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Autore: Jo_The Ripper    16/06/2013    4 recensioni
Perché quando Ino si annoiava, questo non portava mai a nulla di buono, e solitamente era lui a pagarne le conseguenze.
“Cosa faresti se dovessero rapirmi?” ripeté seccata.
Shikamaru spalancò gli occhi.
Quella era una domanda trabocchetto, ci avrebbe giurato.
E qualsiasi risposta le avesse dato, probabilmente non si sarebbe salvato dai guai.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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IL RAPIMENTO

Quando si prende il vocabolario e si ricerca la parola noia, esso illustra la seguente definizione generale:
Noia: s. f. [prob. dal provenz. noja, enoja; v. noiare e annoiare]. Senso di insoddisfazione, di fastidio, di tristezza, che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana.
Shikamaru Nara ed Ino Yamanaka avevano un concetto di noia che li poneva a 180° l’uno dall’altra.
Praticamente gli opposti.
Secondo il ragazzo Nara, il crogiolarsi nella fannulloneria era un balsamo per il suo spirito di pigrone patentato, che anelava alle vette più alte della tranquillità, arricchita con quale nuvola in un cielo sereno ed un prato profumato di erba appena tagliata.
Secondo la ragazza Yamanaka, invece, oziare come se non ci fosse un domani rientrava nella categoria di piaga dalla quale salvaguardare il mondo. Lei era sempre in movimento, una trottola iperattiva, e, a dispetto del suo fisico minuto e flessuoso, quando si muoveva non lo faceva di certo con la leggerezza di una farfalla che si posa di fiore in fiore agitando le sue ali fini e colorate.
No.
Lei possedeva la stessa eleganza di un elefante in una cristalliera.
A volte Shikamaru si chiedeva come facesse a non distruggere la loro casa con la sua goffaggine. Ino era, per lui, paragonabile ad una calamità naturale, una sciagura, una tribolazione. Eppure quando lo guardava con i suoi occhi limpidi, regalandogli uno sguardo di intima complicità sentiva lo stomaco annodarsi.
Quando gli rivolgeva un sorriso radioso, un brivido freddo gli percorreva la schiena.
Quando si avvicinava con passo cadenzato, facendo ondeggiare la lunga coda e si sporgeva fino a far mescolare i loro respiri, allora tutto il mondo svaniva, come una bolla di sapone che un bambino fa esplodere toccandone la superficie con un dito incauto.
Era completamente perso, ma amava essersi fatto incastrare a quel modo da una persona così tanto diversa da lui.

Quella sera Shikamaru rientrò tardi dal lavoro, parcheggiò l’auto nel vialetto di casa e, gettando un’occhiata veloce al cielo, constatò che stesse per piovere. Una volta infilata la chiave nella toppa della serratura ed entrato in casa, tirò un lungo sospiro; le uniche due cose che voleva fare erano una doccia e dormire.
Una cosa però colpì le orecchie del padrone di casa, o meglio non le colpì: c’era silenzio.
Shikamaru si insospettì. Ino sarebbe già dovuta essere a casa a quell’ora.
Salì le scale a due a due, fino a giungere nella loro camera da letto.
La trovò lì, distesa, con la luce dell’abat-jour accesa che leggeva un libro, assorta. La finestra era spalancata ed il vento, conseguente al maltempo, stava facendo ondeggiare la tenda.
“Ah, ma allora sei qui.”
A quelle parole lei trasalì.
“Shikamaru, mi hai spaventata! Si può sapere cosa ti dice il cervello?” lo rimproverò tenendosi una mano sul cuore.
“Io? Piuttosto mi hai allarmato tu con l’assenza di rumori in giro per casa.”
Lei aggrottò le sopracciglia.
“Stai dicendo che sono chiassosa?”
“No, intendevo solo dire che quando sei a casa si sente.”
Evidentemente lei dovette interpretare quelle parole alla stregua di un “la casa profuma di te”, perché smise di tamburellare le dita sulla copertina del libro, addolcendo lo sguardo.
“Ah, ok. Come è andata la giornata?“
Shikamaru si strinse nelle spalle, allentando il nodo della cravatta.
“Al solito, zeppa di cose da fare.” Replicò piatto.
Lei ridacchiò.
“Caro il mio stacanovista, il peso dell’economia mondiale è tutto sulle tue fragili spalle! Il tuo regno per un’amaca!” rise più forte.
“Vado a farmi una doccia.” Tagliò corto lui, evitando di risponderle con qualche frase sferzante. Non avrebbe certo rischiato di guastarle il buonumore.
“E non mi chiedi nemmeno se voglio unirmi a te?” lo riprese.
Lui tornò sui propri passi, voltandosi.
“Vuoi unirti a me?”
Lei ghignò.
“Avrei potuto, ma visto che non me l’hai chiesto... adesso arrangiati.” Incrociò le braccia al petto, tirando su il mento in una posa sdegnata.
“Che seccatura…” mugugnò lui andando a rifugiarsi sotto il getto d’acqua calda.

