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Autore: f9v5    14/06/2013    1 recensioni
(Crossover Inazuma Eleven-Sonic, ma solo per la presenza di un personaggio; prequel del videogioco "Shadow the hedgehog")
La sua squadra, la potente Night Star, sconfitta da quei mocciosetti?
Ancora non riusciva a capacitarsene, quel che era peggio era che non avrebbe neanche potuto vendicarsi; ancora poche settimane e sarebbe ritornato in un altro sonno millenario, al suo nuovo risveglio di quegli impiccioni non sarebbe rimasta neanche la polvere.
E quindi, eccolo lì a sbraitare e imprecare, lanciando maledizioni a vanvera, sperando, tra l’altro inutilmente, che ciò l’avrebbe fatto sentire meglio.
-Vuoi la vendetta?! C’è un modo per ottenerla!-
Nota: ci sono delle coppie su cui sono fermamente saldo, altre invece no, quindi lascerò a voi lettori(ammesso che c'è ne saranno) la scelta.
Cosa preferite?
1) Aki x Kazuya o Rika x Kazuya(deciso)
2)Yuuya x Haruna o Yuuki x Haruna (deciso)
Ok, non ho altro da aggiungere, buona lettura a tutti!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si è soliti dire che il tempo scorre troppo in fretta; eppure c’è sempre qualcuno disposto a smentirci, uscendosene con la supposizione che le lancette sembrano avanzare fin troppo lentamente, quasi stessero godendo a farci aspettare.
Alla fine diciamocelo, lo scorrere del tempo è sempre stato soggetto a considerazioni varie, ma tanto si tratterà sempre di soggettività legata al proprio stato d’animo.
Ovviamente questo ha portato lo scorrere di questa misteriosa forza ad essere soggetta a critiche per il suo semplice essere; accusiamo il tempo di essere troppo rapido quando siamo in uno di quei momenti in cui ci sembra quasi di essere come in paradiso per via di un chissà quale lieto evento.
Ma dobbiamo pur ricordarci che cambiamo completamente la nostra opinione quando ci troviamo in un momento “nero”, uno di quelli in cui uno vorrebbe sparire dal mondo, magari perché ne ha combinata una veramente grossa.
Insomma, a conti fatti sembra che il tempo non riesca mai a soddisfare le aspettative dell’essere umano.
Akio Fudou era uno a cui dello scorrere del tempo non avrebbe mai potuto fregar meno.
In quella situazione, però, si trovava in una sorta di via di mezzo tra le due precedenti considerazioni.
Mentre osservava le lancette dell’orologio da polso, ignorando il fatto che sembravano scorrere a rilento solo per il puro piacere di farlo incazzare(non che quest’ultima fosse un’impresa tanto difficile, sia ben chiaro), da un lato si sentiva pure contento del dover aspettare.
Come diamine aveva potuto accettare?
Meno male che le cose sembravano avvenire a velocità tartaruga in quel frangente, non avrebbe mai voluto arrivasse quel momento.
Salvo poi fare un breve ragionamento: più tempo ci sarebbe voluto perché l’umiliazione cominciasse, più ce ne sarebbe voluto perché quest’ultima finisse.
“Cazzo!” si ritrovò a pensare.
Ed ecco che alla fine si ritrovò anche lui nella categoria di quelli che non fanno che prendersela con il proprio orologio e mandargli maledizioni contro.
-C-ciao, vedo che sei arrivato in anticipo.- la limpida voce di Fuyuka Kudou lo riscosse dal pensiero di gettare l’arnese che aveva al polso nel primo cassonetto che gli fosse capitato sotto tiro, o anche per terra.
-Bè, dopo che mi hai rotto fino allo stremo per essere qui, volevo liberarmi di te il più in fretta possibile!- ribattè, acido come il suo solito.
Alla fine fu colpa sua, era arrivato in anticipo.
-Allora, posso sapere com’è che intendi aiutarmi?- chiese leggermente seccato e provocatorio.
