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Autore: Lui_LucyHP    16/06/2013    11 recensioni
Alla fine della Guerra contro Voldemort, le vittime sono molte.
Harry, nel tentativo di tornare a Grimmauld Place con una Passaporta, si troverà invece in un'altra dimensione, dove le cose sono andate diversamente.
James, Lily e gli altri sono tutti vivi, ma combattono una guerra che dura più di vent'anni, perché lì, Voldemort, non è mai caduto la notte del 31 Ottobre 1981, ed è più forte che mai.
Harry si troverà di nuovo ad essere l'unico in grado di sconfiggere il Mago Oscuro.
Ci riuscirà? Come sarà il suo rapporto con i genitori che non ha mai conosciuto?
E quello con tutti gli amici che aveva, ma che lì non l'hanno mai conosciuto?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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«James! L'hai lasciato andare via!»
Lily batteva violentemente i pugni sul petto del marito, mentre le lacrime uscivano copiosamente a rigarle le guance; negli occhi, l'espressione di una madre
che, per la seconda volta nella sua vita, si vede portare via il figlio e non può fare niente per riportarlo indietro.

James, al contrario, era rimasto pietrificato al suo posto, apparentemente incapace di dire o fare niente. La mano destra era chiusa sulla bacchetta, la stretta talmente forte che le nocche erano bianche. Lo sguardo era in allarme, come di qualcuno che aspetta qualcosa, e fisso sui Mangiamorte, i Giganti e i Licantropi che affollavano i confini del Castello.
All'improvviso ci fu un lampo di luce verde e sentì un corpo afflosciarsi alle sue spalle. Bellatrix Lestrange aveva colpito in pieno. Poi fu il caos.
«Presto! Dentro il Castello!» urlò qualcuno poco lontano da lui, mentre dall'alto cominciavano a piovere gli incantesimi dei Tiratori Scelti e di tutti quelli che si trovavano sulle Torri.
James afferrò la moglie per un polso, mentre lampi di vari colori illuminavano il cielo a giorno, e cominciò a correre verso il Portone d'Ingresso, lanciando incantesimi alle sue spalle.
Entrarono tutti nel Castello, giusto in tempo, prima che un Gigante si schiantasse sul Portone d'Ingresso che la professoressa Sprite si era chiusa alle spalle.
«Non reggerà molto!» urlò Silente, per sovrastare i boati provocati dai Giganti che cercavano di sfondare il Portone. «Torniamo al piano originale: gruppi di tre o quattro persone in vari punti del Castello. Entrate in aule, punti morti.. Qualsiasi posto in cui siate nascosti, ma possiate avere campo libero di colpire chi vi passa davanti!»
James avrebbe voluto fermarlo, chiedergli perché non aveva fatto niente per fermare Harry. Era poco lontano da lui, quando si trovavano all'esterno e non aveva detto una sola parola per fermare Harry, o Voldemort. Ma i colpi che provenivano dall'esterno, non gli lasciarono il tempo di fare nulla; il Portone stava per cedere.
Cominciò a correre su per le scale, sempre con Lily aggrappata al suo braccio.
«James! Io e Sirius stavamo pensando all'aula di Trasfigurazione» fece Ross, pochi scalini sopra di lui. Accanto a lei, Sirius aveva un'espressione scura in volto e James, che lo conosceva fin troppo bene, era pronto a giurare che non aveva niente a che vedere con la battaglia appena cominciata. «Ci devi passare davanti per forza per andare ai piani superiori... Potremmo far fuori un bel po' di Mangiamorte».
«Ottima idea» le rispose Lily, che sembrava essersi un po' calmata.
Poco dopo che ebbero varcato la porta dell'aula di Trasfigurazione un debole cigolio, seguito da un botto che fece tremare il Castello, annunciò a tutti che il Portone d'Ingresso aveva ceduto sotto i colpi dei Giganti.
