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Autore: bells swan    15/06/2013    11 recensioni
Bella, ragazza di 19 anni. Edward, un uomo di 39 anni. È vero, c’è una grande differenza d’età, ma alla fine sono entrambi adulti e vaccinati. C’è solo un piccolo ostacolo: Rosalie, la migliore amica di lei, e la figlia di lui.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, James, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Vorrei ringraziare marios, eternity93, elenri, auro_27, morane18, antonella64, ally salvatore e juppyter69 per aver commentato lo scorso capitolo. Fa sempre piacere leggere cosa ne pensate, grazie infinite <3
Vi comunico che manca solo l’ultimo capitolo più l’epilogo c: Dopodiché, non credo tornerò a scrivere :/ Ma sono contenta di aver portato a termine la promessa che vi avevo fatto. Almeno una volta non vi ho deluso, AHAHAH <3





Rosalie ancora non sa niente. È passata quasi una settimana ma ancora non sa nulla. A dire il vero con Edward non abbiamo ancora deciso chi dovrà dirglielo, se insieme o soltanto lui. Non c’è stato modo di parlare l’altro giorno e visto che prima ci vedevamo qualche volta per non destare sospetti o dubbi o altro, ora che siamo intenzionati a raccontare tutto a Rosalie sarebbe stupido farsi scoprire con le mani nel sacco, quindi anche in questo periodo ci vediamo raramente.
Personalmente credo che dovremmo dirglielo entrambi visto che comunque a dare delle spiegazioni ci sarò anche io e non solo Edward ma è anche vero che ho paura ad affrontarla. È così, ho paura, e non vedo ragione per cui dovrei fingermi coraggiosa.
“Bella, mi stai a sentire?”
Mi risveglio dai miei pensieri quando Rosalie stessa mi chiama.
Abbasso lo sguardo bevendo un sorso del mio frappé annuendo. “Sì, scusami, ero soprapensiero.”
Rosalie sorride improvvisamente maliziosa. “Dimmi che c’è un ragazzo a distrarti, ti supplico.”
Dirglielo? Lo vedo fare? Se glielo dico, imitando così l’idea di Alice e Edward, l’unico problema che rimane è dirle chi è. Non dovrei quindi dirle che c’è un fidanzato, rimane solo la persona in sé. E se l’ha fatto Edward, forse dovrei farlo pure io.
“Sì, c’è un ragazzo” ammetto arrossendo un po’.
Lei non immagina neanche che il ragazzo è un uomo e che l’uomo è suo padre.
Sgrana gli occhi, sorridendo estasiata. “Oh mio Dio... E me lo dici così?! Da quanto tempo? L’avete già fatto? Com’è stato? Ti ha deluso? E chi è? Lo conosco?” Non smette di fare domande a raffica e ciò mi fa sorridere.
“Non da molto; sì, lo abbiamo fatto; è stato stupendo; non mi ha deluso affatto; è un ragazzo un po’ più grande di me; no, non lo conosci.”
Le ultime due domande mi hanno messo un po’ di timore, facendomi rispondere per la prima avvicinandomi più che potevo alla realtà; per la seconda mentendo pur non volendo.
“Oddio, la prima volta della mia migliore amica” fa’ con occhi brillanti. “E in che senso è un po’ più grande di te? Molto o poco?” domanda confusa.
Nel bar, lo stesso dove io e James ci siamo scontrati, stringo con le mani il bicchiere da cui bevo il mio frappé. “Rosalie... se ti dicessi che è molto più grande di me?” sussurro, lo sguardo basso come se mi vergognassi. E in effetti è così.
“Lui... è tanto più grande di te?” bisbiglia incerta.
Deglutisco. Non voglio dirle l’età, ma voglio che ci arrivi da sola. E devo dire la seconda bugia della giornata. “È tanto più grande di me da essere divorziato” mento.
Sgrana gli occhi, più di quanto le abbia mai visto sgranare. “Divorziato?” mormora allibita.
Scuoto di scatto la testa, pregandola con lo sguardo. “Per favore, Rose, non giudicarmi.”
So bene che quando tutto si verrà a sapere andremo in contro già a varie critiche e spalle voltate per la differenza d’età, e se Rosalie è giustificata, al momento lei non sa che l’uomo è suo padre, quindi in questo momento è una ragazza come tutte le altre che è venuta a sapere che sto con un uomo più grande di me, senza volto né nome per lei.
