Mi
scuso con tutti per
i due giorni di ritardo, i dialoghi non sono il mio forte e questo
capitolo ha
richiesto più tempo del previsto ... d'accordo lo ammetto:
è stata soprattutto
colpa dei festeggiamenti pr la fine della scuola (mercoledì)
che
mi hanno
"costretta" fuori casa in questi giorni, ma non mi sono dimenticata
di voi (pochi) affezionati lettori, ho promesso che finirò
la
storia e lo farò
^^, portate pazienza che stiamo entrando nel vivo (ecco
perchè
ho cambiato il tipo di titolo, ormai abbiamo chiuso una parentesi):
questo e i prossimi due
capitoli sono fondamentali perchè si rivelerà
finalmente
tutta la trama (o
quasi tutta...)
Buona
lettura
5
Era
da tanto, troppo
tempo che quel viola teneva segregate come in una prigione le lacrime,
simbolo
di debolezza, simbolo di… umanità, ora che
un’emozione così forte aveva
distratto il loro carceriere, le gocce piccole e luminose ne
approfittarono e
tutte insieme, copiose per i tanti anni in cui si erano accumulate, si
riversavano sulle guance ambrate.
Il
mento poggiato fra
la spalla e il cuore del ragazzo, i capelli arruffati appiccicati al
volto
umido e le mani che continuavano a stringere la sua schiena, con le
punte delle
dita che formicolavano. Aveva avuto paura, un sentimento che aveva
sempre
cercato di celare, di vincere. Tanta paura. E ora finalmente non
c’era più
motivo di temere: le sue mani, la sua testa, lo stavano toccando:
toccavano lui
in carne e ossa. Un dolce sorriso si dipinse per un istante sulle
labbra della
giovane: Manes stava bene.
La
sua mano si mosse quasi
da sola, come alimentata da volontà propria,
dall’affetto che provava per la
ragazza, dal rifiuto di vederla piangere, soffrire, di vederla in
quello stato,
era una volontà fortissima che vinse per un attimo anche il
dolore della
perdita della madre, così recente, e se ne stupì
lui per primo. Le dita si
spostarono sulla testa bruna china su di lui, carezzarono con la
dolcezza di un
padre i ricci color mogano. La sua sofferenza poteva aspettare, per il
lutto
c’era sempre tempo, tutto ciò che contava ora era
lei.
“Shh…
tranquilla…”
“Cosa c’è?” le disse con il
tono più rassicurante che poté, cercando di non
far
tremare la propria voce, ancora scossa per i lamenti di pochi minuti
prima, e di
soffocare in gola i singhiozzi almeno un altro po’. Ora
doveva apparire forte,
per lei.
La
sua voce la riportò
alla realtà: Nakia si rese di colpo conto di cosa stesse
facendo, si allontanò
di scatto dal petto di Manes, strusciò rapidamente i dorsi
graffiati delle mani
contro le iridi ametista per asciugarsi e cancellare ogni segno di quel
momento
di debolezza in cui si era lasciata trasportare troppo dalle sue
emozioni. Che
stava facendo? La madre di Manes era morta, era lei che doveva
consolarlo, non
il contrario. Per quanto essere stretta a lui le
facesse…piacere.
“Scusa”
mormorò
mortificata, mentre le guance si tingevano di un lieve colore rosso.
“E’
tutto a posto” fece
lui piatto. Nakia però si sentiva in colpa ora che alzando
lo sguardo aveva
visto meglio quei suoi occhi blu umidi e arrossati per il pianto
recente, si
sentiva di non aver rispettato il suo lutto e pertanto respinse subito
il
pensiero di sorridere per averlo visto sano e salvo.
“Vieni
con me”, Manes
sembrò capire che lei doveva parlargli, gli doveva delle
spiegazioni e per
quanto non fosse nello stato d’animo più adatto
sapeva che loro due si
sarebbero confidati qualunque cosa ed era dunque suo dovere ascoltarla.
Le
prese la mano e la condusse in un posto il più isolato e
ameno possibile, così
da parlare in tutta tranquillità, in privato, lontani da
quel trambusto e
andirivieni di gente che affollava le stanze dell’ormai ex
grande sposa reale.
La portò nel suo giardino.
I
due si sedettero sul
muretto di mattoni rossicci, il cielo cominciava a passare dal color
pece al
bianco sporco: l’alba si stava avvicinando.
Manes
temeva di non
riuscire ad articolare subito un discorso compiuto, una frase per
intero senza
essere interrotto da singhiozzi o lacrime, non voleva mostrarsi a lei
in quello
stato, parole spezzate e frasi rotte non erano il modo migliore per
tenere una
conversazione, così lasciò che fosse Nakia ad
aprire bocca. Voleva sentire la
sua voce, sapeva che lo avrebbe tranquillizzato, che gli avrebbe fatto
comprendere che lei gli era vicino, sempre, che lo capiva.
