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Autore: TheOnlyWay    14/06/2013    13 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 19.

 





Separare Harry da Anthony si era rivelata una vera impresa. Non erano bastate le urla terrorizzate di Gemma, né le suppliche di June.
Harry sembrava completamente fuori controllo ed anche Anthony, che fino a qualche minuto prima aveva portato avanti la messinscena del povero fidanzato trattato male, non stava risparmiando neanche un colpo.
June si sentiva così in colpa che era certa che sarebbe scoppiata  a piangere da un momento all’altro.
Harry stava prendendo a pugni il fidanzato di sua sorella per difendere lei, che lo aveva trattato come se fosse un idiota, che si ostinava a negare qualsiasi interesse, che faceva la stronza praticamente ogni volta che apriva bocca.
Perché Harry la stava difendendo così? Chi glielo faceva fare? Lei non se lo meritava.
Poi, finalmente, Anne prese in mano la situazione.
Afferrò il figlio per la manica della maglietta e lo strattonò bruscamente. Harry le rivolse un’occhiata risentita, ma non osò muoversi. Dopotutto, non avrebbe mai potuto colpire sua madre.
«Basta così, state dando spettacolo. Vergognatevi.»
Gemma si avvicinò al fidanzato, che si copriva il naso con una mano e sembrava piuttosto malridotto. Il sangue gocciolava per terra, copioso.
«Bastardo, mi hai rotto il naso!» urlò, risentito.
Harry rise, sprezzante. Aveva un labbro spaccato e un rivolo di sangue gli colava sul mento, ma sembrava tranquillo come non mai. June non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era normale che lo trovasse bellissimo? Certo, a parte il sangue. Ma gli occhi di Harry brillavano di feroce determinazione e sembrava così forte che June avrebbe voluto tuffarsi tra le sue braccia e piangere, anche se di certo non era lei, quella a dover essere consolata.
Gemma sembrava il ritratto della mortificazione e continuava a lanciare sguardi preoccupati alla madre, poi ad Harry e Anthony e anche a June.
Anthony, che stava bloccando il flusso di sangue con la manica della maglietta, mugugnò qualcosa di incomprensibile.
«Bisogna portarti in ospedale. Non vorrei che morissi qua sul tappeto.» borbottò Anne, spazientita.
Per come la vedeva lei, quella era l’ultima volta che Anthony metteva piede in casa sua. Non poteva costringere Gemma a lasciarlo, ma confidava nel fatto che sua figlia fosse abbastanza intelligente da capire che quel ragazzo era semplicemente un idiota. Per l’amor del cielo, aveva spaccato il labbro del suo bambino! Ed Harry non andava assolutamente toccato, fine della storia.
«Gemma, tesoro, vai a prendere le chiavi della macchina e mettiti il cappotto. Accompagniamo Anthony in pronto soccorso. E prendi anche un asciugamano, non vorrei mi imbrattasse la macchina di sangue.»
«Ed Harry?» sussurrò Gemma, senza riuscire a guardare il fratello in faccia. Si sentiva così in colpa.
«Confido nel fatto che June se ne prenderà cura.» sorrise Anne, tranquilla. Diede una leggera spinta sulla spalla di Anthony e lo guidò verso l’ingresso.
Poco dopo, Gemma tornò con i cappotti e l’asciugamano. Prima di uscire, però, si fermò davanti a June.
«Mi dispiace tanto, credimi.»
June sorrise e scosse la testa.
«Non ti preoccupare, non è colpa tua.»
Quando sentì lo scatto della serratura, June si concesse un sospiro. Le tremavano anche le gambe e probabilmente avrebbe ceduto da un momento all’altro.
Harry, intanto rimase stoicamente in silenzio, senza preoccuparsi del sangue che gocciolava sulla maglietta bianca, né dello zigomo che cominciava ad assumere un colorito violaceo.
«Bisogna mettere del ghiaccio su quello zigomo.» mormorò June, un po’ preoccupata.
