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Autore: Miki_TR    01/01/2008    2 recensioni
"[...] Remus non aveva idea di quanto gli restasse da vivere, ma non doveva essere molto. Le ultime due Lune era arrivato ad un passo, solo un passo, dal morire dissanguato prima ancora che sorgesse l'alba; e in quel periodo dell'anno le notti erano brevi. Non sarebbe sopravvissuto ad un altro inverno, e lo sapeva da molto; o forse la guerra avrebbe fatto il suo sporco lavoro prima del lupo."
Spoiler da HP7!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Nuova generazione
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Au Claire de la Lune

ATTENZIONE PREGO, QUESTA FANFIC CONTIENE SPOILER DAL SETTIMO LIBRO DI HARRY POTTER. DUNQUE, LEGGETE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!

 

Nota Iniziale: Questa storia idealmente si svolge poco prima di un'altra mia One-Shot, Al di Là. Non è necessario averla letta per comprendere questa; però l'ho immaginata legata a quella, e quindi chi ha letto Al di Là probabilmente saprà cosa accade dopo.
Va be', ora che ci penso, basta aver letto HP7... ^_^'
In ogni caso, precisiamo che anche se nelle note ho messo "Slash" non accade nulla, dal punto di vista sentimentale. E' più una fede di fondo, la mia, non so se mi spiego.

Bando alle ciance, buona lettura!
Miki

 

Au Claire de la Lune (Un Addio)

 

Au claire de la Lune, mon ami Pierrot,
Prête-moi ta plume, pour écrire un mot.
Ma chandelle est morte, je n'ai plus de feu.
Ouvre-moi ta porte, pour l'amour de Dieu.

Remus non aveva mai avuto una voce buona per cantare, né era particolarmente intonato. Ma era ancora capace di canticchiare una ninnananna senza sembrare un gatto annegato, come aveva detto una volta James a Sirius, un secolo prima. E infatti, nonostante non fosse del tutto sicuro di ricordare fino in fondo la canzoncina, Ted aveva già smesso di piangere e si stava appisolando sereno tra le sue braccia.

Aveva già dieci giorni, suo figlio, e quella era in assoluto la prima volta che Remus lo aveva tutto per sé. Ninfadora dormiva, finalmente, e Andromeda era impegnata a rimettere in ordine la casa, dopo il trambusto degli ultimi giorni.
Lui era stanco, stremato dall'ultima Luna piena, ma si sarebbe goduto quel momento con suo figlio fino in fondo. Poteva essere l'ultimo: Remus non aveva idea di quanto gli restasse da vivere, ma non doveva essere molto. Le ultime due Lune era arrivato ad un passo, solo un passo, dal morire dissanguato prima ancora che sorgesse l'alba; e in quel periodo dell'anno le notti erano brevi. Non sarebbe sopravvissuto ad un altro inverno, e lo sapeva da molto; o forse la guerra avrebbe fatto il suo sporco lavoro prima del lupo.

In ogni caso, non si sarebbe perso nulla di quel bambino che non aveva voluto, ma che non era capace di lasciarlo indifferente. Da dieci giorni memorizzava ogni piccolo gesto, ogni sfumatura di colore dei suoi capelli e dei suoi occhi, deciso a portarli con lui qualsiasi cosa lo aspettasse.
L'aveva già fatto quasi diciotto anni prima, quando era nato Harry. Ma allora erano tutti così giovani, quando lo guardavano per ore dormire, o sbavare, o semplicemente respirare: aveva avuto un significato completamente diverso.

Non permettiamogli mai di dimenticarsi quell'espressione buffissima, aveva detto Sirius una volta, mentre lo osservavano rigurgitare il suo latte sulla spalla di James. Avevano riso tutti.