E
infatti la ragazza
prese la parola quasi subito, quel silenzio innaturale fra i due la
turbava,
vedere Manes con lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi lucidi che
cercavano ostinatamente
di trattenere il pianto era uno spettacolo che le faceva male, non le
venne in
mente nulla di originale da dirgli ma forse se pronunciate con
sentimento anche
le solite frasi di circostanza avrebbero poteva confortarlo; gli
poggiò una
mano sulla spalla e chinando il capo verso di lui sussurrò
mestamente
“Mi
dispiace”
Lui
sorrise con
amarezza, si passò il dorso della mano sul volto come aveva
fatto Nakia prima,
ma stavolta per prevenire la caduta di eventuali lacrime: si rifiutava
di
piangere ancora, dopotutto era inutile, ciò non avrebbe
riportato indietro sua
madre.
“Io…”
cercò di assumere
un tono più razionale possibile, distaccato quasi, le due
parole della ragazza
erano bastate a dargli un po’ di forza, tanta quanto bastava
per metterla al
corrente dei fatti.
“Io l’ho vista; era
lì, a terra, caduta sul
pavimento…” Nakia lo guardava tristemente,
aspettava che continuasse,
desiderosa di sapere.
“Avevo
sentito un
tonfo, proprio da qui, per quello mi ero precipitato nelle stanze
…di mia
madre, ero sicuro che il rumore provenisse da lì. Mi sono
precipitato ma lei…
era già… Madre!” un piccolo singhiozzo
sfuggì al suo controllo e troncò la
frase a metà, ma riprese subito la narrazione
“C’era
qualcosa di
strano nel suo corpo, in quella stanza. Era come se lei
fosse… vuota: sembrava
fatta di pietra, un sasso, spenta, senz’anima…
certo, era ovvio: era morta
dopotutto”
”…
morta…” sussurrò
”Ma
anche i corpi morti
mantengono un minimo di umanità, di… vita quasi,
forse per i ricordi legati a
quella persona, che la fanno sembrare ancora dotata di
un’anima a chi la
guarda. Lei no invece, in nessuno dei miei ricordi quel corpo
è essere
presente, per terra c’era una statua, una statua identica a
mia madre ma non
lei in persona, non il suo corpo privo di vita”
“Non
sono riuscito a
riconoscerlo, era gelido, freddo più di qualunque altro
morto abbia mai visto,
più lo guardo e più non riconosco in lei la donna
che mi è stata madre, eppure
deve per forza essere lei e io, io non ho trovato, non ho voluto
neanche avere la
forza di guardarla negli occhi, negli occhi sbarrati che erano rivolti
alla
finestra, che fissavano…le stelle”.
Nakia
lo aveva
ascoltato con attenzione, era stato un racconto breve e lucido, Manes
diceva di
non essere stato abbastanza forte eppure lei non riusciva a credere che
avesse
appena parlato della morte di sua madre, avvenuta da poche ore, con un
tono così
distaccato, era forte più di quanto credesse e non se ne
rendeva conto.
Però
c’erano dei
particolari che la incuriosivano, o meglio la lasciavano interdetta: il
tonfo,
il corpo simile a una statua, le stelle. Si maledisse per la sua
mancanza di
tatto ma non poteva fare a meno di chiederglielo, doveva fargli delle
domande
su tutto questo, in fondo da lei poteva aspettarselo no?
“Che
intendi quando
dici di aver sentito un tonfo?”
Manes
non era proprio
seccato dalla richiesta, l’aveva prevista, solo
l’immaginava formulata
diversamente, magari meno diretta…
“In
realtà sarei io a
doverti chiedere spiegazioni. Ma so che non puoi fare a meno di fare
domande
quanto ti si racconta qualcosa.
Ricordi
che stamattina
ti dissi di un pericolo che ci minacciava?” Nakia
annuì, un po’ imbarazzata per
aver fatto la figura della curiosa anche in una situazione simile
“Prima
che ci
incontrassimo avevo sentito mio padre ed Edfu che ne parlavano, il loro
discorso era così assurdo… doveva per forza avere
dei significati nascosti così
ho passato tutto il pomeriggio, la sera, quasi tutta la notte a
riflettere su
quelle parole.” La ragazza dagli occhi viola annuì
ancora ma stavolta come a
volergli dire “ vieni al sodo”: era molto
interessata a tutto ciò ma non
riusciva a capire cosa c’entrasse con la sua domanda
“Sto
solo spiegandoti
il motivo per cui mi trovavo qui quando ho sentito il tonfo: stavo
pensando”
disse lui come se le avesse letto nel pensiero
“
Normalmente non mi
precipiterei sul posto ogni volta che sento un rumore di una caduta ma
poco fa
è successa una cosa molto strana, inquietante. Stavo
andandomene da questo
giardino quando voltandomi ho visto il cielo prima brillare per un
istante e
poi essere attraversato da una scia rossa, sottilissima, poi ho udito
il tonfo.
