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Autore: Waterproof    14/06/2013    14 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20.


Prima di iniziare…

Avete sentito la canzone di Harry?
Quando GRIDA quel “Don’t let me go, ‘cause I’m tired of feeling alone”.
Boh, mi ha ispirato il capitolo, dico solo questo.
 
 
 
 
 
­­


<< Io… >>
<< Ragazzi! >>
Ringraziai tutti i santi, Gesù, Dio, gli dèi, Buddha, Gandhi, Mandela, Luther King e compagnia cantante per aver portato Josh nella mia vita.
Ci corse incontro e ci rivolse un’occhiata parecchio eloquente dato che eravamo soli, e le dita di Harry erano strette attorno al mio polso.
Con un gesto rapido e secco scostai la mano e la infilai in tasca, rivolgendomi al mio amico che mi aveva appena salvata da una situazione imbarazzante.
<< Tra due ore arriva il bus, dobbiamo prepararci >> comunicò, indicando lo spiazzato che si stava già riempiendo di ragazzi pronti ad andar via.
<< Dacci cinque minuti >> chiese Harry, facendomi sussultare.
Non mi aspettavo certo questa richiesta!
Vidi Josh guardarmi con aria stranita prima che annuissi, sebbene andasse contro la mia volontà. Si allontanò in fretta, lasciandoci nuovamente soli. Non avrei risposto alla sua domanda, erano già troppe le conferme che gli avevo dato e non mi serviva un ulteriore motivo per piangermi addosso ed umiliarmi in quel modo, sicché mi voltai per mettere in chiaro le cose.
Io e lui non avremmo più dovuto vederci.
Purtroppo per me, lo sguardo di Harry non mi aveva lasciato possibilità di attaccare, perché c’era qualcosa in quegli occhi che mi stava facendo venir voglia di prenderlo tra le braccia e baciarlo fregandomene delle conseguenze.
Indecisa tra il saltargli addosso e l’andarmene via, rimasi ferma nella mia posizione, rigida e fredda, nonostante il fatto che dentro stessi bruciando.
<< Stavi dicendo? >>
Deglutii, distogliendo solo in quel momento il volto per fissare un punto impreciso al mio fianco.
<< Abbey, ti stai comportando da bambina. Odio quando fai così >> sibilò, arrabbiato.
<< IO COSA?!>> gridai, facendo un passo in avanti. Improvvisamente mi era tornata voglia di ammazzarlo. Come si permetteva? Io non ero una mocciosa, una di quelle che si portava a letto e che pretendevano anche di sentirsi dire “ti amo” dopo due ore di sesso con lui!
<< Stai sforando il ridicolo, Styles. Io e te non stiamo insieme, io non sono tua. Tu non mi hai voluta tua, nel senso giusto >> rabbuiai, colpendolo con l’indice sul petto, per dare enfasi e carattere a quella frase che di logico non aveva nulla.
Ma probabilmente lui aveva colto un significato che io non ero stata in grado neanche di concedere a quell’affermazione perché si avvicinò e mi fermò la mano, trattenendola all’altezza del suo petto.
Dio, mi sentivo così dannatamente ridicola. Mi stava mettendo in una situazione che avrei rimpianto per il resto dei miei giorni.
<< Sai che ti dico? Fai quello che ti pare, scopati mezzo mondo ma non sperare di trovare chi ti tratti bene. Ti stai solo illudendo, come tutte >> disse infine, e la mia rabbia riaffiorò più prepotente di prima, tanto che fui costretta a trattenere il respiro qualche istante per parlare da persona civile qual ero.
<< Mi hai stancata con questo “come tutte”. Se davvero mi consideri alla stregua di quelle oche che ti porti a letto, allora hai proprio sbagliato persona. Ti rendi conto che mi hai chiesto di ignorare ed ignorarci, e di vederci solo per fare sesso? >> borbottai, inarcando un sopracciglio.
Lui mi imitò, evidentemente cercava di ricordare il momento in cui avesse detto una cosa del genere.
Glielo rimembrai e lui mi disse di non aver mai pronunciato quelle parole, ma capì bene che il succo era quello, dato che non ribatté come invece mi aspettavo.
