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Autore: Yuki Kiryukan    18/06/2013    7 recensioni
Terza e ultima serie. Seguito di Awakening e Rebirth.
Ora a capo dello Scudo Rosso, Rebecca non può più permettersi di sognare: deve condurre una guerra e i Chimeri non sono più i suoi soli nemici.
Infatti, la prima persona con la quale la nostra protagonista dovrà confrontarsi è sé stessa, e tutti i sentimenti che albergano nel suo cuore.
Zach è finalmente al suo fianco, proprio come aveva sempre desiderato, ma le cose non sono più come una volta. Troppi avvenimenti hanno scosso il suo cuore e sembra addirittura aver dimenticato come amare.
La sua mente è ormai occupata dal desiderio di vendetta; quel profondo rancore rivolto alla persona che dovrebbe essere la sua famiglia: Jean Stain.
Riuscirà a riscoprire la forza dei sentimenti che l'hanno sempre spinta a lottare?
Esiste davvero quel miracolo chiamato amore, per cui vale la pena tradire?
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve a tutti! Santo cielo, non ho il coraggio di guardare la data dell'ultimo aggiornamento perché lo so che merito solo una fucilata in piena fronte!  >_____________<   perdonatemi!!!! :(
Non sono riuscita ad aggiornare prima e di questo mi vergono!! Scusate, non volevo farvi aspettare così a lungo!
Voglio che sappiate però che qualunque cosa accada, io porterò a termine questa storia, perché fa parte di me, e perché lo devo soprattutto a voi fedelissimi lettori, che mi incoraggiate sempre! Quindi non temete, anche se con ritardo, io posterò sempre! ;)
Non aggiungo altro, vi lascio alla meritata lettura!
Scusate se non ho potuto rispondere subito alle recensioni, prometto che recupererò! Spero che il capitolo ricompensi l'attesa! Fatemi sapere!!

Ps: visto che sono una pazza, ho pubblicato anche un'altra storia, che avrei piacere se andaste a leggere :) 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1909062&i=1

Un bacione a tutti!
Yuki!
 
 
 
 
 
 
 
 

                             Nuova sede, Nuovi membri, Vecchi amici

 
 
 
 



Se Dallas non era cambiata per niente, la sede dello Scudo Rosso era irriconoscibile, tanto che pensai di non esserci mai stata.

Dovevano aver aggiunto ulteriori piani, perché vedevo rampe di scale e ascensori che non ricordavo. I componenti avevano persino adottato delle uniformi nere e rosse.

Ogni persona che incontravamo nei corridoi si fermava per rivolgerci cenni e parole di saluto, alcuni persino dei rispettosi inchini, con gli occhi curiosi fissi su di me. 

  << Siamo stati costantemente informati di ciò che accadeva a Wisconsin >> spiegò all'improvviso Julian, probabilmente accorgendosi della mia espressione sorpresa  << E' diventata una sorta di celebrità qui >>

Annuii, cerando di non mostrarmi sconvolta  << A-ah, capisco.... >> 

La cosa non mi rendeva né orgogliosa né sicura di me stessa. Anzi, mi infondeva solo un'ansia infinita. Odiavo essere al centro dell'attenzione e, purtroppo, avevo la netta impressione che ora che ero il nuovo capo sarei stata sotto i riflettori piuttosto spesso.

  << Ha scelto lei gli agenti da portare con sé dal Wisconsin? >> mi interpellò Julian.

Non capii il perché di quella domanda, ma risposi:  << Non proprio. Ho deciso di rispettare la lista già preparata da David. Ma ho controllato personalmente i candidati >> 

  << Si, capisco. Ha fatto bene >> 

Ebbi l'impressione che le sue spalle si fossero leggermente rilassate. Probabilmente si sentiva più tranquillo all'idea che avessi seguito i precetti di David. 

Amy aveva ragione: la prima cosa che dovevo fare era conquistare le fiducia ed il rispetto della mia squadra. Era il dovere primario di ogni capo degno di tale titolo.

Ed io non intendevo in alcun modo tradire la fiducia che David aveva riposto in me, affidandomi il comando della sua preziosa organizzazione. 

Julian ci indicò una porta sulla sinistra  << Da quella parte. Ho chiesto ai comandanti di ogni settore di presentarsi qui per dare delle direttive ai nuovi agenti >> 

Aprì la porta e ci ritrovammo in un'ampia sala, con un tavolo di legno rettangolare, una porta finestra dalle tende di velluto nero, parecchi computer e microfoni. 