Anche se… sono sempre più convinto che il lampo
sia partito da qui, dal
palazzo, e non il contrario, non si spiegherebbe infatti
perché mia madre è
caduta a terra, perché è chiaro che è
caduta, la sua posizione non lasciava
dubbi…mi chiedo se… il guizzo rosso sia partito
proprio da quella stanza…da
lei…”
“Hai
detto rosso?” le
era all’improvviso tornata in mente la sua visione: lei che
si avvicinava a
Najma e una luce rossa, un bagliore, che aveva per un istante
interrotto il suo
stato di felicità e che tramutatosi in luce bianca si era
affiancato ad Espero
assieme ad altre otto figure del tutto simili..
Manes
annuì, stupito
che Nakia non chiedesse delucidazioni sulla conversazione di suo padre
e del visir
o sul guizzo misterioso ma solo sul colore: era come se lei sapesse
già di cosa
si trattava. Tacque, stavolta era lui a volere delucidazioni.
“Scusa,
non avrei
dovuto precipitarmi qui, ma avevo paura ti fosse successo
qualcosa… io sapevo
che stanotte sarebbe accaduto qualche cosa di brutto qui a palazzo, lo
sentivo,
e infatti la regina ci ha lasciato, una persona così vicina
a te… avevo fatto
bene a preoccuparmi.
Vedi,
sono qui perché
mi ha avvertito… una stella, mi ha detto di seguirla con un
tono triste e
rassegnato che mi ha fatto temere il peggio…”
Manes
la guardava
esterrefatto, sapeva che Nakia parlava spesso con le stelle ma che
queste poi
le rispondessero… il dolore lo aveva reso comunque
più apatico e questo gli
impedì di obbiettare che la ragazza stesse sragionando o
avesse avuto delle
allucinazioni.
Lei
non si scompose
minimamente vedendo quelle iridi blu impregnate di scetticismo e
incredulità,
lo aveva previsto, se neppure Manes era pronto a crederle completamente
la
questione doveva essere davvero assurda. Alzò lo sguardo
verso il cielo, alla
ricerca di due cose: la forza per continuare a raccontare la sua
visione
notturna e la prova di tutto ciò, Najma.
L’alba
si stava
avvicinando ma Espero, o meglio Fosforo, era ancora visibile,
così come lo era il
più lungo dei suoi raggi, dagli occhi ametista. Sperava solo
con tutto il cuore
che anche il ragazzo potesse vederlo, che non fosse percettibile solo a
lei a
cui gli occhi viola, colore del cielo notturno, avevano dato un legame
così
forte con le stelle. Però anche Manes aveva le iridi blu, un
blu profondo e
scurissimo, anche lui era legato al firmamento dalla nascita e Nakia si
chiedeva spesso il motivo per cui i due avessero questa caratteristica,
il blu
li accomunava: ora era più fiduciosa, sicuramente anche il
ragazzo poteva
vedere Najma.
Scostò
la mano da
quella di Manes, che aveva stretto durante il suo racconto, e la
alzò con calma,
cercando di mostrarsi il più possibile lucida e sicura di
sé, stese il dito
indicando la porzione di cielo alle spalle del principe, dove il suo
sguardo
era ancora fisso
“Eccola
lì. Najma”
disse placidamente
Manes
si voltò con lentezza,
alquanto dubbioso, ma appena trovò il punto individuato
dall’indice restò a
bocca aperta: lì in alto c’era Fosforo e dalla
stella più luminosa del
firmamento si protendeva una finissima scia luminosa rivolta proprio
verso la
reggia.
“Quella
è Fosforo ma
Najma è il suo raggio, me lo ha detto lei, mi ha guidato fin
qui: vedi che
indica proprio il palazzo?”
Il
ragazzo annuì
basito.
“Ma
che vuol dire che
te lo ha detto lei? Insomma come fa ad averti parlato?”
“Questo
non lo so, ero
convinta di dormire quando stanotte il Vento degli Spiriti ha
spalancato la mia
porta e quando ho aperto gli occhi tutto intorno a me era bianco,
luminosissimo.