Il giorno prima, quando le aveva rivelato che si stava esercitando da giorni(forse erano anche settimane) per imparare quella tecnica del cavolo, tutto avrebbe pensato, meno che quello.
Considerato il carattere di lei il massimo che si aspettava era che gli augurasse buona fortuna e se ne andasse.
Invece no!
Si era offerta di aiutarlo, quella mocciosetta rompiscatole.
Anche se la sorpresa più grande gli venne da se stesso; avrebbe potuto liquidarla con un -Va al diavolo!- o, ancora meglio, con un sonoro -Non sparare cazzate e togliti di mezzo!-.
Eppure accettò e non fece neanche proteste di alcun genere, a discapito di quanto detto prima.
-Bè, pensavo che potresti provare nuovamente ad eseguire la tua tecnica, così potremo farci un’idea su cosa non ti riesce bene e cercare di aggiustare quell’eventuale mancanza.- propose gentilmente la viola, sperando in cuor suo che non le ridesse in faccia.
Akio si limitò ad un’alzata di spalle -Uhm…se pensi possa essere utile.-
Andò  posizionarsi al centro del campo portandosi il pallone sotto braccio, lo lasciò cadere malamente a terra e si concentrò.
In un istante, come ad se avesse sentito un segnale di avvio nella sua testa, fischiò.
I cinque pinguini sbucarono dal terreno e presero il volo, mentre lui alzava la gamba; ma le cose andarono come l’ultima volta: i volatili si dissolsero nel nulla prima di arrivare a mordere la gamba del ragazzo e conferirgli la potenza del tiro.
-MA PORCA DI QUELLA…- Fuyuka fu lesta a tapparsi le orecchie. A giudicare poi dal fatto Akio continuava ad aprir bocca in maniera rapida e sconclusionata si poteva facilmente presumere che l’escalation di imprecazioni da parte del ragazzo con la cresta fosse ben lontana dall’aver termine.
Preferì allora tenere le mani sulle orecchie ed aspettare che il ragazzo finisse la sua sfuriata.
“Mi sarà che ci vorrà parecchio lavoro e, soprattutto, tanta pazienza.” Peccato che Akio fosse a corto dell’ultima. E tra un’ora sarebbe pure cominciato l’allenamento.
 
 
-Io non vi darò nessuna dritta, ne vi dirò che allenamento dovrete fare; voi sarete gli arbitri di voi stessi, farete quello che più vi sentirete di fare.- con queste parole Michiya Kudou li aveva liquidati.
Detto questo aveva tagliato la corda, lasciando basiti tutti i ragazzi.
Nessuno si capacitava delle parole del mister, a che scopo lasciarli al proprio destino e lavarsene le mani?
Ma ormai avevano imparato a conoscerlo quell’uomo, sapevano che dietro ad ogni sua scelta, all’apparenza strana, si nascondeva sempre un secondo fine.
Il problema era che, questo secondo fine, non si riusciva mai a comprenderlo, almeno non inizialmente.
Quindi, tanto valeva rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Motivo per cui era lì da un’ora buona a correre tra birilli e ostacoli vari, al fine di affinare ancor di più la sua velocità, già di per sé parecchio elevata.
Durante questi momenti di isolamento, Ichirouta Kazemaru tornava quasi indietro nel tempo, ripensando ai vecchi ricordi.
Rivedeva se stesso due anni prima quando faceva ancora parte del club di atletica, sport al quale doveva e sapeva di dover molto, la sua velocità derivava da lì, dopo tutto.
Inizialmente non trovava il calcio divertente, aveva accettato di unirsi alla squadra solo per dare una mano, del resto a quell’epoca la squadra della Raimon era, a dir poco, allo sbando e, considerando la sua amicizia con Mamoru, non ebbe il coraggio di rifiutarsi.
Doveva essere una cosa breve, si diceva spesso agli inizi, il tempo che la squadra trovasse altri giocatori e poi sarebbe potuto tornare a correre col suo amico Ryo e tutti gli altri compagni dell’atletica.
Eppure accade qualcosa, qualcosa che all’inizio non sapeva come chiamare, che lo portò a rivalutare le sue convinzioni.
