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Autore: TsukiKozui    17/06/2013    2 recensioni
Settantesimi Hunger Games, quattro anni prima della storia di Katniss, Peeta e dei loro giochi. E' l'anno di Annie, della morte dei padri di Katniss e Gale, è l'anno di Neela.
Questa non è la storia di un vincitore, perché sappiamo già che sarà Annie a vincere, ma di un Martire, l'ennesimo martire di un gioco perverso.
Spero che la storia interessi a molti, e che altrettanti recensiscano!!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

E’ arrivato il momento della giornata che odio più di ogni altra cosa: la sera tardi, quando aspetti l’abbraccio del sonno sdraiato sul letto. Odio quei minuti, spesso ore, in cui mi ritrovo a pensare troppo. E non sempre le mie sono belle riflessioni. Axel…

Correvo tra le case del Giacimento. Inciampai più volte, ero piuttosto goffa a quattro anni.
< Axel! Axy, aspetta! > inseguivo un ragazzino di dodici anni, allora mi sembrava un gigante.
Axel si fermò di scatto e si girò verso di me. Io continuai a correre, sperando mi afferrasse al volo come sempre, ma mi bloccai appena vidi la sua espressione corrucciata.
< Neela che fai qui? > lo disse con un vocione che mi intimorì molto.
< V-vengo con te! > sbuffò sonoramente.
< Non sto andando a giocare in un posto segreto, Neela. E’ un luogo pericoloso per te! >
< Ma io voglio venire lo stesso! >
< Ho detto di no, e adesso ti riporto a casa > ma io incrociai le braccia, misi il broncio e puntai i piedi. Non mi sarei mossa da lì per nessun motivo.
< Dai Neela, non fare i capricci! Andiamo a casa, forza > scossi forte la testa. Axel strinse con una mano i suoi folti capelli, neri come i miei, e si abbassò alla mia altezza. Posò i suoi occhi sui miei- grigi i suoi, verdi i miei- e disse calmo:< Neela, devo andare nel bosco con il padre della piccola Katniss. Che cosa è successo a quella bambina che era entrata nel bosco da sola? > si riferiva ad una vecchia favoletta del Distretto 12 che serviva a dissuadere i bambini ad entrare nel bosco. Con alcuni, a quanto pare, non ha funzionato a dovere.
< Viene mangiata dall’orso cattivo >
< Visto? E’ meglio se non vieni anche tu >
< Ma non sono sola, fratellone. Ci sei tu e il papà di Kat, tutti gli orsi avranno paura di voi! > Axel rise, poi si alzò per prendermi in braccio. Poi un uomo arrivò alle spalle di mio fratello.
< Porta anche lei, Axel > il ragazzo si girò e guardò stupito l’uomo, il padre di Katniss.
< Ma… signor Everdeen… è pericoloso! > il mio sguardo si fermò sulla bambina attaccata al pantalone del signor Everdeen. Era molto piccola, aveva solo due anni, con i capelli raccolti in due minuscole trecce e il visino nascosto dietro la gamba del padre. Katniss.
< Come puoi vedere, io porterò Katniss. E’ giusto che si abituino al bosco, un giorno saranno loro a cacciare. Non credo che sarà Allie a farti compagnia un giorno >
< No, infatti. Allie preferisce aiutare mia madre, questa nanetta, invece, adora cacciarsi nei guai > misi di nuovo il broncio, ma ero divertita.
< Va bene, viene anche Biancaneve. Possiamo andare signor Everdeen > l’uomo rise, prese in spalla la piccola Katniss e marciò fino alla recinzione.
Biancaneve. Solo lui mi chiamava così.
  
Stringo forte il cuscino, così forte che non so come le piume riescano a rimanere all’interno. E’ per lui che odio la sera. Axel, il mio fratellone…
Sessantaseiesima Mietitura. Le mani di Effie Trinket, dopo aver segnato il destino di una ragazzina di tredici anni, si chiudono sul nome di Axel. Aveva diciotto anni, era forte, era un cacciatore. Ma è morto.
Io avevo dieci anni.
Da allora vado a caccia sola, come arma i suoi insegnamenti.
Ogni vigilia di Mietitura mi viene in mente qualcosa di Axel, e ogni ricordo che ho di lui ha l’effetto di una pugnalata al cuore. Sì è la vigilia della settantesima Mietitura.

