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Autore: WakeMeUp    14/06/2013    6 recensioni
Un incontro casuale fece sì che due vite si incrociassero, si fondessero, si abbandonassero, per poi tornare ad unirsi più forte di prima.
Louis cercò di smettere di tremare e prese delicatamente il bimbo dalla culla, stringendoselo addosso. Lo posizionò su un braccio, con la testa poggiata al suo avambraccio, e lo cullò un po'. Il bambino si aprì nuovamente in quella piccola smorfia che doveva essere un sorriso, facendo un piccolo verso e, come se si fosse sentito a casa solo in quel momento, chiuse gli occhi.
Louis si voltò verso la donna che gli sorrideva felice, mentre una lacrima le rigava una guancia.
«Ha scelto te.» disse. Louis guardò nuovamente il bimbo tra le sue braccia e sorrise.
«Voglio prenderlo.» disse sicuro. «È una situazione difficile Mary, tu dovrai aiutarmi, ma voglio farcela. Per lui, per me e per Harry. Sono sicuro che quando si sveglierà ne sarà felicissimo.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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L’odore di lenzuola pulite, caffè e cioccolata calda si disperdevano in quel corridoio della clinica, dove un ragazzo moro osservava attentamente tutte quelle piccole creature dormire placidamente nelle loro cullette, qualcuno ancora nell’incubatrice, mentre la cioccolata calda tra le sue mani si raffreddava lentamente.
Osservava quei bambini perché loro avevano avuto il coraggio di venire al mondo ed iniziare la loro sfida più grande, quella guerra che battaglia dopo battaglia lo lasciava in piedi, ma mai più illeso.
Tutto stava andando troppo bene per durare a lungo.
Forse in cuor suo Zayn lo sapeva, sapeva che prima o poi sarebbero crollati, ma non avrebbe mai immaginato che uno dei suoi migliori amici crollasse davvero, rotolasse giù per un dirupo e arrivasse al confine tra la vita e la morte, tra i colori e il buio pesto, tra il sogno e l’incubo, tra l’amore e la solitudine.
Osservava quei bambini mentre pensava che da un momento all’altro una di quelle creature avrebbe potuto prendere il posto di Harry, in quel mondo, dove sembravano essere rimasti in troppi.
E per un attimo li odiò, li odiò tutti, perché loro avevano tutta la vita davanti e potevano prendere il posto di qualche anziano che la sua vita l’aveva ormai vissuta, di qualche malato che desidera la morte come sollievo, perché vuole smettere di soffrire, ma non a lui, non ad Harry.
Harry aveva solo ventuno anni e la vita gliene aveva strappati già due, non poteva strapparglieli via tutti.
Harry aveva una famiglia a cui regalare un sorriso, dei migliori amici da aiutare, una mamma da rendere orgogliosa, un fidanzato a cui restituire la vita e un figlio a cui donare amore.
Un rumore leggero di passi al suo fianco lo fece voltare e immediatamente il moro si irrigidì, per poi rilassarsi quando quella voce si rivelò e la figura venne avanti lentamente, poggiandogli una mano sulla spalla.
Il moro le sorrise, poi tornò a puntare lo sguardo su quei bambini che sarebbero stati felici fino a quando avrebbero ignorato.
E’ quando si inizia a sapere, a scoprire, che si inizia a soffrire.
E’ come quando sei piccolo, che credi in Babbo Natale, poi scopri che non esiste e ci stai male, perché in lui ci avevi creduto, ma lui ti ha deluso e pensi che era tutto migliore quando non sapevi.
«Sei già stato da lui?» chiese poi Mary dolcemente, tirandolo fuori dalla sua scia di pensieri.
Zayn scosse la testa, portandosi la tazza alle labbra e beandosi del calore che riempiva il suo corpo.
«Per la prima volta, non ne ho il coraggio.» ammise sconfitto.
«Cosa vuol dire?»
«Ho una brutta sensazione.» ammise. «Il problema maggiore, però, è che le mie brutte sensazioni non sbagliano mai.»
Mary si lasciò andare un sospiro, poi parlò ancora.
«Come mai sei qui? Vuoi un bambino anche tu?» scherzò, cercando di alleggerire la tensione e rimase quasi a bocca aperta quando sentì Zayn ridacchiare. Il moro scosse la testa.
«Me ne bastano due, per il momento.» asserì, lasciando la donna confusa, così si spiegò.
«Edward e Louis.» disse. «Per il momento sono come due bambini da crescere.» continuò. «E per lo stato, almeno per il momento, Ed è anche mio figlio.» concluse, lasciandosi andare a sua volta un sospiro che sapeva di sconfitta, ma anche di voglia di farcela.
Non si era mai sentito pronto per fare il padre, non si sentiva pronto per affrontare tutto quello.
Alla sua età non si aspettava di dover gestire un amico in coma, un amico -padre- in fase di crollo e un amico depresso.
Quando tutto era iniziato Zayn credeva di essere in una sorta di mondo in cui alla fine, in un modo o nell'altro, nonostante tutto, le cose andavano bene, ma si sbagliava.
La vita li aveva colti alla sprovvista, nel momento in cui maggiormente avrebbe saputo ferirli, e lo aveva fatto. Li aveva fatti crollare tutti, lasciandogli sulla pelle i segni di una guerra che Zayn voleva vincere.
E, forse, era proprio per quello che Harry si era affidato a lui.
«Vado da lui.» annunciò ad un tratto.
Mary gli accarezzò la spalla, regalandogli un bacio sulla fronte che gli diede fiducia, che, per un attimo, gli fece sperare che forse tutto sarebbe potuto andare per il verso giusto.