Vedevo delle figure, una più grande, Espero, e una identica
a me, Najma. Quando
ci siamo toccate mi sono sentita come se avessi trovato
l’altra metà di me
stessa, il pezzo
che dico sempre manca
alla mia anima. Mi sono sentita inspiegabilmente… completa.
Najma
era felice come
me ma allo stesso tempo malinconica. Sembrava conoscere qualcosa di
triste
riguardo il futuro e di conoscere già anche me, mi ha detto
di non potermi
rivelare chi era stata ma solo chi era adesso, uno dei raggi di Espero
appunto”
Nakia
aveva avuto davvero
una visione, chissà qual’era il motivo per cui le
stelle le avevano parlato,
chissà perché… ma non fece in tempo a
porsi un’altra domanda perché la ragazza
aveva ripreso il discorso
“C’erano
anche altre
otto figure dietro ad Espero, più piccole.
Ti
ho chiesto
informazioni sul rosso perché prima che arrivasse una nona
presenza, identica a
quelle otto, c’è stato un lampo rosso che mi ha
riempito il cuore di angoscia e
dolore, spazzando via la felicità per un attimo”
Fece
una pausa, come
per preparare Manes a quanto stava per dire, consapevole che si
trattava di una
rivelazione piuttosto forte.
Lui
la fissava
trepidante
“Ebbene
Manes, io credo
che la nona entità sia l’anima di tua
madre”
“Che
cosa?”
“Pensaci:
la grande
sposa reale è nella sua stanza, a un certo punto si volta e
guarda il cielo,
guarda Espero. La stella brilla per un istante, poi l’anima
della regina lascia
il suo corpo e sotto forma di guizzo rosso raggiunge l’astro
della sera dove si
unisce ad altre otto entità del tutto uguali, altre otto
anime. Il corpo ormai
vuoto cade sul pavimento con un tonfo sordo, tu lo senti e preoccupato
per via
della luce di poco prima, accorri e la vedi ormai morta in terra.
Questo spiega
lo strano aspetto del corpo, simile a una statua, completamente
svuotato,
spiega perché sua maestà guardava le stelle e
infine spiega anche il guizzo
rosso”
Manes
non sapeva se
provare ammirazione per la ragazza, che aveva dedotto tutto
ciò in pochi
attimi, o sentirsi in qualche modo ferito vista l’analitica
freddezza con cui
aveva condotto il breve ragionamento, dopotutto non stava parlando
della morte
di una donna qualunque ma di sua madre, nonché della
consorte del faraone.
Però
non poté fare a
meno di lasciarsi trasportare da quei ragionamenti
“Otto
entità…
Stamattina mio padre ed Edfu parlavano proprio di otto persone cui era
accaduto
qualcosa, ricordo il dialogo a memoria ormai:
“Quello
che mi dici è
grave” “Molto grave”
“Purtroppo
sta
accadendo davvero”
“Speravo che dopo
tutti questi anni avesse
dimenticato.
che
si fosse
accontentata”
“Quante persone hai detto?”
“Otto,
o sire”
“La
giustizia…”
“Ne
mancano quattro””
Sai chi”
“Lo
immagino”
“Ma
non fallirò:
sono un dio, io sono Horus ormai, sono Aton il sole: non temo la notte
nè i
suoi signori!
La
ritroverò in tempo!”
“Era
Espero che doveva
accontentarsi e dimenticare, ma non è successo e si
è accanita su otto persone,
nove con la regina. Quindi ora ne mancano tre.
E
poi otto è…”
“…la
giustizia” la
anticipò Manes
“Esatto,
significa che
il faraone ha compiuto qualche infamia nei confronti della stella e
deve
ritrovare qualcosa, qualcuno per placare la collera di
Espero!”
Gli
occhi di entrambi
brillavano, quel gioco di deduzioni e ragionamenti eccitava la loro
immaginazione
e la loro logica e riuscì perfino a fargli dimenticare del
lutto recentissimo e
della drammaticità della situazione. Ormai il mistero non
era più tale: se
ragionavano insieme potevano farcela.
