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Autore: Achernar    15/06/2013    1 recensioni
"Ritornerai da me un giorno, quando le stelle ti chiameranno” "quando vorranno portarti via..."

Qual'è il motivo che lega Nakia alle stelle? Una bambina di 5 anni gioca con i suoi amici e la notte dorme, ma Nakia no, lei passa le notti sotto il cielo stellato dell'Egitto di 2400 anni fa e trascorre il suo tempo nella buia casetta dell'anziana e misteriosa Selene...
Ora Nakia ha 18 anni e si troverà ad affrontare un destino incredibile, un destino che la lega al cielo, a un essere misterioso e a un antico e oscuro rito...
(non mi sono ancora arresa su questa storia, sto per riprenderla in mano, rimodernarla e hopefully terminarla)
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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Rosso come... un'anima

Mi scuso con tutti per i due giorni di ritardo, i dialoghi non sono il mio forte e questo capitolo ha richiesto più tempo del previsto ... d'accordo lo ammetto: è stata soprattutto colpa dei festeggiamenti pr la fine della scuola (mercoledì) che mi hanno "costretta" fuori casa in questi giorni, ma non mi sono dimenticata di voi (pochi) affezionati lettori, ho promesso che finirò la storia e lo farò ^^, portate pazienza che stiamo entrando nel vivo (ecco perchè ho cambiato il tipo di titolo, ormai abbiamo chiuso una parentesi): questo e i prossimi due capitoli sono fondamentali perchè si rivelerà finalmente tutta la trama (o quasi tutta...)

Buona lettura

 

5

 

 

 

Era da tanto, troppo tempo che quel viola teneva segregate come in una prigione le lacrime, simbolo di debolezza, simbolo di… umanità, ora che un’emozione così forte aveva distratto il loro carceriere, le gocce piccole e luminose ne approfittarono e tutte insieme, copiose per i tanti anni in cui si erano accumulate, si riversavano sulle guance ambrate.

 

Il mento poggiato fra la spalla e il cuore del ragazzo, i capelli arruffati appiccicati al volto umido e le mani che continuavano a stringere la sua schiena, con le punte delle dita che formicolavano. Aveva avuto paura, un sentimento che aveva sempre cercato di celare, di vincere. Tanta paura. E ora finalmente non c’era più motivo di temere: le sue mani, la sua testa, lo stavano toccando: toccavano lui in carne e ossa. Un dolce sorriso si dipinse per un istante sulle labbra della giovane: Manes stava bene.

 

La sua mano si mosse quasi da sola, come alimentata da volontà propria, dall’affetto che provava per la ragazza, dal rifiuto di vederla piangere, soffrire, di vederla in quello stato, era una volontà fortissima che vinse per un attimo anche il dolore della perdita della madre, così recente, e se ne stupì lui per primo. Le dita si spostarono sulla testa bruna china su di lui, carezzarono con la dolcezza di un padre i ricci color mogano. La sua sofferenza poteva aspettare, per il lutto c’era sempre tempo, tutto ciò che contava ora era lei.

“Shh… tranquilla…” “Cosa c’è?” le disse con il tono più rassicurante che poté, cercando di non far tremare la propria voce, ancora scossa per i lamenti di pochi minuti prima, e di soffocare in gola i singhiozzi almeno un altro po’. Ora doveva apparire forte, per lei.

 

La sua voce la riportò alla realtà: Nakia si rese di colpo conto di cosa stesse facendo, si allontanò di scatto dal petto di Manes, strusciò rapidamente i dorsi graffiati delle mani contro le iridi ametista per asciugarsi e cancellare ogni segno di quel momento di debolezza in cui si era lasciata trasportare troppo dalle sue emozioni. Che stava facendo? La madre di Manes era morta, era lei che doveva consolarlo, non il contrario. Per quanto essere stretta a lui le facesse…piacere.

“Scusa” mormorò mortificata, mentre le guance si tingevano di un lieve colore rosso.

 

“E’ tutto a posto” fece lui piatto. Nakia però si sentiva in colpa ora che alzando lo sguardo aveva visto meglio quei suoi occhi blu umidi e arrossati per il pianto recente, si sentiva di non aver rispettato il suo lutto e pertanto respinse subito il pensiero di sorridere per averlo visto sano e salvo.

“Vieni con me”, Manes sembrò capire che lei doveva parlargli, gli doveva delle spiegazioni e per quanto non fosse nello stato d’animo più adatto sapeva che loro due si sarebbero confidati qualunque cosa ed era dunque suo dovere ascoltarla. Le prese la mano e la condusse in un posto il più isolato e ameno possibile, così da parlare in tutta tranquillità, in privato, lontani da quel trambusto e andirivieni di gente che affollava le stanze dell’ormai ex grande sposa reale. La portò nel suo giardino.