Non se ne rese conto subito, poi, però, capì: aveva cominciato ad amare quel nobile sport che era il calcio!
I legami che si venivano a creare erano indissolubili, restavano intatti nel tempo e, se sinceri, non sarebbero crollati di fronte a nessun’intemperia.
E così, da semplice giocatore momentaneo era diventato, man mano, giocatore della Inazuma Eleven a tutti gli effetti, fino a raggiungere i mondiali a Liocott, dove, insieme a Mamoru e a tutti gli altri, aveva coronato un sogno: erano diventati campioni del mondo!
Si fermò di colpo, sorrise leggermente: l’atletica aveva visto i suoi inizi, ma era grazie al calcio che era cresciuto, l’Inazuma era la sua famiglia.
Era come un sogno ad occhi aperti, solo che era reale. Ma di colpo, quel sogno rischiava di trasformarsi in un incubo.
Si lasciò sfuggire un verso di rabbia al pensiero che tutto quello che avevano fatto per arrivare fin lì venisse spazzato via dai folli piani di Garshield.
No! Non l’avrebbero permesso.
Riprese a correre più velocemente di prima.
-Non riuscirai a distruggere la nostra famiglia!-
Doveva diventare più forte, ad ogni costo!
 
 
 
Ovviamente Ichirouta non era l’unico ad aver preso seriamente la situazione; proprio in quel momento il giocatore più…“imponente” dell’Inazuma, alias Heigoro, stava esercitando la sua abilità difensiva, respingendo i tiri dei compagni, Ayumu e Teppei, senza ricorrere a tecniche speciali.
Potevano dirgli tante cose al ragazzone dai capelli verdi: che fosse grasso, che fosse un fifone, anche che era uno stupido, ma non potevano dargli del vigliacco.
Certo, all’inizio si faceva prendere dalla paura, ma in seguito sapeva sempre dare il meglio e più volte aveva dimostrato le sue capacità.
Una dote che poi non gli si poteva togliere era la resistenza: era l’unico, oltre a Mamoru, ad aver sempre giocato, dalla prima partita con la Raimon fino alla finale contro i Piccoli Giganti.
Anzi, neanche Mamoru poteva dire di aver fatto una cosa del genere, visto che aveva saltato la partita contro l’Argentina, anche se, in quel caso, non si trattava di problemi fisici, ma di causa di forza maggiore.
Insomma, uno che è stato capace di fare ciò, mantenendo sempre dei buoni livelli, non si può definire un inetto.
Bloccò di petto l’ennesimo tiro, a quel punto si inginocchiò al suolo col fiatone.
Mentre il gigante riprendeva fiato, i due amici si avvicinarono per sincerarsi delle sue condizioni.
-Hey, Heigoro, è meglio fare una pausa. Siamo qui da un’ora o anche più, è normale che tu sia stanco.- lo redarguì il ragazzo dai dentoni, sentendosi però molto soddisfatto dei continui progressi che faceva l’amico.
-D’accordo, dieci minuti. Poi però, per favore, riprendiamo!- disse il Kabeyama, sperando di non trovare la disapprovazione dei suoi compagni.
I due annuirono dopo averci riflettuto un po’, rimanendo enormemente sorpresi dalla forza d’animo che il loro amico ci stava mettendo.
Gli sembrava così diverso: il vecchio lui a quel punto avrebbe già implorato di fermarsi per la stanchezza, o a fare moine per la durezza dell’allenamento, pretendendone uno più leggero, invece il verde non aveva fatto una piega e anzi, voleva riprendere il più in fretta possibile.
“E’ davvero maturato!” pensò il nanetto con il lungo codino, non nascondendo a se stesso di provare un certa ammirazione per il compagno di squadra.
Comunque, neanche lui avrebbe battuto la fiacca, avrebbe approfittato di quell’allenamento per migliorare le sue tecniche e, chissà, forse sarebbe anche riuscito a inventarsene una nuova.
