Titolo:
Ik
zan handhaven.
Titolo
del capitolo: ω
-
Mijn God.
Personaggi:
Olanda
/ Guglielmo I
di Nassau
Rating:
Arancione
Note
dell'autore: One-shot
/ Storica /
Introspettiva - *Per le note storiche vedere a fine storia.
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi e
abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le
situazioni sono di mia
proprietà.
.ω
- Mijn God.
L'odore
acre della
polvere nera ancora riusciva a ferirgli le narici. Tante volte il tanfo
aveva
ammorbato l'aria, durante quella guerra che non sembrava avere fine;
gli
affusti dei cannoni ne erano ricoperti, nere erano le mani dei
sopravvissuti,
nero il viso.
Peccato!
Ma
quel fumo acido,
lattiginoso non voleva andarsene, fissato sulle cornee come la peggiore
delle
immagini; andava fondendosi col rosso del sangue, il rumore di un
respiro
infranto, di una porta aperta e mai richiusa. L'aria fredda della notte
non
poteva cancellare quell'orrore, nessuno avrebbe davvero avuto il potere
di
farlo, tutto era cristallizzato in un attimo eterno.
Lui
aveva visto. Ogni
cosa, ogni momento, ogni battito di ciglia; se prima la cena era
trascorsa come
il miglior desinare, alla luce tremula delle candele e al calore del
fuoco nel
camino, il mondo era andato ora trasformandosi nella bolgia
più profonda dei
cerchi infernali.
Assassino!
Gérard,
questo era il
suo nome: il nome dell'odio, il nome per cui una Nazione ancora troppo
giovane
per camminare sulle sue gambe era caduta a terra, picchiando forte le
ginocchia
contro il marmo lavorato della residenza del principe. Un principe non
più
tale, gorgogliante nel suo stesso sangue che andava allagandogli i
polmoni,
rendendo ogni respiro faticoso.
Olanda
lo sapeva, ne
era talmente consapevole che per un momento tornò ad essere
il ragazzo di un
tempo, spaventato dentro abiti troppo grandi, senza speranza e senza
guida:
tutto quello che aveva, l'unica persona che avrebbe seguito anche in
capo al
mondo, ora giaceva per terra ai suoi piedi, figura imponente offuscata
da un
velo di cosa, lacrime?, vili! Ma tutto era accaduto troppo in fretta
per poter
renderne conto a qualcuno, tutto si era incrinato come un vetro rotto.
Un
complotto spagnolo, un deliquio terribile, due semplici spari che
avrebbero
potuto cancellare una rivoluzione, mettere fine a lotte e morti utili
per
lasciare spazio alla semplice crudeltà di un impero su cui
il sole andava
tramontando da troppo tempo.
Il
corpo di Olanda
era cresciuto. Le ossa si erano rinforzate, i muscoli avevano
cominciato ad
apparire sotto la pelle chiara, ma le lacrime che dagli occhi caddero
su quel
viso sempre più bianco, prossimo alla Morte, erano come
quelle di tanti anni
prima. Lacrime spaventate, lacrime crudeli che bene si accordavano con
il
vestito chiaro sporco di sangue già secco: la sua guida, suo
padre, stava
morendo. Morendo per averlo portato ad essere più forte, per
averlo cresciuto e
avergli insegnato cosa significa la parola libertà; un
fardello troppo grande,
una colpa troppo scura da poter essere cancellata.
«
Willem-! » Ma, di
fronte alla morte, siamo tutti uguali e Olanda non poteva fare
eccezione, non
mentre faceva correre le dita lungo quel viso amato, ferreo ora troppo
molle,
madido di sudore fetido, quasi già cadavere. La barba e i
baffi erano fradici,
gli occhi spenti e le labbra così pallide da sembrare vermi
informi, orribili
mentre si contorcevano per poter parlare. Non aveva paura di lui,
troppa morte
aveva incontrato e regalato lui stesso ma così, in modo
tanto meschino senza
gloria per qualcuno che era la gloria stessa, risultava essere al
limite
dell'oltraggio. Quale Dio avrebbe potuto permettere tutto questo?
Domande si
affaccendavano nella sua mente: non il Dio della Spagna, non il Dio di
Lutero, nessuno
avrebbe potuto essere così meschino, nessuno!
Un
sussulto squassò
le spalle della Nazione non ancora nata quando il revolo di sangue e
saliva
scivolò lento nella barba grigia del condottiero, teso in
uno sforzo immane: lo
stava guardando diretto negli occhi, appigliandosi alle screziature
dorate che
si intravedevano in un verde troppo bagnato, come giada liquida. Il
fiato venne
trattenuto, le ultime parole raccolte con un singulto da bambino.
«
Mon Dieu, ayez
pitié de mon âme; mon Dieu, ayez pitié
de ce pauvre peuple!* » Un fiotto d'aria
duodenale investì il viso di Olanda, pietrificato insieme
all'ultimo respiro di
Guglielmo il Taciturno che lo accarezzò come mai aveva fatto
in vita, lasciando
tra le sue braccia insanguinate fino ai gomiti un corpo ormai inutile,
un
involucro freddo, un simulacro di gloria e di ricordi. Eppure tutto
questo
passò in secondo piano, perché prima fra tutte le
cose quella frase risultò
pesante come un maglio. Non sentiva l'aria fredda sul collo, non
sentiva le
urla delle domestiche, l'assembrarsi di gente tutt'attorno. Lui lo
aveva
raccomandato a Dio, aveva raccomandato a Dio il suo popolo, la sua
Nazione.
Un'ultima invocazione prima della fine, per far sì che lui
lo udisse e che il
grande progetto non venisse dimenticato. La lotta doveva continuare,
Filippo
doveva pagare.
Padre!
Le
ossa
scricchiolarono quando Olanda si sollevò da terra, portando
sulla schiena il
peso di un'invocazione disperata. Deluderlo era fuori discussione, ma i
suoi
occhi avevano smesso di essere come giada. Erano metallici, carichi di
ira.
Dietro
di lui cavalca
la furia!
«
Trovatelo. » Voce
affilata, come la lama di un coltello. « E portatelo da me.
»
ALLA
GUERRA!
.Fine.
Note
storiche: *Guglielmo
il
Taciturno muore il 10 Luglio 1584, in casa sua, assassinato da un
francese al
soldo di Filippo II, Balthasar Gérard, che verrà
catturato poco dopo e
torturato duramente, persino per l'epoca. Lo uccide con due colpi di
pistola al
petto: di fatto, Guglielmo è il primo uomo di stato
assassinato con un'arma da
fuoco. * La traduzione della frase, è: "Mio Dio, abbi
pietà della mia
anima; mio Dio abbi pietà di questo povero popolo.", sebbene
gli storici
pensino che sia stata un'arma di propaganda.