Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    18/06/2013    5 recensioni
I vizi e le virtù di Nickolas Van Berger, magnate di prim'ordine di Los Angeles, sono noti a tutti, specialmente tra le signore più altolocate della California. Suo malgrado, però, verrà a scontrarsi con l'unica donna che non subisce il suo fascino, scelta appositamente perché non lo porti in tentazione anche sul luogo di lavoro. Questa scomoda novità porterà Nickolas a porsi più di una domanda e a scoprire quanto, in realtà, le ritrosie di Hannah Fielding, sua scrupolosa segretaria, siano affascinanti. 1^ PARTE DELLA SERIE DI "HONEY'S WORLD".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2

¤Capitolo 8¤

 

 

 

 

 

“Che cosa?!”

L'esclamazione di Brandon si librò feroce nello studio privato di Nickolas.

La villa di Santa Monica dei genitori era silenziosa; la coppia non si trovava a casa, in quel momento e, forse, era un bene per entrambi i fratelli, vista la tensione evidente tra Bran e Nick.

Un attimo dopo, un bicchiere panciuto e pieno a metà di bourbon finì contro la parete a pannelli di legno che rivestivano l’intera stanza.

Insensibile alla sua ira, il maggiore dei fratelli Van Berger chiosò serafico: “Credimi, ti farà bene lavorare al suo fianco. Chissà che non impari un po' di savoir faire.

“Da quella non potrei imparare proprio niente, se non a fare qualche pompino di terz'ordine, forse” replicò irritato Brandon, camminando nervosamente per l'ufficio.

Il suo sguardo torvo esprimeva tutta la rabbia e la frustrazione che stava provando ma, cosa incomprensibile per Nickolas, anche una profonda paura.

Cosa lo turbava tanto, in quella collaborazione con Hannah?

Accigliandosi, Nick lo afferrò per un braccio, ringhiando: “La vuoi smettere di parlare di Hannah come se fosse una poco di buono? Mi irrita parecchio!”

“Oh, allora il pompino te lo ha già fatto, ed è più brava di quel che pensassi!” lo irrise il fratello minore, guadagnandosi per diretta conseguenza uno spintone ben assestato.

I troppi bourbon ingollati, uniti alla sorpresa di fronte a quel gesto, fecero barcollare all'indietro il giovane.

Caracollando fino a raggiungere un divanetto in stile Luigi XV, Bran si lasciò crollare sui morbidi cuscini prima di sibilare contro il fratello: “Non ci lavorerò mai, con quella, è chiaro?!”

“Quando mi darai delle motivazioni logiche per non farlo, allora potrò valutare l'idea di correggere la mia decisione. Diversamente, tu lavorerai con lei o sarai estromesso dal progetto!” lo rabberciò Nick, fissandolo torvo.

Il fratello allora sgranò gli occhi, disorientato, e replicò sconvolto, la voce percorsa da un brivido di panico: “Non puoi togliermelo! L'idea è mia!”

“Posso eccome, visto che ti sei rifiutato di fare il lavoro sporco e non hai neppure tentato di avere un mezzo colloquio con Dreyfus. Siamo su questa barca per merito di Hannah e, oltre a questo, Nicodemus la vuole attivamente nel progetto. Quindi, vedi bene che sei tu ad essere in posizione minoritaria, fratellino” gli spiegò spietatamente il fratello, senza mettere nelle sue parole neppure un grammo di compassione.

Erano anni che parlava gentilmente a Bran, anni che tentava con le buone di avvicinarsi a lui, anni che provava senza successo a scardinare la gabbia in cui si era rinchiuso.

Ora era giunto il momento di dire basta. Non era più un bambino e doveva prendersi le sue responsabilità, a partire dal lavoro.

La sua salute sarebbe stata il punto successivo. “Ora, ricollega il cervello e dimmi seriamente perché non vuoi collaborare con Hannah.”

“Con la tua segretaria non lavorerò mai e tu, fratello, sei un maledetto stronzo ad anteporre lei a me!” gli sputò in faccia con malagrazia Brandon, risollevandosi in piedi a fatica per andarsene dall'ufficio.

“Non ti reggi nemmeno in piedi... era proprio il caso di ridursi così?” mormorò a quel punto Nick, fissandolo spiacente.

Come una fiera di fronte alla preda, Bran gli si scagliò contro prendendolo a sorpresa per il collo.

