Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Dudy    16/06/2013    1 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA: lo so che sono una bastarda e che manca solo un capitolo, scusate. Cercherò di pubblicarlo entro gennaio; intanto, per rispetto, inserisco questo avviso per avvertirvi. Scusate ancora, mi dispiace moltissimo, vi prometto che l'ultimo capitolo sarà sensazionale e molto, molto lungo. Imploro la vostra pietà e la vostra pazienza.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
*dal primo capitolo:
"Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo."
Oddio, era fuori di sé.
-------------------------------------------------------
*dal capitolo 13:
Fu semplice, fu profondo. Come l’azione stessa del respirare, come l’acqua cristallina che scorre gioiosa in un ruscello fresco di montagna.
Semplice e profondo.
Come l’amore.
Non era un vero bacio. Era piuttosto uno sfiorar di labbra, un tocco che per troppo tempo era stato loro proibito dalle convenzioni sociali, l’immagine tenera e densa si calore di due bambini che, tenendosi per mano, si scambiano un dolce e leggero segno di amore.
No, decisamente, non era un vero bacio.
Genere: Drammatico, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                         


Fu semplice, fu profondo. Come l’azione stessa del respirare, come l’acqua cristallina che scorre gioiosa in un ruscello fresco di montagna.
Semplice e profondo.
Come l’amore. 
 
Non era un vero bacio. Era piuttosto uno sfiorar di labbra, un tocco che per troppo tempo era stato loro proibito dalle convenzioni sociali, l’immagine tenera e densa si calore di due bambini che, tenendosi per mano, si scambiano un dolce e leggero segno di amore.
No, decisamente, non era un vero bacio.
E forse fu proprio per questo motivo che Maya, nonostante tutto, non si tirò indietro ma rimase lì, lasciandosi cullare dalla melodia proveniente da quell’improvviso e inaspettato contatto.
Le gocce di pioggia che le avevano in precedenza iniziato a bagnare i capelli erano scomparse senza scoppiare nel temuto temporale, forse nel cielo nuvoloso era rimasto uno spazio per un timido arcobaleno, ma non le importava.
Di colpo, la sua mente era libera. 
Libera dai pensieri, libera dalle emozioni, libera dai ricordi, libera da ciò che era accaduto negli ultimi giorni. E, liberamente, volava.
 
Fu solo quando Zayn, rendendosi conto di ciò che stava facendo, si allontanò improvvisamente, che Maya tornò alla realtà.
Scosse la testa, confusa, mentre quella libertà provata pochi attimi prima cadeva rovinosamente a terra; automaticamente si ritrovò a fissare gli occhi di denso cioccolato del ragazzo chiedendo una risposta, una spiegazione - una spiegazione che lui non seppe darle.
Per minuti, o forse ore, rimasero così, immobili, senza staccare lo sguardo l’uno dall’altro, senza sapere cosa dire, o semplicemente se dire qualcosa. Senza sapere se tutto ciò era sogno o realtà.
Una tensione insopportabile si era creata tra di loro, un silenzio opprimente che nella sua immobilità creava più rumore di quanto avessero prodotto se avessero iniziato ad urlare sotto una tempesta.
Maya corse via, troppo debole e troppo incerta per sostenere a lungo quella sottile e tagliente tensione.
E mentre, sotto gli occhi abbattuti e frantumati di Zayn, le figura esile della ragazza si allontanava passo dopo passo, balzo dopo balzo, un’altra domanda irrisolta si aggiungeva a quel “perché?” che da troppo ormai infestava come un verme la mente e i pensieri dei due. 

___________________________________________________________________________________________________________________________
Il giorno dopo, Helen tornò a scuola. In un certo senso sperava che questo l’avrebbe aiutata, poiché quei giorni trascorsi a compiangersi tra le coperte erano serviti solo a peggiorare la situazione, a creare nella sua mente un turbine di pensieri incontrollati e confusi, srnza avere nulla a cui aggrapparsi, nessun punto fermo, nessuna certezza.
Solo di una cosa si era inconsciamente resa conto, ma ancora non era pronta ad ammetterlo e ad accettarlo, neanche a sé stessa, così quello che avrebbe potuto essere un semplice e chiaro punto di partenza per la risposta a tutte le sue domande si trasformava automaticamente in un altro quesito privo di risposta.
Oltrepassò lentamente il vecchio e cigolante cancello di ferro che portava all’ampio cortile della scuola, incurante del fatto che era in terribile ritardo e che probabilmente la professoressa di inglese l’avrebbe punita con almeno una decina di esercizi in più per casa.
Ma no, effettivamente non le importava.

