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Autore: Rey_    18/06/2013    10 recensioni
ATTENZIONE: SEGUITO SUMMER PARADISE WITH YOU.
Dal capitolo 6
“Cosa posso fare per farmi perdonare?” le chiesi, passandole anche un asciugamano e aiutandola a frizionarsi i capelli. Incrociai il suo sguardo nello specchio e lei mi sorrise debolmente.
“Non devi farti perdonare di niente. So che hai la testa un po’ bacata, capisco che possono sfuggirti un po’ di cose” mormorò sarcastica, il sorriso che si allargò. Con un mezzo sospiro sollevato, ricambiai il sorriso e le poggiai le mani sui fianchi, facendola girare verso di me.
Lei mi lasciò fare, curiosa di vedere la mia prossima mossa.
“E se io volessi farmi perdonare comunque?”
“Ti direi che per punizione non te lo lascerei fare” replicò al volo, stampandosi un sorriso beffardo sulla faccia. Arricciai le labbra, preso in contropiede dalla sua aria furba e dalla sua affermazione apparentemente irremovibile.
“Mh, e se io ti baciassi?” proposi, cercando di mostrarmi serio. Il suo sorriso si allargò.
“Te l’ho detto: non ti lascerei fare” affermò, però in contrasto con le sue parole si avvicinò a me, diminuendo pericolosamente la distanza tra i nostri visi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34
 
 
 
 
Harry
 
 
 
Svegliarsi con le urla di un certo biondino sempre affamato nelle orecchie non era certo una bella cosa, e se fossi stato in me sicuramente mi sarei alzato di scatto per uccidere la fonte di quel “Buongiorno” urlato a gran voce, talmente forte da sfondarmi i timpani e rimbombarmi nel cervello. Ma la sera prima eravamo rimasti alzati fino a tardi, e in quel momento non ero ancora nel pieno delle mie facoltà mentali neanche per minacciare di morte quel piccolo folletto che sicuramente, prima o poi, me l’avrebbe pagata cara.
“Dai, sveglia, il sole è alto nel cielo e c’è una splendida giornata davanti tutta da vivere!” urlò ancora Niall, entrando come una furia in camera mia, senza neanche preoccuparsi di bussare.
Figurarsi, già era tanto che aveva controllato che fossimo tutti e due vestiti e che lo fosse anche lui. Anzi, mi stupivo del fatto che ancora non aveva spalancato le finestre e si fosse messo a cinguettare con gli uccellini appostati sul davanzale.
Jenny, raggomitolata accanto a me, mugugnò qualcosa e si rigirò nel letto, infilando la testa sotto il mio braccio. Grugnii qualcosa anch’io mentre Niall, come se mi avesse letto nel pensiero, si affrettava a spalancare le finestre e a far entrare la luce del sole nella stanza, che mi colpì gli occhi come uno schiaffo.
“Niall, accidenti!” sbottai, mentre Jenny borbottava qualcosa, sbruffando e stringendosi sempre di più a me, come se potesse fondersi con il mio corpo e non doversi svegliare mai più. La coprii anche con l’altro braccio, per evitarle quel brusco risveglio che a quanto pare Niall aveva premeditato per tutti e due.
“Non borbottare, ragazzino e alza quel culo! Stanno tornando Liam e Cher, dobbiamo accogliere la nostra amichetta fuggitiva” mi rimproverò Niall, salendo in piedi sul letto e cominciando a saltare, rischiando di farci male se avesse messo un piede su una delle nostre gambe.
Stavo per protestare di nuovo, quando Jenny, risvegliata improvvisamente dalle parole del biondino, si tirò su a sedere di scatto, i capelli tutti arruffati e gli occhi ancora mezzi chiusi, ma con uno splendido sorriso sulle labbra che le illuminava tutto il viso ed era più lucente della stessa luce del sole.
Ma non mi sarei mai riparato da quella luce, no, quella era l’illuminazione più bella che si potesse avere.
“Dici sul serio?!” esclamò, aprendo del tutto gli occhi e puntandoli sul biondino che ricambiò il suo sorriso, complice.
“Sul serio” annuì. Jenny si lasciò scappare un urletto eccitato e saltò in piedi anche lei, sul letto, per afferrare entrambe le mani di Niall e saltellare con lui. Alzai gli occhi al cielo e sprofondai la testa nel cuscino, mentre i due saltellavano.
“Davvero stanno tornando? Quando hanno chiamato, come ha fatto Liam a convincerla così facilmente? Quando arriveranno?” chiese Jenny a raffica, facendo ridacchiare Niall.
“Calmati, calmati!” esclamò, scoppiando a ridere, mentre Jenny continuava a lanciare urletti felici. Grugnii qualcosa e tirai loro un cuscino.
“Potreste andare a fare festa da un’altra parte? Io devo ancora svegliarmi!” sbottai, lasciandomi cadere all’indietro sul cuscino con uno sbuffo esasperato.