Mi fissa sorpresa. “Giudicarti? Non l’ho mai fatto e non intendo farlo ora. Volevo solo dirti se ti fidi di quest’uomo... Molti uomini se ne approfittano, non voglio che tu soffra per un bastardo qualunque” spiega.
Scuoto ancora la testa, sorridendole. “Mi fido, Rose” rispondo sicura.
Anche Rosalie sorride. “E quando me lo farai conoscere?” domanda cercando di ritrovare l’atmosfera leggera di qualche secondo prima.
“Ehm... presto. Sì, presto.” Spero.
Rosalie sospira, alzando gli occhi al soffitto pensierosa. “Che strano, mio padre che non porta mai a casa una donna mi dice che fra poco lo farà, e poi la mia migliore amica che non è mai uscita con nessuno improvvisamente è innamorata” mormora a se stessa facendo aumentare i battiti del mio cuore. Oddio, forse ho sbagliato a fare tutto di testa mia... ma lei pone fine ai miei dubbi indicandomi con la testa il mio cellulare, posato sul tavolino. “Bella, vibra.” Ma prima che io possa prenderlo in mano, Rosalie presa da un'idea improvvisa lo prende e risponde lei. “Pronto?”
Temendo che fosse Edward, le rubo il telefono di mano, osservando sul display il nome. Garrett. Oddio, è lui! “Ehm... ti richiamo io, okay?” Blocco prima che Edward possa aggiungere qualcos’altro.
“Oddio, era lui, vero?” domanda eccitata Rosalie. “Garrett, giusto?”
Penso senza rispondere. “S-sì, era lui.”
“Ma non ha parlato!” si lamenta Rose. “Sembrava parecchio ansioso” riflette ad alta voce.
Tentando di nascondere la mia agitazione, scrollo le spalle. “Litiga spesso con la moglie” lo giustifico sperando di poter chiudere la conversazione ‘fidanzato’. Ma vedendo Rose che apre bocca per continuare, cambio io discorso. “Emmett? Con il lavoro come va?”
So perfettamente che quando parlo di lui Rosalie dimentica tutto. E infatti, così accade.
“A meraviglia” mormora emozionata. “Oggi dovrebbero chiamare da New York e ascoltare cos’ha da dire lui.”
“E accetterà il posto di lavoro?”
Rosalie annuisce, apparendo confusa subito dopo. “Sinceramente non ho ben capito perché Emmett vuole trovare subito un lavoro ben pagato.”
Io lo so, Rose. Vuole sposarti al più presto.
“Quando partirete?” le chiedo in seguito.
“Te lo saprò dire solo quando sarà tutto organizzato con i grandi capi” mormora divertita.
Ecco fatto, il discorso che riguarda me e il mio uomo è per lei scomparso. Non lo fa assolutamente per cattiveria, e a me conviene. Soprattutto visto il discorso...


Edward inizia a muovere il suo membro costretto nei pantaloni contro il mio pube, facendomi ansimare rumorosamente.
È arrivato da poco a casa mia e adesso ci troviamo sul mio letto. E il bello è che avremo a disposizione tutta la notte per stare insieme.
Edward si scosta da me, prendendomi per mano e intrecciando le nostre dita, portandoli al di sopra della mia testa. “Apri le gambe, Bella” sussurra roco, provocandomi brividi incontrollabili d’eccitazione.
Il mio corpo, già rilassato per tutti i precedenti orgasmi, è reattivo al massimo. E io mi sento già sull’orlo dell’orgasmo.
“Edward” lo chiamo improvvisamente, chiudendo le gambe dietro la sua schiena impedendogli di muoversi, un improvviso pensiero che si fa strada in me.
“Che c’è?” mormora trattenendosi a fatica, fissandomi confuso.
Coraggio, Bella, non può essere così difficile.
“Ti ricordi quella sera al ristorante?” domando scrutandolo attentamente.
Dapprima confuso, Edward sembra ricordare. “Vuoi… ora? Ti va?” sussurra roco.
Annuisco soltanto muovendomi sotto di lui a disagio. Oddio, sì che è difficile!
Edward si scosta da me abbastanza da lasciarmi spazio. “Girati” mi ordina.
Okay, non è più difficile parlare con lui: adesso è difficile non saltargli addosso quando mi da degli ordini! E tuttavia, faccio da lui richiesto senza altri indugi, obbedendogli all’istante. Quando sento la sua erezione contro la mia schiena, sento di stare per morire. E abbiamo ancora gli abiti addosso...
“Sei sicura di volerlo fare?” bisbiglia al mio orecchio, stringendomi a sé con le mani sui miei seni.