 

Circa quindici minuti, tre sigarette e un paio di camminate dopo, Zayn era davanti alla stanza numero 173, cercando il coraggio di varcare quella soglia e vedere quel viso ancora una volta.
Passarono ancora cinque minuti, poi il moro mise piede in quella stanza.
Harry era sempre lì, inerme, di una bellezza disarmante, tenuto in vita da un paio di macchinari.
Chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò a lui, prendendogli la mano e sedendosi accanto a lui, per poi guardarlo e sentirsi uno stupido.
«Mi fai sembrare una ragazzina sdolcinata, ogni volta, Styles.» sbuffa. «Ma mi manchi da morire e sarebbe stupido nasconderlo.» continuò, poi si fermò e si lasciò andare un sospiro, fissando le loro mani e immaginando quelle dita lunghe e affusolate intrecciate alle loro gemelle.
«Louis non ne può più.» sussurrò. «Sei tutta la sua vita, Harry, e non resisterà ancora a lungo senza di te, ed è per questo che devi smetterla di stare legato a questi fottuti macchinari e riprenderti la tua vita, cazzo Harry lui non ce la farà senza di te.» sputò fuori. «E neanche io.» scosse la testa.
«Stavate per sposarvi. Gli avevi detto di sì. Lui era così felice… Ricordo che ogni giorno diceva che mancava un giorno in meno del giorno prima al giorno in cui avrebbe finalmente raggiunto la felicità che tanto aveva agognato.» sorrise leggermente, ricordando il luminosissimo sorriso che padroneggiava sul viso del castano ogni volta che si parlava del loro matrimonio.
«Lui diceva che non gli interessava preparare nulla, che lo faceva solo per te, ma che lui ti avrebbe sposato anche sotto un ponte, con la pioggia, con la tuta, perché il vostro amore è troppo per qualsiasi vestito elegante e ricevimento coi fiocchi.» sorrise ancora, un sorriso spento. «Glielo avevi promesso, Harry. Gli avevi promesso che l'avresti sposato, che gli saresti stato accanto, fino alla fine. E non è questa la fine, Harry, non a ventuno anni.» scosse la testa, trattenendo una lacrima.
Non poteva finire così, Harry non poteva mollarli, e soprattutto non sarebbe stato lui a farla finire in quel modo, perché non era il modo giusto, eppure Zayn non sapeva più quale fosse il modo giusto.
«Perché?» sussurrò. «Perché io?» continuò, voltandosi a guardare Harry. «Perché hai affidato la tua vita a me, eh?» sbottò, senza riuscire a trattenere una lacrima.
Harry aveva scelto lui. Aveva scelto lui perché decidesse quando sarebbe arrivato il momento di staccare la spina e farla finita.
Doveva ammetterlo, non se lo sarebbe mai aspettato. C'erano così tante persone in grado di farlo, perché proprio lui?
«Non staccherò mai quella spina, Harry.» sussurrò, scuotendo la testa e stringendogli forte la mano.
«Tornerai. Devi farlo. Per te, per Louis e per Edward.» sorrise, pronunciando il nome del bambino. «E' bellissimo, sai? Ti somiglia. Ha i tuoi stessi occhi.» sussurrò, poi si fermò un attimo, prima di continuare. «Louis perde ore ad osservarli, sperando di trovarci il tuo sguardo.»
«Glielo avevi promesso, Harry.» ripeté, mordendosi le labbra, prima di passargli una mano sulla fronte, cercando i suoi occhi, trovandoli chiusi, ancora, come erano stati per troppo tempo.
«Non lasciarlo andare. Sta crollando e solo tu puoi salvarlo. Vieni a riprendertelo Harry, lui è tuo. Nessuno saprà mai renderlo felice quanto te.»