«Bene» disse James seminascosto da un baule vuoto, – l'unico oggetto rimasto nella stanza – dopo averlo ingrandito con un incantesimo. Avevano un'ottima visuale sul corridoio del primo piano e subito videro le prime creature entrare nel loro campo visivo. Due Giganti, dagli occhi piccoli e le bocche storte, avevano appena messo piede nel corridoio, brandendo due enormi mazze con cui colpivano scale e mura, provocando non poche grida isteriche da parte degli abitanti dei quadri che vi erano appesi. Uno dei due stava cercando, con una mano sola, di togliersi di dosso il pezzo di un'armatura che doveva essersi incastrata sul suo braccio quando avevano varcato i confini di Hogwarts la prima volta.
«Al mio tre, tutti insieme colpiamo quello a destra» disse James, puntando la bacchetta contro il più grosso dei due e, apparentemente, il più sveglio. «Quello con l'armatura è distratto, non dovrebbe rendersi conto troppo in fretta di quello che succede... Uno... Due... Tre!»
«STUPEFICIUM!»
Quattro lampi di luce rossa centrarono in pieno il Gigante di destra che andò a schiantarsi contro una delle scalinate che portavano al secondo piano. Quella franò sotto il peso della creatura e la sommerse; si vedeva solo una gamba immobile e un pezzo della mazza che reggeva in mano. Il secondo Gigante, ancora intento con un braccio a togliere il pezzo di armatura, si girò lentamente, prima a guardare il compagno e poi verso la porta aperta da cui erano arrivati gli incantesimi. Cominciò ad avanzare, facendo roteare minacciosamente la mazza, distruggendo le cornici di alcuni quadri. Il ritratto di un monaco a cavallo galoppò velocemente in un'altra cornice, lontano dal pericolo.
«Di nuovo al mio tre...»
«STUPEFICIUM!»
Anche questa volta il colpo andò a segno. Il Gigante volò dall'altra parte del corridoio, travolse due figure nere che erano appena salite dal piano terra e si schiantò sul muro dal lato opposto, schiacciando i due individui tra sé e il muro, da cui caddero numerosi pezzi di intonaco. Dopo qualche tremito e un debole grugnito, non si mosse più.
Dagli altri piani provenivano urla e scalpiccii di numerose persone. Più di qualcuno era riuscito ad arrivare ai piani superiori passando da qualche altro corridoio; il Castello era così grande che ogni luogo era raggiungibile da più strade.
Dopo numerosi minuti di attesa, che passarono con le bacchette puntate verso le scale, i quattro si rilassarono appena, poiché nessuno sembra passare da quella parte.
Non è normale, si ritrovò a pensare James, mentre ovunque risuonavano urla e boati che facevano tremare l'intera Hogwarts. Che cosa sta succedendo?
La risposta giunse nell'urlo soffocato di Rossana, che si era avvicinata ad una delle finestre per controllare la situazione all'esterno.
«Per le mutande di Merlino! Quel serpente è enorme!»
 
***

Harry aveva sempre detestato la Materializzazione, specialmente quella Congiunta quando succedeva all'improvviso. Il fatto, poi, che fosse stato Voldemort a portarlo con sé non aiutava per niente.
Quando il senso di nausea si fu calmato, alzò lo sguardo da terra e si guardò intorno. Non aveva la minima idea di dove si trovava. Poteva solo vedere un'immensa distesa di erba davanti a lui e alla sua sinistra un lungo filare di alberi che sembrava proseguire all'infinito. Il luogo era immerso nel silenzio e poteva distinguere lo sciabordio dell'acqua di un fiume, ma non avrebbe saputo dire da dove provenisse esattamente il suono. A cosa sarebbe servito, comunque, sapere da che parte si trovava il corso d'acqua? Quel paesaggio non diceva nulla che potesse far capire dove si trovasse; era un ambiente comune in tutte le parti del mondo. Per quanto ne sapeva, poteva essere in Albania tanto quanto in America.
Voldemort lo fissava attentamente, a pochi passi di distanza, senza dire una parola.
Gli occhi rossi erano illuminati da una luce strana, a cui Harry non riusciva a dare un significato certo. Poteva distinguere un velo di rabbia, naturalmente, poiché il suo essere lì, vivo e vegeto, rappresentava un fallimento per il più potente mago oscuro di tutti i tempi. Ma c'era anche dell'altro: curiosità, forse?
«Harry Potter» sibilò infine, rompendo il suo silenzio. «Non pensavo che ti avrei rivisto, vivo. Anzi, non pensavo che ti avrei rivisto affatto».