<< Smettila di vedere film su amici di letto, perché io te non siamo amici, né tantomeno vedremo più un letto. Almeno insieme >> risposi alla fine, dolendomi per quella risposta.
Non tanto per il letto – certo, il mio corpo era appena entrato in fase di lutto perché come mi aveva toccata Harry non mi aveva mai toccata nessuno – ma per la fase di amicizia. Io avrei voluto che diventassimo qualcosa di più che semplici conoscenti.
Ma lui stava troncando tutto sul nascere, com’era solito fare con ogni cosa. Mi sorprendeva che avesse portato a termine quel corso.
<< Non mi sembrava ti lamentassi tanto mentre eravamo insieme. Anzi. >>
Screanzato, sfrontato, cafone!
Avvampai immediatamente, rendendomi conto che quell’idiota stava usando le mie incapacità di tenere sotto controllo gemiti e sospiri per colpirmi. E ci stava riuscendo.
<< Perché vuoi rendere tutto più complicato? >> mormorò, quasi ovvio.
Solo che davvero non capivo perché volesse farmi parlare, perché stesse in qualche modo cercando di convincermi del fatto che dovessimo continuare quell’assurda relazione.
<< Era il corpo a parlare, in quel momento. Anche Zayn potrebbe farmi lamentare >> sputai, perentoria.
Lo vidi irrigidirsi e tendere la mascella prima di avvicinarsi ulteriormente e mettere una mano sul mio fianco.
Subito tutti i miei muscoli si tesero e i sensi si misero in allerta, soprattutto quando le sue labbra si avvicinarono al mio collo, proprio in prossimità del livido che mi aveva lasciato, quello che mi aveva concesso come segno. Neanche fossi di proprietà privata.
Vi soffiò leggermente sopra, provocandomi brividi che si propagarono lungo tutta la spina dorsale.
<< Non è semplicemente questione di corpo, Lewis. Tu mi vuoi >> affermò, sicuro.
<< Non mi pare di avertelo mai nascosto >> risposi a tono, seppure ancora scossa dalla sua vicinanza e dal fatto che le sue labbra sfiorassero continuamente il lobo del mio orecchio.
Dovevo mantenere la calma e la lucidità necessaria per non farmi sopraffare da lui, o sarebbe finita e tutto quel teatrino sarebbe stato un’enorme inutilità.
Non appena sentii qualcosa di caldo e umido poggiarsi sulla mia mascella, arretrai, scottata. Non potevo, non dovevo.
Mi fissò confuso per un po’, prima di riassumere il ghigno strafottente di sempre.
<< Alcune cose avresti dovuto tenerle per te >> soffiò, distogliendo lo sguardo.
Quello che avevo detto era davvero così scomodo per lui?
<< Ho sentito tutto durante il riposo dopo l’intervento, Abbey. Ogni singola parola >> snocciolò poi, senza mai guardarmi dritto negli occhi.
Lo immaginavo, purtroppo, ma saperlo direttamente da lui era tutta un’altra cosa. Provavo rabbia verso me stessa perché avrei dovuto stare zitta e reprimere certi istinti. Avrei dovuto tenerle per me, aveva ragione lui. Ma non gliel’avrei data vinta: visto che eravamo in gioco, tanto valeva continuare a lottare.
<< Allora perché prima mi hai posto quella domanda? >> chiesi, con un tono troppo incrinato rispetto a prima.
<< Volevo fossi tu a dirmelo, una buona volta. >>
Sussultai lievemente, torturandomi le dita per il nervosismo.
<< Cosa sarebbe cambiato? >> ebbi il coraggio di chiedere, ma con una nota di tristezza nella voce.
Sapevo bene come sarebbe andata a finire, e le mie previsioni si stavano avverando comunque. Infatti mi annunciò che dovevamo andare, perché dovevamo salutare i professori e portare fuori i bagagli per il viaggio.
Gli intimai di andare avanti, perché non volevo più combattere contro i mulini a vento. Per lui non ero valsa, non valevo e non sarei mai valsa nulla, se non un paio di semplici nottate durante la permanenza al campus.
Con quella mia domanda avevo appena detto addio ad Harry, sebbene nella mia mente lui ci sarebbe rimasto lo stesso.
 