I due si ammutolirono all’istante ed io aprii gli occhi appena in tempo per vederli scambiare un’occhiata complice e sorridere maligni. Li guardai preoccupato, mentre Niall scendeva con un balzo dal letto e Jenny mi guardava con un sopracciglio alzato.
“Pensaci tu, io vado a svegliare Zayn” gli disse Niall, guardandomi di sottecchi. Jenny annuì e aspettò che Niall si chiudesse la porta alle spalle, per poi buttarsi letteralmente sopra di me.
“Ow, Jenny!” esclamai, piegandomi per la botta allo stomaco appena presa. Jenny ridacchiò e si mise cavalcioni su di me, cominciando a farmi il solletico sulla pancia nuda.
“Adesso ti faccio svegliare io, brontolone” mormorò tra se e se, senza neanche darmi tempo per riprendere fiato.
“Dai, smettila!” la implorai tra le risate, un paio di lacrime che mi scivolarono sulle guance e lo stomaco che mi si chiudeva dai singhiozzi. Lei ridacchiò ma non accennò a smettere, un lampo di sfida negli occhi, allora decisi di prendere in mano la situazione.
Con una mossa veloce le afferrai entrambe le mani e vidi i suoi occhi spalancarsi dalla sorpresa, prima che ribaltassi la situazione schiacciandola sul materasso e posizionandomi sopra di lei.
Mi lanciò un’occhiata preoccupata ed io ghignai, cominciando a pensare a come fargliela pagare.
“Okay, ora mi hai svegliato” le dissi, tenendole le braccia bloccate sopra la testa. Le scappò un sorriso e potei vedere un lampo d’eccitazione negli occhi, evidentemente curiosa di vedere cosa mi sarei inventato.
“Era anche ora” mormorò, mordendosi il labbro inferiore. Deglutii, improvvisamente più che sveglio.
Possibile che bastasse solo un suo sguardo equivocabile per infiammarmi?
“Mmh, ora però ti toccherà pagarne le conseguenze” continuai, piegando un po’ la testa di lato e lasciandomi scappare un sorriso. Lei arrossì e si spostò leggermente sotto di me, facendo sfiorare accidentalmente le nostre parti del corpo più vulnerabili e sensibili.
“Sta tornando mia sorella, che non vedo da due giorni” mi ricordò lei, con fare provocante. La guardai alzando entrambe le sopracciglia e mi strinsi nelle spalle per evitare di lasciarle andare le mani, anche se sapeva che l’avrei fatto da un momento all’altro per avere le mie libere di esplorare tutto quello che volevano.
“Conoscendo Niall, Liam e Cher avranno appena chiamato per dire che forse tornano” riflettei, “Lui però ha sempre l’entusiasmo a mille per tenersi dentro anche la minima cosa. Quindi, secondo i miei calcoli, abbiamo tempo” annunciai fiero di me. Lei si morse il labbro per evitare di sorridere e provò a scivolare via da me, agitandosi, ma io la tenevo stretta.
“Dove credi di andare?” le chiesi, sdraiandomi completamente su di lei per bloccarle le gambe con le mie. Lei si lasciò scappare un sospiro un po’ frustrato, un po’ divertito e si fermò, guardandomi di sottecchi.
“Lo sai che Niall verrà a recuperarci da un momento all’altro?”
“Lo sai che se prova a mettere piede in questa camera se ne pentirà amaramente?” replicai al volo, per poi pensarci meglio e lasciarla andare di scatto, balzare giù dal letto e correre alla porta per chiuderla a chiave. Nel frattempo anche Jenny si era alzata e con una risata schizzò verso la porta, cercando di anticiparmi ed uscire, ma io l’afferrai per i fianchi e la feci ruotare su se stessa, spingendola fino al muro, poggiandola contro e chiudendole qualsiasi via d’uscita.
“Che hai intenzione di fare, Harry?” mi chiese lei , con voce innocente, sbattendo le palpebre e poggiando le mani sulle mie braccia, ai lati dei suoi fianchi, per tenersi in equilibrio, il fiato leggermente corto.
“Te l’ho detto che non devi sfidarmi o poi ne paghi le conseguenze…” sussurrai, senza staccare gli occhi dai suoi, notando di come il sangue cominciasse a colorarle le guance e di come il mio respiro si facesse sempre più irregolare. “Ma sembra proprio che tu non vuoi sentirmi” conclusi facendo spallucce.
Un piccolo sorriso furbetto le spuntò sulle labbra costringendo a sorridere anche me.
“No, a quanto pare no” mormorò lei, socchiudendo gli occhi e alzando il viso verso il mio. Sorrisi e mi chinai fino a far sfiorare i nostri nasi.
“Qualcosa mi dice che lo fai perché pensi che le ‘conseguenze’ siano sempre piacevoli, vero?”
“Fino ad adesso devo dire che mi è andata piuttosto bene” mormorò lei in risposta, ammettendolo tra le righe. A quel punto ghignai e mi tirai indietro appena prima che le nostre labbra si toccassero, facendole fare una smorfia infastidita.
Ridacchiai, senza allontanarmi più di tanto, e la osservai dalla testa ai piedi, con aria pensierosa anche se avevo già ben stampato in testa cosa fare.