Non ho dormito per niente bene. Immagini dei sessantaseiesimi Hunger Games hanno affollato i miei sogni. Mi giro nel letto e vedo che quello di Allie è vuoto, quindi mi alzo e mi preparo. Dovrò interrogarla a lungo per farle uscire di bocca il suo numero di nomine. Ogni anno le vieto di chiedere altre tessere e ogni anno le prende di nascosto.
La trovo seduta in cucina. Ha in mano una foto, l’unica foto della casa. Ritrae tutta la famiglia ed è a colori: la pagammo una fortuna.
Mi avvicino ad Allie, le poggio le mani sulle spalle e osservo la foto. Mamma e papà sono seduti sul divanetto a fiori dello studio fotografico del Distretto 12, ora andato in rovina, e hanno tra le braccia i neonati Mark e Leo. Axel è in piedi dietro di loro e sorride all’obbiettivo. Era proprio un bel ragazzo. Allie è in bilico sul bracciolo destro del divano ed io sono seduta ai piedi di mamma con una Maggie di quattro anni che mi abbraccia.
La foto è stata scattata poco prima degli Hunger Games di Axel. Stavamo bene.
Allie si volta verso di me. Delle occhiaie scure le segnano gli occhi e grosse lacrime le rigano il volto.
< Buongiorno Neela >
< Buongiorno. Nottataccia? > è la cosa più stupida che potessi chiedere, sono un genio.
< Già… i bambini dormono? >
< Credo di sì, ma non per molto. Se non vuoi che ti vedano piangere è meglio che ti dai una pulita >
< Non importa se mi vedono piangere, ma non voglio che chiedano il perché > io ed Allie, così simili ma così diverse. Lei è sensibile, comprensiva e materna. Io sono una pazza cinica, spesso insensibile e… non trovo aggettivi positivi in me. Entrambe, però, abbiamo la stessa dose di realismo ed entrambe odiamo che qualcuno ci veda piangere. Io per orgoglio, lei per la paura che qualcuno le chieda il motivo.
< Sai Neela, a volte mi chiedo come saremmo sopravvissuti se tu non avessi imparato a cacciare >
< Molto probabilmente adesso farei la fila da Cray con altre ragazze… >
< Neela! >
< E’ solo la verità, Allie > finalmente accenna un sorriso. Sono brava in queste cose, a volte.
Posa di nuovo gli occhi sulla foto e il leggero sorriso che le era apparso sul volto scompare.
< La mamma mi manca ancora, Neela… >
< Sarebbe strano il contrario, non credi? >
< Tu non hai mai pianto la sua morte! >
< Le mie ultime lacrime le ho versate per Axel, ma non credere che non abbia sofferto anche per la mamma! > la verità è che i due lutti mi hanno svuotata, resa apatica. Allie risponde con altre lacrime.
Nostra madre si è spenta pochi mesi dopo Axel. L’ha portata via una malattia di quattro lettere, così hanno detto, e immagino che il dolore per la perdita di un figlio abbia accentuato la cosa. Con lei, però, si è lasciato andare anche papà, io ed Allie- delle bambine- abbiamo dovuto tirare avanti una famiglia.
Allie si asciuga gli occhi, cerca di ricomporsi e torna ai suoi lavori. Credo la aiutino a dimenticare.
< Sai Al >
< Cosa? >
< Credo che qui ti sposerebbe chiunque >
< M-ma che diavolo dici? > arrossisce violentemente.
< Solo che ogni ragazzo del 12 vorrebbe avere in sposa una bella moretta dagli occhi da cerbiatta verdi >
< Non ho gli occhi da cerbiatta! >
< Invece sì. E credimi, io sono esperta di cervi >
< Oh certo! L’esperta che ne centra uno all’anno! > e no, il sarcasmo è il mio campo!