Salutammo i professori di lingue in pochi minuti, prima di disporci in una lunga fila fuori al dormitorio, nei pressi del giardino. Sembravamo trenta soldati in attesa di ricevere ordini dal comandante, quando l’unica cosa che ci stavano dando era l’attestato di superamento del test finale – fortunatamente a pieni voti – di quel corso che mi aveva totalmente sconvolto l’esistenza.
Quando ebbi il rotolo di carta tra le mani e l’attestato di partecipazione e successo, esultai tra me e me perché vedevo Oxford sempre più vicina e l’inferno sempre più lontano.
Schiacciai il cinque a Louise, accanto a me, una volta terminata quella pseudo cerimonia, e l’abbracciai stringendola forte, promettendole che quello non era per niente un addio.
A parte alcuni residenti a Londra che salutai molto velocemente – Edward e Colin li evitai come la peste, per ovvi e fondati motivi – non ci volle molto per fare un cenno veloce agli altri, prima di salire, accompagnata da Josh, sul bus giallo che era passato a prenderci un mese e mezzo prima per condurci all’Elizabeth I. Dal finestrino vidi scorrere il campo, mentre l’autobus si allontanava e i professori salutavano calorosamente i loro ormai ex alunni.
Nonostante tutto, avevo imparato tantissimo in quel campus, avevo fatto esperienze che mai mi sarei sognata, tanto negative quanto positive, e improvvisamente sentii uno strano senso di malinconia pervadermi.
Luoghi che non avrei mai più rivisto e che erano stati teatro di misfatti e belle sensazioni... Era strano lasciarsi tutto alle spalle. Compreso Harry, ma solo in senso fisico perché stava seduto sul sedile dietro al mio.
I primi ad essere riaccompagnati fummo proprio io e Styles. Pochi metri prima fu fermato lui, poi io due case dopo.
Lasciai cadere le borse a terra quando mi ritrovai Elena addosso, mentre, calorosamente, mi stringeva a sé.
Ricambiai l’abbraccio, affettuosa come non mai perché mi era mancata più di qualsiasi altra cosa in quel periodo. Averla avuta accanto nel momento più difficile mi aveva fatto capire quanto avessi bisogno di lei e della sua presenza nella mia vita.
<< Dov’è Liam? >> chiesi, guardandomi intorno.
<< Ci raggiunge tra qualche minuto, aveva da fare! Ora dimmi, com’è andata con Harry? >>
E le raccontai tutto. Mentre portavamo le borse in casa, aiutate da mio padre che si era degnato di sollevare il bagaglio più pesante per poi lasciarci sole, le avevo detto ogni cosa. Da quando eravamo finiti a letto insieme, alla mia intenzione di dirgli tutto, per poi passare alla discussione avuta quella mattina stessa.
Lei ascoltava assorta, mentre a me sembrava di percorrere a ritroso anni di storia quando poi era successo tutto in poche settimane.
Effettivamente quello che avevamo passato prima aveva spianato la strada, ma poco importava. Tutto era esploso in quelle poche settimane.
<< Ne sei innamorata, vero? >>
A quella domanda persi quasi l’equilibrio. Fortuna volle che fossi già seduta, o mi sarei ritrovata a terra con un fondoschiena dolorante per la botta appena presa.
<< Non lo so, io… Non credo >> risposi, valutando tutto.
<< No, non pensarci >> mi ammonì, prendendo il mio volto tra le mani e scuotendolo. << Mentre ne parlavi eri così assorta, e quando arrivavi a ricordare i momenti più belli indossavi un sorriso che non ti ho mai visto fare. Tu ed Harry siete sempre stati un’incognita. >>
Inarcai un sopracciglio, confusa. Ma cosa stava dicendo?
<< In che senso? >>
<< Vi ho visto spesso ridere insieme, passare del tempo in assoluta tranquillità, scherzare e a volte anche fissarvi come se voleste strapparvi i vestiti di dosso da un momento all’altro >> ammiccò, facendomi un’occhiolino. << Però poi litigavate come non ho mai visto litigare nessuno, vi tenevate il broncio per giorni e vi rispondevate solo per continuare a battibeccare. La maggior parte del tempo era così, ma ciò non toglie che entrambi, quando eravate in pace, sembravate migliori amici da una vita. Qualcuno avrebbe addirittura potuto pensare che vi voleste un bene dell’anima. >>
Ridacchiai, lasciandomi cadere contro il cuscino.
<< Perché me lo dici solo ora? >> domandai, guardandola.
Lei fece semplicemente spallucce, alzandosi per scendere di sotto a prendersi qualcosa da mangiare, visto che i miei erano andati a fare la spesa.
In effetti ad Harry avevo sempre tenuto in un modo del tutto particolare. Il fatto che tentasse sempre di proteggermi me lo faceva apprezzare parecchio, e nella bolla con lui ci ero sempre stata bene.
Poi si aggiungevano l’assoluta necessità di farlo stare bene, di stargli accanto, di vederlo sorridere. Se sinonimo dell’amore era la dedizione, allora..
 