C'erano inoltre quattro persone che avevano l'aria di aspettare soltanto noi. 

Julian aveva l'aria soddisfatta  << Immagino che i cambiamenti nella sede vi abbiano destato delle perplessità, quindi lasciatevi pure guidare da ogni referente >> 

Indicò la prima ragazza dalla destra. Non era molto alta e col fisico minuto, ma sprigionava comunque una forza incredibile. Aveva dei capelli castani e ricci che le toccavano le spalle e dei vispi occhi color nocciola dalle scaglie verdi che ci fissavano attenti.

  << Lei è Licya Wright, la responsabile della squadra degli spadaccini >> 

Kyle, dietro di me, avanzò a passo deciso e le porse la mano  << Sono Kyle Cliff. Il capo degli spadaccini >> si presentò, con palpabile fierezza  << Adesso prendo io le redini della squadra, grazie per l'operato svolto fin'ora >>

Licya squadrò prima la mano che aveva allungato in sua direzione poi lui. Infine, senza accennare a volerla stringere, disse:  << Credo che qualcosa non ti sia chiaro, bell'imbusto. Tu non prendi il comando proprio di niente. Al massimo, mi affiancherai >>

Vidi che il moro era semplicemente sconvolto. Strabuzzò gli occhi ambrati e chiese:  << Come, scusa? >>

  << Cos'è, non ci senti? >> fece di rimando lei, attorcigliandosi una ciocca di capelli all'indice.

  << Come ti permetti? >> si scaldò lui, adesso decisamente infastidito. Dopotutto non aveva mai incontrato una persona che gli tenesse testa fino a quel punto

Licya non si fece intimorire e rispose a tono:  << Come ti permetti tu, piuttosto. Sei appena arrivato e già credi di fregarmi il posto? Scendi da quel piedistallo >> 

Mi portai una mano alla bocca, colpita dalla schiettezza di quella ragazza che non doveva essere più grande di Kyle.  Certo che si era trovato proprio una bella gatta da pelare... 

  << Beh, ti mostro il nostro settore. Su, raduna gli spadaccini >> concluse Licya con fare sintetico. Passandomi accanto, prima di lasciare la stanza, disse:  << E' un piacere, Rebecca >>

Mi ci volle un po' per rispondere, colpita com'ero dal suo temperamento di fuoco  << A-anche per me è un piacere >> 

Vidi Kyle, ancora con un'espressione scioccata, osservare la ragazza con l'aria di chi sta meditando un omicidio.

  << Divertiti, Cliff >> lo derise Garreb, ghignando maligno.

Anche Kim rise  << Attento che non ti faccia a fettine >> 

  << Non darle le spalle >> gli consigliò persino Evan, suo fratello.

  << Buona fortuna >> aggiunse Amy.

Il moro li squadrò come se volesse uccidere anche loro  << Vaffanculo. Tutti quanti >> 

Io mi limitai a sorridergli  << Avanti, siamo tutti una squadra, no? >> 

Lui sospirò mentre mi passava una mano tra i capelli  << Ci vediamo dopo, ok? >> 

  << Cliff, prima di questa sera >> tornò a farsi sentire la voce di Licya, mentre  giocherellava ancora con i capelli.

  << Non la sopporto quella >> borbottò lui, mentre si accingeva a raggiungerla, seguito da tutti gli altri spadaccini del gruppo. 

Anch'io avrei dovuto unirmi a loro, ma il mio ingresso nel gruppo avrebbe dovuto aspettare.

  << Licya è davvero un soggetto >> commentò Julian  << Ma conoscendola è simpatica >> indicò il secondo ragazzo, che doveva avere sulla ventina o giù di lì  << Lui invece è... >> 

  << Oh, Ivo >> intervenne Garreb, osservando il ragazzo in questione con uno strano ghigno. 

Aveva dei capelli neri e profondi occhi blu scuro, come i fondali marini.  Mascella quadrata e lo sguardo fiero di un leone.  

  << Garreb Hidd. E' passato un po' >> rispose.

Li osservai con uno strano presentimento. 

  << Si, lui è Ivo Gonzalez >> riprese la parola Julian  << Referente della nostra squadra di torturatori. Non credevo vi conosceste >> 

  << Come non conoscere questo brutto figlio di puttana? >> fece Ivo, con gli occhi blu puntati su Garreb  << La sua stronzaggine gli da fama >>

  << Oh, tu non sei da meno, dannato bastardo >> rispose l'altro, con lo sguardo assassino.