“Hai detto bene. Fino ad adesso” le dissi, appena prima di afferrarla per i fianchi e caricarmela in spalla. Jenny lanciò un urlo e si aggrappò ai miei fianchi per paura di cadere, anche se sapeva che non l’avrei mai lasciata andare.
“Harry! Mettimi giù!” squittì, colpendomi la schiena con un pugno debole, cominciando a scalciare. Ridacchiai e aprii la porta, scuotendo la testa.
“Non ci penso nemmeno, adesso ci divertiamo”
“Dai, Harry, tra poco arriverà Cher” piagnucolò lei, scalciando e cercando di liberarsi.
“Appunto, devi renderti presentabile, e cosa c’è di meglio che una doccia di prima mattina?” replicai, dirigendomi a passo veloce verso il bagno.
Lei cacciò un altro urletto e, a testa in giù, tentò di liberarsi in tutti i modi, ma non c’era verso che la lasciassi andare, era troppo divertente.
“Oh, no, per favore” mormorò, arrendendosi e lasciandosi portare come un sacco inerme, dondolando le gambe e tenendomi stretto per i fianchi.
“Spiacente, ho già preso una decisione” le annunciai, superando un assonnato Zayn che ci guardò come se fossimo due alieni, aprendo poi la porta del bagno con un calcio.
Lasciai scendere Jenny direttamente nella vasca da bagno e mi voltai velocemente a chiudere la porta a chiave prima che lei potesse anche solo pensare di poter scappare, poggiando mici contro e osservandola mentre mi guardava con aria implorante, in piedi dentro la vasca, i capelli ancora arruffati dalla dormita, gli occhi accesi, le guance arrossate e la mia maglia con cui dormiva la notte deliziosamente alzata sulle cosce nude.
“Adesso, ci divertiamo” annunciai, battendo le mani. Jenny alzò gli occhi al cielo e mise un piede fuori dalla vasca.
“No, correggi: l’unico che si divertirà sarai tu” sibilò, lanciandomi un’occhiataccia, mettendo anche l’altro piede fuori. Ridacchiai e mi avvicinai di un passo.
“Hai così poca fiducia in me?” le chiesi poggiandomi una mano sul cuore, fingendomi oltraggiato e facendo altri passi avanti. Lei alzò gli occhi al cielo lasciandosi scappare un mezzo sorriso e cercò di aggirarmi sulla destra, ma io glielo impedii. Allora cercò di passare sulla sinistra, ma io mi muovevo di riflesso come uno specchio, impedendole di passare, il suo sorriso che si allargava sempre di più, divertito, esasperato e anche un po’ rassegnato.
Mi conosceva bene, sapeva che quando mi mettevo una cosa in testa dovevo farla, ma sapeva anche che se me l’avrebbe data vinta subito non avrei più smesso di torturarla.
“No, Harry, ma so già come andrà a finire” replicò lei, alzando di nuovo gli occhi al cielo e fermandosi finalmente sul posto, a braccia incrociate, aspettando la mia prossima mossa.
“Allora farò in modo di sorprenderti” le sussurrai, spingendomi verso di lei e schioccandole un bacio veloce sulle labbra imbronciate. Lei chiuse gli occhi e le spuntò un dolcissimo sorriso sulle labbra, leggermente rilassato, allora non aspettai un secondo di più. La presi di nuovo per i fianchi e con facilità la sollevai. Lei squittì e si aggrappò con le braccia al mio collo per paura di cadere. Con un balzo entrai nella vasca con lei in braccio e la posizionai esattamente sotto la doccia, per poi allontanarmi e aprire l’acqua al massimo.
“Harry!” urlò di riflesso, facendo un saltello all’indietro e schizzando praticamente tutto il bagno. Scoppiai a ridere e, attento a non finirci anch’io, la ritirai sotto il getto dell’acqua, completamente congelata.
“E’ fredda!” si lamentò lei, rabbrividendo e stringendosi le braccia al corpo, saltellando sul posto e cercando di allontanarsi dal getto dell’acqua.
Ridacchiai e lo spostai leggermente, facendo uscire l’acqua tiepida, per poi tirarla verso di me, ignorando il fatto che eravamo entrambi ancora vestiti e che il getto dell’acqua ormai stava inzuppando anche me.
“Vieni qui, ti scaldo io”
Lei si lasciò avvicinare rimanendo a braccia incrociate con il broncio sulle labbra. Le sorrisi piegando un po’ la testa di lato e le circondai il corpo con le braccia, stringendola a me, i nostri vestiti bagnati che si appiccicarono facendomi venire voglia di toglierli subito di mezzo.
Lei infilò la testa nell’incavo del mio collo e si rilassò leggermente, mentre le accarezzavo la schiena per tutta la sua lunghezza, sfiorandole la spina dorsale e sentendola rabbrividire ad ogni mio semplice tocco.