«E invece eccomi qui, Tom Riddle, in carne e ossa» rispose, fissandolo dritto negli occhi. Che usasse pure le sue doti di Legilimens su di lui, non aveva niente da nascondere. Avrebbe visto tutte le volte che lui, Harry, lo aveva sconfitto nella Dimensione da cui era arrivato, tutti i fallimenti che aveva collezionato, fino alla sua morte. Una morte che, Harry sperava, avrebbe presto conosciuto anche in questa Dimensione, possibilmente senza tutti i morti che aveva visto in passato.
«Ti ho ucciso quando avevi poco più di un anno» continuò, senza togliergli gli occhi di dosso. «Ti ho lasciato personalmente davanti alla porta di casa di Lily e James Potter, coloro che avevano osato sfidarmi e rifiutarsi di allearsi con me più di una volta. Coloro che, come se non fosse già abbastanza, avevano osato mettere al mondo un figlio in grado di sconfiggermi! Io, il più potente Mago che il mondo magico abbia mai conosciuto. Io, che per sconfiggere la Morte mi sono spinto oltre confini che nessuno aveva mai osato varcare prima».
Il tono di voce del mago saliva di tono di parola in parola.
«Non solo i tuoi genitori hanno continuato a combattere al fianco di Silente» proseguì, quasi urlando «nonostante la perdita, quando io speravo che sparissero dalla circolazione una volta per tutte, ma ora mi ritrovo te, Harry Potter, davanti ai miei occhi e mi chiedo... È questo che significava la Profezia, quando diceva che eri il solo in grado di sconfiggermi? Intendeva che avrei trovato qualcuno, come me, in grado di vincere la Morte?»
Harry scosse la testa, anche se si era aspettato una reazione simile. Ormai, dopo tutti gli anni che aveva passato a guardarsi da Voldemort, poteva dire di conoscerlo meglio di chiunque altro, a parte Silente. Il potere era l'unica cosa che contava per lui e l'immortalità, secondo il suo pensiero, era l'unico modo per vincere la morte.
Quanto si sbagliava.
«No, la Profezia non si riferiva a questo» rispose. «Anche se, di noi due, solo io ho davvero sconfitto la Morte».
Aveva catturato in pieno la sua attenzione. Gli occhi rossi, che non si erano spostati di una virgola da quando si trovavano in mezzo al nulla, si spalancarono appena.
«Vedo, che hai sconfitto la Morte, sei qui davanti a me. Ma come hai fatto?»
«Semplicemente, accettando il fatto di essere mortale».
Dopo pochi istanti di silenzio, Voldemort scoppiò in una risata, bassa e fredda, che fece venire i brividi a Harry.
«Tu avresti sconfitto la Morte, solo perché accetti di morire? Falso! L'unico modo per vincere la Morte è diventare immortali».
«No, Tom. Morire è la conclusione del cerchio della vita, è sempre stato così» disse Harry. «La Morte, come tutti i tiranni, gode nel vedere le persone cercare di fermarla in qualche modo e, soprattutto, gode ancora di più nell'accogliere prima del previsto tutti quelli che falliscono nel tentativo. L'unico modo per vincere la Morte è vivere la propria vita appieno, senza dare alla Morte alcuna possibilità di prenderti, se non il più tardi possibile».
«Parli come Silente, povero illuso... No, Harry, la bacchetta non ti serve».
La mano, che si era appena stretta attorno alla bacchetta, si bloccò. Un attimo dopo, una forza invisibile lo costrinse a mollare la presa e il suo braccio ricadde lungo il corpo, come se fosse quello di una marionetta. La bacchetta, invece, rimase al suo posto, all'interno della tasca dell'abito.
Perché non mi ha disarmato?
«Perché non potrai fare nulla per impedirmi di fare quello che voglio fare» rispose Voldemort, che probabilmente aveva letto la domanda nella mente di Harry. « Silente ha scoperto dei miei Horcrux e li ha distrutti senza alcun problema... Ma farà lo stesso, quando scoprirà che il mio nuovo Horcrux sei tu?»
 
***

«Che cosa?!»