Sbiancai mentre la mia brutta sensazione andava concretizzandosi. 

Oh-oh, un'altro nemico giurato del torturatore. Ma possibile che quello non riuscisse a farsi altro che nemici? Iniziavamo bene. 

Ivo avanzò con decisione verso Garreb, che fece lo stesso. 

Fui sul punto di intervenire per fermarli, terrorizzata al pensiero che cominciassero ad uccidersi vicendevolmente da un momento all'altro ma, con mia assoluta sorpresa, i due si strinsero l'avambraccio e si diedero una potente spallata.

  << Cominciavo ad annoiarmi senza di te >> disse Ivo, sorridendo. 

  << Ovviamente >> si atteggiò Garreb, anche lui con un'espressione più distesa, oserei dire divertita  << Mi è mancata questa tua faccia da culo >> 

  << U-un momento... >> non potei evitare di dire, sconvolta dalla situazione << Voi siete.... amici?! >> 

I due mi guardarono come se fossi l'essere più stupido della Terra   << Siamo amici per la pelle >> specificò Ivo  << Vero, coglione? >> 

L'altro annuì  << Sono stato in squadra con questo imbecille per anni prima di trasferirmi a Wisconsin >>

Oh certo, adesso era tutto chiaro... 

 << Perché, non si vede? >> m'incalzò ancora Garreb.

  << Affatto! >> negai, sempre più scioccata. Se per loro insultarsi ad ogni frase significava essere amici....

  << Le amicizie di Hidd sono tutte particolari... >> intervenne Kim mentre scuoteva la testa con aria arresa. 

  << Ah, quella è il nuovo capo, vero >> fece Ivo, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento  << Piacere >> 

"Quella"? Mi sforzai di sorridere  << Piacere mio.... >> 

Certo, "piacere" per modo di dire. 

  << Beh, raccogli i tuoi e vieni con me allora >> lo spronò Ivo  << Si torna come ai vecchi tempi >> 

  << Non vedo l'ora >> rispose lui, seguendolo insieme "ai suoi".

Una volta che furono usciti, Amy emise un fischio  << Beh, cosa ci si poteva aspettare dal best friend di Hidd? >> 

  << Visto è amico suo, non voglio immaginare che tipo torturatore debba essere >> si lasciò sfuggire Kim  << Tremate, Chimeri! >> 

Si, lo pensavo anch'io. E mi venivano i brividi solo al pensiero. Quell'Ivo e Garreb che lavorano insieme... non volevo nemmeno pensarci.

  << Ivo fa paura, ma è anche una persona molto alla mano >> ci assicurò Julian, che sembrava avere una buona parola per chiunque. 

Poi passò ad un altro ragazzo, più uomo. Sembrava essere sulla trentina. Barba incolta, capelli biondo cenere e occhi scuri  << Taylor Baker. Referente della squadra dei tiratori scelti >> 

  << Oh, è il nostro turno >> si fece avanti Kim sorridendo  << Kim Armstrong. Piacere >>

Taylor sembrava essere molto più cordiale e disponibili dei due precedenti  << Piacere mio. Lieto di lavorare con voi >> 

  << Lei... >> si intromise Amy  << E' colui che è subentrato al posto di John Constant vero? >> 

Sobbalzai quando capii a cosa si riferisse. John Constant, il padre di Mark. Ucciso insieme al figlio dall'attacco dei Chimeri Adam, Lilith, Alyssa e... Misa.

Il povero Mark... 
 

"Mi dispiace...per aver ucciso Mark Constant".
 

Già... molte cose erano cambiate da allora. Anzi, moltissime.

  << Sì >> annuì Taylor con aria sinceramente malinconica << La sua morte è stata una grave perdita per tutto lo Scudo Rosso. Mi auguro che riusciremo a fare del nostro meglio anche per lui >> 

  << Certo! >> convenne Kim  << Vogliamo andare? >>

L'uomo indicò loro la porta  << Prego. Vi farò strada >>  

Prima di andare, porse la mano anche a me  << E' un piacere, signorina Rebecca. Bentornata a Dallas >>

  << Oh, grazie mille >> risposi con un sorriso cordiale.

Kim ed Amy, seguite dagli altri tiratori, seguito l'uomo, mentre Julian presentava Alec Walker, il referente degli arcieri.