“Fino a qui eri facilmente prevedibile” mugugnò contro la mia pelle, lasciandomi un bel morso sul collo. Sobbalzai e scoppiai a ridere, sentendola sogghignare sottovoce, mentre faceva passare le sue braccia intorno alla mia schiena, sotto la maglia, sfiorandomi la pelle calda.
“Non continuare a sfidarmi, ragazzina, potrei tenerti chiusa qui dentro tutto il giorno” le sussurrai all’orecchio, mordendole il lobo e facendo sobbalzare anche lei. Mi pizzicò la schiena e io ridacchiai.
“Non puoi, sta tornando mia sorella” mi ricordò, stringendosi nelle spalle e alzando il viso per puntare quei dannati e bellissimi occhi nei miei.
“Sicuramente saprà che sei qui con me… ti sentirà”. Lei ci mise un secondo di più a capire la mia allusione e spalancò la bocca, senza parole, per poi fare un passo indietro, arrossendo violentemente.
“Harry!” esclamò, senza sapere cos’altro dire. Davanti alla sua espressione oltraggiata, imbarazzata e completamente piena di vergogna scoppiai a ridere, mentre lei mi fissava ancora ad occhi spalancati, le guance rosse.
“Dai, quanto sei pudica” la presi in giro, cercando di riafferrarla e avvicinarla a me, perché il mio abbraccio non era ancora finito. Lei si allontanò trattenendo a stento un sorriso, finendo però suo malgrado con le spalle al muro.
“Sei disgustoso” commentò, cercando di tenermi lontano. Ridacchiai e le afferrai entrambe le mani con una delle mie, bloccando i suoi tentativi di allontanarmi.
“Peccato che non pensi questo di me quando…”
“Ah, smettila!” urlò, sovrastando la mia voce e bollendo dall’imbarazzo. Mi fermai e la guardai divertito, incrociando le braccia al petto e godendomi tutto il suo imbarazzo: era semplicemente adorabile.
Si vergognava anche solo a pensare a certe cose, ma quando però era nel mentre, altro che ragazzina timida, si trasformava in tutt’altra persona e, Dio, quanto rimpiangevo tutto il tempo perso.
“Ti odio quando fai così” mugugnò, mettendo il broncio. Mi lasciai sfuggire un sospiro intenerito e piegai la testa di lato, allargando le braccia e sorridendole.
“Dai, scusa. Non dico più niente, promesso” le assicurai, tenendo le braccia aperte verso di lei, sapendo che non poteva resistere a lungo. Lei mi osservò da sotto le lunghe ciglia ed io cercai di non distrarmi, anche se la maglietta bagnata che le aderiva perfettamente al corpo mi rendeva le cose piuttosto difficili.
“Se ti abbraccio mi lasci andare?” mi chiese con voce da bambina. Le sorrisi e annuii.
“Si, ma ora vieni qui”. Lei non se lo fece ripetere due volte e si catapultò tra le mie braccia, facendomi vacillare. Persi l’equilibrio e caddi all’indietro, ma prima di atterrare di schiena sul marmo duro della vasca l’afferrai per i fianchi e la trascinai con me. Con un urlo soffocato atterrò perfettamente sopra di me, poggiandosi con le mani ai lati della mia testa per sorreggersi.
Le sorrisi, circondandole la schiena con le braccia e lei ricambiò, scostandomi i capelli bagnati dal viso, lisciandomeli all’indietro e infilando le dita tra i ricci.
“Lo sai che sei proprio bello?” si lasciò scappare, carezzandomi il viso, la punta del naso, le labbra. Scoppiai a ridere e le baciai i polpastrelli appena prima che lei ritirasse le mani per andare a giocherellare con il ciondolo della mia catenina.
“Si, lo so” risposi con un sorriso. Lei alzò gli occhi al cielo e mi fece una smorfia.
“Sempre il solito modesto” borbottò. Ridacchiai e infilai una mano sotto la sua maglia bagnata, carezzandole la schiena e facendola sussultare.
“Perché dovrei mentire? Io dico sempre la verità” mi giustificai stringendomi nelle spalle e allargando la mano sulla sua schiena per stringerla ancora di più a me. Lei mi lasciò fare e arrivò a sfiorare il mio naso con il suo, facendomi un’altra smorfia divertita.
“A volte potresti anche stare zitto” mi consigliò, strofinando il naso contro il mio. Ridacchiai e mi sporsi per rubarle un bacio a fior di labbra, prima che lei si tirasse indietro di scatto, con sguardo provocante.
“Che c’è?” le chiesi, guardandola alzando le sopracciglia e alzandomi sui gomiti per avere più libero accesso alla sua bocca. Lei si strinse nelle spalle, improvvisamente distratta da qualcosa nei miei occhi, dato che non riusciva a smettere di fissarli, e accaldata dalle mie labbra, visto che ci si era buttata sopra come se fossero una fonte di vita.
Con un gemito accolsi il suo bacio e la strinsi a me, lasciandomi di nuovo scivolare sulla schiena e sistemandola bene sopra di me.