***

Quando riemerse dal bagno, andò in camera a prendere dei vestiti puliti per la notte. Ino era ancora sul letto, con le gambe contro il torace, che faceva zapping con il telecomando. E sbuffava.
Brutto segno.
“Già smesso di leggere?” le chiese.
Lei scrollò le spalle.
“Sì, altrimenti avrei finito tutto il libro e non ne ho di nuovi da leggere.”
“Quindi adesso ti diverti a fare impazzire la tv?”
Ino inarcò un sopracciglio.
“C’è altro di interessante da fare? No perché ci terrei ad avere un tuo consiglio, visto quanto sei esperto di attività ricreative.” Rispose sarcastica.
“In realtà io…” avanzò cauto quando lei lo fulminò con lo sguardo, arricciando le labbra.
“Ogni lasciata è persa.”
Shikamaru sospirò. Se non altro lui ci aveva provato, anche se la prospettiva di una moglie che bandiva uno sciopero a singhiozzo del sesso non lo entusiasmava. Avrebbe dovuto riguadagnarsi i suoi diritti di marito con qualche bella pensata.
E lui, quanto a pensate, si poteva dire che fosse un genio.
Ma non quella sera.
Sì vestì e si lasciò cadere sul letto supino, rilassandosi. Aveva davvero avuto una giornata pesante.
Ino nel frattempo continuava imperterrita a cercare qualcosa nelle centinaia di canali satellitari.
“Shika, mi annoio.”
Tre parole, una condanna.
Quando Ino si annoiava, questo non portava mai a nulla di buono, e solitamente era lui a pagarne le conseguenze. Decise quindi di non darle corda, ma di voltarsi sul fianco e chiudere gli occhi.
Lei si imbatté infine in un programma di attualità, il cui argomento principe della serata era il sequestro di persona. Lo speaker stava illustrando l’incidenza dei casi di rapimento nel loro paese e nel mondo.
La donna cominciò ad ascoltare, interessata.
“Nel 2007, il paese che ha portato il più alto rischio per il rapimento era l’Iraq, mentre nel 2009 il Los Angeles Times ha dichiarato la città di Phoenix, Arizona, come la capitale del rapimento, superata nel 2010 da Città del Messico. Paesi con più casi di rapimento per riscatto erano Colombia, Libano, Perù e Filippine.”
“Shika, hai sentito? È davvero terribile!”
Spense la tv con un gesto secco, voltandosi a guardare suo marito che, constatò con disappunto, già sonnecchiava.
Come si permetteva di ignorarla? Con un’espressione poco raccomandabile sul viso, lo scosse.
“Di un po’, tu cosa faresti se dovessero rapirmi?”
L’uomo si scosse dal torpore.
“Come?”
“Cosa faresti se dovessero rapirmi?” ripeté seccata.
Shikamaru spalancò gli occhi.
Quella era una domanda trabocchetto, ci avrebbe giurato.
E qualsiasi risposta le avrebbe dato, probabilmente non si sarebbe salvato dai guai.
“Chiamerei la polizia.”
Lei scosse il capo e lui comprese di aver appena bruciato la sua possibilità numero uno.
“Loro ti dicono che non vogliono che tu avverta polizia. Centoventisette milioni e trecentotrentacinquemila yen entro quarantotto ore, cosa fai?”
“Come faccio a farmi dare una somma così elevata in banca se non avverto le forze dell’ordine prima?” obiettò.
“Ma loro non vogliono. Ti minacciano, che so, di mandarti un mio orecchio in una scatola.”
Shikamaru levò gli occhi al cielo.
“Assumo un investigatore privato, il migliore su piazza, e ti faccio rintracciare.”
“Decisamente no.”
Ipotesi due bruciata.
“Metto insieme i risparmi e poi accendo un mutuo.” Ritentò.
“Poco fattibile.” Rispose lei annoiata.
La lista delle soluzioni logiche e plausibili si stava pericolosamente assottigliando.
“Allora faccio una colletta con i soldi di tutti e poi vengo a riprenderti.”
“Tu pensi che qualcuno metterebbe i soldi di tasca sua? E poi quale parte del ‘non avvertire nessuno’ non hai capito?” si puntellò i fianchi con le mani, sdegnata.
Bene, se le risposte razionali non la soddisfacevano, allora non gli restava che cominciare con quelle impossibili.
“Rapinerei la banca.”
Ino si bloccò, immaginando il volto di suo marito coperto da un passamontagna, che intimava con voce seria di riempire una valigia di soldi. Rise, guardandolo quasi con compatimento.
“Certo, come no, così ti faresti arrestare ed io sarei spacciata.”
“Avanti Ino, questa domanda è inutile!” esclamò stufo.
Per tutta risposta si beccò un’occhiata decisamente inceneritrice e parole sibilate a denti stretti.
“Che significa, che non ti interesserebbe minimamente se mi rapissero?”
Ma perché quella donna era così insistente? Come faceva a trovare ogni possibile modo per tediarlo? Shikamaru, ormai a corto di genialità, optò per una classica e sempre appropriata ritirata strategica, visto che la conversazione stava decisamente degenerando.
“Mi è appena tornato in mente che ho un’importante telefonata da fare, giusto un minuto, torno subito.”
Afferrò il cellulare precipitandosi per le scale, mentre la voce di Ino lo incalzava.
“Te la stai elegantemente squagliando, coniglio! Vieni qui che ti apro quella testaccia vuota in due!”