Piego la testa per assecondare le sue labbra sul mio collo, mentre risale sempre di più. “Assolutamente” mi limito a rispondere.
“Ti farà un po’ male, ma non te ne pentirai” mi giura leccandomi il lobo dell’orecchio, iniziando a toccare con le mani il mio busto e più giù, giungendo alla lampo dei miei jeans.
“Non ne dubito, credimi” sussurro roca. Da dove mi esce questa voglia di giocare? Ah, l’effetto Edward.
Si scosta velocemente da me e lo sento trafficare con la zip dei pantaloni. In cinque secondi, è su di me e posso sentirlo completamente nudo.
Mi muovo sotto di lui, ansiosa.
“Non credi di essere troppo vestita?” mi domanda prima di togliermi la maglietta con un movimento veloce delle sue mani, imitando l’azione con i jeans e le mie mutandine. “Ora va meglio” mormora poggiando la sua erezione fra le mie natiche, un gesto che mi fa rabbrividire. Non di paura, non di timore, bensì d'eccitazione.
Edward non entra in me, si limita a imitare i movimenti della penetrazione toccandomi fra le gambe con le sue mani. Credo d’aver capito perché lo fa. Difatti, quando sono sull’orlo dell’orgasmo si ferma per poi passare le sue dita bagnate dei miei umori sulla fessura che invaderà di lì a poco.
“Bella, tu sei davvero sicura?” mi domanda abbracciandomi da dietro dolcemente. Sento che è molto serio e mi rilascio contro di lui. “Sì. Ti amo, e voglio farlo” aggiungo.
Edward non risponde, mi lascia un bacio sulla nuca. Piano, con molta lentezza, fa entrare la punta. E già vorrei solo ritirare ogni cosa. Ma resisto e non perché so che agli uomini piace, ma perché lo voglio pure io.
“Rilassati” mi ordina a bassa voce, rendendosi immediatamente conto che sento dolore.
La sua mano si riposa tra le mie gambe, stuzzicandomi il clitoride. Subito, mi rilasso come da lui detto. Se mi concentro sul piacere fisico che mi dona il suo indice, riesco a non pensare al dolore.
Oh, certo, fa male. E fa male soprattutto quando entra definitivamente in me con un ultima spinta. Per la forza, sono costretta ad aggrapparmi alla spalliera del letto. E se anche sento dolore, non posso non ammettere che è tutto molto eccitante. Anche troppo, mi rendo conto, quando Edward inizia a spingere costantemente in me dopo essersi assicurato che vada tutto bene. La sua mano, nel frattempo, non mi da tregua. Spinge e tocca, tocca e spinge, e io sono ad un passo dal Paradiso.
“Sei perfetta, Bella...” ansima roco, la mano libera vicino alla mia posata sulla spalliera. “Ci sono quasi, amore mio, ci sono quasi...”
Oh sì, anche io ci sono quasi. No, rettifico: ci sono, perché lui non può pensare di chiamarmi ‘amore mio’ e di non farmi provare brividi di piacere che, sommati a quelli dell'atto in sé, mi fanno venire con un gemito roco.
Ma non mi faccio grandi illusioni, è possibile – con molta probabilità, anzi – che lui mi abbia chiamato così nell’impeto della passione. Probabilmente nemmeno se ne ricorda, adesso.
Edward mi segue all’istante, posando la testa sulla mia schiena e respirando affannosamente. Non è l’unico. Quando si corica al mio fianco, lo imito. Ci troviamo a pancia in su, lo sguardo al soffitto, entrambi stanchi, affannati e stupiti. Cristo santo, se è stata così la prima volta… Edward si schiarisce la gola, muovendosi. Quando mi volto, lo scopro voltato su un fianco verso di me.
“Come ti senti?” domanda.
Mi volto con la testa verso di lui, mostrandomi rilassata al massimo. Sono talmente stanca che nemmeno mi prendo la briga di coprire il mio corpo nudo con il leggerissimo lenzuolo. “Stanca” scherzo.
Edward sorride, facendomi capire che ha inteso come mi sento in realtà. “Ma ti ho fatto molto male?” insiste preoccupato.
“Affatto. Solo quello più che normale. Sto bene, Edward” lo rassicuro per la millesima volta, in questa serata.
Mi accoccolo sul suo petto, beandomi della stretta rassicurante delle sue braccia e delle sue labbra che lasciano leggeri e alternati baci sui miei capelli. In questi ultimi giorni se non fosse perché sono stata a casa sua per Rosalie non ci saremmo potuto vedere. Ma non riuscivamo più a resistere, la voglia aumentava ogni giorno di più.
