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al contest “One-shot,
a te la scelta” indetto da _Sebba sul forum di EFP.
Greyhound
- Chi
sono
loro per giudicarmi? Sono io a decidere della mia vita! -,
disse Ellen, le
palpebre abbassate, gli angoli della bocca appena sollevati; Margery
guardò
quel sorriso sprezzante, non diverso da quelli che aveva esibito
durante tutta
l’adolescenza: sua sorella sorrideva sempre come se in ogni
frase si potesse,
volendo, sbirciare tutto il mondo segreto che le stava dietro.
-
Ellen -,
disse, smarrita, ma lei tenne lo sguardo basso.
- Che cosa hai
fatto? -, aggiunse, ansiosa.
- Tu
che
cosa hai fatto!? -, la aggredì, - Ho saputo tutto, ho visto
tutto. Sono stata
alla Torre, ma non mi hanno lasciato... Dio, come hai potuto fare
questo a me? Dovevi essere la mia
buona sorella,
non quella di Maria. Sua Maestà -, disse in tono di scherno,
- ha già una
sorella, e capisco che ne sia invidiosa perché lei,
be’, è migliore.
Margery
impallidì. - La mi coscienza... -, cominciò
a dire, ma Ellen la interruppe con una risata squillante. Non
riuscì a
pronunciare una sola parola: aveva fatto davvero quello che pensava
fosse
migliore per lei. E la Regina,
disse
una voce nella sua testa, non voleva la
stessa cosa? Non è per questo che ha impedito a molti di
prenderti in moglie?
Doveva solo
toccarla, farle capire che per lei
voleva solo il meglio, ma Ellen scappava, preferiva le ombre della
notte
invernale, il rosso funereo dei bracieri alla sua mano, e la guardava
con gli
occhi cerchiati ma asciutti, seri.
- No, Margery -,
disse piano.
- Per favore -,
sbuffò, impaziente.
Voleva solo
spiegarle: se ci fosse riuscita, pensò,
sarebbe stata perdonata.
Ellen
guardò a destra, verso la porta, come se
attendesse qualcuno; eppure non avrebbe atteso nessuno, lei lo sapeva. Lei aveva fatto condannare il suo stesso
cognato. - Aspetterò ancora qualche minuto, poi
tornerò a casa -, disse con
naturalezza.
- Pensavo
rimanessi a corte.
- No -,
scosse la testa, - non pensi sia troppo buio?
La
guardò muoversi come uno spettro attraverso la
stanza, allungare la mano per aprire la porta e chiamare un
inserviente. In
quel momento vide le sue labbra socchiudersi e scoprire i denti
luccicanti, gli
occhi spalancarsi ancora di più, come se non potesse
trattenere oltre una
felicità segreta. Il suo viso si contorse per
un’emozione improvvisa.
- Aspetta! -,
gridò Margery.
Entrarono con le
spade luccicanti, gli sguardi
truci, gli stivali pesanti.
- Ellen -,
disse. Lei la guardò, in mezzo alle
guardie alte e robuste; avevano detto che sarebbe stata condotta alla
Torre;
che era un’eretica; che covava malanimo nei confronti di
Maria, e che voleva
tradirla.
Si
agitò appena: le sue braccia, nelle loro mani,
sembravano fragili come ramoscelli.
Il cuore le
batteva all’impazzata, quasi volesse
fuggirle dal petto, mentre la certezza che sua sorella avrebbe smentito
quelle
accuse scivolava via, piano, come acqua che gocciava da una crepa.
Aprì la
bocca, poi Ellen fece un passo avanti.
- Margery -,
disse, - come puoi aver pensato di
tradire Sua Maestà?
***
Il coltello
riflesse la luce delle candele, quando
Ellen lo posò sulla tavola, tra loro.
Margery lo
fissò: dopo tutto quello che era
accaduto, le sembrava amaramente possibile che sua sorella decidesse di
ucciderla con le sue mani. Sembrava un levriero, ammaestrato a correre
avanti
da solo, a condurre la caccia prima del padrone.
Poco a poco, lei
aveva smesso di essere una
damigella d’onore; aveva smesso di ricamare, e le carezze che
destinava ai suoi
cani sembravano venire dalle mani di una vecchia, che dalle sue.
Fremiti
nervosi le scuotevano, e le vene e i tendini spiccavano sotto la pelle
sottile.
- Mi dispiace -,
disse Ellen, fissandole.
Lei fece un
sorriso pallido. - Le mie mani saranno
l’ultima cosa da guardare, quando morirò.
Sua sorella
piegò la testa di lato: dalla sua cuffia
ricamata scivolò una ciocca di capelli rossi, un filo appena
palpabile, che
andò a sfiorarle la clavicola. Il suo viso era pallido e
composto.
- Non morirai
alla Torre -, la rassicurò, poi
abbassò lo sguardo e raddrizzò il coltello con la
punta delle dita. Margery
sentì il cuore battere più forte; in preda alla
paura, non sentì subito le sue
parole.
- Vorrei che tu
capissi, prima di decidere cosa
fare.
- Come -,
dovette respirare a fondo, - come puoi
credere che possa capire? Hai mentito, e adesso sono condannata a
morire per le
tue menzogne. Forse vuoi dire che dovrei comprendere perché
hai voluto ingannare il mondo, ma non esiste un motivo,
perciò io non posso chiedertelo. La corte si è
mossa, immagino, e stavolta ha
voluto inghiottire me.
- No -, disse
Ellen, - Solo mio marito è
responsab... ma, mio Dio, adesso ho
diciassette
anni e sono vedova. Non avevi il compito di badare a me: io e lui
stavamo bene,
eravamo felici, avremmo potuto girarci attorno e proteggerci per
sempre. Invece
ho diciassette anni e ho visto il mio Daniel inginocchiarsi sul
patibolo, e
sporcarsi con il sangue nero di un vero
traditore, e pregare per la salute della Regina,
e morire davanti ai miei occhi! -, batté le mani
sul tavolo, il
viso distorto dalla rabbia: nessun sorriso malizioso, nessun segreto da
carpire. Si fissarono a lungo, mentre i loro respiri rallentavano.
Solo allora
Ellen sorrise.
Fu un sorriso
sfolgorante, superbo; lei alzò il
mento, guardandola con odio e pietà nello stesso tempo.
Tanti anni prima...
Margery ricordava un sorriso del genere sulle labbra di Anna Bolena,
quando fu
nel punto più alto che si potesse raggiungere.
- Tu hai detto
la verità per obbedire alla tua
coscienza; io ho mentito, per obbedire alla mia.
Allungò
la mano, strinse il coltello e sentì sotto
le dita il legno intagliato. Ellen la guardò, senza parlare,
le guance bianche
come cera; la Torre la aspettava, con il cappio o la scure o la
fascina;
sarebbe stata lontana dalla Regina, che non conosceva perdono nemmeno
per lei.
- Mi spiace -,
balbettò.
Il sangue
ricoprì rapidamente il pavimento.