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Autore: Nonna Minerva    01/01/2008    10 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così, eccoci qua, pronto ad iniziare un altro anno insieme

E così, eccoci qua, pronto ad iniziare un altro anno insieme...

Con l’agurio che sia un anno felice, pieno di sorprese e di soddisfazioni, pari a quelle che mi date voi ogni volta che mi scrivete entusiasti...

 

Grazie per questo bellissimo 2007,

vi auguro un 2008 altrettanto splendido,

auguro ad ogni scrittore di trovare lettori come voi,

tanta ispirazione per soddisfarvi,

e ad ogni lettore di trovare le storie che si aspetta

o che ha sempre desiderato di leggere.

 

AUGURI!

 

Nonna Minerva.

 

 

P.s. Il mio regalo per voi è un dettaglio importante, un qualcosa che tanti di voi mi hanno spesso chiesto e che altrettanti vorrebbero scoprire...

A voi scoprirlo ;)

 

 

 

 

20. Are they really good news?

 

Di nuovo a

Rainsoul,

d’altra parte, anche

questo faceva

parte del suo

regalo…

 

 

Svegliandosi all’improvviso, si accorse di non avere alcuna idea di dove si trovasse e di come vi fosse arrivato.

L’ultima cosa che ricordava era quella fitta di terrore che l’aveva assalito nell’accorgersi di un Mangiamorte che le puntava la bacchetta alla schiena, nell’atto di colpirla alle spalle, e di essersi lanciato sulla traiettoria dell’incantesimo, nella speranza di evitare che il raggio violetto la colpisse.

Poi il buio.

Era riuscito a salvarla? Perché non sentiva più le grida ed il rumore degli incantesimi che venivano scagliati? Era forse finita la battaglia? Per quanto tempo era rimasto privo di sensi? Dov’era Tonks? Stava bene?

Quasi non osava aprire gli occhi, nel timore di quello che avrebbe visto, per paura che gli dicessero che lei non ce l’aveva fatta.

 

Si accorse poi di una leggera pressione sul palmo della mano e di un qualcosa che gli solleticava il braccio.

Socchiuse gli occhi, cercando di abituarli gradualmente alla luce.

Mise a fuoco la stanza e riconoscendo l’ambiente arredato in modo semplice spartano che lo circondava, seppe subito di trovarsi nel reparto di alta sicurezza del San Mungo.

Ci era già stato in passato, prima della Antilupo, dopo una luna piena alquanto turbolenta, e quelle stanze erano inconfondibili.

Ma c’era qualcosa di insolito in quel posto dove tutto era sempre monotono e uguale, dove di solito gli unici esseri umani erano medici ed infermiere, tutti sempre un po’ impauriti e a disagio, a causa della sua condizione; una persona, che non sembrava per nulla turbata dal fatto di essere alla presenza di un Lupo Mannaro.

 

Tonks infatti sedeva accanto a lui profondamente addormentata, la testa appoggiata al letto, e la mano nella sua. Remus riconobbe l'origine della sensazione di solletico che aveva avvertito poco prima: i capelli della ragazza gli stavano sfiorando il braccio.

Guardò le loro mani congiunte, le dita intrecciate, con i loro anelli all’anulare sinistro che scintillavano sommessamente alla pallida luce del tardo pomeriggio e sentì un’ondata di tenerezza scaldargli il cuore.

 

Aveva smesso ormai di nascondere a sé stesso quello che provava per quel piccolo, dolce terremoto, ma non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, che l’amava, meno che meno di fronte a lei.

Vero, negli ultimi tempi i rapporti tra loro erano decisamente migliorati, lei era molto più gentile con lui e sicuramente aveva ritrovato un po’ della sua allegria, ma da qui ad affermare che lei ricambiava i suoi sentimenti ce ne voleva.

Ed anche se lei avesse provato qualcosa per lui, non avrebbe mai permesso che si legasse a qualcuno molto più povero e vecchio di lei, e per giunta decisamente pericoloso.

Per anni aveva allontanato l’amore per paura di legarsi di nuovo a qualcuno e soffrire e, ironia della sorte, ora che aveva trovato qualcuno per cui sentiva che valeva la pena rischiare, l’unica persona con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita, non aveva altra scelta che guardarla da lontano e amarla in silenzio.