Da qualche giorno, il ricordo di Sirius non era più un tormento. Anzi, gli capitava sempre più spesso di sorridere nel ritornare con la mente ai tempi felici, quando viveva tutta un'altra vita, che nulla aveva a che fare con quella casa e quella famiglia. Ricordava tanti dettagli secondari, piccoli, insignificanti si sarebbe detto. Ma con una chiarezza inimmaginabile, e sempre con una serena pace, velata solo di un po' di nostalgia.
L'aveva raccontato a Ninfadora, l'unica, paradossalmente, che sapesse e capisse, e lei era stata così felice che lui stesse superando quel dolore, che non si era sentito di dirle cosa significava quella tranquillità quasi sovrannaturale. Non le aveva detto che stava per andarsene.

Ma era contento, quella notte, solo di starsene con suo figlio in braccio e guardare le stelle dalla finestra; e sorrise quando, come sempre più spesso gli capitava, gli parve di cogliere un odore familiare nell'aria. Whisky Incendiario, tabacco e cuoio. E insieme un sentore di talco per neonati, che poteva venire da Ted o da Harry, tanti anni prima.

Sirius. Era inconfondibile.

-Sei qui, vero?- gli chiese, senza muoversi e senza smettere di cullare suo figlio.

Era inutile girarsi: Sirius non era un fantasma, e non l'avrebbe visto. Era solo una presenza, o forse un ricordo, ma non aveva importanza. Come succedeva da qualche giorno, ormai, la barriera tra i vivi e i morti non avrebbe impedito quella conversazione.

Un soffio di vento tiepido entrò dalla finestra socchiusa, facendo frusciare le tende e tintinnare dolcemente la girandola sul lettino di Ted. Ah, Moony, gli sembrò di udire, in quei suoni, sai che non posso restare a lungo lontano.

Remus sorrise, e Ted girò il visino verso la finestra, come se i suoi piccoli occhi vedessero qualcosa, nelle ombre, che quelli stanchi di Remus non erano in grado di identificare.
Remus accarezzò piano con la punta dell'indice la guancia del bimbo, che si volse di nuovo a guardare suo padre.

-Sei venuto a vedere mio figlio?- chiese all'aria. -Non è bellissimo, Padfoot?-

Non saprei. Sirius che scuoteva la testa, tanti anni prima, con i capelli tagliati da poco che gli finivano continuamente negli occhi. Sembra una scimmietta, con tutte quelle pieghe in faccia. Ma il suo sorriso era abbagliante.

Remus rise, piano, per non disturbare la tranquillità di suo figlio.

-Sei venuto a prendermi, Sirius?- gli domandò, con una punta di speranza. Sarebbe stato un momento perfetto.

Non ancora, amore. Continua a cantare.

Remus sospirò, ma era paziente. Forse prima doveva finire quella canzone. Non sapeva se l'avrebbe ricordata tutta.

Au claire de la Lune, Pierrot répondit:
Je n'ai pas de plume, je suis dans mon lit.
Va chez la voisine, je crois qu'elle y est
Car dans sa cuisine, on bat le briquet.

Dai passi leggeri fecero scricchiolare le scale, e qualcuno bussò piano alla porta. La presenza di Sirius non era scomparsa, ma si era fatta più leggera, come una carezza appena accennata, e il vento di prima era appena una corrente dolce nella notte calda.

Andromeda entrò, reggendo in mano un vecchio lume, circospetta come era sempre in sua presenza. Remus se l'era aspettato: fino a quella sera, lei non si era mai fidata di lasciarlo da solo con Ted. Sembrava pensare che lui fosse incapace di occuparsi di un bambino piccolo; Remus aveva avuto il tatto di non ricordarle come, tanti anni prima, lei stessa gli avesse fatto i complimenti per la sua bravura con i piccini. Ma la bambina di quei tempi adesso era sua moglie, e lui non era più un ragazzino che girava per quella casa in compagnia di Sirius.
No, non era il caso di ricordarglielo.

Si voltò a guardarla, lentamente, per non disturbare Ted che si stava quasi addormentando.

Ricordava, invece, e lo faceva ridere il pensiero, che una volta era stato innamorato di lei, quando aveva dodici anni, e lei aveva accompagnato Sirius a Diagon Alley, prima del secondo anno. Avevano fatto merenda insieme, e lui l'aveva trovata meravigliosa. E quale ragazzino non si sarebbe preso una cotta per una ragazza che, mentre sbucciava una mela con coltello e forchetta, come se fosse la cosa più naturale de mondo, aveva insegnato all'amico del suo cuginetto le imprecazioni più sconce che avesse mai sentito?