Harry annuì, poi le fece strada per la cucina e andò verso il freezer. Frugò per qualche secondo, trovò un sacchetto di ghiaccio istantaneo e se lo premette sulla parte livida.
June, intanto, prese uno strofinaccio pulito e lo passò sotto l’acqua corrente.
In completo silenzio e sull’orlo del pianto, cominciò a tamponare delicatamente il labbro di Harry, cancellando la striscia di sangue.
Harry si limitò a guardarla in silenzio, senza emettere un solo verso.
June si morse un labbro, per impedire al singhiozzo che aveva bloccato in gola di venire fuori. Non voleva proprio comportarsi come una bambina.
Quando lo strofinaccio fu troppo sporco, si voltò di nuovo verso il lavandino e lo sciacquò con dell’acqua fredda. Le tremavano le mani e non sapeva più cosa fare per darsi una calmata.
Fece qualche respiro profondo, poi si riavvicinò ad Harry, che le bloccò il polso con delicatezza e la costrinse a lasciare il panno sul tavolo.
«June.»
June scosse la testa: non voleva sentire niente, o sarebbe davvero scoppiata a piangere.
«June, non è stata colpa tua.» sostenne Harry, con fermezza. June scosse di nuovo la testa e tirò su col naso. Non riusciva neanche a guardarlo in faccia.
«Ehi… piccola, dico sul serio. Era da un sacco di tempo che volevo picchiarlo.»
«Mi dispiace così tanto, Harry. È tutta colpa mia!» June scoppiò in lacrime, senza potersi trattenere oltre. Si coprì il volto con le mani e singhiozzò, ferita e spaventata. Aveva davvero temuto che Harry si fosse fatto troppo male, solo per difendere lei.
Aveva preso a pugni il fidanzato della sorella, solo perché aveva detto che non era abbastanza bella! Con che coraggio poteva negargli una possibilità? Come poteva continuare a fingere di non accorgersi delle premure che aveva nei suoi confronti?
Era stata così cieca, e così ostinata, per tutto quel tempo, che non aveva accettato nemmeno l’idea che Harry potesse essere interessato a lei per davvero.
Chi mai scatenerebbe una rissa per difendere qualcuno di cui non gli importa niente? Nessuno. Perciò Harry era stato sincero, per tutto quel tempo, e lei era stata una stupida. Si era comportata peggio di Carolina e non riusciva neanche a tollerare di essere stata tanto insensibile. Lei, che si faceva vanto di essere una persona intelligente.
«Non piangere, piccola. È tutto okay.» provò a consolarla Harry.
La prese per mano e se la trascinò in braccio. June gli allacciò le braccia intorno alla vita e nascose la testa nell’incavo tra la spalla e il collo.
«Ti ha picchiato.» piagnucolò June, spaventata solo al ricordo del pugno di Anthony che colpiva Harry ripetutamente.
«Sbagliato. Io ho picchiato lui.» le ricordò, divertito. Intanto, prese ad accarezzarle la schiena, con dolcezza.
Non riusciva ancora a credere che June fosse tra le sue braccia.
Certo, stava piangendo e probabilmente era mezzo traumatizzata, ma non l’aveva respinto ed era evidentemente preoccupata per lui.
Quello non era propriamente il modo in cui Harry aveva sperato di concludere la serata. Aveva pensato che dopo cena, se June avesse voluto, avrebbero potuto raggiungere gli altri al bar in cui lavorava Alice e trascorrere tutti insieme il resto della serata, come due semplici amici.
Ci aveva riflettuto molto, nei giorni precedenti: June non era solo una scommessa. In realtà, se ne era reso conto quando aveva immaginato di trascorrere con lei una serata tranquilla, in cui il sesso non era al primo posto tra i suoi pensieri. Aveva quasi dell’incredibile, eppure per quanto la volesse e per quanto gli sarebbe piaciuto baciarla e averla solo per sé, si era accorto che solo la sua presenza era sufficiente per farlo stare bene.