Tentare non gli sarebbe certo costato nulla, se poi avrebbe davvero ottenuto dei risultati pure superiori alle aspettative che si era prefissato, tanto meglio.
Passarono dieci minuti -Ok, si riprende!-
 
 
-Di un po’, Max, come mai non sei ad allenarti con gli altri?- fu la domanda che Shinichi pose all’amico seduto accanto a lui in panchina.
I due amici si trovavano al campo di calcio sul fiume, dove spesso Mamoru portava i più piccoli dell’Inazuma Kids per giocare.
Era una cosa che Mamoru faceva molto spesso, soprattutto quando la squadra dell’Inazuma era ancora in formazione, eppure anche in seguito i compagni dell’ormai ex-capitano lo trovavano lì in compagnia dei bambini.
-Ah, non ne ho alcun bisogno, sono in perfetta forma!- esclamò il ragazzo col cappello, mostrandosi sicuro di se, se non addirittura arrogante.
In realtà era solo una facciata per nascondere l’evidenza; nel suo tono di voce vi era una leggera sfumatura di menzogna, che un attento osservatore avrebbe subito notato.
-Io, più che altro, direi che sei stato scaricato.- attento osservatore che si manifestò sotto la forma di Jin Kageno.
Il “fantasma” della Raimon era, come di sua consuetudine, sbucato alle spalle dei suoi compagni inavvertitamente e senza essere notato, ovviamente col solito rischio di un attacco di cuore per i compagni di questi.
-AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!...Oh insomma Jin, devi trovare un modo per farti notare o qualcuno si beccherà un infarto prima o poi.- mugugnò l’attaccante, riprendendo fiato dopo lo spavento.
-Ho ragione, vero?!- il grigio ignorò l’amico, cercando di non fargli cambiare argomento.
-Ehm, ma no, cosa dici? Scaricato io?! Figuriamoci.- ma sotto lo sguardo accusatorio e terrificante di Jin e quello scettico di Shinichi, l’attaccante dovette cedere alla verità.
-D’accordo. Si, diciamo che sono stato scaricato: Ryuugo e Shirou stanno cercando di inventarsi una nuova tecnica, Sakichi e Toramaru stanno cercando di perfezionare la loro, Ichirouta ha detto di volersi allenare da solo, Heigoro si sta allenando con Teppei e Ayumu per migliorare le sue abilità difensive, Yuuki si sta allenando in palestra e Akio è chissà dove, ma tanto a lui non avrei mai chiesto, quel tipo mi inquieta.- spiegò infine.
-E solo per questo tu decidi di battere la fiacca.- giunse severa e rapida la voce di Yamino Kageto, alias Shadow.
L’albino, sentita la motivazione del ragazzo, non aveva perso tempo ad avvicinarsi e, ignorando completamente Jin e Shinichi, focalizzò la sua attenzione unicamente sull’attaccante col cappello.
-Ringrazia che sono stato io a sentirti e non il mister Kudou, ti saresti ritrovato immediatamente fuori dalla squadra, dopo aver mostrato una tale sfacciataggine.-
-M-ma, Shadow ascolta, mi hai sentito no? Senza nessuno ad aiutarmi non posso far niente.- cercò di giustificarsi il Matsuno, giustificazione che, per il ragazzo albino, non giustificava affatto.
-Tsk, se non sbaglio hai detto che anche Ichirouta è rimasto solo, per non parlare di Yuuki e Akio; la tua è una scusa!- la ramanzina, fredda e severa, scosse l’animo dell’attaccante, che abbassò lo sguardo sconfortato.
-Senti, non so di preciso il tuo motivo, ma qualunque sia, denota una superficialità da parte tua che è vergognosa. Indipendentemente dalle tue ragioni, il trascurare i propri doveri in un momento come questo è un atto di grave irresponsabilità.-
Max fu seriamente scosso da quelle parole, Shadow se ne andò senza più dire nulla e senza lasciare a nessuno il tempo di dirgli altro.