I due si sedettero sul muretto di mattoni rossicci, il cielo cominciava a passare dal color pece al bianco sporco: l’alba si stava avvicinando.

Manes temeva di non riuscire ad articolare subito un discorso compiuto, una frase per intero senza essere interrotto da singhiozzi o lacrime, non voleva mostrarsi a lei in quello stato, parole spezzate e frasi rotte non erano il modo migliore per tenere una conversazione, così lasciò che fosse Nakia ad aprire bocca. Voleva sentire la sua voce, sapeva che lo avrebbe tranquillizzato, che gli avrebbe fatto comprendere che lei gli era vicino, sempre, che lo capiva.

E infatti la ragazza prese la parola quasi subito, quel silenzio innaturale fra i due la turbava, vedere Manes con lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi lucidi che cercavano ostinatamente di trattenere il pianto era uno spettacolo che le faceva male, non le venne in mente nulla di originale da dirgli ma forse se pronunciate con sentimento anche le solite frasi di circostanza avrebbero poteva confortarlo; gli poggiò una mano sulla spalla e chinando il capo verso di lui sussurrò mestamente

“Mi dispiace”

Lui sorrise con amarezza, si passò il dorso della mano sul volto come aveva fatto Nakia prima, ma stavolta per prevenire la caduta di eventuali lacrime: si rifiutava di piangere ancora, dopotutto era inutile, ciò non avrebbe riportato indietro sua madre.

“Io…” cercò di assumere un tono più razionale possibile, distaccato quasi, le due parole della ragazza erano bastate a dargli un po’ di forza, tanta quanto bastava per metterla al corrente dei fatti.

Io  l’ho vista; era lì, a terra, caduta sul pavimento…” Nakia lo guardava tristemente, aspettava che continuasse, desiderosa di sapere.

“Avevo sentito un tonfo, proprio da qui, per quello mi ero precipitato nelle stanze …di mia madre, ero sicuro che il rumore provenisse da lì. Mi sono precipitato ma lei… era già… Madre!” un piccolo singhiozzo sfuggì al suo controllo e troncò la frase a metà, ma riprese subito la narrazione

“C’era qualcosa di strano nel suo corpo, in quella stanza. Era come se lei fosse… vuota: sembrava fatta di pietra, un sasso, spenta, senz’anima… certo, era ovvio: era morta dopotutto”

”… morta…” sussurrò

”Ma anche i corpi morti mantengono un minimo di umanità, di… vita quasi, forse per i ricordi legati a quella persona, che la fanno sembrare ancora dotata di un’anima a chi la guarda. Lei no invece, in nessuno dei miei ricordi quel corpo è essere presente, per terra c’era una statua, una statua identica a mia madre ma non lei in persona, non il suo corpo privo di vita”

“Non sono riuscito a riconoscerlo, era gelido, freddo più di qualunque altro morto abbia mai visto, più lo guardo e più non riconosco in lei la donna che mi è stata madre, eppure deve per forza essere lei e io, io non ho trovato, non ho voluto neanche avere la forza di guardarla negli occhi, negli occhi sbarrati che erano rivolti alla finestra, che fissavano…le stelle”.

 

Nakia lo aveva ascoltato con attenzione, era stato un racconto breve e lucido, Manes diceva di non essere stato abbastanza forte eppure lei non riusciva a credere che avesse appena parlato della morte di sua madre, avvenuta da poche ore, con un tono così distaccato, era forte più di quanto credesse e non se ne rendeva conto.

Però c’erano dei particolari che la incuriosivano, o meglio la lasciavano interdetta: il tonfo, il corpo simile a una statua, le stelle. Si maledisse per la sua mancanza di tatto ma non poteva fare a meno di chiederglielo, doveva fargli delle domande su tutto questo, in fondo da lei poteva aspettarselo no?

 

“Che intendi quando dici di aver sentito un tonfo?”

Manes non era proprio seccato dalla richiesta, l’aveva prevista, solo l’immaginava formulata diversamente, magari meno diretta…

 

“In realtà sarei io a doverti chiedere spiegazioni. Ma so che non puoi fare a meno di fare domande quanto ti si racconta qualcosa.