< Non è vero! Ne prendo uno ogni sei mesi… >  lo dico alzando le mani e aria innocente.
< Inoltre ti sposerebbero anche perché sei una brava mammina… >
< Neela, vai a spaccare la legna! >
< Ma… >
< Muoviti! > visto? E’ proprio una brava mammina, mi sopporta anche se sono fastidiosa come le mosche.
Esco e mi reco sul retro della casa. Prendo alcuni ceppi dalla catasta di legna e li sistemo verticalmente in fila. Impugno la pesante accetta di papà e, con rapidi e precisi movimenti, li taglio a metà uno ad uno.
Prendo la legna che serve e rientro in casa. In cucina trovo Al ai fornelli e i tre nanetti seduti a tavola.
< Buongiorno bambini! > poso la legna vicino al caminetto.
< Ciao Neela! >
< ‘Giorno sorellona! >
< Buongiorno… >
< Come mai siete già svegli? >
< A Mark scappava la pipì > Allie si avvicina al tavolo e vi poggia sopra una brocca di latte caldo. Si siede e comincia a parlare:< Ricordi come è finita l’ultima volta che a Mark scappava la pipì a letto? >
< Sì, non è stata una bella mattinata! > mi siedo anch’io e cominciamo a mangiare.
Sentiamo un rumore dal piano di sopra. Tristemente ricordo che c’è un’altra persona in casa.
Nostro padre scende pesantemente le scale, si ferma sull’ultimo gradino e ci osserva per un po’- come se cercasse qualche piccola imperfezione nel quadretto familiare- poi si avvicina e si abbandona su una sedia. Almeno non sembra ubriaco.
< Buongiorno ragazzi > prende la brocca del latte e ne versa un po’ in una tazza.
< Buongiorno papà > i bambini lo salutano calorosamente, noi ragazze- compresa Mag- gli concediamo solo occhiate infuocate.
< Ho detto buongiorno, ragazze! > Al e Maggie rispondono al rimprovero con un timido saluto. Io no.
Mi scruta come farebbe come una bottiglia di liquore. Se non ci fossero i gemellini mi avrebbe già spaccato il naso. Ma, per evitare che mi attacchi in altri modi, mi alzo.
< Dove vai, sorellona? >
< Preparo il bagno, Mag. Lo sai che oggi è quel giorno. Vieni con me > ho notato che la mia sorellina oggi è un po’ strana. Devo parlarle.
Entriamo in bagno e riempio la grande tinozza che usiamo come vasca con acqua fredda. Finito il lavoro mi giro verso Mag. Ha gli occhi segnati da occhiaie scure.
< Che hai oggi, Mag? >
< E’ quel giorno >
< Non è ancora un tuo problema, sorellina. Hai solo otto anni > ma in fondo so cosa intendeva dire.
< Ma potreste essere scelte! Come potremmo vivere se una di voi venisse scelta? Io cosa farei senza di voi, senza di te? > e scoppia a piangere, una cosa che non fa mai.
< Oh, vieni qui piccola > si avvicina ed io l’abbraccio. Continua a piangere sulla mia spalla.
< Non avere paura. Non devi pensare al peggio, mai, capito? Sei una bambina forte e sono sicura che riusciresti a cavartela anche senza una delle sorellone. Ti ho portata tante volte nel bosco, giusto? > si stacca da me e si asciuga le lacrime.
< Solo all’inizio del bosco, però >
< E’ vero, ma ti ho insegnato a mettere delle trappole e a lanciare un pugnale >
< Ma sono riuscita a prendere solo due conigli finora, e li ho solo feriti! >
< Li hai feriti molto gravemente, infatti non sono riusciti a scappare. Devi solo continuare ad allenarti > pare essersi calmata un po’.
< Inoltre puoi curare l’orto sul retro. Comunque non portare sfortuna con questi argomenti, Mag! > le scappa una piccola risata. Un meraviglioso sorriso tra le lacrime.

