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Autore: Aqua24    17/06/2013    1 recensioni
NB: Storia ferma e incompleta.
Lei mi guardò con una nota di rimprovero negli occhi: "Sei una stupida."
Sorrisi.
"E tu sei bellissima."
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Marilisa.

3.

Si chiama Tommaso. Ha diciotto anni, io solo quindici.
Non è un ragazzo bellissimo, non somiglia ad un principe Disney dalla calzamaglia azzurra e i sentimenti puri, ma nemmeno al bullo trasgressivo e testa di cazzo che piace tanto alle ragazze di Geordie Shore.
Ha gli occhi scuri e i capelli disordinati, le guanciotte piene ricoperte da una sottile barbetta sporadica e il sorriso facile.
Non che mi scatenasse in testa chissà quali pensieri sconci tipo me e lui come famiglia con due bambini, tre gatti, quattro cani, cinque giraffe, sei elefanti e sette bollette da pagare al mese.
Però era simpatico. Come si dice adesso, "mi interessava".
Soprattutto perché l'avevo conosciuto in un contesto strano: io con una gamba rotta, sei mesi fa, e lui della Protezione Civile, giovane ma disponibile e senza pretese, che m'aiutava a salire le scale di casa mia, la prima volta con le stampelle, e l'ultima, quando ormai camminavo abbastanza bene, mano nella mano.

"Mari, domani non ho impegni. Neanche dopodomani. Tu- sei libera? Voglio dire, vuoi uscire? Niente di che, magari andiamo al cinema, ti piace Star Trek?"
Avrei voluto avere una polaroid al collo e scattare l'istantanea del suo viso, rosso ma deciso, come se si fosse gasato con tre bottiglie di Sprite.
Avrei voluto dire che sì, non avevo mai un cazzo da fare, che ero libera, domani, dopodomani, tra una settimana, un mese, un anno.

"Devo- posso pensarci un attimo? Ti telefono al più presto.
...Mi piace Star Trek."

Non me la tiravo. Per nulla, anzi.
Non ho mai pensato di essere interessante, né per gli amici, figuriamoci per i ragazzi. Non ho mai creduto di poter essere invitata ad uscire per un appuntamento.
Fondamentalmente, credevo che la mia vita amorosa si sarebbe svolta come un film di bassa categoria: alla festa del diploma bevo troppo, vado a letto con un perfetto sconosciuto, rimango irrimediabilmente incinta e lui deve sposarmi per forza, così rovino la vita di entrambi, e vissero infelici e scontenti.
Oppure avrei sposato una donna e saremmo vissute in un loft a Madrid. Non è un segreto che io sia bisex.
Non per me, almeno; per i miei genitori sì, altrettanto per i miei amici. E credevo di potermi trovare bene solo con una donna, a dire la verità.

E invece Tommaso mi ha rivoltata come un calzino sporco.
Non sono abituata -non lo sono mai stata- alle attenzioni, soprattutto a quelle di un ragazzo.
Alle medie ricordo che se il mio fidanzato di allora mi mandava un messaggio dove chiedeva i compiti del lunedì, io arrossivo. Perché aveva dato fiducia a me anziché ai suoi molteplici amici. Perché mi aveva scelta.
Alla fine, con lui feci una cosa che non mi aspettavo nemmeno io: lo lasciai dolcemente, per non farlo rimanere male.
Scoprii dopo che a lui non fregava una minchia.
E che io invece soffrivo. Non tanto per la sua perdita, ma perché non avevo più quel punto di riferimento che il mio cuore chiedeva.

Non ho mai capito a fondo l'amore - ma cosa avrei potuto capire, dopotutto, dopo soli quindici miseri anni di vita?
Non riuscivo ad essere abbastanza sincera con me stessa e con le mie emozioni- c'è sempre stato troppo casino, dentro di me, da non riuscire nemmeno più ad ascoltarmi.

Noemi invece mi ascoltava come io non facevo e non avrei fatto mai. Con attenzione. Con empatia.
Se capitava che durante un discorso io mi lasciassi andare e piangessi, lei capitolava a ruota, cercando di calmarmi; e solo quando poi io ritornavo a stirare le labbra all'insù, lei smetteva di avere gli occhi lucidi e le guance bagnate.
Le ho raccontato tutto, o quasi, di me.
Anche il marcio. L'ho ammonita molte volte.
"Noe, io non sono l'amica che tutti desidererebbero. Ti deluderò, no, ascolta, ti deluderò molte volte, non farò le scelte giuste che salveranno entrambe, abbasserò gli occhi quando tu vorrai incontrare i miei, mi fermerò quando tu correrai. Però migliorerò.
Te lo prometto."

E lei è voluta rimanere. Lì, al mio fianco. Quando spezzavo le matita per la rabbia, quando le stringevo i polsi con possessività, quando avevo il naso rosso dal pianto e quando vomitavo per l'ansia.
Non avrei mai saputo dirle grazie abbastanza, perché lei riusciva ad amarmi anche quando io non lo facevo.

E Tommaso era una decisione troppo importante per la mia povera testa leggera. Ci voleva Noe, la sua cioccolata calda del bar, i suoi capelli colorati, le sue dita che spiegavano il concetto all'aria.
I suoi occhi generosi. Il suo sorriso sincero.
/Mi/ ci voleva Noe.
Più di quanto mi sarebbe potuto servire l'ossigeno.

Lei era un cliché. Lei era il mio ossigeno.
  
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