Le sue dita finirono di nuovo tra i miei capelli e le mie sotto la sua maglia, facendo per tirarla su e toglierla finalmente di mezzo, quando con un sussulto e una forza di volontà che non so dove trovò, si staccò quel poco che le permise di respirare e di riattivare il cervello, anche se avrei preferito che rimanesse in standby ancora per un po’.
Mi sforzai di riaprire gli occhi proprio mentre lei si passava la lingua sulle labbra, ancora ad occhi chiusi, infiammandomi completamente e convincendomi del fatto che probabilmente non l’avrei fatta sul serio uscire più da quel bagno.
“Avevi detto che mi avresti lasciata andare” mi ricordò con il fiato corto. Alzai gli occhi al cielo e sorrisi esasperato. Quel lato di se non sarebbe mai riuscita ad evitarlo: doveva sempre puntualizzare ogni cosa e ricordare alle persone di mantenere la parola data, perché lei l’avrebbe sempre fatto.
Era una buona dote, a mente fredda. Peccato che sembrava tirarla fuori sempre nei momenti meno opportuni.
Ignorando le sue flebili proteste la baciai di nuovo di slancio, stringendola contro il mio petto e togliendole il fiato.
Ansimò quando smisi di torturarle le labbra per farla tornare a respirare, e le sorrisi, passando a baciare il suo collo candido, dove la pelle era sempre più morbida e calda di tutto il resto del corpo.
“Io non ti lascerò mai andare, piccola, dovresti saperlo”. Lei schioccò la lingua e sussultò quando le mordicchiai la pelle.
“Sei un fottuto bugiardo, lo sai?” replicò, stringendo di riflesso i miei capelli tra le dita. Feci spallucce e tornai con il viso all’altezza del suo, aspettando che aprisse gli occhi per annegarci dentro.
“Forse. Ma in fondo non credo che tu voglia andartene proprio ora” le feci notare con nonchalance e con la mia solita punta di sarcasmo e provocazione nella voce. Lei fece finta di pensarci su, guardando il soffitto e arricciando le labbra, ma non mi avrebbe mai fregato: sentivamo entrambi quanto batteva forte il suo cuore in quel momento e quanto fremeva dalla voglia di tornare a baciarmi.
“No, in effetti credo di no” si arrese infine con un gran sospiro. Sorrisi e le misi una mano dietro la nuca per attirarla a me.
“Molto bene” dichiarai, per poi baciarla di nuovo e sentirla lasciarsi andare completamente.
In quel momento era nelle mie mani ed io non avevo aspettato altro per tutto il tempo.
Mugugnai soddisfatto quando si sistemò meglio su di me e diventò parte attiva di quel bacio, ricambiando con la stessa passione che ci stavo mettendo io. Sentivo che da un momento all’altro saremmo scoppiati tutti e due dal desiderio se non avessimo fatto qualcosa per acquietarlo, così decisi di prendere l’iniziativa.
Mi liberai, finalmente, di quella maglietta che avevo odiato per tutto il tempo, notando solo quando finì sul pavimento che sotto di essa Jenny non aveva niente.
Mi si bloccò il respiro e lei sussultò, ma sembrò apprezzare perché mi mordicchiò il labbro inferiore facendo aumentare il mio desiderio di farla mia all’istante.
Peccato che qualcuno ignorava il fatto che eravamo piuttosto occupati in quel momento, cominciando a bussare e a urlare a squarciagola fuori la porta del bagno.
Grugnii di rabbia e Jenny si bloccò, fulminando la porta con gli occhi.
“Accidenti” sbottai, mentre quel qualcuno continuava a bussare. Jenny sibilò qualcosa e mi baciò di nuovo, tappandomi le orecchie con le mani e facendomi sorridere.
Ma quello non bastava a distrarmi da chiunque era lì fuori, anche perché rischiava di buttare giù la porta per quanto stava bussando forte.
“Harry, apri questa porta, è urgente!” urlò Louis, continuando a bussare. Mi irrigidii e sbuffai, allora a quel punto anche Jenny si arrese e mi lasciò andare, tirandosi su.
“Andiamo, ragazzi, lo so che siete tutti e due lì dentro, ma io ho bisogno del bagno!” esclamò ancora, con voce strozzata.
“Ci sono altri due bagni nella casa!” urlai di rimando, anche se ormai era inutile, perché Jenny si stava infilando di nuovo la maglietta e, anche se Louis se ne fosse andato, il momento era ormai sfumato.
“In uno ci si è chiuso Zayn, e sai quanto ci mette se passa davanti allo specchio. L’altro l’ha allagato Niall e io non posso aspettare che pulisca. Ho bisogno di andare in bagno, adesso!” urlò ancora. Jenny ridacchiò e cercò di asciugarsi alla meno peggio per evitare di sgocciolare in giro per casa, poi tornò vicino alla vasca e mi porse la mano per aiutarmi a tirarmi su.
“Dai, o rischia di farsela sotto” mi disse ridacchiando, mentre io mi rimettevo in piedi e mi toglievo la maglietta completamente zuppa. Vidi i suoi occhi spalancarsi leggermente e sorrisi soddisfatto, prima che Louis ci facesse sobbalzare di nuovo bussando alla porta.