“Espero
si è vendicata
su qualcuno così vicino a te… mi chiedo se fra le
ultime tre persone rimaste da
colpire non ci sia…”
“Anche
io?” fece Manes con
una certa indifferenza
“Non
dirlo neanche per
idea, non era questo che volevo che volevo dire: tu non
c’entri niente, non sei
certo tu ad aver oltraggiato Espero”
“Hai
paura di guardare
in faccia la realtà. Dovresti sapere che la colpa dei padri
ricade sui figli, e
poi non sapendo di quale offesa si tratti potrei averla compiuta anche
io
inconsapevolmente”
“Non
credo verresti
punito tu al posto del faraone, ma tanto non sta a noi decidere chi
verrà
punito, ormai la stella vuole giustizia e se non tentiamo di scoprire
qualcosa
in più sul motivo non riusciremo a salvare i tre individui
rimasti” il suo tono
non ammetteva repliche
“D’accordo,
per ora direi che abbiamo due
piste: cercare informazioni sulle tredici vittime o sulla colpa da loro
commessa”
“Per
ora l’unica
vittima a noi nota è la regina, questo ci porta a pensare
che anche le altre
dodici frequentino l’ambiente della corte… hai
sentito di morti sospette di
recente?”
“No,
mi sembra ovvio
che in caso contrario te lo avrei detto… forse qualcuno
tenta di nasconderle”
“Sì,
potrebbe essere. Magari
lo sesso faraone ha cercato di celarle…”
“Sospetti
del faraone Nakia?”
fece Manes con un tono tra l’ironico e il rimprovero
“Non
lo so, è troppo
presto per sospettare ma anche la Luce dell’Egitto potrebbe
nascondere qualcosa…
dopotutto dal dialogo sembra che sia lui ad aver offeso maggiormente
Espero. Forse…
tu potresti provare a fargli delle domande…”
“Hmmm”
annuì debolmente
“come vuoi. Dopotutto si tratta di salvare tre vite, o meglio
tre anime”
“Però
preferirei che tu
lo facessi senza rivelargli della nostra conversazione e delle nostre
ipotesi
sulla morte della sua consorte…sai…”
“Sì,
sì, capisco”
sorrise “ preferisci che mio padre non sappia ancora di te o
che possa essere
offeso da simili supposizioni, se non ritenerle
assurde…”
Nakia annuì, le aveva letto nel pensiero ancora una volta.
Angolo
delle elemosine
(XD):
Allora
che mi dite? Lo
scambio di battute è pessimo o almeno passabile? Manes e
Nakia hanno un
atteggiamento coerente o sembrano sette-otto persone diverse? Eravate
riusciti
ad arrivare a conclusioni simili alla luce degli altri capitoli o vi
eravate
fatti qualche altra idea? Ditemi tutto che sono troppo curiosa, una
piccola
recensione mi farebbe davvero felice e mi aiuterebbe un sacco, anche le
critiche vanno benissimo purchè costruttive, ma se non so
cosa pensate della
storia non potrò mai migliorarmi e scrivere capitoli che vi
appassionino
davvero, purtroppo ho ricevuto pochissimi commenti e non riesco a
immedesimarmi
troppo nel lettore così non so come comportarmi, vi chiedo
solo una piccola
rece...
Vabbè
dopo questa patetica supplica passo ai
ringraziamenti: ringrazio la mia amica Valerydell95 che
oltretutto non sa
neanche il mio nome su EFP e penso neanche che sto
pubblicando la storia
di cui le ho parlato a scuola (è l'unica persona che conosco
a cui ho
raccontato di Manes e Nakia) : grazie Vale per i tuoi complimenti e per
avermi
ascoltata ^^
Ringrazio anche Il
giardino dei misteri, che ha recensito
(unica) ogni singolo capitolo e continua a seguirmi, grazie davvero per
tutti i
complimenti e l'incoraggiamento, ogni volta che leggo i tuoi commenti
mi viene
voglia di scrivere.
E
poi ringrazio te, ignoto lettore, che stai leggendo
queste righe abbastanza inutili (spero dopo aver letto anche gli altri
quattro capitoli)
e spero che anche a te sia venuta voglia di scrivere... magari una
recensione... no, basta richieste!
Spero la lettura sia stata di vostro gradimento, ci vediamo (si spera)
tra una
settimana.
Piccolo spoiler: ritroveremo uno di questi due personaggi Selene o il Faraone, si accettano scommesse XD
AVVISO:
ve ne sarete
già accorti ma per un motivo o per l’altro questa
storia non è stata più
aggiornata, sicuramente gran parte della colpa, magari tutta,
è mia, è vero ho
avuto meno tempo del previsto ma mi sono anche lasciata trasportare
dalla
pigrizia e quindi il cap. 6 non è arrivato dopo una
settimana né tantomeno dopo
due. Mi scuso con tutti i lettori però vi garantisco che sto
facendo il possibile
per rimediare, attualmente il capitolo è in fase di stesura
(finalmente) e
spero di riuscire a completarlo presto. Grazie a tutti per la pazienza
e per
aver letto la mia storia, spero continuerete a seguirla nonostante i
miei aggiornamenti
saltuari, ciao ^^