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Autore: Kokky    01/01/2008    3 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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13 – Ricordi di primavera

 

Quest’episodio è successo tempo fa... non ricordo più quando. Dovevo essere arrivato da poco.

 

La primavera sta giungendo con il suo dolce calore. Il prato davanti alla villa è verde, ancora umido perché da poco si è alzato il sole. Poggio la giacca a terra e mi corico, con il sole che mi riscalda pelle. Qualcuno sta arrivando. Faccio finta di dormire.

La persona si avvicina verso di me, mi si siede accanto. Apro gli occhi con studiata lentezza.

Sofia ha una camicia violetta e dei pantaloncini neri.

« AH! Sei sveglio? » chiede vedendomi con gli occhi aperti.

« Mmm... » mormoro, poi mi alzo facendo leva sulle mani.

« Scusa. » sussurra lei, mordendosi il labbro inferiore.

« Non sei stata tu a svegliarmi. » dico, sistemandomi la camicia.

« Ah... » mi sorride. « Hai... » mi prende i capelli, cerco di non mostrarmi troppo infastidito da quel gesto « dell'erba fra i capelli. » Mi toglie un po’ di foglie secche ed erba.

« Mmm... » mugugno altezzoso.

« Ho notato... » mi dice Sofia dopo aver finalmente tolto le mani. « Che non ti sei fatto amici... potresti venire con noi se vuoi... con me e i gemelli. » La sua faccia è rossa.

« Mah, sai... non mi piace più di tanto stare con le persone... sto bene già così. »

 Mi alzo e mi pulisco i pantaloni. Non mi interessa chi non è positivo. Ha un sangue così amaro.

Sofia si alza, con le labbra sottili stirate in una smorfia. « Ah... ok... ci vediamo in giro. » mi sibila.

Si gira e se ne va via. La guardo camminare per il bosco, poi mi volto e me ne vado anch’io.

Nella mia testa non c’è niente. Solo vuoto. Un vampiro non prova nulla, il suo è un cuore di ghiaccio, è questo di cui tutti sono convinti; ci credono solo bestie e io non ho mai provato quei decantati sentimenti umani che a volte i vampiri sentono verso i loro simili. Allora perché... sento che qualcosa mi sfugge?

*

 

 

14 – Rosa

 

Le accarezzava i capelli. Le pettinava le ciocche ribelli. Il suo odore sapeva di rose appena sbocciate. Aveva occhi color nocciola.

 

« Mmm... che sonno... » sussurrò Sofia, che si girò e si rigirò nel suo letto. Non avrebbe voluto mai uscire da sotto quel soffice lenzuolo.

« Buongiorno, mamma! » disse Sofi al quadro della madre, svegliandosi definitivamente.

Dopo essere andata in bagno, si fece una coda alta con i capelli castani e si affacciò dal suo balcone. Fuori c’era quiete, non vi era vento e il sole splendeva alto nel cielo, neanche un cinguettio spezzava il silenzio.

“Cosa devo fare?” si chiese Sofia preoccupata. “Come faccio? Non posso andare alla villa, per oggi non è un problema, ma prima o poi dovrò tornarci... se lui uscisse fuori per prendermi?Cosa devo fare?”

Una lacrima solcò il suo viso. Lei l'assaggiò con la punta della lingua: era salata e calda. Come ogni volta che si trovava in una situazione difficile, Sofia si rivolse a sua madre. “Mamma... cosa devo fare, ora? Non posso tornare indietro, non più. Devo dire di Adam al professore... ma chi mi dice che Adam non mi bloccherebbe prima? Converrebbe rimanere positiva a lungo, per essere abbastanza forte. Se ha sete, esiterà a bere sangue da qualcun'altro? Forse anche i suoi compagni hanno sete... è da anni che non ci sono attacchi in questa penisola.”

Uscì fuori dalla casa e andò verso il giardino pieno di verdure e fiori.

Si sedette nel suo posto preferito, fra un cespuglio di margherite in fiore e l'albero di olive. Osservò con attenzione i boccioli delle rose che si stavano schiudendo, con la rugiada che gocciolava lenta, scivolando sui petali per poi cadere veloce verso terra. Una farfalla stava appollaiata su una margherita, riscaldata dal sole caldo, piena di calore; poi si sollevò lentamente, per spiccare il volo.

Sofia chiuse gli occhi, perdendosi nei suoi pensieri.

Passò del tempo, ora era calma.

Si lasciò riscaldare dal sole ancora un po’. Era il momento giusto per prendere un’altra pillola, ma non aveva voglia di alzarsi. Aveva solo voglia di lasciar vagare la mente veloce verso mete lontane, verso ricordi di un'altra epoca.