Ricordi che stamattina ti dissi di un pericolo che ci minacciava?” Nakia annuì, un po’ imbarazzata per aver fatto la figura della curiosa anche in una situazione simile

“Prima che ci incontrassimo avevo sentito mio padre ed Edfu che ne parlavano, il loro discorso era così assurdo… doveva per forza avere dei significati nascosti così ho passato tutto il pomeriggio, la sera, quasi tutta la notte a riflettere su quelle parole.” La ragazza dagli occhi viola annuì ancora ma stavolta come a volergli dire “ vieni al sodo”: era molto interessata a tutto ciò ma non riusciva a capire cosa c’entrasse con la sua domanda

“Sto solo spiegandoti il motivo per cui mi trovavo qui quando ho sentito il tonfo: stavo pensando” disse lui come se le avesse letto nel pensiero

“ Normalmente non mi precipiterei sul posto ogni volta che sento un rumore di una caduta ma poco fa è successa una cosa molto strana, inquietante. Stavo andandomene da questo giardino quando voltandomi ho visto il cielo prima brillare per un istante e poi essere attraversato da una scia rossa, sottilissima, poi ho udito il tonfo. Anche se… sono sempre più convinto che il lampo sia partito da qui, dal palazzo, e non il contrario, non si spiegherebbe infatti perché mia madre è caduta a terra, perché è chiaro che è caduta, la sua posizione non lasciava dubbi…mi chiedo se… il guizzo rosso sia partito proprio da quella stanza…da lei…”

 

“Hai detto rosso?” le era all’improvviso tornata in mente la sua visione: lei che si avvicinava a Najma e una luce rossa, un bagliore, che aveva per un istante interrotto il suo stato di felicità e che tramutatosi in luce bianca si era affiancato ad Espero assieme ad altre otto figure del tutto simili..

Manes annuì, stupito che Nakia non chiedesse delucidazioni sulla conversazione di suo padre e del visir o sul guizzo misterioso ma solo sul colore: era come se lei sapesse già di cosa si trattava. Tacque, stavolta era lui a volere delucidazioni.

“Scusa, non avrei dovuto precipitarmi qui, ma avevo paura ti fosse successo qualcosa… io sapevo che stanotte sarebbe accaduto qualche cosa di brutto qui a palazzo, lo sentivo, e infatti la regina ci ha lasciato, una persona così vicina a te… avevo fatto bene a preoccuparmi.

Vedi, sono qui perché mi ha avvertito… una stella, mi ha detto di seguirla con un tono triste e rassegnato che mi ha fatto temere il peggio…”

Manes la guardava esterrefatto, sapeva che Nakia parlava spesso con le stelle ma che queste poi le rispondessero… il dolore lo aveva reso comunque più apatico e questo gli impedì di obbiettare che la ragazza stesse sragionando o avesse avuto delle allucinazioni.

Lei non si scompose minimamente vedendo quelle iridi blu impregnate di scetticismo e incredulità, lo aveva previsto, se neppure Manes era pronto a crederle completamente la questione doveva essere davvero assurda. Alzò lo sguardo verso il cielo, alla ricerca di due cose: la forza per continuare a raccontare la sua visione notturna e la prova di tutto ciò, Najma.

L’alba si stava avvicinando ma Espero, o meglio Fosforo, era ancora visibile, così come lo era il più lungo dei suoi raggi, dagli occhi ametista. Sperava solo con tutto il cuore che anche il ragazzo potesse vederlo, che non fosse percettibile solo a lei a cui gli occhi viola, colore del cielo notturno, avevano dato un legame così forte con le stelle. Però anche Manes aveva le iridi blu, un blu profondo e scurissimo, anche lui era legato al firmamento dalla nascita e Nakia si chiedeva spesso il motivo per cui i due avessero questa caratteristica, il blu li accomunava: ora era più fiduciosa, sicuramente anche il ragazzo poteva vedere Najma.

Scostò la mano da quella di Manes, che aveva stretto durante il suo racconto, e la alzò con calma, cercando di mostrarsi il più possibile lucida e sicura di sé, stese il dito indicando la porzione di cielo alle spalle del principe, dove il suo sguardo era ancora fisso

“Eccola lì. Najma” disse placidamente

Manes si voltò con lentezza, alquanto dubbioso, ma appena trovò il punto individuato dall’indice restò a bocca aperta: lì in alto c’era Fosforo e dalla stella più luminosa del firmamento si protendeva una finissima scia luminosa rivolta proprio verso la reggia.

“Quella è Fosforo ma Najma è il suo raggio, me lo ha detto lei, mi ha guidato fin qui: vedi che indica proprio il palazzo?”

Il ragazzo annuì basito.

