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Autore: casstheliar    15/06/2013    2 recensioni
Duemiladieci. L'anno in cui si innamorarono.
Duemilaquindici. L'anno in cui le loro vite cambiarono per sempre.
Una storia in cui passato e presente si intrecciano inesorabilmente.

Harry/Louis
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE
questo capitolo contiene scene di amore omoerotico (lol) se siete contrari, vi fa schifo e quant altro per me potete bellamente morire :)

5

Quella mattina furono risvegliati dal telefono di Louis che vibrava incessantemente sul suo comodino, il ragazzo lo agguantò, "Pronto?", rispose con voce impastata dal sonno.
"Lou!", sentì urlare dall'altro capo del telefono.
"Liam abbassa la voce"
"Ti ho svegliato?"
"Un po'", Louis vide che Harry stava ancora lottando contro il sonno che lo reclamava, quindi si mise in piedi e andò in cucina, per non disturbarlo.
"Come va a casa?"
"Ecco in verità, non sono tornato a casa"
"Come? E dove sei?"
"Sono rimasto con Harry qui"
"Ma se ce lo dicevate rimanevamo pure noi, mi mancate un sacco.."
"Non potevo dirtelo, Liam", disse Louis con tono allusivo.
"Eh? Ah!!", esclamò l'altro.
"E sì", Louis si guardò le mani, aveva fame.
"E...?"
"E niente"
"Davvero?", Louis se lo immaginò mentre alzava un sopracciglio, sorrise.
"Già. Cioè magari qualcosa c'è stato ma nulla di sostanzioso, sono molto frustrato"
"Harry?"
"Dorme, ma che domande mi fai? è appena mezzogiorno!"
"Uh devo andare, mi raccomando Lou, fai il bravo e salutami Harry, ci vediamo domani", senza dargli possibilità di replicare, Liam interruppe la chiamata. Louis si massaggiò le tempie, esaminando i suoi comportamenti infantili: aveva finto un litigio con sua madre per poter rimanere da solo con Harry, ma a che pro? Qual era il suo scopo? Non lo sapeva bene nemmeno lui. Fin dal primo momento aveva sentito che quel ragazzo era diverso, aveva provato qualcosa di inspiegabile e inaspettato per lui, un qualcosa a cui non era riuscito ancora a dare un nome. Aveva architettato quel piano per poter dare un ordine alle sue idee. Non ci stava riuscendo per nulla. Sbuffò e si alzò dalla sedia per preparare la colazione.
Il giorno dopo avebbero rivisto gli altri a Londra, avrebbero preso insieme un aereo per volare oltreoceano, e i due passarono tutta la domenica tra lavatrice, asciugatrice e bagagli.

"Mi stai dicendo che era tutto un piano del tuo cervello malsano, Boo?"
"Io non ho detto proprio nulla..", scosse la testa il maggiore.
"Ma se hai appena detto che Liam..", ma l'altro lo interruppe, rivolgendosi alla giornalista, "C'è qualche domanda da casa per me?"
"Louis stavo parlando", ma il ragazzo lo ignorò completamente.
"Allora, una ragazza ci chiede se siete gelosi l'uno dell'altro"
"Sì ma io stavo parlando", si lamentò nuovamente Harry, incrociando le braccia al petto. Louis lo guardò per una frazione di secondo, continuando a scuotere la testa, "Haz sei davvero un egoista, come puoi ignorare le tue fan?"
"Allora.. io non sono per niente geloso di questo qua, anzi se qualcuno se lo prendesse gliene sarei davvero grato.."
"Ma se quella volta, in discoteca, hai quasi spaccato la faccia a quel tipo che si era avvicinato a me, poverino era solo un fan che voleva farsi una foto. Gente, Harry Styles non ha rispetto per i suoi ammiratori"
"Finirò con l'ucciderti uno di questi giorni, sono serio"
"L'uomo che dice di amarmi, così mi tratta! Che qualcuno mi salvi.."