 

« Sofia! Ma come hai i capelli?! Li hai pettinati? Su vieni che te li pettino io! » urlò la donna castana.

« No, tu no! Mi fai male, mi tiri i capelli, fai male. » ribatté la bambina.

« Su, da brava vieni qua. Non possono stare così, fra poco arrivano gli ospiti. » le disse gentilmente.

« Va bene, mamma. » si arrese Sofia.

Le pettinò i capelli con la spazzola. Le ciocche ribelli si sciolsero sotto la sua forza. Sofia serrò i denti alla mano. Lo faceva da sempre... si concentrava sul dolore della mano  per non sentire quello alla testa. Fissò il pavimento lucido, appena lavato.

« Ho fame... » si lamentò Sofia, fissando la madre.

« Aspetta ancora un po’ e poi mangerai le lasagne che ti piacciono tanto. » le rispose.

« Mmm! Buone! » disse, sorridendo spensierata.

La mamma la ricambiò, con gli occhi nocciola pieni di felicità.

 

Sofia si tirò su e uscì dal giardino della casa.

Non sapeva cosa fare, ma lo avrebbe saputo al momento. Per ora doveva solo percorrere quel viottolo di ciottoli bianchi, doveva solo arrivare alla villa per vederlo.

*

 

 

15 – Adam

 

Adam passeggiava per il bosco della bianca villa barocca, accarezzando le foglie verdi, i fiori bianchi e lillà... una camelia rosa interessò maggiormente le mani bianche dalle dita affusolate; la strappò con un solo colpo e continuò a camminare, toccando quel fiore di seta.

Osservò con calma il bosco molto particolare, pieno di piante esotiche, e si fermò sotto un castagno.

Si buttò a terra, arrivando come sempre in modo aggraziato e fulmineo sull’erba verde. Deciso a non fare nulla, si impose di stare li coricato per far passare un po’ il tempo.

Per i vampiri il tempo è infinitamente lungo... sono molto più veloci di qualunque altra cosa e stanno lì ad osservare i lenti movimenti di ciò che li circonda... per loro il tempo, pur scorrendo, non ha molto significato se non trovano qualcosa che li distragga, poiché vivono per sempre, anime dannatamente immortali, intrappolate in quel corpo perfetto. Basta trovare qualcosa d’interessante per non morire di noia. E lui l’aveva trovata, la sua preda non avrebbe avuto più scampo... bastava solo attendere.

Dopo un po’ si alzò, annoiato ancora di più, per tornare alla villa.

Andò direttamente al piano superiore, verso la sua camera dall’alto tetto con angioletti sorridenti e fiori di tutti i tipi e dimensioni che lo adornavano. Verso est c’era un grande letto a due piazze, intarsiato, decorato, barocco, dalla testata piena di fronzoli dorati, putti, fiori e piante; il materasso era ricoperto da una trapunta scarlatta di broccato, e da cuscini più chiari, sull'arancio. Di fronte al letto, fin troppo carico e rotondeggiante, vi erano delle poltroncine dello stesso tessuto della trapunta e un tavolino di marmo e oro, con l’unica gamba piena degli stessi motivi del letto, con un putto per ogni lato. E sul pavimento bianco e lucido c’era un tappeto rosso e oro... poi, di lato, vi era un armadio in puro stile barocco, chiaro, con sei ante decorate, due con un disegno intrecciato, più scuro e rossiccio dell'armadio stesso, e accanto una cassettiera con un pesante e grande specchio circondato da una cornice abilmente lavorata, nell’altra parete un quadro raffigurante un paesaggio di... insomma una camera sfarzosa, carica e barocca, che piaceva poco al suo padrone.

Adam poggiò la sua testa sul cuscino più grande, intento a rimanere lì finché lei non si sarebbe presentata. Tenne le orecchie tese, pronte a un suono, una voce... attesi.

Dentro la sua testa il piano era già pronto: l’avrebbe afferrata e, celere, l’avrebbe portata via dalla villa, pronto a bere il suo sangue dolce.

Sembrava un quadro perfetto ed immobile, quella stanza lussuosa con quel ragazzo da sogno coricato sull'antico letto. La luce filtrava dal balconcino, colorando la scena... era tutto perfetto, innaturale.

Ma poi lui si mosse, aggraziato e flessuoso, alzandosi di fretta dal letto e correndo alla ringhiera del balcone, affacciandosi con slancio. I capelli d’oro colato coprirono per un secondo la sua visuale, ma tanto lui lo sapeva. Lo sentiva.

La sua preda era arrivata.

*

 

 

   
 
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