 

“Ma che vuol dire che te lo ha detto lei? Insomma come fa ad averti parlato?”

 

“Questo non lo so, ero convinta di dormire quando stanotte il Vento degli Spiriti ha spalancato la mia porta e quando ho aperto gli occhi tutto intorno a me era bianco, luminosissimo. Vedevo delle figure, una più grande, Espero, e una identica a me, Najma. Quando ci siamo toccate mi sono sentita come se avessi trovato l’altra metà di me stessa,  il pezzo che dico sempre manca alla mia anima. Mi sono sentita inspiegabilmente… completa.

Najma era felice come me ma allo stesso tempo malinconica. Sembrava conoscere qualcosa di triste riguardo il futuro e di conoscere già anche me, mi ha detto di non potermi rivelare chi era stata ma solo chi era adesso, uno dei raggi di Espero appunto”

Nakia aveva avuto davvero una visione, chissà qual’era il motivo per cui le stelle le avevano parlato, chissà perché… ma non fece in tempo a porsi un’altra domanda perché la ragazza aveva ripreso il discorso

“C’erano anche altre otto figure dietro ad Espero, più piccole.

Ti ho chiesto informazioni sul rosso perché prima che arrivasse una nona presenza, identica a quelle otto, c’è stato un lampo rosso che mi ha riempito il cuore di angoscia e dolore, spazzando via la felicità per un attimo”

Fece una pausa, come per preparare Manes a quanto stava per dire, consapevole che si trattava di una rivelazione piuttosto forte.

Lui la fissava trepidante

“Ebbene Manes, io credo che la nona entità sia l’anima di tua madre”

 

“Che cosa?”

 

“Pensaci: la grande sposa reale è nella sua stanza, a un certo punto si volta e guarda il cielo, guarda Espero. La stella brilla per un istante, poi l’anima della regina lascia il suo corpo e sotto forma di guizzo rosso raggiunge l’astro della sera dove si unisce ad altre otto entità del tutto uguali, altre otto anime. Il corpo ormai vuoto cade sul pavimento con un tonfo sordo, tu lo senti e preoccupato per via della luce di poco prima, accorri e la vedi ormai morta in terra. Questo spiega lo strano aspetto del corpo, simile a una statua, completamente svuotato, spiega perché sua maestà guardava le stelle e infine spiega anche il guizzo rosso”

Manes non sapeva se provare ammirazione per la ragazza, che aveva dedotto tutto ciò in pochi attimi, o sentirsi in qualche modo ferito vista l’analitica freddezza con cui aveva condotto il breve ragionamento, dopotutto non stava parlando della morte di una donna qualunque ma di sua madre, nonché della consorte del faraone.

Però non poté fare a meno di lasciarsi trasportare da quei ragionamenti

“Otto entità… Stamattina mio padre ed Edfu parlavano proprio di otto persone cui era accaduto qualcosa, ricordo il dialogo a memoria ormai:

“Quello che mi dici è grave” “Molto grave”

“Purtroppo sta accadendo davvero”

 “Speravo che dopo tutti questi anni avesse dimenticato.

che si fosse accontentata”  “Quante persone hai detto?”

“Otto, o sire”

“La giustizia…”

“Ne mancano quattro”” Sai chi”

“Lo immagino”

“Ma non fallirò:  sono un dio, io sono Horus ormai, sono Aton il sole: non temo la notte nè i suoi signori! 

La ritroverò in tempo!”

 

“Era Espero che doveva accontentarsi e dimenticare, ma non è successo e si è accanita su otto persone, nove con la regina. Quindi ora ne mancano tre.

E poi otto è…”

 

“…la giustizia” la anticipò Manes

 

“Esatto, significa che il faraone ha compiuto qualche infamia nei confronti della stella e deve ritrovare qualcosa, qualcuno per placare la collera di Espero!”

Gli occhi di entrambi brillavano, quel gioco di deduzioni e ragionamenti eccitava la loro immaginazione e la loro logica e riuscì perfino a fargli dimenticare del lutto recentissimo e della drammaticità della situazione. Ormai il mistero non era più tale: se ragionavano insieme potevano farcela.