Sono innamorata?
 
Io non sapevo cosa volesse dire amare, in verità. Non l’avevo mai provato prima, né avevo avuto esempi dinanzi a me che potessero in qualche modo offrirmi un’immagine chiara di quel sentimento. A parte Elena, ma il suo era un amore masochista. Neanche lei sapeva cosa stesse succedendo con Liam, ma se doveva fare così male…
Sia io che lei eravamo distrutte. Perché l’amore aveva quell’effetto collaterale di sì ampia portata? Io avrei dovuto odiare Harry, detestarlo con tutta me stessa, eppure… In quel momento avrei voluto correre da lui e gridargli di smetterla, di cercare di conoscermi davvero. Ma non ne avevo il coraggio. Da un po’ di tempo a quella parte ero diventata una codarda senza pari.
Sbuffai, lanciando un peluche contro il muro, per poi vederlo rotolare vicino all’armadio di mogano.
<< Ho bisogno di firmare un armistizio per entrare? >>
<< Zitto ed entra, Honey >> sorrisi, mettendomi a sedere e perdendo subito tutti gli istinti omicidi di quel momento. Lo abbracciai stringendolo forte, mentre entrambi rischiavamo di cadere dal letto, con le risate di Elena di sottofondo.
<< Siete strani, voi due >> affermò, mordendo una mela.
<< Parla per lui, io sono la normalità fatta persona >> mi atteggiai, incrociando le braccia al petto.
<< Io l’ho sempre detto che si droga >> rispose l’altro, allontanandosi prima che potessi colpirlo, ma finendo comunque col sedere a terra.
<< Se io mi drogo tu hai l’alcol direttamente in testa, tesoro >> ridacchiai, raggiungendo Elena sulla soglia.
<< Iniziate a correre, perché tanto vi prendo entrambe. E lì sono fatti vostri >> minacciò, alzandosi.
Io e la mia migliore amica ci guardammo un istante, prima di precipitarci verso le scale, che scendemmo rapidamente rischiando di romperci la noce del collo. Decidemmo in un nanosecondo di separarci, per rendergli il lavoro più difficile, ma Liam preferì seguire me, la più lenta tra le due. Non aveva messo in conto che fossi la più agile, però.
Con un salto riuscii a scansare la fila di vasi che divideva il giardino sul retro da quello anteriore, e continuai a correre verso la strada, voltandomi un istante per vedere Liam più vicino di quanto credessi.
 
E’ andato in palestra, giusto.
 
