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Autore: _diana87    15/06/2013    6 recensioni
"Quando la vita inizia a starti stretta, allentala."
Questa storia è per te, che mi hai insegnato che dopo ogni caduta bisogna sempre risalire. Perché non tutti i mali vengono per nuocere.
Genere: Commedia, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Rise (Part II)



 

 

Si guardò allo specchio osservando ogni lineamento del suo volto. Stanco, sbiadito e pallido. Abbozzò un sorriso. Ne fece un altro, decisamente più ampio. Alzò un sopracciglio ammiccando alla sua immagine riflessa.

Decise che poteva andare bene.

Uscì presto per andare al lavoro, senza svegliare i bambini, che quella mattina non sarebbero andati a scuola. Kate era già al distretto perché l'aveva sentita la sera precedente dire ad Esposito che sarebbe arrivata presto per discutere sull'ultimo caso.

Rick fece un gran respiro ripetendosi meccanicamente che quella giornata avrebbe svoltato.

Le cose per lui avrebbero preso un'altra piega.

Suo padre glielo aveva detto.

La mia vita si è conclusa, e ho vissuto abbastanza a lungo. Adesso tocca a te.

Dopo una grande caduta, ne consegue sempre una risalita. E lui di cadute ne aveva fatto tante.

Anche quella mattina, quando inciampò sull'ultimo gradino delle scali, prima di entrare in ufficio e incontrare lo sguardo di fuoco di Gina.

"Sei in ritardo."

Ritardo?! Ma se erano le 9.02 minuti!

"Sono le 9.02!"

"Appunto. Sei in ritardo di due minuti!"

Incassò l'ennesima frecciatina dell'ex moglie, ma a lui stava bene così.

Durante il giorno riceveva tante telefonate di congratulazioni dai suoi colleghi scrittori per il suo passo di qualità nel nuovo lavoro. Sembravano più entusiasti loro che Rick stesso.

"E' una grande occasione, Richard. Ogni scrittore di giallo sogna di avere uno spazio televisivo tutto per sé, dove raccontare cosa ne pensa dei crimini polizieschi e quanto essi si riflettano nei suoi romanzi!" gli disse contento un amico scrittore.

"Grazie, sì, è una grandissima occasione."

Rick fece lo stesso sorriso che aveva provato la mattina davanti allo specchio. Sì, aveva funzionato.

La sua vita professionale non poteva andare meglio.

Era di quella privata che si preoccupava.

 

Dopo la strigliata di Kate di qualche giorno prima, lei si era chiusa sempre di più in se stessa.

A cena parlavano solo con i figli, e quando toccava passarsi il sale o lo zucchero a tavola, Kate chiedeva a June, mentre Rick chiedeva a Tommy. Fino a quando, il figlio maggiore si decise a parlare.

"Perché non vi parlate? E' tutto così strano."

Kate e Rick alzarono contemporaneamente lo sguardo l'una verso l'altro. Erano seduti di fronte, e la distanza che li separava sembrava un oceano. Ed era in quell'immenso oceano blu che Kate si stava perdendo, ogni volta che incrociava lo sguardo col marito. Lui la guardava serissimo, facendole intendere che era colpa sua se si trovavano in quella situazione. Lei faceva ciò che sapeva fare meglio. Glissare l'argomento.

"Tommy, tesoro, perché non ci dici com'è andata a scuola?"

Il bambino sbuffò incrociando le braccia.

"Bene, come vuoi che vada?"

"Tommy cerca di essere più gentile con la mamma..." lo rimproverò Rick.

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante, seguito dal rompere del ghiaccio della piccola June, che stringeva una barbie al petto.

"Mamma, papà, io vi voglio bene. Non voglio che vi separiate."

Kate si sciolse guardando Rick. Entrambi con gli occhi lucidi, entrambi con la voglia di abbracciarsi.

 

Stavano sistemando la cucina, quando Rick prese Kate per il braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi. Quello sguardo marmoreo, sempre più blu, l'attraevano come una calamita.

Lui non disse nulla. Aveva gli occhi lucidi e una gran voglia di piangere.

"Ho accettato quel lavoro, Kate..."

Lei si prese del tempo per sedersi e lo fece lentamente, per assimilare le sue parole. Lo sapeva che l'avrebbe fatto.

"...ma non voglio perdere te e i bambini."

"Troppo tardi, Rick."

"Mio padre sta morendo."