Aveva dei grandi occhi cerulei e capelli castani sparati in aria. Aveva un'aria molto simpatica ed esuberante  << Piacere a tutti! Per tutti gli arcieri, chiedete a me per qualunque cosa! >>

Poi i suoi occhi chiari saettarono verso di me  << Ovviamente anche lei, signorina Rebecca! >> esclamò, stringendomi la mano in una presa ferrea e decisa  << Non le dispiace se la chiamo solo Rebecca e le do del "tu", vero? >>

Io sbattei più volte le palpebre, investita da tutta la sua esuberanza  << No... no di certo >> riuscii a rispondere.

  << Bene! Seguitemi tutti! >> esclamò, rivolto alla sua squadra.

Di certo quell' Alec sarebbe andato d'accordo con Evan, considerando i loro caratteri profondamente simili. E infatti, già sembravano due amiconi che si conoscevano da una vita.

  << Cosa ne pensa? >> mi chiese Julian, quando tutti i presenti ebbero lasciato la sala.

Mi strinsi le spalle  << Beh, è tutto... perfetto >> risposi, non sapendo esattamente cosa dire, o cosa Julian voleva sentirsi dire  << Mi sembra di essere in buone mani, no? >> 

  << Può dirlo forte >> assentì lui, con aria fiera, come se il merito fosse tutto suo.

Improvvisamente la porta della grande stanza si aprì ed entrò una famigliare figura.

  << Rebecca! >> esclamò Dorian Federik  << Allora sei tornata! >> 

Sgranai gli occhi  << Dorian! >> 

Era proprio lui. Mi sembrava quasi un miraggio incontrare un vecchio amico. Lo Statista e capo computer dello Scudo Rosso.
Ancora mi sembrava di rivederlo nella sala riunioni di molti mesi prima, dove apprendevo per la prima volta l'esistenza dei Chimeri. 

In quei mesi era cambiato davvero poco: stessa carnagione abbronzata, stesso pizzetto sul mento. Solo i capelli erano diversi: si era tagliato i rasta e adesso un'ammasso scuro gli seghettava la fronte.

Presa dalla nostalgia gli corsi incontro e lui mi abbracciò. 

  << Sono contento di rivederti >> disse e la sua espressione era sincera.

Sorrisi  << Anch'io >> 

  << Allora io torno alla mia squadra >> si congedò Julian  << Signorina Rebecca, mi chiami per qualunque evenienza >>  

Sapendo che la sua era solo formalità e non vera gentilezza, gli risposi senza sforzarmi di sorridere  << Grazie >> 

Quello lasciò la stanza mentre io e Dorian ci accomodavano.

  << Cavolo... sembra passata una vita >> esordì con un sorriso << Come stai? >>

  << Emh... potrei stare meglio >> ammisi, sicura che anche lui fosse stato messo al corrente ci ciò che era successo nell'ultimo periodo.

Infatti, disse con espressione più triste:  << Si.. posso immaginarlo. Mi... mi dispiace per David >> 

  << Dispiace anche a me. Eravate amici, no? >> 

Si strinse le spalle  << Ho sempre avuto l'impressione che mi sopportasse a malapena >> rise a stento  << Tu che dici? >> 

  << Io sono convinta di no >> lo corressi  << Quindi non dubitarne nemmeno tu >> 

  << Spero sia come dici... e George? Julia? Loro come stanno? >> 

Ebbi un tuffo al cuore ma cercai di rispondere normalmente  << Julia sta bene. Arriverà in elicottero, però credo che a breve potrai incontrarla >> 

Lui annuì con un sorriso  << E tuo padre? Dov'è quel vecchio orso? >> 

Strinsi le labbra. Dorian sapeva benissimo che George non era il mio vero padre ma continuava, giustamente, la recita che perpetuava ormai da anni. Non poteva immaginare che io avessi appreso la verità da molto, ormai, e nel modo più orrendo possibile.

  << Hai presente l'incidente stradale in cui ci siamo imbattuti? >> l'incalzai.

Lui annuì con lo sguardo improvvisamente all'erta  << E'... è successo qualcosa di grave? >> si affrettò a chiedere.

  << Non... non proprio. Poteva andare molto peggio. Soltanto... >> feci un respiro profondo. Facevo ancora fatica ad accettare quella realtà ed era tremendamente difficile dirlo ad alta voce  << George ha... ha perso l'uso delle gambe >> 

L'espressione di Dorian tradiva che era scioccato  << C-come? George... >>

  << Per il resto sta benone >> provai a tranquillizzarlo, ma la mia voce non era delle migliori. 