Ma erano passati anni, e in lei c'era poco di quella giovane affascinante. Aveva le spalle curve e segni neri sotto gli occhi, le tremavano le mani, e aveva perso peso. Era invecchiata di dieci anni da quando era rimasta vedova, e adesso un'ombra di quella che era stata compariva sul suo viso solo quando prendeva in braccio quel nipote che portava il nome di suo marito.
Remus avrebbe voluto chiederle se parlava mai con Ted, quando era da sola; ma anche quello sarebbe stato un errore imperdonabile.

Trattala bene, Lupin aveva detto Sirius quel giorno, quando erano tutti ancora bambini. E' la mia cugina preferita.

Gli mancava Ted Tonks. Nonostante quello che era successo negli ultimi mesi prima che si desse alla clandestinità, Ted e Remus erano stati amici, in qualche modo. Ted era un uomo divertente e generoso, che non aveva visto niente di strano o spaventoso nell'accogliere un lupo mannaro in famiglia. Remus si era sempre chiesto se avesse saputo di lui e di Sirius, di quella che era la sua vita precedente. Sospettava di sì, eppure non glielo aveva fatto pesare.
Andromeda lo sapeva di certo, e proprio per quello non si sarebbero mai potuti definire amici, loro due; a dispetto del fatto che Remus a dodici anni pensava che lei fosse la persona più forte del mondo.

No, Sirius, pensò, senza bisogno di parlare ad alta voce, non sono stato giusto con la tua cugina preferita.

Ma non aveva più importanza, ormai. Di lì a poco, tutto sarebbe cambiato ancora, per tutti loro.

-E' arrivato un messaggio di Aberforth. Stanno andando tutti ad Hogwarts. Dicono che ci sarà una battaglia.- sussurrò Andromeda.

Udendo la voce familiare della nonna, il piccolo Ted emise uno dei suoi versetti infantili e mosse appena le manine. Remus gli sorrise.

-Arrivo subito.- rispose ad Andromeda.

Non si volse a guardare se lei se ne fosse andata. Dedicò per qualche secondo tutta l'attenzione a suo figlio, tra le sue braccia, cullandolo piano, contemplando il profumo leggero di quel piccolo peso caldo che si agitava dolcemente contro i suoi muscoli stanchi. Consapevole che poteva essere l'ultima volta che lo vedeva in quella vita, riprese a cantare per lui.

Au claire de la Lune, l'aimable Arlequin,
Frappe chez la brune, qui répond sudain:
"Qui frappe de la sorte?", il dit à son tour,
"Ouvrez votre porte, pour le Dieu d'amour."

Gli occhi di Ted si chiusero piano, e il visetto si distese nel sonno. Remus non ricordava come continuasse la canzone, così accarezzò piano i capelli neri del suo bambino, e con delicatezza lo mise nel lettino. Rimase a guardarlo un secondo, prima di voltarsi per uscire.

Dalla porta, Andromeda lo guardava con un'espressione strana, più curiosa che ostile, per una volta.

-Dove hai imparato quella canzone?- gli chiese. -La cantavo sempre a Sirius quando era bambino.-

Il cerchio si chiuse.
Sirius l'aveva insegnata a lui, tanti anni prima. Gliela aveva sentita canticchiare piano tante di quelle volte, negli anni della scuola, che aveva memorizzato la semplice melodia prima ancora di sapere di cosa si trattasse. Quando aveva scoperto che parlava della Luna gli era sembrato ironico, allora.
Ma poi, anni dopo, l'aveva imparata anche senza comprendere le parole, perché lui e Sirius l'avevano cantata per ore a Harry, ogni volta che piangeva e ogni volta che erano soli con lui.
E adesso lui l'aveva cantata a Ted.
In qualche modo, sembrava una degna conclusione.

-Bada a Ted, Andromeda.- disse semplicemente, uscendo.