 

“Espero si è vendicata su qualcuno così vicino a te… mi chiedo se fra le ultime tre persone rimaste da colpire non ci sia…”

“Anche io?” fece Manes con una certa indifferenza

 

“Non dirlo neanche per idea, non era questo che volevo che volevo dire: tu non c’entri niente, non sei certo tu ad aver oltraggiato Espero”

 

“Hai paura di guardare in faccia la realtà. Dovresti sapere che la colpa dei padri ricade sui figli, e poi non sapendo di quale offesa si tratti potrei averla compiuta anche io inconsapevolmente”

 

“Non credo verresti punito tu al posto del faraone, ma tanto non sta a noi decidere chi verrà punito, ormai la stella vuole giustizia e se non tentiamo di scoprire qualcosa in più sul motivo non riusciremo a salvare i tre individui rimasti” il suo tono non ammetteva repliche

 

 “D’accordo, per ora direi che abbiamo due piste: cercare informazioni sulle tredici vittime o sulla colpa da loro commessa”

 

“Per ora l’unica vittima a noi nota è la regina, questo ci porta a pensare che anche le altre dodici frequentino l’ambiente della corte… hai sentito di morti sospette di recente?”

 

“No, mi sembra ovvio che in caso contrario te lo avrei detto… forse qualcuno tenta di nasconderle”

 

“Sì, potrebbe essere. Magari lo sesso faraone ha cercato di celarle…”

 

“Sospetti del faraone Nakia?” fece Manes con un tono tra l’ironico e il rimprovero

 

“Non lo so, è troppo presto per sospettare ma anche la Luce dell’Egitto potrebbe nascondere qualcosa… dopotutto dal dialogo sembra che sia lui ad aver offeso maggiormente Espero. Forse… tu potresti provare a fargli delle domande…”

 

“Hmmm” annuì debolmente “come vuoi. Dopotutto si tratta di salvare tre vite, o meglio tre anime”

 

“Però preferirei che tu lo facessi senza rivelargli della nostra conversazione e delle nostre ipotesi sulla morte della sua consorte…sai…”

 

“Sì, sì, capisco” sorrise “ preferisci che mio padre non sappia ancora di te o che possa essere offeso da simili supposizioni, se non ritenerle assurde…”

Nakia annuì, le aveva letto nel pensiero ancora una volta.

Angolo delle elemosine (XD):

Allora che mi dite? Lo scambio di battute è pessimo o almeno passabile? Manes e Nakia hanno un atteggiamento coerente o sembrano sette-otto persone diverse? Eravate riusciti ad arrivare a conclusioni simili alla luce degli altri capitoli o vi eravate fatti qualche altra idea? Ditemi tutto che sono troppo curiosa, una piccola recensione mi farebbe davvero felice e mi aiuterebbe un sacco, anche le critiche vanno benissimo purchè costruttive, ma se non so cosa pensate della storia non potrò mai migliorarmi e scrivere capitoli che vi appassionino davvero, purtroppo ho ricevuto pochissimi commenti e non riesco a immedesimarmi troppo nel lettore così non so come comportarmi, vi chiedo solo una piccola rece...

 

Vabbè dopo questa patetica supplica passo ai ringraziamenti: ringrazio la mia amica Valerydell95 che oltretutto non sa neanche il mio nome su EFP e penso neanche  che sto pubblicando la storia di cui le ho parlato a scuola (è l'unica persona che conosco a cui ho raccontato di Manes e Nakia) : grazie Vale per i tuoi complimenti e per avermi ascoltata ^^
Ringrazio anche Il giardino dei misteri, che ha recensito (unica) ogni singolo capitolo e continua a seguirmi, grazie davvero per tutti i complimenti e l'incoraggiamento, ogni volta che leggo i tuoi commenti mi viene voglia di scrivere.

E poi ringrazio te, ignoto lettore, che stai leggendo queste righe abbastanza inutili (spero dopo aver letto anche gli altri quattro capitoli) e spero che anche a te sia venuta voglia di scrivere... magari una recensione... no, basta richieste!
Spero la lettura sia stata di vostro gradimento, ci vediamo (si spera) tra una settimana.

Piccolo spoiler: ritroveremo uno di questi due personaggi Selene o il Faraone, si accettano scommesse XD

AVVISO: ve ne sarete già accorti ma per un motivo o per l’altro questa storia non è stata più aggiornata, sicuramente gran parte della colpa, magari tutta, è mia, è vero ho avuto meno tempo del previsto ma mi sono anche lasciata trasportare dalla pigrizia e quindi il cap. 6 non è arrivato dopo una settimana né tantomeno dopo due. Mi scuso con tutti i lettori però vi garantisco che sto facendo il possibile per rimediare, attualmente il capitolo è in fase di stesura (finalmente) e spero di riuscire a completarlo presto. Grazie a tutti per la pazienza e per aver letto la mia storia, spero continuerete a seguirla nonostante i miei aggiornamenti saltuari, ciao ^^

  
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