Era una bella cosa, no? Se si fosse trattato di un gioco, non avrebbe provato nessun sentimento.
Sorrise, perché finalmente aveva trovato una ragazza che faceva per lui.
Restava solo da capire se June avrebbe mai cambiato idea.
«Non dovevi farlo! Non per me!» esclamò June, dopo qualche secondo. Harry inclinò il capo, confuso.
«Ha detto che non sei abbastanza bella.» replicò. Secondo il suo modesto parere, quello era un motivo più che valido per rompere il naso di Anthony. Per non parlare poi del fatto che voleva picchiarlo già da un sacco di tempo.
«Non mi interessa quello che pensa quel cretino, Harry. Non sono bella, e allora? Sono intelligente, ho una famiglia, degli amici che mi vogliono bene, cosa me ne faccio della sua approvazione? Te lo dico io, un bel niente. Non ha offeso il mio onore, credimi. E tu non puoi metterti a fare la tartaruga ninja solo perché a qualcuno non piaccio!» farfugliò, così velocemente che Harry fece un po’ di fatica a capirla.
«E poi guarda cosa ti ha fatto…» con la punta delle dita, June sfiorò delicatamente lo zigomo di Harry e le sua labbra.
«Non è niente, June. Non mi fa neanche tanto male.»
«Bugiardo.»
«E per te prenderei un sacco di botte, credimi. E comunque tu sei bella, June. Sei bellissima.»
June sorrise, triste e abbassò lo sguardo. Harry le sollevò il mento con la mano e la costrinse a incrociare lo sguardo.
«L’ho capito, sai? Quello che volevi dirmi.» mormorò, tranquillo.
«E avevi ragione su tutta la linea. Non ero pronto per stare con te, forse non lo sono neanche adesso, o non lo sarò mai, ma ho capito che non sei un trofeo, o una scommessa. Sei molto di più e…»
June scosse la testa, gli accarezzò di nuovo la guancia e lo baciò.
Si sforzò di essere il più delicata possibile, perché dopotutto Harry aveva un labbro spaccato e non era di certo nelle condizioni di baciare, ma non aveva resistito.
Tutto ciò che Harry le aveva detto, ogni singola parola, le aveva aperto gli occhi.
Era stata un’egoista e si era preoccupata solo di sé stessa, senza rendersi conto che anche lui, forse, c’era rimasto male per tutte le volte che l’aveva rifiutato, per ogni volta che gli aveva detto chiaro e tondo che non gli piaceva e che non gli sarebbe mai piaciuto.
E lui aveva insistito, senza demordere neanche un attimo. Perché quello coraggioso, quello intelligente, tra loro due, era Harry.
Lei si era limitata a negare l’evidenza anche quando a tutti risultava fin troppo chiaro che si era presa una bella cotta e che fingeva di detestare Harry solo per proteggersi.
Ma forse non c’era bisogno di farlo. Forse ci avrebbe pensato Harry a proteggerla.
Alla fine, quello stupido gioco, l’aveva vinto lui. Era cascata in pieno nella sua rete, ma perché non si sentiva in trappola? Le sembrava, piuttosto, di essere appena stata tratta in salvo.
Harry era un po’ come un fastidioso e supponente supereroe. L’avrebbe fatta arrabbiare, l’avrebbe fatta infuriare come non mai e probabilmente avrebbero bisticciato ogni due secondi, ma l’avrebbe salvata nel momento del bisogno.
Lui avrebbe rotto il naso al primo che avesse osato dire che lei non era abbastanza.
Harry non le permise di allontanarsi e approfondì il bacio, incurante del bruciore al labbro e allo zigomo.
Finalmente, avrebbe avuto anche lui la sua occasione.
Se avesse solo immaginato che sarebbe bastato prendere a pugni Anthony, l’avrebbe fatto molto prima.
 
 
 
***



Buonaseeera, fanciulle!
Ecco qua il capitolo 19. In realtà non c'è molto da dire, anche perchè siamo quasi arrivate alla fine di questa storia :(
Voi che dite? Vi è piaciuto? Fatemi sapere e perdonatemi per il ritardo :)
Un abbraccio a tutte,
vi adoro <3
 
   
 
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