  << Mi... mi dispiace >> disse, ancora. Era evidente che non sapesse cosa dire. Era troppo scosso. 

  << Lui l'ha accettato di buon grado >> aggiunsi, ma forse stavo convincendo prima me stessa che lui   << George... è forte, non preoccuparti >> 

Gli occhi scuri di Dorian mi scrutarono  << Perché... da quando lo chiami così? >> 

Sorrisi con amarezza e gettai la maschera  << Dorian... non devi più fingere. Io... so tutto, ormai >> 

Quello trasalì sulla sedia  << C-come...? >> 

 << So tutto >> ripetei  << Sulla mia nascita.... su mia madre e sul mio vero padre >> feci una smorfia mentre pronunciavo il suo nome  << Jean Stain >> 

Fu un altro duro colpo per Dorian, che sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro. 

  << O-oh, io... non immaginavo >> biascicò, col colorito che si faceva sempre più pallido  << Come l'hai saputo? >> 

  << L'ho scoperto per caso >> ammisi  << Trovando un archivio nella stanza di David. Non l'ho fatto di proposito però... è successo >> 

  << Mi dispiace, Rebecca. David e George mi avevano detto che... >>

  << Non devi darmi delle spiegazioni, Dorian >> l'interruppi, stanca di sentire quelle parole, che ormai sapevo a memoria   << Davvero, mi hanno spiegato tutto. L'ho... l'ho accettato, ormai >>

"L'avevo accettato"? Mai avrei potuto affermare qualcosa di più falso. 

  << Capisco... >> borbottò lui, giocando col pizzetto  << Accidenti, mi hai sconvolto. Così hai saputo di Jean... purtroppo, essendo morto ancor prima di Rosalie, non hai potut... >>

Risi amaramente e lui si interruppe, guardandomi sconvolto. Ce l'avrebbe fatta a digerire anche un'altra notizia bomba? 

  << Cosa c'è? >> m'interpellò.

  << Posso parlarti liberamente o rischi di morirmi davanti? >> scherzai, con l'umore a terra.

  << Santo cielo, un'altra brutta notizia? Non so come potrei reagire >> mugolò.

A me invece, queste notizie sono arrivate tra capo e collo senza possibilità di scelta, Dorian...

  << Comunque, parla >> mi esortò  << Va tutto bene >> 

Inspirai più volte prima di cominciare. E poi gli raccontai tutto. Tutto quanto.

Sfogai con lui il bisogno di raccontare quanto era accaduto in quei mesi: che Jean Stain era vivo e vegeto e aveva continuato il progetto Chimera senza farsi tanti scrupoli a darsi per morto; che aveva provocato lui l'incidente con l'intenzione di rapirmi e studiarmi senza sapere che fossi sua figlia; che Zach e Ryan mi avevano salvata dalle sue grinfie ma che, all'ultimo, l'avevo messo al corrente del fatto che fossi sua figlia.

Gli vomitai tutto addosso e quando conclusi il resoconto mi sentii più leggera.

In compenso, Dorian era diventato una statua di sale. Letteralmente. Non si muoveva nemmeno più. 

  << Stai... bene? >> azzardai, con una punta di preoccupazione.

Quello non rispose, limitandosi a sbattere ripetutamente le palpebre << Io... non so come diavolo abbia fatto tu a sopportare tutto quello che mi hai detto >> 

  << Non lo so neanch'io >> ammisi.

  << E' terribile, non credevo che... >> si portò una mano ai capelli  << Dio, Jean... perché? >> 

Si susseguirono minuti di silenzio, ognuno di noi preso nei propri pensieri. Fu Dorian a parlare di nuovo:  << Quindi... adesso cosa hai intenzione di fare? >> 

Mi presi qualche secondo prima di rispondere:  << Io lo fermerò. Fosse anche l'ultima cosa che faccio >> sentenziai.

  << E come credi di riuscirci? Stando a quello che mi hai detto, possiede parecchi assi nella manica >>

  << Ancora non lo so,  ma non intendo arrendermi. Io non sono più la Rebecca di una volta; adesso sono il capo dello Scudo Rosso >> strinsi i pugni  << Non voglio più essere sottovalutata da nessuno >> 

Alzai lo sguardo su di lui e continuai:  << Puoi farmi un favore, Dorian? >>

  << Cosa? >>

  << Raduna lo Scudo Rosso nella sala conferenze. Come capo, ho un discorso da fare a tutti quanti loro >> 
 
 
 
 
 

 
  
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