Lei annuì. -Addio, Remus.-

Remus scese le scale senza fretta, e fu solo sulla porta che si rese conto che non ricordava l'ultima strofa della canzone. Gli parve un peccato, non poterla concludere almeno tra sé. Ma poi scrollò le spalle, preparandosi a Smaterializzarsi.

-Me la ricorderai tu quando ci vedremo, non è vero, Sirius?- sussurrò, e sorrise.

Poi scomparve come se non fosse mai stato lì.

---------------------------

Sei anni dopo, in una vecchia casa di città, un bambino senza genitori giocava da solo nella sua stanzetta. I muri erano tutti dipinti, lo aveva fatto la Nonna quando lui era molto, molto piccolo.
C'erano una foresta e un castello, e una parete era tutta blu, con tantissime stelle, più di quelle che si vedevano in cielo, e una luna sorridente disegnata in un angolo.

Ted poteva stare ore a guardare i suoi disegni sui muri, in particolare quello blu, seguendo con un dito il percorso strano e irregolare delle stelle, fin dove la sua altezza di bambino gli consentiva di arrivare. Il suo padrino, una volta, gli aveva detto che quando fosse arrivato a toccare la Luna, sarebbe stato alto come suo padre. Ma ci sarebbe voluto qualche anno, ancora. Ammesso che Ted mangiasse tutte le sue verdure.

Intanto Ted faceva saltare le dita da una stella all'altra, come se la sua mano fosse un piccolo uomo che andava di puntino in puntino a grandi balzi, e come sempre quando era da solo, canticchiava tra sé. Nell'aria c'erano odori strani, che lui a sei anni non sapeva descrivere, ma che erano sempre stati lì, da quando ricordava. Come se ci fosse qualcuno che non poteva vedere.
Ma non era importante, non come giocare a toccare tutte le piccole stelline bianche sul muro. Non come ripetere quella canzoncina che conosceva da prima di quanto poteva ricordare.

Au claire de la Lune, on y voit qu'un peu.
On chercha la plume, on chercha du feu.
En cherchant d'la sorte, je n'sais qu'on trouva.
Mais je sais qu'la porte sur eux se ferma.

 


 

Non sono del tutto certa che si possa classificare questa storia come una Songfic, dal momento che il testo della canzone non ha praticamente a che fare con lo svolgimento della storia. Nel caso, credo di aver scritto la mia prima Song-Fic. ^^
Comunque, ci tengo a specificare che la canzoncina è famosissima, è una ninnananna francese, dal titolo "Au claire de la Lune". Il testo ha moltissime varianti, e quello che vedete qui è stato gentilmente offerto da wikipedia. Per quanto riguarda l'autore a cui sono dovuti i credits, non ho trovato nessuna fonte che la attribuisse a qualcuno in particolare: viene sempre ricordata come canto tradizionale.
Non so perché ho scelto proprio questa ninnananna per questa storia: mi è sempre piaciuta, e quel richiamo alla Luna mi fa pensare a Remus. Infatti avevo già usato questo titolo anni fa, per un capitolo di Quasi per Caso.
Ma mi è tornata in mente per questa storia.

Poi, sul finale di questa fic ho due spiegazioni di come Ted (che io e Remus ci rifiutiamo di abbreviare Teddy, e grazie tante) conosca l'ultima strofa della ninnananna: potrebbe averla imparata da Andromeda, come potrebbe averla imparata da Sirius e Remus, che potrebbero averla cantata dall'Al di Là. Non ho preferenze sulla versione ufficiale. ^^

In chiusura, tutto questo perché stanotte mi chiedevo come avesse preso Sirius la nascita di Ted. Onestamente penso bene: ai morti si addice poco la gelosia. Comunque ce lo vedo a girare attorno al piccolo (e a Remus, naturalmente) in spirito, o in qualunque modo gli sia possibile. Anche in questo caso, non posso farci nulla; quando lo scrivo io, Sirius in fondo è un tenerone.
Lo so, sono senza speranze.

A presto.

Miki

 

  
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