’aprì ed uscì in corridoio, cominciando a correre per le scale.
Eleà doveva essere ancora lì …
Piombò nella sala e subito notò madame Becù, che come tutti osservava fuori dalla porta del bordello.
Elora si fece largo a spintoni, ed arrivò sulla soglia, agitata come non mai.
La scena che le si parò davanti era a dir poco raccapricciante.
Il vecchio maledetto era a terra, carponi, sanguinante, con un’espressione omicida ; Damien, a pochi passi da lui, gli puntava contro la pistola con cui l’aveva ferito allo stomaco. La sua espressione era quasi impassibile. In fine, Eleà, ancora a terra, in un angolo, osservava i due, terrorizzata.
Elora le si avvicinò, rapida, e la prese tra le braccia. “Stai bene ?” mormorò al suo orecchio.
La sorella non rispose.
“Le guardie ! Stanno arrivando !” urlò improvvisamente qualcuno, un voce maschile che Elora non riconobbe.
Aiutò sua sorella ad alzarsi, ma i suoi occhi erano concentrati su qualcun altro.
Damien.
Sapeva cosa stava per fare, se lo sentiva.
Sparò nuovamente al vecchio suo collega, già gravemente ferito, stavolta al petto, uccidendolo quasi all'istante.
Poi i suoi occhi fissarono i suoi.
Solo per un istante.
Poi sparì.

“Stai bene ?” chiese nuovamente Elora a Eleà.
Cercò di farla sdraiare sul suo letto, all’interno della sua stanza nel bordello, ma la sorella le allontanò le mani e si limitò a mettersi seduta.
“Sì. Certo, sta’ tranquilla.”
“Va bene” mormorò Elora, ma le riempì comunque un calice d’acqua e glielo porse, poi si sedette accanto a lei sul letto.
Un sospirò le sfuggì dalle labbra, mentre si portava le ginocchia al petto.
Sua sorella vuotò il calice e glielo restituì. La sua espressione era vuota, assente.
“Tu sai chi erano quegli uomini ?” chiese in un sussurro sommesso. Fissava il pavimento.
Anche Elora evitava il suo sguardo.
“No” mentì, dopo qualche istante di esitazione.
“Non li conoscevo.”

Dopo aver lasciato sua sorella sola in quella camera da letto, sua e di Aglaè, Elora uscì dal bordello e cominciò a vagare per le stradine buie.
Finché non si scontrò con Andrè.
“Ehi” sussurrò la fanciulla, riconoscendolo.
“Che ci fai qua ? Perché non sei con mia sorella ?” lo rimproverò aspramente. “Hai forse intensione di abbandonarla ?”.
“Oh.” Il giovane si portò una mano al petto, osservandola con espressione corrucciata. “Non l’ho affatto abbandonata, Elora. Sono andato a cercare una locanda dove poter passare la notte. E se c’è qualcuno qui che l’ha abbandonata, quella sei proprio tu.”
Lentamente, distolse gli occhi, verdi e accusatori, da quelli di Elora, viola come le ametiste, e quasi increduli. Solo quasi, però.
“In fondo, dovevo aspettarmelo” pensò con rammarico.
Poi il giovane le passo accanto, senza sfiorarla, e s’incamminò nella direzione opposta, verso il bordello ed Eleà.
Elora lo fissò mentre scompariva nel buio. Poi, si voltò lentamente verso la stradina che aveva preso e s’incamminò anche lei, allontanandosi sempre più dal bordello e da tutto ciò che rappresentava.



Nota dell'autrice : Prima o poi, credo che pubblicherò un Epilogo. ;)
   
 
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