Shinichi poggiò una mano sulla spalla dell’amico, cercando di confortarlo -Ehy, amico, non devi prendertela per quello che ti ha detto Shadow, lui voleva solo farti capire che la situazione in cui ci troviamo non è da prendere sotto gamba, e non me la sento di contraddirlo, considerato tutto. Si, forse è stato un po’ troppo brusco nel dirtelo, ma lui voleva spronarti a fare la tua parte.-
Restando a capo chino, l’attaccante scostò gentilmente la mano dell’amico dalla spalla per poi incamminarsi.
-Scusatemi, devo andare!-
Jin e Shinichi, comprendendo la situazione, decisero di non seguirlo.
-Jin, siamo sicuri che sia una buona idea lasciarlo solo?-
-Per il momento è meglio così. Stando da solo avrà modo di confrontarsi con se stesso e riflettere, alla fine non sarà che meglio per lui.- spiegò saggiamente l’ormai ex difensore della Raimon.
Poi fece un sospiro affaticato.
-Fiuuu…che fatica, ho parlato troppo!-
 
 
Il lavoro di manager non era esattamente il più emozionante del mondo: controllare lo stato di salute dei giocatori, la locazione delle partite, il programma dell’allenamento da seguire, la dieta di ciascun giocatore(anche se, nel caso di Heigoro, non si poteva proprio parlare di dieta)e altre questioni burocratiche estremamente noiose.
Eppure c’era gente come Kakeru che non si lamentava di quel lavoro, anzi, considerato che lui era più un tipo da teoria era una situazione invidiabile la sua.
Anche se a volte gli mancava sentire il terreno di gioco sotto i piedi, il giovane con gli occhiali sapeva che quello non era il posto adatto a lui.
Era contento di essersene reso conto, almeno così avrebbe potuto davvero fare qualcosa per aiutare la squadra.
Vero, se si trattava di giocare era praticamente una pezza, aveva avuto modo di sperimentarlo, ma l’importante era imparare dai propri errori e lui sembrava esserci riuscito.
Ormai non era più l’arrogante che pretendeva di avere la maglia numero 10, era il manager dell’Inazuma e metteva le sue conoscenze al servizio della squadra.
Certo, a volte ci scappava qualche commento saccente da parte sua, ma ogni volta era sempre del tutto privo dell’intenzione di offendere o comunque involontario e poi, considerato che era un po’ secchione, poteva succedere che gli scappasse.
-Ehy, Kakeru, allora, ci sono novità da parte dei ragazzi?- la voce del mister Hibiki lo scosse dai suoi pensieri.
-Eh, ah salve mister. Ehm…chiedo scusa, mi ero fermato a riflettere e non ho ancora controllato le e-mail. Aspetti che do subito un’occhiata.- l’occhialuto accese subito il computer ed entrò nella casella postale, sotto lo sguardo del mister che per primo aveva allenato Mamoru e company.
La casella era vuota.
-No, mister, nessuna novità al momento. Dice che non hanno ancora scoperto nulla a proposito di Garshield e dei suoi piani?- chiese il ragazzo, seppur consapevole che neanche lui potesse dare una risposta certa.
-Bè, dopo tutto, considerato che sono partiti due sere fa, e presumendo che abbiano cominciato a investigare ieri mattina, si può dire che è passato solo un giorno, è comprensibile se non hanno ancora scoperto nulla, magari oggi sarà diverso. Noi possiamo solo aspettare e attendere notizie.-
I due vennero distratti dal suono che ricordava un trillo di campana.
C’era un messaggio, era da parte dei ragazzi.
 
 
Due ore dopo, la squadra, ex giocatori della squadra e staff erano tutti alla palestra della scuola Raimon. A quanto pare c’erano delle novità in arrivo.
Considerato che neanche mister Kudou si aspettava quella riunione indetta all’ultimo minuto da Hibiki Seigou, doveva essere qualcosa di serio.
Accertatosi di avere l’attenzione di tutti, l’uomo dalla barba bianca prese parola.
-Molto bene, ci siamo tutti. E’ inutile che mi dilunghi, verrò subito al dunque: la situazione a Liocott è peggiore di quanto credessimo!-
  
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