“Andiamo ragazzi, qui fuori c’è una necessità primaria!” esclamò di nuovo. Alzai gli occhi al cielo e mi promisi di fargliela pagare al più presto. Jenny mi sorrise e mi carezzò la guancia prima di andare ad aprire la porta.
Louis schizzò in bagno, non aspettò nemmeno che Jenny uscisse e si tirò giù i pantaloni per liberarsi.
“Louis!” esclamai sconvolto.  Lui mi guardò, l’espressione sofferente che pian piano si alleviava.
“Che c’è? Ho la stessa cosa che hai tu!” replicò, mentre Jenny faceva un verso disgustato e si copriva gli occhi con le mani, voltandosi dall’altra parte.
“Si, ma qui c’è una ragazza se non te ne fossi accorto. La mia ragazza” gli feci notare, fulminandolo con lo sguardo. Finalmente libero e rilassato si ricompose e fece spallucce.
“E allora? Vuoi farmi credere che Jenny non abbia ancora visto il tuo amichetto?” ridacchiò, alzando entrambe le sopracciglia. Jenny arrossì violentemente e lo guardò oltraggiata. Io mi trattenni a stento dal ridere e le circondai le spalle con un braccio.
“Questo non vuol dire che debba vedere anche il tuo!” sbottai, mentre Louis se la rideva. Jenny strinse le labbra e grugnì qualcosa, prima di alzare le braccia al cielo.
“Non voglio sentire neanche mezza parola in più” dichiarò, sciogliendo il mio abbraccio e uscendo dal bagno viola dalla vergogna. Aspettai che si chiudesse in camera per scoppiare a ridere insieme a Louis. Lui si asciugò le lacrime e mi batté una mano sulla spalla.
“Credo di averla traumatizzata” biascicò tra le risate. Annuii e cercai di riprendere fiato.
“Si, e non azzardarti a farlo mai più” lo minacciai bonariamente. Lui schioccò la lingua.
“Si, come se non sapesse come siamo fatti lì giù noi ragazzi…stava per avere una dimostrazione in tempo reale” ammiccò, guardando verso il cavallo dei miei pantaloni, ancora leggermente rialzato.
Gli lanciai un’occhiataccia e mi coprii con le mani, ricordandomi all’istante che ci aveva interrotti proprio sul più bello.
“A proposito di questo…sei proprio uno stronzo!” lo accusai, facendolo scoppiare di nuovo a ridere. Allargò le braccia e sospirò innocentemente.
“Non è colpa mia se avete scelto il bagno per fare certe cose proprio nel momento in cui il mio willy stava per scoppiare” si giustificò.
Grugnii qualcosa e lo colpii con un colpo sulla nuca.
“Vuoi vedere come ti faccio scoppiare io adesso?” replicai. Lui mi guardò fingendosi spaventato ma, ancora una volta, venni interrotto sul più bello dal rumore della porta d’ingresso.
Io e Louis ci guardammo sorpresi per qualche secondo, immobili.
“Non possono essere Cher e Liam, hanno preso il treno appena mezz’ora fa” mormorò Louis, gli occhi spalancati. Jenny si affacciò in bagno con espressione preoccupata.
“Ehm, credo sia meglio che venite giù” ci disse. Non me lo feci ripetere due volte e schizzai sulle scale, con Louis al seguito, stringendo la mano di Jenny.
“Che succede?” chiese Louis, scendendo gli ultimi due scalini con un balzo.
La scena che ci ritrovammo davanti era abbastanza imbarazzante: Goffrey barcollava instabile nell’ingresso, il viso arrossato, con in mano la famosa scatolina blu di velluto che faceva impazzire tutte le donne.
Ma dall’odore forte e acre dell’alcool che emanava da tutti i pori e l’espressione sofferente capii che la sua donna non era proprio impazzita a quella vista.
“Geoffrey, cosa ci fai qui?” chiese Jenny con voce cauta, stringendo forte la mia mano. Geoffrey la guardò, senza però vederla veramente, gli occhi velati e un sorriso sghembo sulle labbra. La indicò e barcollò in avanti.
“Sono venuto a dirti che tua madre è proprio una stronza!” biascicò. Jenny sussultò ed io feci un passo in avanti, mettendomi tra lei e Geoffrey.
“Signore, credo che sia meglio che ora se ne vada” intervenne Louis affiancandomi, ma Geoffrey ci ignorò, puntando i suoi occhi su Jenny, che respirava a fatica accanto a me.
“No, devo dirle solo una cosa” continuò imperterrito, facendo altri passi avanti.
“Non credo sia il caso” sbottai, stringendo i pugni. Lui mi sorrise e mi diede un buffetto sulla guancia, facendomi spostare di scatto.
“Che c’è, la proteggi? Tanto è stronza come la madre, ti lascerà poco prima di andare all’altare come ha fatto con me!” sibilò, lanciandoci un’occhiata sprezzante.
Jenny sussultò.