Camminiamo insieme ad altri abitanti del Giacimento. Allie è dietro di me con Leo in braccio, al suo fianco c’è nostro padre con Mark. Al mio fianco cammina tentennate Mag.
Tra la folla intravedo Gale e la sua famiglia. Lui mi nota e fa un veloce cenno con il capo, non abbiamo niente da dirci. Dietro di lui vedo Katniss; è la sua prima Mietitura.
Mi offrirei come tributo al suo posto? Voglio credere di sì, per mia sorella lo farei mille volte.
Mag trattiene a stento le lacrime, ma so che non piangerebbe mai in pubblico; è come me.
La piazza è vivacemente decorata con stendardi e bandiere varie. Ma per quanto Capitol City cerchi di rendere gli Hunger Games simili ad una festa, le nostre facce rimandano sempre alla crudeltà dei Giochi.
Ci registriamo, poi io ed Allie ci separiamo dagli altri. Devo quasi strattonare Mag per costringerla a lasciarmi la mano.
Sistemo meglio il pugnale sotto la gonna di questo dannato vestito. Era di mia madre, ma per Allie è un po’ largo: nonostante abbia due anni più di me sembra lei la minore- almeno così dicono.
Trovo posto al confine tra il gruppo delle quattordicenni e quello delle quindicenni. Al si sistema nel gruppo dei sedicenni ma continua a guardarmi: alla fine sono riuscita a farle scappare il numero delle sue nomine- tredici ha detto- ma in cambio ho dovuto dirle il mio. Quarantacinque sono tante.
Il sindaco comincia a parlare. Ha la voce un po’ incrinata, non è da lui; poi mi ricordo che è la prima Mietitura anche per sua figlia.
Istintivamente mi volto verso le file dei dodicenni. E’ in piedi vicino a Katniss, ed è sul punto di piangere.
Mi volto di scatto verso il Palazzo di Giustizia appena sento rimbombare negli altoparlanti la voce di Effie Trinket.
< Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! > ogni volta che sento questa frase mi viene da pensare “Ma quelli di Capitol ci sono o ci fanno?”.
Haymitch Abernathy, seduto accanto al sindaco, sbuffa appena la donna- se così possiamo definirla- pronuncia quelle fatidiche parole.
< E adesso tutti quanti scopriremo chi saranno i due fortunati tributi di quest’anno! > e in uno svolazzo del suo abitino giallo canarino si avvicina alla boccia delle ragazze.
< Prima le signore, naturalmente! >
Cala i suoi artigli nella boccia di vetro. Il nome di Allie è presente tredici volte. Il mio quarantacinque. No, la fortuna non è assolutamente a nostro favore.
Mescola le nomine per un po’, per fare spettacolo, poi ferma il braccio con un veloce scatto. Ha trovato la sua preda. La tira fuori lentamente, assaporando quei pochi momenti in cui è al centro dell’attenzione, poi la solleva sopra la sua testa. E’ un trofeo, e lo deve mostrare a tutti.
E’ incredibile come un foglietto possa decidere il destino di una persona. Non puoi renderti conto di cosa si provi, almeno finché non viene estratto il tuo nome. Posso dire di sapere come ci si sente, perché il nome che Effie grida ad alta voce- nonostante il microfono funzionante- è il mio.
Neela Evans.

 

Spazio della sadica che ama uccidere dei poveri ragazzini.

Ed eccoci con il secondo capitolo! Molto allegro, vero? (Faccio del sarcasmo da sola, sono proprio messa male!)
Come vi avevo promesso, questa non è una fanfiction allegra- per niente direi- ma racconta solo il destino che tantissime edizioni degli Hunger Games hanno regalato a centinaia di ragazzini. Katniss e Peeta sono sopravvissuti- ben due volte- ma per tanti altri non è stato così. Questo è un tributo a quei tributi. (Squaaaaaaallida!!!)
Voglio ringraziare _Nekochan_ JD Jaden ed EmmaStarr per aver recensito il primo capitolo. Spero di non avervi deluso e che continuerete a seguirmi!
Detto questo... al prossimo capitolo!
TsukiKozui. 

  
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