Spintolo indietro fino a sbatterlo contro la pannellatura lignea, il giovane fissò astioso il fratello per poi sibilargli contro: “Non osare commiserarmi, broer1, perché potrei veramente infuriarmi.”

Nickolas rimase immobile nella sua stretta, gli occhi scuri ridotti a due fessure colme di dolore ed il fratello minore, lasciatolo andare con uno strattone, raggiunse meglio che poté la porta dell'ufficio e, sulla soglia, lo minacciò nuovamente.

“Non mi estrometterai da quello a cui tengo di più.”

“Dimostramelo, e smettila di distruggerti senza motivo” replicò il magnate, rimanendo a distanza dal fratello.

Se solo lo avesse toccato, lo avrebbe preso a pugni fino a stordirlo e, come Hannah e Serena gli avevano consigliato, lo avrebbe sbattuto dentro la prima clinica a disposizione.

“Il mio fegato non c'entra nulla con il progetto Dreyfus” precisò Brandon, sarcastico.

“Dovrebbe essere la tua vita la cosa a cui tienere di più, non quel maledetto progetto!” lo rabberciò Nick prima di sospirare pesantemente. “Ma ti lascerò con i tuoi demoni, fratello, visto che non ne vuoi sapere di essere aiutato. Come sempre.

“Aiutato? Sei tu che dovresti andare in una clinica per disintossicarti dalla tua mania del sesso. Quant'è durata, con Becca? Due mesi? E mentre te la facevi con Sabine! O c’è anche qualcun’altra di cui non sono a conoscenza?”

Nickolas non disse nulla ed il fratello minore, per rincarare la dose, snocciolò uno dietro l'altro la lunga lista di nomi che componevano le miriadi di conquiste vuote e inutili del tanto chiacchierato A.D. della V.B. 3000.

Ad ogni nome, Nick storse la bocca ed il fratello, con sempre maggiore enfasi e sadico divertimento, gli rammentò i suoi insuccessi e le sue pulsioni sempre più estreme.

“Non sei proprio la persona più adatta per potermi fare la paternale” terminò di dire Brandon, uscendo finalmente dalla stanza per poi sbattere la porta alle sue spalle.

Rimasto solo, Nickolas si passò nervosamente una mano tra i capelli e, nel tornare alla scrivania, si sedette stancamente sulla poltrona rimuginando sui volti ignoti che avevano costellato la sua vita superficiale.

Brandon, su quello, aveva ragione.

Si era lasciato andare alle luci della ribalta, rimanendo intrappolato nella sua stessa tela di ragno.

Donne bellissime si erano assiepate a frotte attorno a lui, richiamate come falene con la fiamma dal suo nome altisonante, e non ne aveva mai conosciuta veramente nessuna.

Certo, il suo scopo era stato per l’appunto quello.

Voleva ferire con forza, continuamente e senza scampo ma, nel contempo, stava ferendo se stesso, conducendo la propria anima in un baratro sempre più profondo, sempre più nero e vuoto.

E dal quale, sempre più difficilmente, avrebbe potuto risalire.

Ma nel contempo, pur oppresso dal desiderio sadico di provocare dolore a chi tanto gliene aveva fatto provare, aveva cercato una luce per scappare da quel mondo di depravazione.

Conosceva più che bene i suoi demoni, camminava a braccetto con loro da anni, ma Brandon? Cosa lo scuoteva realmente? Cosa lo aveva allontanato così tanto da lui, dalla famiglia?

Sfruttare la sua nomea era stato l’unico modo per aiutarlo - visto che le parole erano ormai divenute inutili da tempo immemore - così da evitare il sicuro scandalo che ne sarebbe seguito.

L’azienda ne avrebbe sofferto e, lui ne era sicuro, Brandon si sarebbe ammazzato piuttosto che dare un dolore al padre.

E di certo, il suicidio non era ciò che Nick voleva per il fratello.

Ma come faceva ad aiutarlo, se lui era il primo a scagliarsi contro le sue profferte di amicizia?

E perché tanto accanimento al solo sentir nominare la madre? Cos’era successo, tra loro? Possibile che…

Scuotendo il capo per il fastidio, Nick lanciò un’occhiata alla fotografia che teneva sulla sua scrivania, e che ritraeva lui e Rena durante un viaggio in Svezia, nei fiordi norvegesi.