 

I'm In Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
Accidentally

Con cautela, Remus iniziò a ritirare la mano, ma il venir meno del contatto, svegliò Tonks.

La ragazza alzò lentamente la testa e sbatté diverse volte le palpebre, cercando di orientarsi.

Poi vide che Remus era sveglio e gli sorrise con aria assonnata.

“Ciao,” la salutò lui, accorgendosi di quanto roca fosse la sua voce.

“Buongiorno dormiglione!” replicò allegra la ragazza. “Come ti senti?”

Remus sollevò appena il braccio per testare danni e mobilità.

“Un po’ indolenzito, ma nel complesso mi sembra bene. Sono stato peggio. Com’è andata a finire la battaglia?”

Gli rivolse un gran sorriso.

“Aspettavo che me lo chiedessi. È finita. Abbiamo vinto.”

Tacque, lasciando che l’entità della notizia facesse presa.

Remus non disse niente, rimase semplicemente a fissarla attonito, incapace di trovare le parole per commentare quello che lei gli aveva appena comunicato.

Finita.

Dopo tutti questi anni di incertezza, timore e paura, la guerra era finita. Davvero finita.

Smarrito e disorientato si passò una mano fra i capelli non riuscendo a credere che quella realtà, sotto la cui ombra aveva vissuto gran parte della sua vita fosse stata finalmente stravolta.

Sulle sue labbra si fece lentamente strada un sorriso, che il volto di lei rispecchiava. Non c’era bisogno di parole per descrivere la marea di sensazioni che in quel momento svolazzavano come impazzite dentro di lui, passando dal sollievo alla felicità, dalla contentezza ad una lieve apprensione per quello che sarebbe accaduto ora.

Si limitò quindi a stringere la mano di Tonks che continuava a tenere stretta la sua.

 

Sarà difficile vederla andar via, quando tutto questo sarà finito... pensò Remus con immensa tristezza.

Viste come stavano le cose, avrebbero dovuto comunque separarsi, dal momento che il suo destino una volta ristabilito, sarebbe stata la prigione, ma ad un certo punto aveva creduto che loro due sarebbero stati insieme per sempre.

Chissà, forse se le cose fossero andate diversamente, e se lui non fosse stato ricoverato, magari avrebbero trascorso insieme ancora un po’ di tempo, eppure, per quanto terribile fosse la sorte che l’aspettava, mai avrebbe rimpianto di aver salvato la vita alla ragazza che sedeva accanto a lui.

Leggendo la tristezza nei suoi occhi, e interpretandola giustamente, Tonks mormorò, “Non avresti dovuto prenderti quella maledizione al posto mio... se non l’avessi fatto, forse saresti riuscito a scappare, e ora non te ne staresti qui tutto ammaccato ad aspettare che vengano a rinchiuderti in una cella per una colpa che non hai commesso.”

“Quel Mangiamorte stava mirando alle tue spalle e tu non l’avevi visto. Ti avrebbe uccisa, se non mi fossi messo in mezzo. Non mi importa della prigione. E’ un prezzo che pago volentieri, se è riuscito a salvarti la vita.”

“La tua vita è preziosa tanto e più della mia, Remus! Non è giusto quello che vogliono fare, e lo sai anche tu. Se solo tu non avessi così poca stima di te stesso... ma non ha importanza ora. Quello che conta è che tu guarisca, al resto penseremo dopo.”

 

Niente fu più aggiunto a riguardo in quel momento, e man mano che l’emozione per gli eventi recenti si affievoliva, accontentandosi di un angolino riposto della mente, strappando di quando in quando un fugace sorriso a coloro che tornavano ad indugiare su tali pensieri, in Remus si destarono nuovamente la curiosità e la meraviglia per aver trovato Tonks accanto a sé al suo risveglio in quel reparto sperduto dell’ospedale, da cui tutti si tenevano lontani, e soprattutto, al quale era molto difficile, se non impossibile, per chi non vi lavorava, accedere.

“Come li hai convinti a lasciarti entrare?” le chiese infine. “Di solito non lo permettono a nessuno.”

“Prerogative coniugali.” Spiegò la giovane, lasciandosi scappare un sorriso di fronte  all’espressione perplessa di Remus.  “Questo,” disse, mostrandogli la fede all’anulare, “E’ il mio lasciapassare. Naturalmente ho dovuto anche usare le mie speciali doti persuasive!”

Remus rise.