Louis aveva percepito l'ansia farsi strada dentro di lui durante tutta la giornata, era arrivata ad un livello tale che le mani non smettevano di tremargli: quella notte non avrebbe dormito per nulla. Harry, d'altro canto, era l'emblema della tranquillità, dopo cena, si era steso sul divano e distrattamente faceva zapping in tv. Aveva più volte chiamato Louis, lo aveva invitato ad unirsi a lui, a rilassarsi, ma il più grande non gli aveva dato retta. Camminava in lungo e in largo per la casa, ripassava il testo della canzone che avevano preparato nelle due settimane precedenti. Harry iniziò a sentirsi irritato, lo afferrò per un braccio e lo costrinse a sedersi sul divano, "Lasciami, ho bisogno di concentrazione"
"Finiscila di torturarti, per favore", lo pregò il riccio. Si portò dietro di lui e gli passò le mani sulle spalle, massaggiandolo delicatamente.
"Che fai?"
"Ti aiuto a calmare tutta questa ansia inutile", rispose l'altro continuando a pressare le sue dita sulla pelle di Louis, coperta soltanto da un sottile strato di cotone. Gli venne la pelle d'oca per quel contatto così diretto e così voluto. Le mani di Harry riuscirono a calmarlo, smise di tremare, ma al contempo il cuore prese a battergli velocemente in petto: sentiva la gabbia toracica cedere ad ogni battito. Chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato, socchiuse le labbra, respirò piano. Harry notò tutto questo e arrossì. Louis stava rivelando una bellezza inaccettabile, capace di smuovere le sue viscere, deglutì a forza: sentiva la gola incredibilmente secca.
"Va.. va meglio?", chiese con voce strozzata.
"Decisamente", annuì Louis, sbattendo le palpebre per risvegliarsi da quello stato di beatitudo in cui era caduto grazie alle mani di Harry. Il più piccolo si allontanò dal divano, andò in cucina e bevve direttamente dalla bottiglia dell'acqua. La secchezza che avvertiva alla base della gola, però, non lo abbandonò affatto. Non si sentiva stanco ma decise di andare a letto lo stesso, magari si sarebbe addormentato prima di avere il tempo di pensare.
"Me ne vado a letto", affermò senza guardare l'altro in faccia. Louis non rispose, rimase steso sul divano in contemplazione del soffitto. In realtà moriva dalla voglia di raggiungere Harry in camera, ma  si obbligò a rimanere in sala. L'ansia che, poco prima, avevano eliminato le mani del ragazzo, stava tornando ad impadronirsi del suo corpo. Passarono i minuti, Louis teneva gli occhi serrati, stringeva i denti, cercava di pensare ad altro ma nonostante ciò le mani gli sudarono, il cuore batteva all'impazzata, il corpo tremava. Imprecò tra sé e sé, doveva finirla di essere così nervoso. Si alzò dal divano e, dopo una breve capatina in bagno,raggiunse Harry nella sua stanza. Sperava vivamente che stesse dormendo, d'altronde era passata più di un'ora da quando il ragazzo si era ritirato.
"Lou?", le sue speranze andarono in frantumi.
"Sì", si limitò a dire il maggiore, avvicinandosi al letto. Harry tirò la coperta verso di sé, "Dai, vieni", lo invitò. Louis  perse un battito, probabilmente per la voce roca dell'altro che era sulla soglia del sonno. Il ragazzo si stese, mantenendo le distanze da Harry.
"Hai sonno?", gli domandò il più piccolo.
"Non esattamente - rispose Louis, in un sussurro - tu?"
"Un po' - Harry soffocò uno sbadiglio - o forse un po' tanto", sorrise.
"Vuoi.. vuoi dormire?"
"No non ancora - fece una breve pausa - sei ancora nervoso?", gli occhi del riccio trasmettevano un calore quasi insopportabile, le mani di Louis ripresero a sudare.
"Un po', o forse un po' tanto", disse Louis con un sorriso, riprendendo le parole dell'altro.
"Non ne hai assolutamente motivo!"
"Invece sì", Harry si voltò per guardarlo negli occhi, ma Louis era scostante. "Guardami, Lou! Di cos'hai paura?"
"Non ho paura di nulla, per chi mi hai preso?", il più grande sgranò gli occhi, intercettando lo sguardo indagatore di Harry.
"Ti ho preso per uno che è fin troppo nervoso, tra l'altro senza motivo.."
"Ok sì sono nervoso ma questo non implica che io abbia paura o altro"
"Cosa ti rende nervoso?"