Non stava mentendo, tutto ciò che diceva era la verità, nonostante il suo amore per il castano fosse sconfinato, lui non sarebbe mai stato in grado di rendere felice Louis come anche solo un sorriso di Harry riusciva a fare.
Zayn se lo ricordava, Louis, i primi giorni di fidanzamento con Harry. L'aveva aiutato così tante volte a sgattaiolare da Harry, coprendoli con chiunque, soprattutto con i manager.
Ricordava come il castano sorridesse eccitato all'idea di poter baciare quelle labbra rosee e morbide. Zayn ricordava di aver visto, per la prima volta, la felicità espressa su un viso e legata all'amore.
«Torna, Harry. Riprenditelo, amalo, sposalo. Mantieni la tua promessa.» ribadì.
«Gira il viso, Harry. Guardami, alzati, esci da quella porta, corri da lui e resta qui. Resta con noi, perché questo è il tuo posto.» gli strinse la mano, sperando in una minima reazione da parte di quel ragazzo che doveva tornare a vivere.
«Harry… Louis ha bisogno di te.» sussurrò. «Non lasciare che il suo viso si spenga, non lasciare un bambino senza padre, non lasciare una madre senza figlio, non lasciare una sorella senza fratello, non lasciare che lacrime di dolore vengano versate per te. Non lasciarmi ad asciugare le sue lacrime, non ancora una volta.»
E non ci riuscì, neanche lui, neanche Zayn Malik riuscì a trattenere le lacrime che lente e calde scendevano sul suo viso privo di vita, fino a bagnare il petto niveo del riccio.
«Torna, Harry.»
Pronunciò quelle ultime parole, poi fu questione di attimi.
Il rumore del battito sulla macchina si affievolì, il panico iniziò a montare nel suo petto.
Zayn si alzò di scatto, correndo in corridoio e chiamando gli infermieri che accorsero velocemente.
Il battito diminuiva, il panico cresceva, il dolore prendeva il sopravvento sul respiro. Solo un'ultima parola, perché la sicurezza che Harry non se ne sarebbe andato svanisse dalla sua mente e quella brutta sensazione che aveva provato per tutta la sera tornasse più forte.
Pochi minuti e tutte le sicurezze di Zayn erano crollate.
Crollate, ancora, come loro, come un castello di sabbia calpestato da un bimbo, come Louis… come Harry.
«Codice rosso.» fu tutto ciò che Zayn riuscì a percepire, alla fine, prima di crollare. Ancora.




Piccolo angolo mio.

Okay, io non so proprio come scusarmi. 
E' un capitolo corto e di passaggio e arriva dopo più di un mese. Sono imperdonabile, scusatemi infinitamente ma ho avuto dei problemi.
In ogni caso, qui non succede molto, abbiamo uno Zayn disperato, perché Harry sembra non dare più segni positivi, e in preda a brutte sensazioni che si rivelano fondate.
Zayn non sa cosa fare e si tormenta, perché Harry gli ha affidato la sua vita e Zayn vuole credere in lui, vuole che si svegli ma Harry, al contrario, da segni negativi.
Codice rosso, a quanto pare. 
Cosa farà Zayn? Harry cederà o lascerà che sia Zayn, ancora una volta, a decidere?
Zayn staccherà la spina o continuerà a credere in lui? 
Giuro che la prossima volta torno presto! 
Scusate, scusate, scusate!
Spero questo capitolo non faccia troppo pena. Mi farebbe, come sempre, piacere una vostra opinione, consigli o anche critiche. 
Scusate ancora, grazie a tutti e per le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ho amato le vostre recensioni, risponderò al più presto. 
Grazie a tutti, davvero. 
WakeMeUp. Xx

   
 
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