Entrò in classe preparandosi alla solita sgridata, ma solo dopo aver gettato lo zaino a terra e aver appeso il cappotto all’attaccapanni si accorse che c’era qualcosa di strano, e solo dopo essersi guardata più volte intorno si rese conto che l’aula era vuota. 
Non c’era nessuno, a parte i banchi sporchi e le sedie solitarie.
“Dove sta la mia classe?”
Si rivolse ansiosa al bidello che avanzava lentamente, con disinvoltura, lungo il corridoio, e che rispose con una certa noia.
“La professoressa di inglese si è ammalata, i tuoi compagni stanno lì”
Indicò con la mano una porta socchiusa dietro di lui e Helen vagò con lo sguardo fino alla punta del suo indice, prima di sentire un brivido percorrerle la schiena.
Quella. 
Quella era la classe di Zayn. 
No, no, no, non era ancora pronta a rivederlo. Aveva ancora davanti a sé l’immagine dei suoi occhi il pomeriggio prima, quando le apparivano al tempo stesso vicini e distanti, confortevoli e fastidiosi, incomprensibili.
Per un attimo, pensò di rimanere a fare compagnia al bidello e iniziare le lezioni alla seconda ora, usando come scusa il suo ritardo "eccessivo per entrare alla prima". Ma prima di commettere quell’errore capì che si stava comportando da codarda, e non era da lei. Era sempre stata una ragazza impulsiva, sicura di sé, e adesso? Aveva paura a entrare in una stupida stanza solo per evitare colui che l’aveva tradita, trattandola come un giocattolo da buttare via quando si presentava l’occasione di averne uno nuovo, come un mezzo per arrivare alla sua migliore amica, una persona per cui non era più così sicura di provare qualcosa di vero e profondo. Sì, perché era questo che era arrivata a pensare durante quella notte. 
Lei stessa lo aveva detto, con le sue azioni Zayn aveva interrotto un amore che stava per nascere. E ora quell’amore si andava affievolendo sempre di più, un fiore strappato dal terreno prima di sbocciare che non era più in grado di mostrare il suo splendore e che col passare dei giorni diventava sempre più grigio polverizzandosi in una specie di lenta decomposizione. Pensandoci, forse, era meglio così, era meglio farla finita. Magari in questo modo sarebbe riuscita a ritrovare un po’ di tranquillità. Più ci rifletteva, più si convinceva che si trattava della decisione giusta.

Entrò nella stanza con aria sicura, quasi spavalda, pronta a incontrare lo sguardo di Zayn.
“Buongiorno signorina Wilson! Sempre in perfetto orario, eh?”
L’insegnate di tecnica la accolse con un caloroso sorriso così finto da apparire quasi inquietante. Ecco, quella era una tipica ora di supplenza. Una professoressa era assente, la classe gioiva, ma poi veniva costretta a spostarsi in un’altra aula in cui era in corso una lezione molto peggiore delle aspettative.
Se tra Maya e la Turner c’era un rapporto di odio reciproco, questa avversione si manifestava nella stessa reciproca maniera quando si parlava di Helen e del professore di tecnica.
Ma in quel momento la mente della ragazza era troppo occupata per considerare l’insegnante con qualcosa che andasse al di là di un semplice “buongiorno”.
“Abbiamo aggiunto dei banchi e delle sedie per far entrare anche i tuoi compagni, ma ormai non c’è più spazio per metterne altri, quindi dovrà rimanere in piedi…non le dispiace, vero?”
No, non le interessava, tantomeno le dispiaceva.
“Oh, no, scusi, c’è un posto libero lì, vicino a Malik…Ecco, signorina Wilson, può sedersi là… non mi ero accorto che Styles fosse assente, devo segnarlo sul registro.”
Helen dovette riflettere per qualche secondo prima di capire e accettare ciò che le aveva detto il professore. Perché Harry aveva deciso di non venire a scuola proprio quella mattina? Rimase ferma lì, immobile, ricambiando con un accenno di incertezza lo sguardo di sfida lanciatole da Zayn.
“Wilson, la prego, si accomodi su quella sedia. Deve fare solo quattro passi verso il muro e uno a destra, non è così difficile”
Una leggera spinta da parte dell’odioso insegnante la costrinse a compiere quei cinque passi e a sedersi al fianco di Zayn, cosa che diede un valido contributo alla distrazione di entrambi mentre il professore si accingeva a spiegare il funzionamento delle rete telefonica.
Presto la stanza si riempì dei loro bisbigli.
“Allora?”
“Allora cosa, Zayn?”
“Senti, io… noi dobbiamo parlare.”
La ragazza sospirò.
“Beh, abbiamo già parlato molto ieri pomeriggio, non credi? Comunque, sono d’accordo, forse c’è ancora qualcosa da dire.”
Doveva farlo. Doveva lasciare Zayn. In quel breve lasso di tempo in cui erano stati insieme si era sentita molto legata a lui, avrebbe potuto innamorarsi veramente se solo lui le avesse offerto questa possibilità, ma ciò non era accaduto, e anche se le dispiaceva, anche se non era sicura che fosse la scelta giusta, sentiva che doveva
Forse le cose sarebbero davvero migliorate, forse Zayn non era il ragazzo giusto per lei. E, dopo quello che era successo il giorno prima, credeva di sapere cosa era giusto fare. Non era facile ammetterlo, si trattava di quel punto chiave che non voleva accettare, ma sapeva di essere costretta a farlo, quindi ora basta, si disse, se non avesse parlato in quel momento probabilmente quella carica di decisione l’avrebbe abbandonata fin troppo presto.
Respirò profondamente mentre il ragazzo seduto al suo fianco la osservava interrogativo.
“Io credo…che…”
Non si era resa conto di quanto potesse essere difficile. 
“Zayn, volevo dirti, oh insomma, non è facile, ma devi sapere che io…”
“Che cosa deve sapere il signor Malik, cara signorina Wilson?”
I due ragazzi si girarono verso l’insegnate che aveva appena sputato quelle parole con un’espressione di ironico disprezzo.
“Doveva sapere…che io…che io trovo le lezioni di tecnica molto interessanti!”
Ok, non avrebbe potuto trovare una scusa peggiore. Il professore conosceva bene l’odio che la studentessa provava nei suoi confronti, e quell’affermazione gli apparve (giustamente) come un’irritante e pura presa in giro.
“Davvero trova le mie lezioni così interessanti? Allora si divertirà parecchio a casa, stasera, quando dovrà studiare tutti i capitoli che abbiamo affrontato durante gli ultimi tre anni per prepararsi all’interrogazione a cui la sottoporrò domani! E adesso, per evitare un ulteriore di disturbo a questa interessantissima lezione, venga alla lavagna e ripeta ciò che spiegato fino ad ora.”
Helen si rassegnò al rapporto di mancata tolleranza che la legava a quel signore tarchiato con la cravatta a quadri, e si alzò sbuffando dalla sedia, sperando che durante l’intervallo sarebbe stata capace di parlare con Zayn