Erano appallottolati in pesanti maglioni, il cielo che rombava di tuoni, eppure sorridevano entrambi, lieti di quella reciproca vicinanza.

Il viaggio post-laurea. Lo ricordava benissimo.

All’epoca aveva pensato di trovare la sua anima gemella, e quel viaggio era servito per dargli il coraggio di dichiararsi alla sua vecchia amica d’infanzia.

Dopo solo due giorni, però, si era reso conto della realtà dei fatti. Rena era e sarebbe rimasta per sempre la sua migliore amica. E così lui per lei.

Negli anni, il loro rapporto si era approfondito e aveva preso mille sfaccettature diverse ma mai, neppure una volta, Nick aveva tentato con lei un approccio intimo. Non con lei.

L’amica gli aveva confessato di aver gradito quella totale mancanza di rapporti intimi tra loro, perché preferiva averlo come amico piuttosto che come amante. Ma l’aveva anche rabberciato più volte di fronte ai suoi comportamenti sempre più superficiali con le donne.

Neppure a lei aveva voluto confessare la verità. Era troppo orribile, anche per confidarlo alla sua amica del cuore.

Serena, però, era stata lapidaria con lui. Non avrebbe mai trovato la soluzione ai suoi dilemmi nella moltitudine di anime perse in cui si era invischiato.

Non era la quantità a fare la differenza, ma la qualità.

E l'unica che possedeva tutte le qualità che lui apprezzava in una donna era, guarda caso, l'unica donna che non avrebbe mai voluto come amante, perché la considerava alla stregua di una sorella.

“Come ti odio, Rena” mormorò tra sé Nick, sorridendo mestamente nell'ombra del suo ufficio.

Ma come faceva ad ammettere ad alta voce ciò che lo spingeva a comportarsi così?

§§§

“Ti sembra il caso di bere così tanto? Ormai hai gli occhi vitrei.”

Quel commento preoccupato gli giunse dalle spalle e Brandon, volgendosi a mezzo per scrutare quel volto color cioccolato così odiato e amato al tempo stesso, ironizzò nel sollevare l'ennesimo bicchierino di votka. “Ecco che arriva il mio cavaliere con l'armatura scintillante.”

“Smettila di fare l'idiota, Bran. Ti riporto a casa, è meglio” brontolò l'amico, poggiando una mano sul polso del giovane che, cocciutamente, si ribellò.

La votka finì addosso ad entrambi e Brandon, ridacchiando scioccamente, sollevò comicamente le sopracciglia ed esalò: “Ops. Ti ho rovinato la camicia, mi sa.”

“Chi se ne frega della camicia... coraggio, vieni” sbuffò l'altro, afferrandolo per un braccio con maggiore forza.

Bran allora si divincolò e, persa del tutto la voglia di fare dell'ironia, lo accusò senza remore. “E' inutile che fai finta di preoccuparti per me, visto che c'è già qualcuno che occupa tutti i tuoi pensieri! Ed io che pensavo che dicessi sul serio!”

“Che diavolo stai dicendo?” La sorpresa e l'incomprensione sorsero sul volto di Phillip che, senza parole, fissò l’amico con occhi addolorati.

“Ti ho visto mentre uscivi dalla casa della tua amichetta, tutto contento e felice di vivere una vita normale, mentre lei ti salutava con un bacio” lo accusò senza pietà Brandon, gli occhi ora lucenti di lacrime che non avrebbe versato per nulla al mondo.

“Mi hai seguito?!” esclamò l'uomo, facendo tanto d'occhi.

“Volevo... parlarti... ma tu non c'eri! Eri da lei! Da Hannah! Che cazzo ha quella donna che siete tutti disposti a difenderla, a prenderne le parti?! Persino mio fratello fa così!” sbottò Brandon, sempre più furioso.

“Tu... conosci Hannah?” Lo sbalordimento sul volto di Phillip si fece totale.

“Certo che la conosco, Phill. Lavora per Nicky, non lo sapevi? Quella maledetta schifosa... sono sicuro che se l'è già fatto, altrimenti non si spiega perché mio fratello sia così ben disposto verso di lei. E tu... tu ci hai addirittura dormito assieme, vero?!”

Con uno spintone, il giovane allontanò l’amico da lui mentre quest’ultimo, ancora scioccato da quella novità, lo fissò allontanarsi con passo caracollante.