“Se n’è andata?” chiese con voce flebile, attirando l’attenzione di Geoffrey, che si sporse a guardarla infastidito da me che gli impedivo il libero accesso.
“Si, le ho chiesto di sposarla e lei è sparita, se n’è andata quella stronza!” sbottò, quasi urlando.
“Adesso basta, Geoffrey, è meglio che tu te ne vada” disse Louis con voce dura, seria, come non l’avevo mai visto, mettendosi davanti a me. Geoffrey ci guardò uno per uno, con espressione schifata, poi barcollò all’indietro con le mani alzate a mo’ di resa.
“Me ne vado, okay. Ma se vedi tua madre, dille che è proprio…”
“Una stronza, si! Abbiamo capito, adesso vattene” sbottai. Geoffrey schioccò la lingua e uscì, chiudendosi la porta alle spalle e sparendo nello stesso modo in cui era apparso, lasciandosi indietro però un’atmosfera carica di tensione che non era per niente paragonabile a quella spensierata e quasi divertita che c’era prima che arrivasse.
Dopo qualche minuto in cui eravamo rimasti immobili come statue, alcuni passi saltellanti sulle scale ci fecero sobbalzare e voltare di scatto.
Niall, zuppo dalla testa ai piedi con uno straccio e un secchio in mano ci guardava sorpreso.
“Ehi, ragazzi! Sembra che avete appena visto un fantasma!” esclamò. A quelle parole tornai alla realtà e mi voltai di scatto per prendere Jenny tra le braccia e stringerla forte. Lei si aggrappò alla mia schiena, leggermente tremante.
“Va tutto bene” le sussurrai nell’orecchio, mentre Louis spiegava frettolosamente a Niall cosa era appena successo.
“Se n’è andata” mormorò Jenny per tutta risposta, “Di nuovo”.
“Lo so” sospirai, carezzandole la schiena.
Lei mi strinse forte, mentre venivamo raggiunti anche da Zayn e Louis raccontava anche a lui la novità.
“Ragazzi, la mia vita non è stata mai così entusiasmante e piena di colpi di scena!” esclamò Niall, alleggerendo l’atmosfera. Louis ridacchiò ed io sospirai, mentre Jenny si calmava e scioglieva l’abbraccio e si asciugava le lacrime che non mi ero accorto gli erano sfuggite.
Le carezzai la testa e lei mi sorrise debolmente.
Quella donna le aveva dato il colpo finale con quella sua ennesima fuga, speravo che almeno Jenny si fosse rassegnata al fatto che non avrebbe mai potuto avere una madre come punto di riferimento, a meno che non prendesse in considerazione Cher, che era l’unica che c’era sempre stata e che era sicura non l’avrebbe mai abbandonata.
“Ci credo, le tue uniche emozioni forti le provi quando riesci a segnarmi alla play!” ribatté Louis, schioccando la lingua. Zayn alzò gli occhi al cielo prevedendo il loro solito battibecco ed io mi lasciai andare ad un sospiro quasi esasperato.
“Ma se ti faccio sempre il culo, taci!” replicò il biondino, sventolando una mano in aria.
Louis schioccò la lingua ma non fece in tempo a ribattere che la porta di casa si aprì di nuovo, questa volta portando buone notizie.
Jenny schizzò immediatamente verso la porta non appena si accorse di chi ci fosse dietro e si catapultò tra le braccia della sorella, che sorrideva come non l’avevo più vista fare per parecchio tempo.
Liam, dietro di lei, finalmente era tornato se stesso, fiero, felice e completo mentre stringeva la mano alla sua ragazza.
Niall non diede loro nemmeno il tempo di entrare e urlò la novità, facendoli pietrificare sul posto.
Cosi ci trasferimmo tutti in salotto, per dare il bentornato a Cher e per aggiornarla su quello che si era persa.
Mentre i ragazzi parlavano e discutevano, però, io mi persi nei miei pensieri, osservando il sorriso di nuovo spensierato e tranquillo di Liam.
Quanto ci aveva messo ad ottenere quello che voleva?
Esattamente due giorni: tempo di arrivare a Weymouth, guardare Cher negli occhi, convincerla di poter essere felice solo con lui, fermarsi per la notte a fare le cose loro e ripartire poi il giorno dopo sullo stesso treno che aveva portato via prima Cher e poi Liam, però questa volta insieme.
A volte mi stupivo di quanto potesse essere forte la forza di volontà di quel ragazzo: solo un giorno prima sembrava privo di tutta la sua vitalità, uno zombie che si limitava a respirare e a trascinarsi per casa senza senso, mentre in quel momento era davanti a me con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro e la sua Cher stretta tra le braccia.
Era stato sempre considerato il più maturo del gruppo, l’unico in un certo senso con la testa sulle spalle, il nostro papà, ma la verità era che lui era l’uomo, perché solo di uomo si poteva trattare, da cui tutti noi prendevamo esempio, perché qualsiasi ragazzo di vent’anni avrebbe voluto avere la sua stessa maturità e intelligenza.