___________________________________________________________________________________________________________________________
C’era qualcosa nel modo in cui le loro mani si intrecciavano quasi a voler completarsi a vicenda, compensando lo spazio vuoto tra le dita; c’era qualcosa nel modo in cui i loro occhi si immergevano gli uni negli altri, sprofondando in un oceano a metà tra il verde dei prati e il blu scuro della notte; c’era qualcosa nelle loro labbra, che si schiudevano in un movimento leggero e delicato quando si sfioravano e subito chiedevano di più, mentre le loro lingue si stringevano in un vortice di emozioni.
C’era qualcosa tra loro due che andava ben al di là dell’iniziale attrazione fisica, orami l’avevano capito entrambi.
Si trattava di un’emozione travolgente, un sentimento incompleto che raggiungeva il suo splendore solo quando si trovavano insieme, nello stesso, luogo, nella stessa ora, solo quando erano unicamente loro due, e il mondo là fuori non aveva più alcuna importanza se non quella di insignificante scenario che componeva uno sfondo inutile allo spettacolo di cui erano protagonisti.
Amore?
Forse. Forse sì.
Harry, mi porti a fare un giro in barca?
Quando?
Adesso.
Ma stanno iniziando le lezioni, tu hai inglese, e io tecnica, e…
Non me ne importa.
Dove andiamo?
A fare un giro in barca. Sul lago.
Ma il lago più vicino è a chilometri da qui.
Se facciamo in tempo prendiamo l’autobus delle otto meno dieci.
Mancano due minuti, non facciamo in tempo. 
Peccato.
Beh, prenderemo il prossimo autobus, ne passa uno ogni mezz’ora.
E mentre aspettiamo? Restiamo a scuola?
No.
E allora?
Ti porto in un posto.
Dove?
In un posto speciale. Vieni.
Forse è una pazzia, forse non dovremmo…
Lo so. Ma non mi interessa più.
 