Le parole gli uscirono di getto senza neanche pensarci due volte. Kate gli prese immediatamente la mano per stringerla forte.

"Me lo ha detto qualche sera fa, dopo che io e te abbiamo litigato. So che ci siamo allontanati, ma non voglio fare come ha fatto mio padre, dimenticando la sua famiglia e vivere solo per il lavoro. Credi che riusciremo a superare tutto questo?"

Gli strinse la mano ancora più forte e accennò un sorriso.

In lontananza, si sentivano sirene delle polizia, ambulanze e qualche litigata tra fidanzati.

Era una delle solite serate a New York.

 

...

 

"Ed eccoci al nostro appuntamento consueto con un grande scrittore, diventato famoso per la saga di Nikki Heat, ispirata alla detective Katherine Beckett del 12th distretto. Signori e signore, ecco Richard Castle nella sua rubrica settimanale dedicata al giallo!"

"Grazie, Colin, è sempre un onore far parte della grande famiglia di Canale 6! Come sapete, ho passato sette anni nella polizia aiutando gli amici del 12th nei loro casi, e io ne ho approfittato per imparare qualche nozione in più su cosa vuol dire fare il poliziotto. Non preoccupatevi, se mi date due pistole, non riesco ancora a distinguere i modelli! In quello sono una frana!"

Una risata si alzò tra il pubblico in studio e dal dietro le quinte.

Il direttore sorrise guardando Rick. Sì, aveva fatto un ottimo affare decidendo di prenderlo tra il suo staff. Ormai erano tre mesi che lavorava a Canale 6.

Le cose erano decisamente cambiate.

Il lavoro dei suoi sogni andava a meraviglia. Il rapporto con Kate e i figli era migliorato.

Adesso Kate si prendeva dei permessi per stare a casa con la famiglia, dato che lei era stata promossa a capitano. Ne aveva fatta di strada ed era stata una vera stakanovista per tutta la sua vita. Decise che poteva concedersi delle serate libere per fare la casalinga.

Rick tornava a casa dal lavoro e mangiavano insieme, e poi andavano a fare un giro dove volevano i figli. Erano diventati una famiglia modello per tutti i newyorkesi.

Lo scrittore si accorse del cambiamento perché i fan erano diventati più gentili; non lo importunavano quando era a far la fila in posta o in banca.

Non gli lanciavano neanche più le granite addosso.

"Ma ciò che ho imparato maggiormente stando in polizia è l'importanza della famiglia. Questi ragazzi sono stati per me dei fratelli. Mi hanno aiutato sempre e in ogni momento."

Una lacrima scese involontaria sul suo volto.

"Loro sono la mia famiglia lavorativa, ma il primo posto è occupato dalla mia vera famiglia, che ora auguro mi stia guardando dal televisore, senza imprecare nel caso dicessi qualche cazzata!"

 

La donna stava sistemando la cucina. I suoi due figli avevano mangiato tutto quella sera e già erano piazzati sul divano. La più piccola gridò richiamando l'attenzione della donna.

"Mamma, mamma! C'è papà in televisione!"

"A me sembra più magro che dal vivo!"

La frase del figlioletto più grande la fece ridere.

 

Rick mostrò al pubblico una specie di tabellone che aveva fatto, molto simile a quello del 12th. Prese una bacchetta e iniziò ad indicare due disegnini che aveva fatto.

"Esistono due categorie di persone: gli psicopatici e gli scrittori di gialli..."

 

"Papà, non puoi lasciarmi così... Non è giusto, proprio ora che ci siamo ritrovati..."

"Figliolo, ci sono troppe cose ingiuste in questo mondo. Ricorda: le persone che se ne vanno, non ti lasciano mai veramente. Esse vivono nel ricordo di chi le ha amate. Pensami, io sarò lì con te."

Il vecchio esalò l'ultimo respiro. Il cuore ormai non reggeva più. L'uomo al suo capezzale, rimase per qualche interminabile minuto accanto a suo padre, stretto al suo petto, come quando era bambino. Desiderava tornare indietro nel tempo e fermarlo, per godersi i racconti di suo padre su James Bond.

Quanto gli piaceva l'avventura a metà tra la spy story e Indiana Jones!

Una mano femminile, delicata, si avvicinò a lui, abbracciandolo poi da dietro. I suoi lunghi capelli mossi lo riscaldavano. Ma niente poteva tener caldo il suo cuore, poiché suo padre aveva lasciato questo mondo.