Maledetta la loro stupida regola del non dirsi nulla di serio sul posto di lavoro! Se avesse saputo che Hannah lavorava per i Van Berger, le avrebbe detto di Bran!

Dopo la faccenda di Horace, lui era diventato così ossessionato dal proteggere Hannah da aver assoldato più di una volta Berenike per controllare le credenziali dei datori di lavoro – e colleghi – dell’amica.

Quando Hannah l’aveva scoperto era uscita di testa e, forse per la prima volta, avevano litigato di brutto.

Da quel momento, lei si era sempre rifiutata di parlare di lavoro in senso stretto con Phill e, gioco forza, lui aveva accettato l’implicito rimprovero.

E ora questo! Non si sarebbe mai davvero aspettato che gli intrecci del destino portassero Hannah al fianco di uno dei suoi migliori amici… e contro l’uomo che lui amava più di chiunque altro.

Confuso e preoccupato, cercò di comprendere come reagire al comportamento melodrammatico di Brandon e, al tempo stesso, trovare un modo per fargli capire come stesse realmente la faccenda.

A conti fatti, però, quella situazione lo stava facendo letteralmente impazzire.

Insensibile ai richiami di Phill, Brandon si allontanò passo dopo passo, il bar rumoroso e ricolmo di gente niente più che una forma indistinta di fronte ai suoi occhi intorpiditi dall’alcool e dal dolore.

Allontanandosi caracollante dalla figura dell'uomo che, più di tutti, gli aveva aperto gli occhi sulla realtà dei fatti, il giovane desiderò unicamente mettere fine al proprio dolore.

La consapevolezza che nulla di ciò che avrebbe mai potuto fare sarebbe bastato a cancellare l'espressione disgustata di sua madre, gli martellava la testa più ancora della votka che agitava il suo sangue.

Ci era voluto molto coraggio, o forse era stata semplice pazzia, per presentarsi nell'ufficio della madre e ammettere che il suo unico desiderio era di poter dire dinanzi a tutti chi realmente amava.

Non solo sua madre lo aveva accusato di comportarsi da bambino immaturo, ma l'aveva anche minacciato di tagliargli i fondi, se una cosa del genere fosse mai trapelata.

Gli eredi dei Van Berger si sarebbero sposati con donne adeguate al loro nome, e null'altro sarebbe andato bene per lei.

I suoi genitori erano morti rammentandole questa importante verità, cui lei era venuta meno rimanendo incinta di Andrea senza il consenso della famiglia.

Non le avevano mai perdonato la sua scappatella con lui - e il conseguente matrimonio riparatore - e le avevano fatto promettere solennemente che nulla del genere si sarebbe ripetuto.

Isabel si era perciò impegnata con tutta se stessa per crescere il suo primogenito forte e privo di paure. Quando era rimasta incinta di Brandon, poi, le sue mire si erano fatte addirittura più imponenti.

Non solo i suoi due figli sarebbero stati gli astri splendenti della famiglia Van Berger, ma avrebbe dimostrato che la sua scelta di stare con Andrea non era stata dettata solo da un’infatuazione passeggera.

Messo il marito a capo dell’azienda sorta da un loro comune desiderio, Isabel gli aveva offerto senza remore il suo appoggio e, nel giro di pochi anni, Andrea aveva saputo ripagarla ampiamente della sua fiducia.

I suoceri, pur ricredendosi su di lui come imprenditore, non l’avevano mai accettato in seno alla famiglia. Andrea, pur di ottenere la loro totale fiducia, si era fatto carico dell’intero peso della Van Berger Inc., lasciando che Isabel pensasse ai figli e non all’azienda.

E questo aveva segnato l’inizio della fine dei sogni di Brandon.

Per nulla al mondo, Isabel avrebbe accettato un erede con tendenze omosessuali. Nulla, più di quello, l'avrebbe fatta irritare al punto tale da decidere di diseredarlo.

Non poteva permettere che il buon nome della sua famiglia venisse insozzato da uno scandalo simile! Non dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare per loro!

Per anni aveva cercato di comprendere cosa vi fosse, in lui, a non andare bene, perché non potesse semplicemente innamorarsi di una donna come tutti gli altri, ma nulla era giunto in suo soccorso.