Era una vita che non ci rincorrevamo e prima il ragazzo era un mingherlino. Ora era più muscoli che altro, e me ne resi conto quando mi afferrò senza troppa fatica, proprio nelle vicinanze di casa Styles.
Robin era seduto fuori, e quando mi vide sorrise amabilmente, incitando Liam mentre lui mi caricava in spalla.
<< Mettimi giù! >> gridai, facendo ridere l’uomo, mentre Liam si avvicinava a salutarlo.
<< Salve, Robin >> borbottai, mentre il ragazzo si girava per farmi guardare direttamente lui.
<< Non fatevi male, ragazzi >> ci ammonì, scherzosamente, prima di vederci allontanare.
Avevo rinunciato a dimenarmi, onde evitare di attirare troppo l’attenzione per strada – più di quanto non stessimo già facendo, insomma.
Elena era seduta sotto il porticato di casa nostra, paziente. Ci stava aspettando, evidentemente.
<< Mi deludi, Lewis, pensavo che la ginnastica tra le lenzuola fosse servita a qualcosa! >> borbottò la mia amica, quando Liam mi ebbe messa vicino a lei.
<< Lo avete fatto davvero? Siete stati attenti? >> interrogò Honey, squadrandomi.
<< Dio, sì, Dr. Sex. E poi prendo la pillola, ricordi? >>
Non c’era imbarazzo con lui, sapeva ogni cosa di me.
<< A proposito, la punizione >> sibilò lui, svelando quello che nascondevano le sue mani.
<< No! >> gridammo all’unisono io e la mia migliore amica, prima di venire investite da un getto d’acqua congelata.
La smettemmo di urlare solo quando ci rendemmo conto che l’acqua ci finiva direttamente in bocca e iniziammo a correre per il giardino, inseguite da Liam che ci aveva completamente inzuppate. Stava ridendo, quell’idiota!
Feci così un occhiolino a Elena, che provocante si avvicinò a lui. Quello abbassò la guardia, facendo cadere lo sguardo sul seno della ragazza.
Pervertito.
Approfittai della sua momentanea distrazione per sfilargli la pompa dalle mani e imbrattarlo dalla testa ai piedi.
Sgranò gli occhi stupefatto, e io ed Elena prendemmo a ridere forse più di prima.
Mi erano mancati quei momenti di pace e serenità con loro, mi erano mancati loro in generale.
Lasciai cadere il tubo a terra e mi avvicinai a loro, per abbracciarli.
Fu in quel momento che tornarono i miei, e prima che potessero dire qualsiasi cosa, i miei amici si dileguarono.
Okay, ritrattavo. Erano dei traditori!
Scappai in camera mia e mi chiusi in bagno, spogliandomi dei vestiti bagnati per poi gettarmi sotto la doccia.
 
Harry’s p.o.v
 
Dovevo togliermela dalla testa, e l’unico modo per farlo, era trovare un rimpiazzo. Ero stato convinto anche io di quella cosa fino a quando non mi ero reso conto che in verità era un altro aspetto di Abbey ad attrarmi: la sua disponibilità.
Non a livello fisico, purtroppo per me ero arrivato a comprendere che il suo corpo non mi era bastato. Quando si era confessata in quel modo, assurdo e troppo per lei, avevo sentito un brivido attraversarmi tutto: era chiaro, cristallino come l’acqua che provava qualcosa per me.
Il problema era… Cosa sentivo io per lei?
Mi faceva stare bene, ero tranquillo con lei, così come non lo ero mai stato tutta la vita, percepivo il bisogno di baciarla, stringerla, farle provare piacere. L’Harry più razionale che mi abitava dentro mi stava lentamente sussurrando due paroline che non avrei mai accettato, ma che in quel momento mi fecero riflettere.

Ti piace.
 