Shikamaru non le badò, e si chiuse a chiave nello studio, tirando un profondo sospiro.
Mancava poco alla trasformazione di Ino nella versione femminile di Jack Torrance e di certo la mossa seguente sarebbe stata quella di inseguirlo, come nella famosissima scena di Shining, con l’accetta in mano, spaccando poi la porta in mille pezzi.
In effetti lo sguardo assassino di sua moglie ricordava molto Jack Nicholson, per sua somma sfortuna. Ma questo era meglio non farglielo presente.
Shikamaru, cellulare alla mano, cominciò a scorrere la sua lista di contatti.
Avrebbe certo potuto escogitare qualcosa di meglio per rabbonirla, ma era troppo stanco e non aveva nemmeno la forza di pensare. E, a quanto sembrava, gli era stato precluso anche il dormire. E lui desiderava tanto dormire!
Però, in quel caso di palese isteria ingiustificata, occorreva di certo l’aiuto di qualche benevola forza esterna, e chi meglio dei suoi amici avrebbe potuto dargli una mano? Magari a qualcuno di loro era già capitato di avere a che fare con la fase: “Cosa faresti se mi rapissero.”

“Potrei chiamare Choji, lui ha sempre qualche buon suggerimento da darmi…” rifletté Shikamaru. Guardò poi l’orologio, che segnava le 22 passate. No, Choji probabilmente stava riposando e non aveva intenzione di disturbarlo, sapendo che l’indomani sarebbe dovuto andare presto al lavoro.
“No, andiamo avanti. Vediamo…Shino.”
Con Shino non aveva mai avuto un rapporto molto confidenziale, non gli sembrava certo il caso di chiedere consiglio per una cosa del genere.
A dire la verità non era nemmeno certo di come l’Aburame avrebbe potuto prendere la sua telefonata: tanto avrebbe potuto regalargli qualche perla di saggezza, tanto avrebbe potuto infilargli uno scarabeo nella maglietta alla prossima rimpatriata. Nell’incertezza, meglio lasciar perdere.

“Naruto. A quest’ora sarà in casa e, se non lui, almeno Hinata potrebbe aiutarmi a venire a capo dell’arcano…” stava per cliccare il tasto verde di chiamata, quando qualcosa scattò nella sua testa, una specie di campanello d’allarme.
Naruto non brillava certo per perspicacia, era invece abbastanza ingenuo, e avrebbe fatto il diavolo a quattro qualora lui avesse chiesto di parlare con la Hyuuga. Constatò che, una volta rivelata la vera causa della telefonata, come suo solito non avrebbe capito un beneamato niente, anzi, avrebbe allarmato tutti cominciando a comportarsi da forsennato, terrorizzando anche Hinata con un: “Hanno rapito Ino!”.  
Decisamente da escludere.

“Sasuke…” storse il naso pensando al ghigno malefico che gli si sarebbe stampato sul viso se l’avesse chiamato. L’Uchiha avrebbe risposto e poi gli avrebbe di certo rifilato tutta una serie di epiteti poco gradevoli per averlo disturbato per qualcosa di così stupido, raccomandandogli anche di tenere a bada Ino, o peggio: gli avrebbe detto che se si fossero messi insieme, questi episodi con lui non sarebbero mai accaduti.
Al solo pensiero lo stomaco di Shikamaru si annodò.
Ma lui non era minimamente geloso, la gelosia era una seccatura, ed anche quei pensieri che stava facendo erano molto seccanti.
“Per quello lì poi avrei la cura perfetta: proporre a Sakura la stessa domanda di Ino e poi sedermi, popcorn pronti, e godermi lo spettacolo epocale di Sasuke spiaccicato al suolo.”
Quell’ipotesi parve rincuorarlo, ma la scacciò, non era di certo il momento di comportarsi da bambino immaturo e capriccioso. Lui non era così. Doveva essere l’influenza di Ino, si disse.