Sirius si precipitò accanto alla moglie, seguito a ruota da James e Lily.
Lungo l'erba che separava la linea dei Mangiamorte da quella delle mura del Castello, una lunga figura scura strisciava lentamente, seminando il panico anche tra i seguaci del Signore Oscuro, poco lontano dalla loro finestra.
«Ma che cosa...»
La domanda di James si interruppe quando videro una persona fissare il serpente e cadere un attimo dopo a terra, morta. Forse notando le ombre che si stagliavano alla luce della finestra, l'enorme creatura cominciò a girarsi verso di loro.
«Via!» urlò Lily, distogliendo lo sguardo dalla finestra e allontanandosi. «È un Basilisco, James. Ti ricordi cosa ci ha detto Harry, a proposito della Camera?»
James annuì, mentre Sirius sentiva nuovamente una rabbia cieca assalirlo. Ora aveva le prove che i due gli avevano nascosto qualcosa, qualcosa di molto importante.
Tornarono a nascondersi dietro il baule e osservarono la lunga figura passare oltre la loro finestra, probabilmente alla ricerca di altre persone da uccidere.
«Sirius, tutto bene?» chiese Ross, guardandolo preoccupata. «È un Basilisco, ma possiamo farcela, dobbiamo solo tenere gli occhi chiusi».
«Non c'entra quello, ma qualcosa che i miei migliori amici mi hanno nascosto. Ci hanno nascosto» rispose, fissando James negli occhi. «Sbaglio, oppure il mio figlioccio, che ho trovato morto davanti a casa vostra quando aveva un anno, poco fa era davanti a me, vivo e cresciuto?»
I due Potter si scambiarono uno sguardo prima di rispondergli.
«Sirius, ci dispiace di non averti detto niente» fece Lily, dolcemente. Sirius la fulminò; era il tono che assumeva Ross con i suoi pazienti e lui lo detestava da morire. Si sentiva uno stupido quando qualcuno si rivolgeva a lui in quel modo.
«Lo abbiamo scoperto non molti giorni fa e la storia ha dell'incredibile» continuò Lily, ignorando la sua occhiataccia. «Noi due stentiamo ancora a crederci e poi, lo abbiamo visto solo oggi con il suo vero aspetto... È così bello!»
«Certo, ha preso tutto da me... Ehm, ma ha i tuoi occhi, fortunatamente!» aggiunse James in fretta, mentre la moglie lo fissava in un modo non molto diverso da come avrebbe fatto un Basilisco. «Insomma, i miei occhi castani sono carini, ma i tuoi occhioni verdi sono infinitamente meglio...»
«Taci, James, se ci tieni alla vita» gli suggerì Ross, senza riuscire a trattenere un sorriso. «Comunque, vedi che non sono pazza, Sirius? Io cominciavo già a ricordarmi di Harry, anche se ricordo anche di averlo visto morto».
«Com'è possibile?» chiese Sirius. Cercò di calmarsi, ripetendosi che, alla fine, quello che contava era che Harry fosse vivo.
«Beh, lui te lo spiegherà meglio di noi quando tornerà indietro...»
«Se tornerà» sussurrò Sirius. Ma James proseguì come se non l'avesse sentito.
«... Comunque, è arrivato da un'altra Dimensione, dopo aver ucciso Voldemort in una battaglia a Hogwarts».
Sirius sbatté le palpebre un paio di volte, per essere sicuro che davanti c'era veramente James, il suo migliore amico e compagno di innumerevoli malefatte durante gli anni a Hogwarts. Era proprio lui, ma aveva davvero detto quello che aveva sentito?
Scosse la testa, incredulo. Un'altra Dimensione, che razza di storia era?
Aveva dubitato seriamente sulla sanità di James molte volte, specialmente quella volta al settimo anno in cui, dopo due ore particolarmente difficili di Pozioni, era entrato gongolante in Sala Comune urlando a gran voce di avere un appuntamento con Lily.
Ora però non aveva alcun dubbio. James Potter era completamente impazzito.
 
***

«Sono già stato un tuo Horcrux, Tom, e non intendo ripetere l'esperienza».
«Che cosa intendi dire, esattamente?»