“Me li immagino i tuoi mezzi di persuasione!” disse, avendo bene a mente quanto potesse essere convincente Tonks quando si arrabbiava. “Comunque non devi sentirti obbligata a restare, sto bene ora...”

“Non dirlo nemmeno per scherzo, mi hai salvato la vita ed il minimo che posso fare adesso è prendermi cura di te. Non lo faccio perché mi sento in debito, lo faccio perché lo voglio fare. E poi quando io stavo male, mi hai forse lasciato sola? Quindi non mi muovo di qui, fine della discussione!”

 

E niente di quello che Remus disse riuscì a convincerla ad andarsene a casa a farsi qualche ora di sonno su un letto decente, e la ragazza continuava ad andare avanti e indietro, alla ricerca di qualcosa da mangiare che potesse stuzzicare il suo appetito, lamentandosi che lì non lo nutrivano a sufficienza, sistemandogli i cuscini perché fosse comodo, oppure raccontandogli quello che accadeva fuori.

Nessun altro era riuscito ad ottenere il permesso di fare visita a Remus – non che non ci avessero provato – fatta eccezione per Silente, che aveva fatto capolino nella stanza un paio di volte e, scambiata qualche parola con i due, era sparito di nuovo.

 

***

 

Ogni giorno che passava, Remus faceva un passo verso la guarigione, e sempre più vicino era il momento in cui avrebbe dovuto lasciare l’ospedale.

In questi ultimi giorni di permanenza Tonks non lo lasciava solo un minuto, temeva infatti che avrebbero potuto portarglielo via se solo si fosse assentata un attimo.

Mentre vegliava su di lui durante le notti tiepide di fine primavera, guardandolo dormire, rifletteva su come sarebbe stato tornare a casa senza di lui.

Avvertiva tutta l’ingiustizia del suo destino ed allo stesso tempo si sentiva un’egoista perché desiderava averlo ancora un po’ per sé per non perdere il piacere della sua compagnia.

 

Doveva riconoscere che le cose tra di loro erano decisamente migliorate, da quando, quella notte di Dicembre, si erano fatti quella promessa.

Lei stessa aveva iniziato a fare progressi: il suo umore andava molto meglio ed i sensi di colpa praticamente spariti.

E poi c’era quella strana sensazione ala bocca dello stomaco tutte le volte in cui erano insieme, oppure il modo in cui il cuore prendeva a batterle, ogni volta che lui le sorrideva, e la consapevolezza che quel sorriso era solo per lei.

 

I'm In Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
Accidentally

Inconsapevolmente, l’affetto, la stima che provava per quell’uomo che il destino le aveva voluto a fianco, si era lentamente trasformato in qualcosa di più grande, qualcosa che non riusciva a controllare e, sorprendentemente, non voleva controllare.

Probabilmente però, quella di Remus non era altro che gentilezza, la stessa che riservava a tutti, un desiderio di aiutarla a superare il passato e a continuare a vivere.

Mai avrebbe potuto anche solo sperare di conquistare il cuore di una persona tanto speciale.

Lui non si sarebbe mai innamorato di una pasticciona come lei, ed inoltre era troppo giovane; probabilmente non la considerava che una ragazzina imbranata.

Così attendeva impotente la loro separazione, cercando di conservare nella memoria ognuno di quegli ultimi momenti insieme.

 

I medesimi erano, anche se a sua insaputa, i pensieri che turbavano l’animo del licantropo che sedeva quieto accanto a lei, sfogliando senza vederle le pagine del libro che teneva aperto in grembo, trasalendo ogni volta che udiva il rumore di passi nel corridoio, rumore che poteva indicare l’arrivo di qualcuno che veniva con la notizia che tanto temevano.

 

In genere il rumore di passi passava oltre, perdendosi in lontananza nel corridoio, facendosi sempre più flebile fino a perdersi in lontananza, e si poteva distintamente vedere i due occupanti della stanza tirare un sospiro di sollievo e tornare alle loro precedenti occupazioni, felici di avere ancora un po’ di tempo.

 

Più di una volta durante una di quelle serate, quando la brezza faceva entrare il profumo d’estate dalle finestre socchiuse, furono entrambi tentati di rivelare quello che avevano nel cuore, di confidare all’altro quello che provavano, scegliendo poi di tacere, nel timore di andare incontro ad un rifiuto, non sapendo che li avrebbe aspettati l’esatto opposto.