“Neji. No, mi manderebbe a quel paese e poi, al prossimo incontro, non mancherebbe di lanciarmi frecciatine.”
Rifletté anche sul fatto che Sasuke e Neji sembravano separati alla nascita, per certi atteggiamenti che avevano in comune, tipo l’aver ingoiato la stessa mazza di scopa.

Shikamaru si sentiva molto scoraggiato, la lista si andava esaurendo.
Lee.
Lee avrebbe proposto di riconquistare l’amore di Ino con una romanticissima sfida a morra cinese, o un singolar tenzone con Sasuke (ma anche Sai andava bene).
Da evitare.

Quanto a Sai, non era molto ferrato quando si trattava di rapporti sociali e di coppia. Probabilmente gli avrebbe consigliato qualche libro, o la rubrica del cuore di un giornale da signora annoiata sotto l’ombrellone.
Bocciato in pieno.

Kiba.
Kiba forse si sarebbe rivelato la scelta peggiore.
Prima di tutto lo avrebbe rimproverato per averlo interrotto nel bel mezzo di qualche appuntamento galante con le sue richieste cretine, poi, dopo aver realizzato il quesito, l’avrebbe preso in giro senza pietà, condendo il tutto con le sue risa sguaiate. Per concludere, l’avrebbe umiliato citandogli Tolkien, tra una risata e l’altra: “Un anello per ghermirli e nel buio incatenarli!”.

“Certo che ho davvero degli amici d’oro!” pronunciò Shikamaru, sconsolato.
L’unica alternativa, se voleva una risposta seria, rimaneva quindi Choji.
Guardò il telefono più annoiato che mai, ma questo, prese a squillare: miracolosamente era lui. Un po’ di fortuna finalmente arrivava dalla sua.
“Pronto…”
“Ehi amico, come stai? Non ci si sente da un po’!” esclamò gioviale.
“Sì, stavo appunto pensando di chiamarti, ma non ero sicuro che fossi sveglio.”
“Ah, domani devo andare al lavoro più tardi, quindi ho approfittato di questo momento di pausa per chiamarti. Ma dimmi, è successo qualcosa? Perché hai un tono di voce dell’oltretomba, più stanco e stufo rispetto al solito.”
“Hai perfettamente colto nel segno. Vedi, Ino oggi ha deciso di scocciarmi con una domanda che più stupida non poteva trovarla nemmeno con il campanello: vuole sapere cosa farei in caso di suo rapimento.”
“E tu che le hai detto?”
Shikamaru elencò le varie risposte, e Choji scoppiò in una fragorosa risata.
“Tu sei davvero un caso disperato!”
“Come? Perché?”
“Davvero, non so come tu abbia fatto a sposarti!”
Shikamaru inarcò un sopracciglio.
“Illuminami con la tua saggezza.”
“Ino vuole solo essere rassicurata. Vuole che tu le dica che per lei faresti qualsiasi pazzia, che ti preoccupi e le sarai sempre vicino.”
Batté le palpebre, stranito.
“Ma tutto questo non ha senso! Insomma, ci siamo sposati.”
“Lei vuole solo che tu glielo ripeta, fine. Viviamo in un mondo tanto frenetico, che non lascia spazio al tempo da dedicare alle persone che amiamo, così, quando siamo con loro, è cosa buona rassicurarle sui propri sentimenti.”
“Donne…” mormorò Shikamaru.
“Quindi adesso torna da lei e diglielo.” Ordinò perentorio.
“Sissignore.” Replicò senza molto entusiasmo l’altro.
“E per favore, non tenere su quella tua solita aria annoiata, mostrale un po’ di vivacità!”
“Ci proverò, sperando che dopo mi faccia dormire.”
Choji rise di nuovo.
“Ora ti saluto, fammi sapere come è andata.”
“Va bene, grazie.”
“Di niente, alla prossima!”
Una volta terminata la chiamata, Shikamaru si stiracchiò e si massaggiò la nuca. Guardò fuori e vide che ormai aveva smesso di piovere e c’era una bella notte stellata. Aprì la porta e tornò su da sua moglie.

