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Autore: Blue Sunshine    14/06/2013    6 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 MURDERESS.
 


(2)- Regali newyorkesi 

Non abbiamo bisogno di ali per volare

Prendi solo la mia mano.
 

 Emma si chiuse la porta alle spalle, indossando gli occhiali da sole. Si sistemò una ciocca di capelli ribelli e sorrise alla vista del ragazzo biondo appoggiato al cofano della sua macchina nera. Corse lungo il vialetto ghiaioso della sua abitazione, mentre il sole faceva risplendere i suoi capelli rossi e facendo risaltare le sfumature mogano sulla sua nuca. Il giovane alzò lo sguardo, incrociando con i suoi occhi azzurri e pacati quelli scuri e vispi di Emma. 
“Niall!”urlò lei, gettandoglisi addosso e stringendoselo contro.
“Hey Em!” Le braccia di Niall si strinsero intorno ai fianchi spigolosi di lei, che si lasciò andare ad una risata forte. Emma affondò per un momento il viso al suo collo, annusando il suo familiare profumo. 
“Mi sei mancata” sussurrò lui dolcemente, accarezzandola alla base del collo. 
“Tu no” Emma lo baciò sulla guancia, dandogli una pacca sulla spalla e staccandosi da quell’intenso abbraccio. 
“Mi eri sembrata troppo dolce”  lei sorrise, schiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi. 
Niall scosse la testa, sfiorandole delicatamente il braccio per poi darle le spalle e salire in macchina; Emma lo imitò, chiudendo lo sportello con fragore, non prima di aver controllato il trucco sul finestrino dell’auto. 

Arrivarono a scuola in anticipo; il cortile era pieno di ragazzi e il chiacchiericcio riempiva l’aria circostante e fredda. Niall parcheggiò al solito posto, spense l’auto e uscì, girandosi verso il profilo della scuola: guardò l’edificio di sbieco, una mano a proteggere gli occhi dalla timida luce del sole. 
“Non mi è mancata poi così tanto come pensavo” disse, passandosi una mano fra i capelli biondi e già arruffati. 
“Vorrei vedere ... A chi mancherebbe la scuola mentre si sta per una settimana a New York?” Emma si piegò all’altezza dello specchietto della macchina, passandosi sulle labbra carnose un rossetto rosso, le sopracciglia appena aggrottate a causa della concentrazione. Quando si rimise dritta sorrise e Niall le passò un braccio intorno alle esili spalle, spingendola verso l’ingresso. 
“Spero per te che mi abbia portato un regalo da New York” commentò Emma, sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia marcate dal mascara in direzione del ragazzo accanto a sé. Niall la guardò con gli occhi blu spalancati, quasi sorpresi e arricciò il naso.
“Oddio no, me ne sono completamente dimenticato…” Emma si bloccò nel bel mezzo del corridoio, guardandolo di sbieco, le mani abbandonate lungo i fianchi.  
“Brutto bastardo, dimmi che è solo uno scherzo o vedrai cosa ti succederà”
“Ti voglio bene anche io” Niall estrasse dal suo zaino una busta, lanciandogliela, le guance ancora più rosse del solito. Lei l’afferrò al volo e con aria da superiore, l’aprì; ma i suoi occhi non riuscirono a contenere lo stupore e la meraviglia che provò quando vide il suo regalo. 
“Cristo Niall” sussurrò, tirando fuori l’elegante tubino nero, semplice e dalla stoffa leggera, che si apriva in una scollatura sul petto e una più profonda sulla schiena. Niall si grattò la testa in un chiaro segno di nervosismo, attendendo la sua opinione.
“Sapevo che avessi bisogno di un vestito per il ballo e mia madre ha detto che questo faceva al caso tuo. E’ di uno stilista anche abbastanza famoso e … Al diavolo, ti piace o no?” Emma gli saltò addosso per la seconda volta nel giro di mezz’ora, stritolandolo fortissimo. 
“Grazie, grazie, grazie”urlò nel suo orecchio, attirando molti sguardi curiosi, mentre la risata forte e vivace di Niall scoppiava sulla pelle di Emma. La ragazza recuperò la busta scivolata a terra, riponendo con cura il vestito al suo interno. Il suono della campanella della prima ora suonò e tutti i ragazzi si mossero verso le rispettive classi. Niall ripose i libri delle lezioni successive nell’armadietto, chiudendoselo poi alle spalle.
“Dopo una settimana fra le strade  affollate newyorkesi il silenzio delle aule non lo reggerò”   commentò semplicemente, affondando le mani nelle tasche dei jeans. Emma, d’altro canto, si picchiò la fronte con una mano, tornando alla realtà.
“Merda!” Esclamò soltanto, sistemando velocemente il regalo di Niall nell’armadietto.
“Cosa?” chiese Niall mentre lei lo superava, dirigendosi veloce come una gazzella al lato opposto del corridoio.
“Mi sono dimenticata di avere il compito di biologia e sono in ritardo. Ci vediamo a pranzo Niall!” Disse solamente, correndo come una pazza, con i suoi capelli che danzavano sulla sua schiena. Travolse un gruppo di studenti del primo anno che la guardarono con ammirazione, ma lei non diede segno di essersene accorta. Prima di svoltare l’angolo, però, si fermò e cercò gli occhi del suo migliore amico.
“Mi sei mancato anche tu” mimò con le labbra, prima di sparire in un vorticoso uragano di capelli rossi. 