 

***

 

Un tiepido pomeriggio di aprile però, i passi non passarono oltre, li sentirono rallentare e fermarsi proprio davanti alla loro porta.

Qualcuno bussò.

Remus e Tonks si scambiarono uno sguardo lievemente allarmato, e poi, con tono rassegnato, invitarono il visitatore ad entrare.

 

“Buon pomeriggio, professor Silente,” salutò Remus, mentre Tonks si rilassava e aspettava che il cuore riprendesse un battito regolare.

“A cosa dobbiamo la sua visita?” domandò la ragazza, ripresasi. “E’ successo qualcosa?”

“In effetti sì.” Confermò l’anziano preside. “Vi porto buone notizie.”

Un sorriso esitante comparve sulle labbra dei due.

“Di cosa si tratta?” lo interpellò compostamente Remus.

“Torno giusto ora da un soddisfacente incontro con il Ministro della Magia in persona,” spiegò, “Incontro durante il quale mi ha dato conferma di avere appena revocato l’ordine di cattura e reclusione per i Lupi Mannari.”

“Questo significa che...” balbettò Remus incredulo.

“Che sei libero!” esclamò felice Tonks, arrampicandosi sul letto ed andando ad abbracciarlo.

“Non solo,” la corresse Silente, “Visto il felice esito della vostra missione fuori città, ed i notevoli progressi di Ninfadora negli ultimi mesi, significa anche che siete entrambi liberi di lasciare l’appartamento e di tornare alle rispettive abitazioni.”

Nessuno dei due sorrideva più ora.

“E’ vero...” mormorò Tonks, lasciandosi cadere sulla sedia accanto al letto.

“Tranquilla,” la rassicurò allegro Silente, “Ho parlato anche con il tuo capo. È al corrente dei tuoi miglioramenti e dice che puoi tornare al lavoro quando vuoi.”

Lacrime dispettose minacciavano di rigarle il viso.

“E’... fantastico.” Disse, nell’animo un intrico di emozioni che tutto erano però tranne che felicità.

 

“Bene,” esordì Silente, andando a stringere la mano di Remus, “Ora vi devo proprio lasciare. So di essere rimasto poco, ma volevo portarvi la notizia di persona. Verrò a farvi visita quando sarete tornati a casa. Anzi, credo verrò quando sarete di nuovo a Londra. Scommetto che non vedete l’ora di tornarvene a casa vostra e presumo sarete molto impegnati col trasloco una volta usciti di qui.” Aggiunse infine. “Ninfadora, perché non mi accompagni per un pezzetto?” la invitò.

La ragazza lo seguì lasciando che fosse lui a parlare, senza ascoltarlo veramente, troppo presa dai suoi cupi pensieri.

 

Giunsero in fondo al corridoio, e Silente si fermò, scrutandola con attenzione.

“C’è qualcosa che non va?” le chiese con la solita gentilezza. “Credevo fossi contenta di tornare al lavoro.”

“Io... sì, certo. Certo che sono contenta!” esclamò, forzando un sorriso. “E’ solo che non me o aspettavo...” mentì, sperando che lui le credesse, sollevata nel vedere che Silente non sembrava nutrire dubbi sulla sua felicità, completamente ignara del fatto che il preside era venuto di persona a portare loro quelle notizie col preciso intento di studiare le loro reazioni.

E per quello che aveva visto finora, poteva definirsi assolutamente soddisfatto, perché tutto stava procedendo esattamente come lui aveva previsto.

 

“Forse è il caso che io ritorni da Remus,” mormorò Tonks.

“Sì, certo,” disse, stringendole la mano. “Salutamelo ancora e digli che spero di vederlo in piedi quanto prima. A presto Ninfadora.” Sorrise nel vederla rabbrividire per l’ennesima volta all’uso del suo nome di battesimo e, dopo averla vista rientrare nella stanza di Remus, si avviò lungo il corridoio.

 

Fuori dal reparto, Molly lo aspettava impaziente.

“Allora? Ha funzionato?”

“Chi lo sa.” Rispose misterioso Silente. “Solo il tempo può dirlo. Ma non escludo che presto si possa avere qualcos’altro da festeggiare oltre alla fine della guerra.”

 

Continua...

 

 

 

Capitolo 21: She’s a witch!

 

  
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