"Nulla",  Louis non aveva voglia di parlarne, non voleva apparire così debole davanti ad un ragazzo che, nonostante avesse tre anni di meno rispetto a lui, si mostrava così sicuro di sé da lasciarlo disarmato. Inaspettatamente Harry avvicinò una mano al suo volto e gli scostò i capelli dalla fronte, "Non mentire, Lou". Il più grande alzò gli occhi al cielo e sbuffò, "Non mento, non mi va di parlarne"
"Sono sicuro che dopo ti sentiresti meglio, dai dimmelo, mi fa male vederti con quel muso lungo, mi piaci di più quando sorridi. Cosa ti spaventa?"
"Non mi spaventa nulla", Harry lo ignorò, "Il volo?"
"Ma sei scemo? - Louis si alterò - ovviamente no.."
"E cosa? Dai su dimmelo, così pensiamo insieme ad una soluzione". Louis si sentiva molto più giovane di lui, si sentiva come un bambino che avesse bisogno di cure e sostentamento. Poteva percepire ogni fibra del suo corpo che voleva appoggiarsi a Harry, voleva stringersi al suo corpo, voleva afferrare il calore che si sprigionava dalla sua pelle e farlo suo, indissolubilmente suo. Prese un profondo respiro, "Sono preoccupato per la mia voce, è così.. così incostante. Sbagliare qualcosa adesso rovinerebbe la vita non solo a me ma anche a te e a tutti gli altri, sento un'enorme pressione sulle spalle, mi sento soffocare, è orribile".
Harry si mosse verso di lui: il suo fu un movimento quasi impercettibile. Portò un braccio su petto del ragazzo e lo strinse a sé. Louis sentì il cuore andargli in mille pezzi perché troppo pieno di un sentimento insostenibile. Appoggiò la testa al petto del riccio, sentiva il cuore battere all'unisono col suo. Arrossì. Harry gli passò una mano tra i capelli, li accarezzò con delicatezza e approssimò le labbra all'orecchio destro di Louis, "Dici un mucchio di cazzate e ti fai venire davvero troppi, troppi complessi. - sussurrò lui - Andrà tutto alla grande, faremo una performance da paura, lasceremo tutti a bocca aperta".
"La fai facile tu, sei tu quello che ha una voce calda e sexy e impeccabile. Io invece ne ho una stridula e fastidiosa e faccio cilecca più che ogni altra cosa..", si lamentò Louis, arrossendo per le parole che era riuscito a dire. Harry gli sorrise, dolcemente, "La tua voce è perfetta - fece una breve pausa - come te del resto". Louis si strozzò con la sua stessa saliva e l'altro rise di lui, era una risata dolce, sincera.
"Che ti ridi, deficiente? Sto morendo", bofonchiò Louis tra un colpo di tosse e l'altro.
"Reagisci che è una meraviglia", lo canzonò l'altro, senza riuscire a smettere di ridere. Il maggiore si divincolò dalla sua stretta, controvoglia, lo guardò, fingendosi profondamente offeso, "Non mi toccare", ma Harry si rigettò su di lui, affondando il volto nell'incavo del suo collo e inspirando a fondo, il dolce profumo della pelle di Louis lo fece avvampare violentemente. I ricci, però, gli coprivano il volto, ma il più grande li scostò, "No.. no non lo fare", si lamentò Harry, nascondendo il viso nel cuscino, ma Louis insistette, gli portò i capelli indietro e vide le guance colorate di un rosso vivo, bruciare sotto le sue mani. Vi poggiò le labbra sopra, godendosi appieno quel calore. E per quanto volesse smettere, o più che altro si imponesse di smettere, non ci riuscì: prese a baciare ripetutamente le guance calde e morbide di Harry che, immobile, riceveva ogni sua attenzione senza replicare. Il riccio alzò il volto dal cuscino per poterlo guardare, aveva un'espressione confusa, "Lou?", ma a Louis non andava di parlare, infatti scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle guance dell'altro, scese piano lungo il collo esplorando centimetri e centimetri di pelle con le labbra. Il respiro di Harry si fece pesante, il cuore gli pulsava velocemente nel petto e le sue mani si mossero quasi da sole nei capelli lisci e morbidi di Louis. Il corpo di Harry, però, era immobile, irrigidito per la sorpresa: non che trovasse spiacevoli quelle attenzioni da parte di Louis, anzi, era