 


Harry si passò una mano fra i capelli ricci, mordendosi le labbra a sangue. Picchiettava il piede a terra almeno da dieci minuti e sebbene si stesse imponendo la calma, la ben riuscita era lontana. Si guardò intorno ancora un volta, sperando di vedere qualche anima pia che gli dicesse cosa fare esattamente; in fondo aspettare lo aveva sempre innervosito e in quella circostanza il suo malessere sembrava amplificarsi. Con uno sbuffo si alzò dalla sedia, sistemandosi la maglietta bianca che aderiva al suo fisico asciutto.
“Styles?” Lui si girò di scatto, inciampando sui suoi stessi piedi. L’uomo che era sparito almeno venti minuti prima, intimandogli di aspettare, si sporgeva da una porta alla sua sinistra. Gli fece cenno di avanzare e il giovane, controllando il proprio respiro, lo raggiunse. Quando gli fu di fronte, quello gli mise amichevolmente una mano sulla spalla, introducendolo in un’ ambiente che odorava di pulito. Quando sentì la porta chiudersi alle proprie spalle, Harry alzò il suo sguardo: l’ufficio era spazioso e luminoso, le pareti erano tappezzate di attestati e targhette di riconoscimento, ed erano rigorosamente bianche. Al fianco della finestra vi era una scrivania ordinata dove capeggiava un computer di nuova produzione, circondato da ogni tipo di carta possibile. Gli occhi verdi e curiosi di Harry osservarono con ammirazione l’ uomo dietro la  scrivania intento a scrivere frettolosamente su uno dei documenti. Harry ricevette una piccola spinta segno che poteva tranquillamente avvicinarsi e così fece, con un sorriso cordiale e sicuro; raggiunse con poche falcate il bordo del tavolo, fermandosi a guardare l’uomo che posò la penna e alzò lo sguardo verso il suo: i suoi occhi erano di un azzurro chiaro, caldi ed esperti, sapienti. I capelli scuri, con qualche sfumatura grigia, ricadevano su una pelle abbronzata e segnata da poche rughe d’espressione. Questo alzò un sopracciglio, grattandosi la guancia macchiata dalla barba altrettanto brizzolata. 
Sicurezza, ma non troppa. Cordialità, ma non ingenuità. Sei giovane, ma non stupido e il tuo cognome è del tutto ininfluente, Harry. 
Le parole del padre gli ronzavano nel cervello e Harry si stupì della familiarità e semplicità  con cui stava riuscendo a gestire quegli occhi ad alta tensione.
“Harry ... Harry Styles” disse semplicemente l’uomo , sfogliando un fascicolo blu che si trovava sopra a altre infinità di documenti e da cui Harry riuscì a vedere la propria foto. 
“Sì” rispose lui, incerto se fosse una domanda o meno, scostandosi i capelli dagli occhi.
“Il figlio di Carl?” gli occhi gli si velarono appena, forse memore del tanto e troppo tempo trascorso. 
“Esatto” rispose Harry mentre quello arricciava il labbro, annuendo semplicemente. Dopo pochi attimi di silenzio chiuse il documento che stava sfogliando, guardandolo dritto negli occhi di Harry che mantenne lo sguardo senza fatica, rimanendo nella medesima e composta posizione.
“Sei molto giovane, ragazzo. Non sapevo che avessi scelto lo stesso lavoro di tuo padre” 
“Mio padre non mi ha condizionato in alcun modo, la scelta è stata solo mia e l’età è solo un numero, non mi fermerà dal compiere il mio dovere” rispose, spostando sulla gamba destra il peso del corpo e stringendo i pugni lungo i fianchi, tradendo un accenno di nervosismo. L’uomo dagli occhi azzurri lo scrutò per altri secondi prima di sorridergli apertamente, alzarsi e porgergli la mano.
“Sono il commissario Harrison, ho lavorato per tredici anni con tuo padre. Benvenuto nella nostra squadra” Harry la strinse con sicurezza, aprendosi in un sorriso sincero: le fossette che apparvero sulle sue guance lo fecero sembrare ancora più piccolo dei suoi ventitré anni. 
“Grazie signore” e Dean gli sorrise ancora, pensando fra sè a quanto quel giovane somigliasse al padre. 

 

                              Emma Harrison                                                   Niall Horan 

 

 
Harry Styles 

 


  

Angolo autrice:

eccoci qui con il primo capitolo della storia e si presenta meglio il personaggio di Emma: carismatica, vivace e sicura di sé. E viene anche introdotto un nuovo meraviglioso personaggio: Niall, nelle vesti di un dolce e tenerone migliore amico. Lo amo! Infine, altro personaggio della trama: Harry Styles, neo poliziotto, integrato nella squadra di Dean Harrison. Che ne dite, vi piace in queste vesti? Grazie per le vostre recensioni al prologo, siete state meravigliose. Spero nei vostri commenti, un bacio e a presto

Sonia.  

 
  
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