“E questo sarebbe un posto speciale?”
Rise. 
La sua risata, sì, la sua risata pura e cristallina. Lo faceva impazzire.
“Non lo è?”
“Siamo davanti al cancello del parco. Ci sono già stata!”
“Non con me.”
La prese per mano e la condusse all’ombra di un maestoso ciliegio. 
La guardò. Era così bella, nei suoi abiti consunti dal tempo, nel suo trucco leggero. Sarebbe potuto rimanere a osservarla per sempre, così, da vicino, sfiorando la sua mano con leggerezza, annegando nei suoi occhi blu come la profondità dell’oceano che ci celava in lei.
Era bella, bella da morire, bella da togliere il fiato. 
E non solo in senso fisico.
“Che cosa guardi?”
“Oh ehm, niente…sei così…perfetta…”
“Harry, dimmi la verità. Cosa sta succedendo? Tra di noi, intendo.”
Quella domanda lo spiazzò. Stava accadendo qualcosa? Sì, e lo sapeva da tempo, molto tempo. Ma nonostante, nel profondo della sua anima, era quasi sicuro di poter dare un nome ben preciso a quel qualcosa che stava provando, la sua mente non era in grado di esprimerlo a parole. Perché, poi? Lui non era così.Non lo era mai stato e mai avrebbe pensato di poterlo essere. Lui era quello che lasciava una ragazza solo quando ne trovava una più bella, quello che aveva ai suoi piedi un pubblico femminile molto più che invidiabile, quello che a scuola trascorreva l’intervallo nello stanzino insieme alle cheerleader.
Poi però era arrivata lei, e aveva cambiato tutto.
La ragazza mora che si trovava accanto a lui richiamò la sua attenzione.
“Harry?!”
“In effetti hai ragione, sta accadendo qualcosa. Qualcosa di positivo.”
“Cioè?”
“Non lo so. Il fatto è che da quando ci siamo fidanzati…”
“Sono cambiate sempre più cose tra di noi. Ti ricordi la festa a casa di Maya? Tu volevi solo portarmi a letto, e io credevo che mi avessi voluto corteggiare solo per questo. Poi però mi hai baciata, e…”
“E ho sentito un insieme di emozioni indescrivibili afferrare ogni singola parte di me, il mio stomaco, la mia anima, la mia mente, il mio cuore…”
“Già. E ogni volta che passavamo del tempo insieme queste emozioni diventavano sempre più grandi, più intense, più forti…”
Harry si alzò a metà dall’erba su cui si era sdraiato, trovando all’improvviso quelle semplici e al tempo stesso profonde parole che descrivevano ciò che stava provando.
“Fanny, io…io credo di amarti.”
“...Anche io”
E in un istante, le loro labbra si unirono in un unico ed emozionante bacio, un bacio che poneva una croce spessa e incancellabile da quel credo pronunciato dal ragazzo.
 




<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>
Eccomi qui.
Ed ecco un nuovo capitolo. 
Anche questa volta ci ho messo diverso tempo per scriverlo, che poi a pensarci bene non mi soddisfa neanche tanto, soprattutto la parte di Helen che fa davvero davvero davvero davvero davvero davvero pena. 
I'm sorry :'(
Vabbè, meglio passare avanti avanti e pensare a questa schifezza che scritto.
A quanto pare, il bacio tra Maya e Zayn è stato qualcosa di abbastanza speciale, ma anche di sbagliato, forse. E, inoltre, adesso c'è qualcos'altro che non hanno detto a Helen. Secondo voi hanno fatto bene a baciarsi? Se sì, perché? Se no, perché?
Ok, detto così sembra una di quelle domande da verifica di terza media, del tipo "Pensi che la globalizzazione sia un fenomeno positivo o negativo per il nostro pianeta? Se sì, perché? Se no, perché?
Ora basta. Torniamo alla storia.
A parte il bacio, scopriamo qualcosa di più sul punto di vista di Helen riguardo questa situazione. A quanto pare vuole, come si dice? Mollare Zayn.
Che ne pensate? Avrà preso la decisione giusta? E soprattutto, sarà capace di metterla in pratica? 
In questo capitolo si trova a scoprire che scaricare il nostro Bradfor Bad Boy è molto più difficile del previsto.
Chissà se nel prossimo capitolo riuscirà a parlare...
Pasiamo ancora avanti.
Fino ad ora non ho trovato molto spazio per la coppia Harry/Fanny, a cui però volgio dare un ruolo non troppo insignificante all'interno di questa fan fiction. Quindi, ecco qua la parte finale del capitolo dedicata totalmente a loro due, un parte in cui scopriamo che il nostro riccioluto dagli occhi verdi, a differenza degli altri personaggi, se la spassa alla grande con un nuovo sentimento a cui decide di dare il nome di amour (sì, mi piace di più scriverlo in francese U.u) 
Beh, in effetti sembra molto preso dalla ragazza, allo stesso modo in cui lei sembra presa da lui...
Vabbè, finiamola qui.

Che mi dite di questo capitolo? Vi è piaciuto? Fatemi sapere che cosa ne pensate *occhidacucciolo*!
Ora mi devo proprio dileguare...
Al prossimo capitolo!
:)


crediti banner:@ljpssmile
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Dudy