Zittii la mia vocina interiore e ordinai al mio cervello di trovare una soluzione perché io e Abbey eravamo troppo diversi per stare insieme. E se era vero che gli opposti si attraevano, allora volevasi dire che eravamo troppo simili.
E in quel caso ne sarebbe derivato un cataclisma, altro che amore scoppiettante.
<< Harry? >>
Sobbalzai, mettendomi a sedere sul letto, guardando mia madre sulla soglia della porta.
<< Mi hai appena fatto venire un infarto >> borbottai, riprendendo a respirare normalmente, neanche mi avesse colto a guardare un film porno coi ragazzi.
A quel pensiero sogghignai, ricordando che una volta c’era mancato davvero poco che la madre di Niall ci scoprisse, durante le vacanze in Irlanda.
<< Oh, no, non sopporterei di vederti ancora in ospedale >> mormorò, carezzandomi una guancia.
Voleva sembrare forte, ma sapevo che quell’esperienza l’aveva segnata.
Le concessi il permesso di sedersi accanto a me, facendole meccanicamente posto sul materasso, e rimasi in silenzio a guardarla. Sembrava così consumata, sapevo bene che quel periodo non era stato dei più semplici con suo figlio – a suo dire – ancora debole in giro per la metropoli londinese.
Inutili i miei tentativi di farle capire che stavo benissimo e che non aveva bisogno di preoccuparsi, perché era arrivata a chiamarmi così tante volte al giorno che avevo spento il telefono facendole capire che non mi andava di tornare ad avere undici anni.
<< Sono venuta a dirti che tra due giorni c’è una festa. L’hanno organizzata Louis e gli altri >> affermò, sorridendo.
<< Una festa per cosa? >> chiesi, confuso.
<< Per il vostro ritorno! >> rispose, dandomi un buffetto sulla coscia. << Ovviamente noi genitori non siamo invitati, siamo solo i messaggeri della situazione dato che non hanno avuto modo di contattarvi. Neanche so perché, in verità. >>
Oh, io lo sapevo.
Liam lottava per cercare di capire cosa fare con Elena e Danielle, quindi non gli sarà neanche passato per la mente di dirmi che ci sarebbe stata una rimpatriata con tutti quanti. Louis ed Eleanor si stavano sicuramente dando da fare prima delle vacanze di lei con i genitori per l’America, Niall avrà pensato che qualcun altro ci avrebbe avvisato e Zayn… Magari aveva avvertito Abbey, chi poteva saperlo.
Al solo pensiero strinsi forte la coperta in un pugno, destando la curiosità di mia madre che non esitò a rendere nota.
<< Niente, sto bene >> dissi soltanto, deviando poi il discorso. << Dove si farà? >>
<< A casa di Liam, io ospiterò i suoi per cena >> spiegò, prima di riavvicinarsi alla porta. << Harry. >>
<< Mmh? >>
<< Se vuoi parlare di… qualsiasi cosa… Io ci sono >> affermò, senza nascondere un sorriso materno che ricambiai.
Scossi leggermente il capo e la vidi uscire, lasciandomi nuovamente solo.
 
Solo.

 Come non mi sentivo da qualche giorno.
Lei mi mancava, inutile negarlo: sentivo vivo il desiderio di vederla sorridere, per me, non per qualcun altro che non fossi io. Odiavo sentirmi respirare, perché lei il respiro me lo aveva mozzato tantissime di quelle volte, anche solo scostandosi i capelli, che ormai ci avevo fatto l'abitudine.
Il suo profumo, le sue carezze, il fatto che ci fosse stata sempre… Perché mi ostinavo a rifiutare i suoi sentimenti? Perché non riuscivo ad ammettere a me stesso che io per lei provavo qualcosa di forte?
 
Ero stanco di sentirmi solo.
 
Lei era lì, e io la vedevo così lontana… E pensare che a distanziarla ero stato io stesso, con le mie fottute paure e il mio dannato orgoglio. Ma lei… Non si rendeva conto di quello che mi faceva, e non ne sarebbe mai venuta a conoscenza se non avessi smesso di tenerla così fuori dal mio mondo, quando ne faceva parte.
Ma c’era il fattore Zayn, lei non si comportava con me così come si comportava con lui. Era dolce, rideva spesso… A me non andava di vederla così serena con lui, perché con me era diventata debole, chinava spesso il capo, evitava il mio sguardo e mi faceva dire cose che non pensavo.
Ci stavamo distruggendo a vicenda, ma non potevo continuare a decompormi in solitudine. Dovevo riportarla da me.
Ci sarebbe stata anche Abbey a quella festa?
Sapevo esattamente cosa fare.
Con un sorriso sadico afferrai il cellulare e composi un numero che da tanto non rispolveravo dalla rubrica.
 
 
A’s corner:
Bene, ragazze. Posso ben dire che da qui ha inizio la parte finale della storia. Harry sta evidentemente tramando qualcosa, ed Abbey sembra tutta intenzionata a mettere la parola fine alla loro (mai nata) relazione.
Ovviamente le cose non vanno MAI come ci si aspetterebbe, il destino sarà pur scritto, ma chi possiede il libro?
Il prossimo capitolo sarà incentrato sulla festa. Ne succederanno delle belle, Harry si mostrerà particolarmente stronzo ed Abbey svelerà a se stessa ciò che prova per il ragazzo.
Detto questo, voglio ringraziare le 164persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le 44che l’hanno messa tra le ricordate e le 218che l’hanno collocata tra le seguite.
Cioè, voi mi farete venire un infarto prima o poi.
P.S Uno dei pensieri di Harry è una frase della canzone :3
  
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