***

Ino se ne stava seduta al centro del letto, imbronciata. Picchiettava il telecomando nel palmo della mano.
“Ah, finalmente ti sei degnato di tornare. Ti consiglio però, di prendere il cuscino e tornartene da dove sei venuto.” Sentenziò lei.
“Se dovessero rapirti, non saprei cosa fare.” Esordì lui senza giri di parole.
Lei mise da parte la sua aria combattiva, colta in contropiede, e gli fece cenno di continuare.
“Probabilmente impazzirei al solo pensiero che potessero farti del male, ed ogni buonsenso andrebbe a farsi benedire. Farei sicuramente qualsiasi cosa, nonostante tu sia la donna più querula e scocciante esistente sulla faccia della Terra.”
Ino scosse la testa, stavolta sorridendo.
“Quindi diciamo che ti preoccuperesti.”
Picchiettò sul materasso invitandolo a sedersi vicino a lei.
“Molto.”
“Niente collette salviamo Ino o altro?”
“No. Non permetterei che ti rapissero e basta. Con una buona dose di certezza mi farei ammazzare per difenderti.”
“Ma che dici, devi venirmi a salvare, come nei migliori film!” sorrise contenta.
“E poi cavalcheremo insieme su una spiaggia con il tramonto a fare da sfondo al momento idilliaco?” domandò lui.
“Certo, mi sembra il minimo.” Asserì lei. Poi si allungò, fino a cingergli il collo con le sue braccia, stringendosi al petto di suo marito, che le circondò le spalle in un gesto rassicurante.
“Scusa se ti ho aggredito.”
Lui fece spallucce.
“Vedi, io a questo punto non mi preoccuperei troppo. Sei talmente seccante che dopo ventiquattro ore i rapitori ti riporterebbero a casa, e darebbero loro dei soldi a me per sopportarti.”
“Povero martire Nara! Mi raccomando, fatti scucire il doppio della somma. Noi di sicuro non valiamo così poco.” Disse lei scostandosi e guardandolo negli occhi.
“Ovvio.” Rispose veloce. Poi si fermò.
Aveva sentito bene? Ino aveva appena detto noi?
“Aspetta. Noi?”
“La dottoressa me l’aveva detto che avrei cominciato ad avere gli ormoni in subbuglio…” brontolò lei, rivolgendogli poi uno sguardo felice. “Eh già, ora come ora avresti ben due persone da salvare. Che seccatura, vero?”
Il suo viso si illuminò e le regalò la sua espressione più felice. Finalmente capiva la vera ragione delle paure di sua moglie: il diventare genitori era un’impresa ardua e c’era sempre il timore di essere impreparati, di non essere all’altezza. Lei aveva bisogno del suo supporto e aveva bisogno di sapere che sarebbe stato al suo fianco.
Allungò la mano coprendo la pancia di Ino.
“Ciao, tu che prospetti essere la più grande seccatura della mia vita dopo tua madre.”
“Non è un nome troppo lungo per un bambino?” ridacchiò Ino.
“Tu dici? Mi sa che dobbiamo trovare un diminutivo…”
“E questo è solo l’inizio…” fece lei prima di sporgersi verso suo marito e baciarlo dolcemente. Lui si distese supino continuando a stringerla, schiacciando il telecomando che lei aveva precedentemente abbandonato.
Il canale passò su un’emittente musicale che in quel momento stava trasmettendo il ritornello di una vecchia canzone.

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
[Tutto ciò che ho sempre voluto/ Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno/ È qui nelle mie braccia]

Shikamaru sorrise contro le labbra di Ino. Non poteva fare altro che concordare.
Quanto a Choji, l’avrebbe sicuramente richiamato il giorno dopo, ma qualcosa in cuor suo gli diceva che ormai sapeva già tutto.

***
Lo so, dovrei smetterla di assecondare le voci nella mia testa che dicono: “Continua a scrivere ShikaIno stupide e fluffose, vile marrana!”.
Purtroppo loro sono numerose e non posso ribellarmi, abbiate pietà!
Dunque, passiamo alle note del caso: centoventisette milioni e trecentotrentacinquemila yen corrispondono ad un milione di euro, mentre il ritornello finale è di Enjoy the silence, dei Depeche Mode.
Bene, adesso vi saluto e spero che l’ennesimo parto di Jo & Le Voci vi sia piaciuto.
Alla prossima puntata!

Nota postuma:
Avevo postato questa shot oggi pomeriggio, ma siccome il sito mi dava problemi con la visualizzazione (mi saltava dei pezzi non so per quale oscuro motivo), l’ho cancellata e l’ho ripostata adesso. Chiedo venia!
  
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