“Sei ancora convinto di volerlo dire a Rosalie?” sussurro sulla sua pelle.
“Sì. Non c’è la faccio più a mentirle o a stare lontano da te” rivela a bassa voce.
Non dico nulla. Mi bastano queste parole, quelle di poco fa e le sue braccia strette a me.


“Cristo santo, mi fa impazzire” biascica Rosalie con la faccia premuta al tessuto del divano, col corpo stesa sul sofà a pancia in giù.
Faccio una smorfia. “Va bene, Rosalie, ma ancora un’altra parola su quanto i muscoli del corpo di Emmett siano direttamente proporzionali a un’altra, interessante, attraente per te parte anatomica del tuo fidanzato e ti butto fuori da casa mia a calci in culo” la minaccio.
È tre ore che ascolto i suoi complimenti verso le prestazioni sessuali e non di Emmett, lui ne sarebbe orgoglioso.
Rosalie ride, non temendo per nulla la mia veritiera minaccia. “Oh, a proposito: ti dispiace se dormo qui con te? È da un po’ che non passiamo una serata insieme” ricorda.
Ecco, questo sì che è un argomento interessante. “Certo!”
Rosalie ha ragione, è da parecchio che non guardiamo DVD abbuffandoci di schifezze varie addormentandoci nello stesso letto o divano.
“Mi dai il tuo telefono? Ho dimenticato di fare la ricarica e devo avvertire mio padre” comunica.
“Sì, tieni” mormoro porgendole il mio cellulare. Non l’avessi mai fatto.
Ho dimenticato che Rosalie digita a memoria il numero di suo padre; ho dimenticato che, se il numero è memorizzato, spunta sul display il nome con cui è salvato; e ho dimenticato che il numero di Edward io l’ho salvato con quello falso di ‘Garrett’ che Rosalie conosce come il mio ragazzo-uomo-fidanzato-divorziato. Ma soprattutto, ho dimenticato Edward stesso.
‘Ehi, Bella, non dovevamo mica vederci. Rosalie non è lì da te?’
Praticamente, il finimondo.
Nel silenzio della casa, quelle due semplici frasi di Edward che dovevano sentirsi a malapena visto che provenivano dal telefono, risuonano forti e chiare tra le quattro mura del mio piccolo salotto.
Rosalie pare spaesata, non capendo. E come può? Io stessa mi sento come in stato di shock. Allontana il cellulare dal suo orecchio, fissando il display. Per guardare, logicamente, il nome. Garrett. Ma a parlare è stato Edward.
No, no, no, no…
“Che cazzo…?” la sua espressione diventa sempre più sconvolta.
“Rosalie…”
Ma niente. “Che succede, Bella? Perché Garrett è mio padre? E perché dovreste vedervi?!” la sua voce si alza sempre di più. Infine, come una pugnalata, vedo nel suo sguardo la consapevolezza di ciò che sta succedendo alle sue spalle. Mi squadra dalla testa ai piedi con orrore. “Mio padre che frequenta una ragazza minuta, mora, dolce e con gli occhi scuri, molto più piccola di lui. Tu che frequenti un uomo più grande di te, divorziato. E certo, non potevi certo dirmi che scopavi con un vedovo, con mio padre!, vero, Bella?! E lui non poteva certo rivelarmi la vera identità della sua ragazza, no? Mi fate schifo, tutti e due!”
Rosalie non mi ha lasciato il tempo di dire nulla: scappa via prima che io possa trovare la forza di interromperla per spiegarle ciò che provo per Edward. Sono ancora troppo sconvolta per il modo in cui l’ha scoperto. Non doveva finire così. Non sarebbe mai dovuta finire così! Eravamo stati attenti, accidenti! E tutto è andato a puttane per una fottutissima telefonata!
La telefonata? Il telefono! Prendo in mano il mio cellulare ma la chiamata ormai è chiusa. Ricompongo il numero di Edward attendendo trepidante.
‘Bella!’ esclama Edward al primo squillo. ‘Che diamine è successo?!’
“Ha scoperto tutto, Edward. Tutto.”







Se qualcuno ha letto “Innamorata di un angelo” noterà delle somiglianze con la parte in cui Rose scopre tutto. Ebbene, mi sono ispirata al momento in cui nel libro la sorella (che non ricordo come si chiami .-.) scopre la verità sulla storia tra il fratello e la migliore amica.









   
 
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