 

Suo padre non avrebbe più potuto sentire le sue storie, né avrebbe visto il suo successo, oppure veder crescere i suoi nipotini.

Ma gli aveva lasciato una grande lezione di vita.

"Signori Castle!" una donna tra il pubblico alzò la mano, desiderosa di fare una domanda. Aveva tra le mani un blocco notes, il che faceva pensare che forse era una giornalista infiltrata tra il pubblico.

Rick annuì e le diede l'avvio per porgere la domanda.

"Mi vergogno un po', ma... sono una sua fan! E come tutti qui siamo tutti curiosi di sentire la trama della sua nuova saga di libri! Ho sentito che adesso si dedicherà ai racconti per ragazzi, è così?"

Rick rise imbarazzato, poi alzò le spalle come per indicare che era stato scoperto.

"Sì, è proprio così, signorina... Maddison Roberts del New York Times, ho indovinato?" strizzò gli occhi per metterla bene a fuoco. "Beh, se proprio volete, vi svelerò in anteprima la trama. Il primo libro uscirà questo settembre, quindi spero andrete tutti a comprarlo!"

Per lungo tempo, Kate era stata la sua musa. Finita la saga di Nikki Heat, Rick non aveva avuto grande successo pubblicando dei racconti a sé stanti. Ma adesso aveva trovato di nuovo l'ispirazione grazie a suo padre.

 

"Mamma possiamo spegnere? Questa parte è noiosa!" disse June, la bambina dai capelli dorati come Shirlie Temple, roteando gli occhi.

"Sì sì e poi noi abbiamo il libro in anteprima, vero mamma?" Tommy tirò il maglione blu scuro della mamma.

"Avete ragione. Volete che vi legga di nuovo quel libro? Lo sapete a memoria!"

"Dai, dai, dai!" dissero i due all'unisono, mettendosi a saltellare sul divano.

"Okay, state calmi. Adesso prendo il libro di vostro padre e ve lo leggo, okay?"

Raggiunse uno scaffale nello studio di Rick. Il volumetto aveva una copertina ancora provvisoria; infatti lui avrebbe dovuto consultare la casa editrice per dargli l'okay. Sulla copertina c'era raffigurato un ragazzo dai capelli castani che stava sopra uno skateboard; sullo sfondo c'era una cattedrale e due figure: una buona, rappresentata da un uomo che assomigliava molto al ragazzo, e una cattiva, che era in ombra. Sopra c'era il titolo.

"Allora, siete pronti? Bene."

Tommy e June si sistemarono ognuno nel proprio letto, e attendevano impazienti di sentire il racconto.

 

"Alex Connelly è un sedicenne come tutti gli altri: gli piacciono le ragazze e va bene a scuola. Quando due agenti dell'FBI lo catturano perché convinti che lui sia in possesso di una penna usb contenenti documenti per le armi nucleari, la vita di Alex cambia improvvisamente. Il ragazzo è costretto a scappare, ma viene salvato da un uomo misterioso, che gli dice di essere una spia, e non solo: quell'uomo è anche suo padre..."

"Sono sicura che questa saga avrà un gran successo, signor Castle!"

L'uomo sorrise, soddisfatto tra sé, rivolgendo uno sguardo verso le telecamere, come se stesse in realtà parlando con qualcun altro.

Questa storia è per te, papà, che mi hai insegnato che dopo ogni caduta bisogna sempre risalire. Perché non tutti i mali vengono per nuocere.

"Lo credo anche io."

 

 

FINE

 


 

Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:

Voilà!! Questa mini long ha commosso anche me mentre scrivevo.

Con Kate e i bambini alla fine è andato tutto bene: hanno superato le loro difficoltà, e sono 'risaliti' (come dice il titolo del capitolo).

Rick ha ottenuto il suo lavoro dei sogni, ma non ha rinunciato alla sua famiglia: e questo suo padre gliel'ha fatto capire. "Non tutti i mali vengono per nuocere."

Ho pensato che sarebbe stato carino se Rick cominciasse una nuova saga di romanzi, stavolta ispirata a suo padre.

Un bel modo per ricordarlo, non trovate?

Non poteva abbandonare la sua carriera, perché lui è pur sempre... the writer man ;)

Spero che la storia vi sia piaciuta e che abbiate colto la morale che volevo dare :)

Grazie a tutti per aver seguito questa storia e commentata! :)

Alla prossima!

D.

   
 
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