Forse per questo Cher era di nuovo tra noi, forse si era accorta che ci stava perdendo troppo andandosene e lasciandolo.
O forse, semplicemente, quello che c’era tra di loro era troppo forte per essere spazzato via dalla stanchezza, o dall’esasperazione che sapevo bene poteva provocare la nostra vita.
Ma nonostante tutto sentivo che ce l’avrebbero fatta, così come io e Jenny, sentivo come se niente e nessuno avrebbe potuto mettersi tra di noi, come se fossimo legati da un filo invisibile che nessuno poteva tagliare.
Magari era patetico pensare una cosa del genere, ma ero convinto del fatto che chiunque avrebbe ucciso per provare le sensazioni che provavo io solo guardandola negli occhi.
Era come se in quelle iridi verde smeraldo, leggermente più scure verso l’interno, io avessi trovato il mio posto nel mondo, il luogo dove sarei sempre stato felice.
E non sarebbe stato semplice, su questo non c’erano dubbi, perché ero sicuro che prima o poi anche la nostra storia sarebbe venuta fuori, ma non mi preoccupavo, perché noi eravamo più forti.
Più forti delle critiche, più forti delle occhiatacce, più forti di tutto.
Ed eravamo insieme, chi altro aveva la nostra fortuna?
“Ci pensi mai al futuro, Harry?” mi chiese Jenny, intrufolando il viso nel mio collo, posando un delicato bacio sulla mia pelle surriscaldata, quando il discorso sul fatto che Goffrey fosse rimasto fregato sembrò chiuso.
Sorrisi di riflesso e la strinsi a me.
Se pensavo al futuro? Dire che lo facevo era dire poco: ogni giorno immaginavo infinite opzioni, miliardi di modi in cui poteva essere il nostro futuro. Immaginavo che con i ragazzi sarebbe andata sempre alla grande, che saremmo stati sempre più famosi, che nessuno ci avrebbe mai abbandonati, finché un giorno, soddisfatti, avremmo deciso di dire basta, per rilassarci con la nostra famiglia, senza mai dimenticare i nostri fan.
Oppure immaginavo che con il tempo sarebbero stati i fan a lasciarci perdere, dimenticandosi pian piano di noi, acclamando i nuovi gruppi, i nuovi artisti, più giovani, più belli, più divertenti. E a quel punto ci saremmo messi l’anima in pace e saremmo andati avanti con la nostra vita, prendendo quel che veniva giorno per giorno.
O ancora, nel peggiore dei modi, che qualcuno di noi litigasse, mandando all’aria la band, le amicizie, costringendoci a lasciare tutto e a rintanarci nella nostra vita privata.
Ma questa era l’opzione che escludevo sempre e a cui evitavo di pensare, perché il legame che c’era tra di noi era indistruttibile e non c’era niente e nessuno che poteva mettersi tra di noi.
Comunque ne avevo immaginate fin troppe, di possibilità. E se c’era una cosa di cui ero sicuro era che, anche senza i ragazzi, io non sarei mai stato solo. Perché qualsiasi cosa ipotizzassi, Jenny era lì con me, nel bene e nel male.
“Si” le risposi dando vita ai miei pensieri, carezzandole i capelli e lasciandole un bacio sulla fronte, "E tu ci sei sempre”.



























Eccoci.
Siamo arrivati all'ultimo capitolo.
Dio, quanto mi sembra strano dirlo, non so, è come se questa storia ci fosse sempre stata e sapere che sta per finire...
boh, non riesco a realizzare che, dopo l'epilogo, non scriverò più di loro.
Non ci saranno più Cher che sclera, Liam che la consola, Harry che non capisce e Jenny che si incazza.
Niente più sfide alla play tra Louis e Niall, niente più silenzi misteriosi da parte di Zayn.
Chiuso, finisce tutto.
Forse sono troppo melodrammatica, sicuramente esagerata, ma boh, fa un po' male pensare queste cose.
Quindi la smetto, yay!
Allora allora...parliamo d'altro:
la canzone di Harry.
asgajshdoiwdkk **
Non riesco a smettere di ascoltarla, anche se mi sembra strano sentirlo cantare da solo, la prima volta che l'ho sentita era come se le mie orecchie cercassero automaticamente le altre voci.
E poi, sarò paranoica, ma questa cosa che hanno firmato contratti in cui sono liberi di cantare singolarmete mi preoccupa. 
Anche tanto.
Sento che stanno cambiando, crescendo, e non sono più i miei ragazzi, quelli che non avrebbero mai pensato di allontanarsi l'uno dall'altro.
Okaaaaay, basta Sara, oggi sei troppo depressa.
La pianto e me ne vado.
Ringrazio tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo alle quali non sono riuscita a rispondere.
Il resto dei ringraziamenti me lo risparmio per l'epilogo, e ce ne sono davvero parecchi da fare :')
Ora me ne vado.
Spero che quest'ultimo capitolo vi piaccia çç
A presto, tanto amore.
Sara.













 

  
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