sorpreso appunto perché il suo corpo sembrava apprezzare fin troppo la bocca del più grande che liberamente si muoveva lungo il suo collo, scendeva sulla clavicola e imperterrita baciava il suo petto. Si rese conto, però, di non voler essere solo spettatore della scena. Afferrò entrambi i polsi del più grande con decisione: i due si fissarono negli occhi per lunghi istanti, Harry vide quelli di Louis bruciare. Con un rapido movimento, il riccio si portò su di lui, le ginocchia all'altezza dei fianchi, le mani continuavano a stringere i polsi dell'altro, i loro volti erano talmente vicini che uno respirava l'aria dell'altro. I loro sguardi non si staccarono mai, nemmeno per una frazione di secondo. Harry si sedette sul bacino di Louis e gli sfilò la maglietta, arrossì alla vista del petto del ragazzo ma non si tirò indietro. Con una mano lo accarezzò dolcemente lungo il collo, non riusciva però a staccare gli occhi dai suoi. Si chinò su di lui e timidamente poggiò le labbra sul suo mento, poi le spostò sulle guance, sul naso, sulla fronte: ad ogni bacio si sentiva più sicuro, ogni bacio diventava più umido. Le mani di Louis si intrecciarono nei suoi capelli. Gli accarezzò il petto lievemente abbronzato e liscio, accompagnò ogni carezza ad un bacio. Sentiva il più grande ansimare e gli venne la terribile voglia di guardarlo. Le labbra di Louis erano leggermente socchiuse, Harry le sfiorò con un dito: erano morbide e calde, sospirò chiudendo gli occhi. Il maggiore lo attirò a sé e lo guardò per un istante prima di poggiare le labbra sulle sue. Il cervello di Harry andò in panne, non capì più niente, con molte difficoltà riuscì a focalizzare la situazione di cui era protagonista: Louis, il suo amico Louis, quello simpatico e carino, quello che conosceva da appena due settimane, quello che sentiva vicino a sé più di chiunque altro l'aveva appena baciato. "Scusami", mormorò poi il più grande non riuscendo ad interpretare lo sguardo dell'altro: aveva paura che fosse arrabbiato, aveva paura di aver sbagliato, in quel momento aveva davvero paura. Ma Harry non era arrabbiato, Harry era scosso, emozionato, turbato, tutto fuorché arrabbiato, nella sua testa, sgombra di qualsiasi altro pensiero, vorticava una ed una sola parola: ancora. La ripeteva con estrema convinzione tra sé e sé, guardava Louis, implorandolo ma l'altro non capiva, perché era così tonto?
"Ancora", disse infine con voce incredibilmente roca. Louis si tuffò sulle sue labbra come se non aspettasse altro che quella piccola parola. Si esplorarono a vicenda, senza fretta. Le loro lingue si toccarono timidamente, indecise sul da farsi, se continuare oppure smettere. Louis mordicchiò con delicatezza il labbro inferiore del riccio, lo succhiò, lo assaporò. Harry si perse in quel piccolo paradiso ignoto, la sua lingua si muoveva con più libertà, ora, contro i denti lisci dell'altro, sulle gengive, accarezzava tutto, non tralasciava nulla. Louis gli poggiò una mano sul petto, riprese fiato e lo guardò.
"Tutto ok?", gli chiese Harry, con filo di preoccupazione.
"è tutto vero?", gli occhi azzurri dell'altro si riempirono di lacrime, tutto quello che stava accadendo era talmente incredibile da sembrare irreale, si chiese se non fosse frutto di un'altra delle sue fantasie che gli tenevano compagnia di notte. Il più piccolo rise, riempiendogli le orecchie di un suono fantastico, "Sei un po' stupido, Lou", non diede tempo all'altro di ribattere perché siggillò nuovamente le sue labbra con un bacio.
Harry posizionò una gamba tra quelle di Louis, percepì contro il ginocchio l'erezione palese e fin troppo pronunciata del ragazzo che, per quel minimo contatto, si trovò a soffocare un gemito. "Per favore, Harry, basta", lo implorò il più grande con un'espressione sofferente sul viso.
"Sicuro di quello che vuoi?"
"Sì", mormorò l'altro, ma il suo corpo voleva dell'altro, non si sottoponeva al despotismo del suo cervello, della sua razionalità.