«Quello che ho detto» rispose Harry. «Non ti interessa sapere come faccio ad essere qui, davanti a te, nonostante tu abbia ucciso Harry Potter quando aveva un anno?»
«No, per nulla» rispose il Signore Oscuro. «So già tutto quello che mi serve sapere, Harry. Silente non ti ucciderà mai, quindi sei l'Horcrux perfetto».
Questa volta, fu il turno di Harry di scoppiare a ridere.
«Cambiano le Dimensioni, ma tu sei sempre lo stesso e commetti sempre gli stessi errori» disse. « Ecco perché io sono qui e tu, tra poco, sarai morto».
«Dimensioni? Bene, Harry, ti ascolto. Ma sappi che, ogni minuto che perdiamo, è un minuto in più in cui, a Hogwarts i miei Mangiamorte combattono per conquistare il castello».
Devo fare in fretta, pensò.
Non si era veramente aspettato che Voldemort rispettasse il patto di lasciare in pace l'Ordine se lui si fosse consegnato, ma ora che aveva la conferma che stavano combattendo, doveva tornare indietro il prima possibile. Non sapeva niente di quello che stava succedendo a Hogwarts; potevano già essere morti tutti.
«Sì, Dimensioni» rispose. «Nella Dimensione in cui sono nato io, i miei genitori, Lily e James Potter furono uccisi da Voldemort che però perse il suo corpo nel tentativo di uccidere me. Vedi questa cicatrice?» chiese, sollevando il ciuffo di capelli che la copriva. «È il segno di quella notte. Fui mandato da Silente a vivere con i miei zii Babbani e non seppi nulla di tutto ciò fino al mio undicesimo compleanno. Andai a Hogwarts e ogni anno cercai in tutti i modi di impedire alla tua anima di riacquistare un corpo, ma fallii. Fortunatamente, però, Silente era già sulle tracce degli Horcrux e dopo neanche tre anni, riuscii ad ucciderti. Poi, mi sono ritrovato qui, richiamato da Silente, per sconfiggerti, ancora».
«Molto interessante, Harry, davvero» commentò Voldemort freddamente. «E tu, ti sei lasciato comandare da Silente? Sei un debole, come lui, d'altronde. Perché non ti unisci a me, Harry? Vedo nella tua mente quello che è successo e quello che desideri. Se ti unisci a me e accetti di diventare volontariamente un Horcrux, potrai vivere in pace con i tuoi genitori. Se, invece, non accetti, diventerai comunque un mio Horcrux e guarderai tutti quelli che ami morire, di nuovo».
Questa volta non te lo permetterò, pensò, impugnando la bacchetta per la seconda volta quella sera. A costo di essere io a morire.
Puntò la bacchetta contro Voldemort, mentre lui faceva altrettanto.
«No, Harry, non costringermi ad ucciderti. Avanti, metti giù la bacchetta».
«Prima tu» lo esortò Harry. «Se ti servo vivo, per creare un Horcrux, ora la bacchetta non ti serve. Devi prima uccidere qualcuno per farlo».
Nessuno dei due abbassò la bacchetta. Rimasero lì, nel mezzo del nulla, uno di fronte all'altro, con il braccio destro puntato davanti a loro, verso il petto dell'avversario.
Il silenzio attorno a loro non era mai stato così assordante. Lo sciabordio dell'acqua sembrava triplicato di volume e ora sembrava provenire direttamente da sotto i loro piedi, come se si trovassero sospesi sopra un fiume.
Non c'era un filo d'aria.
Il grido fu improvvisò e la sua eco risuonò a lungo, prima di spegnersi definitivamente.
«Avada Kedavra!»
Un lampo di luce verde e un corpo cadde a terra, senza alterare il silenzio di quel luogo. Come se non avesse dovuto essere lì. Come se non ci fosse mai stato davvero.
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Ciao a tutti!
Aggiorno molto prima del previsto... Solo perché più di metà del capitolo era già pronto!! :)
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono!
Grazie a tutti quelli che hanno messo le storie tra le Seguite, le Preferite e le Ricordate.
La Morte appare qui con la maiuscola, perché nel discorso la intendo personificata!
Ci vediamo presto, spero, al prossimo capitolo!
Alla prossima,
Lucy 
   
 
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