"Io non credo", affermò Harry mentre una sua mano scivolava lungo il petto del ragazzo, più giù fino ad incontrare la molla delle sue mutande. Vi indugiò per qualche istante, deglutì: dava sfoggio di una sicurezza che in realtà non aveva, si sentiva impacciato ed inesperto. Poggiò la mano sul cotone, con estrema delicatezza. La mosse e nel contempo studiò attentamente il volto di Louis. Quel turgore lo attirava in modo perverso: le carezze leggere non bastavano più, voleva la pelle, voleva il calore. Senza tanti giri di parole gli sfilò le mutande e le buttò a terra, lontane dal letto in modo che il ragazzo non si sporgesse per riprenderle. Louis era indeciso se coprirsi la faccia o la sua completa nudità, optò per la prima: aveva il volto e le orecchie in fiamme. Harry prese tra le mani il suo sesso e per svariati secondi rimase immobile a fissarlo. Louis si tolse una mano dalla faccia e diede una pacca sulla testa del riccio, "Smettila di fissarmi, lì, così", era paonazzo.
"è bello", il commento però, più che essere rivolto verso il ragazzo, era per se stesso: non si aspettava di trovarlo così bello, così invitante, era praticamente impossibile distogliere lo sguardo.
"Finiscila", piagnucolò il maggiore, tornado a coprirsi il volto con le mani. Piano, molto lentamente Harry accarezzò il suo sesso, strinse la mano attorno a lui e fece quello che di solito faceva a se stesso sotto la doccia. Il respiro affannoso di Louis si trasformò in gemiti striduli di piacere e il riccio pensò di non aver mai trovato più perfetta la sua voce. I suoi movimenti erano decisi, sempre più veloci, stringeva sempre di più le mani. Louis strinse con forza le lenzuola, si morse il labbro inferiore, provò con tutto se stesso a reprimere i suoni che provenivano dalla sua gola. Harry se ne accorse. "No Lou non farlo, fammi sentire", lo fissò con degli occhi fiammeggianti, quelle valli verdi di solito tranquille, battute da una lieve brezza, ora erano tormentate da incendi multipli.
"Ti odio", sospirò Louis inarcando la schiena, iniziava ad abituarsi al tocco dell'altro, che assecondò con movimenti del bacino. Harry sorrise e lo baciò sulle labbra.
"Sto.. per raggiungere il.. limite". Il ricciò fermò il movimento deciso del polso su di lui, limitandosi ad accarezzargli il sesso. Louis lo guardò con aria interrogativa, la sua frustrazione era palese. "E ora?", Harry non rispose, si abbassò i boxer e portò con decisione la mano del più grande tra le sue gambe. Louis deglutì, si mise a sedere e timidamente accarezzò il sesso eretto dell'altro. "So che sai fare meglio di così", lo apostrofò il più piccolo, facendolo arrossire. Allora Louis stinse la mano attorno a lui e la mosse con fermezza, rigirandola. Harry gettò la testa indietro e si lasciò trasportare dalla maestria del più grande. Il suo petto era scosso da tremiti, dal suo respiro pesante. Si portò di fronte a Louis e riprese nella mano il suo sesso. Si muovevano insieme, respiravano insieme, i loro gemiti erano musica per le orecchie dell'altro.
Improvvisamente avvertirono un rumore incessante e molto fastidioso: la sveglia. Nessuno dei due si fermò, andarono avanti finché un paio di secondi dopo raggiunsero l'orgasmo insieme, macchiandosi a vicenda del liquido bollente dell'altro. Caddero uno accanto all'altro: i corpi presi dagli spasmi del piacere, i petti che si alzavano e abbassavano velocemente, i cuori che volevano esplodere al di fuori della loro gabbia toracica. 
___
nda
questo è effettivamente l'ultimo capitolo, seguirà un piccolo epilogo.
Qui c'è la scena clou (?) dell'intera storia, spero che vi piaccia, mi ci sono impegnata davvero tanto :3
Come sempre, qualora leggiate, vi invito a recensire, davvero ho bisogno di opinioni :(

Vi lascio, al solito, i link per le mie due Ziam:
confidence
can i take you home


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A mercoledì con l'epilogo.
Alexa x
  
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