La verità era sempre stata una, ed una sola. Semplicemente, non poteva essere come voleva sua madre.

Brandon aveva perciò tentato di farle capire che la menzogna, portata avanti in quegli anni, non aveva fatto altro che farlo impazzire.

Crudo e senza pietà, aveva anche ammesso quanto poco avesse apprezzato il suo interesse nel trovargli una donna adatta per lui.

Le aveva sputato addosso tutta la gretta realtà in cui era caduto a causa del suo rifiuto di ascoltarlo.

Le puttane che aveva visitato in più di un'occasione per sfogare la propria rabbia erano state la conseguenza dei suoi continui rifiuti di ascoltarlo, così come l’abuso di alcool.

Isabel non solo ne era rimasta inorridita, ma lo aveva anche cacciato a gran voce dal suo studio, intimandogli di non tornare finché non avesse compreso quanto pericoloso per tutti loro fosse stato il suo comportamento.

Brandon non aveva voluto affrontare il padre dopo quello sfogo violento e, silenzioso come un'ombra, se n'era andato dalla villa in cerca di Phillip.

Quando aveva visto la sua auto uscire dalla rimessa per dirigersi verso Long Beach, l'aveva seguito con l'intento di parlargli, di ottenere da lui l'appoggio e la forza necessari per affrontare quel brutto momento. Non appena lo aveva visto assieme a Hannah, però, tutte le sue speranze erano naufragate.

Li aveva visti abbracciarsi con calore, entrare insieme nella villetta di lei e non riemergerne se non la mattina seguente.

Lo aveva odiato, si era dato dello sciocco per aver creduto alle sue parole di conforto e affetto e, infuriato con se stesso e con il mondo, si era rifugiato nel suo studio a meditare su cosa fare.

Aveva passato una settimana d'inferno, dividendosi tra il lavoro e i locali fuori Los Angeles, piccole bettole dove nessuno lo conosceva e dove poteva confondersi con persone che mai, in un'altra situazione, avrebbe incontrato.

Aveva lasciato che il dolore e la frustrazione parlassero per lui e, in quello stato di profonda rabbia e auto commiserazione, aveva ricevuto l'ennesima batosta proprio da suo fratello.

Lavorare. Con. Hannah.

Un calcio nelle palle gli avrebbe dato meno fastidio.

No, non avrebbe mai accettato di lavorare con lei, neppure in mille anni.

Che lo cacciassero dalla ditta,… che gli importava?

Si sarebbe gettato da una scogliera, così l'avrebbe fatta finita una volta per tutte con quella vita che gli offriva solo sofferenza!

Non lo accettavano per quello che era? Bene, gli avrebbe dato qualcosa di molto più scioccante della sua omosessualità, di cui parlare.

Afferrato il bordo di un tavolo per mantenersi in equilibrio, Brandon si portò all'esterno del locale, sulla veranda che dava sulla spiaggia immersa nell'oscurità della notte e, levato al cielo il suo bicchiere di votka, mugugnò: “A te, maledetta luna. Brilla per qualcun altro, stanotte, bastarda.”

Ingollato il liquido trasparente in un sol sorso, il giovane lo sentì bruciargli la gola per poi scendere feroce verso lo stomaco, dove esplose in uno scintillio violento e ferale.

“Ma cosa...?” sbottò lui, allungando una mano per aggrapparsi alla balaustra di legno.

Il dolore aumentò di pari passo con le vertigini e, mentre tutto intorno i rumori si facevano soffusi e inconsistenti, il suo corpo cominciò a diventare sempre più pesante, sempre più intorpidito.

Una voce alle sue spalle gli domandò ironica come stesse, ma Bran non ascoltò minimamente. Era troppo impegnato a tenere insieme i pezzi del suo corpo martoriato dalle esplosioni che gli stavano friggendo gli intestini.

Sbattendo freneticamente le palpebre, cercò di tenersi alla balaustra con entrambe le mani, ma esse divennero come di pasta frolla e, con un singulto strozzato, perse la presa e cadde a faccia in giù sul pavimento.

Udì urla, terrore, sgomento, o almeno così gli parve e, alla fine, svenne.

§§§

Non appena percepì delle urla provenire dall'esterno del locale, Phillip si irrigidì preoccupato.

Aveva preferito lasciare che Brandon sfogasse da solo la sua rabbia ma, non vedendolo tornare, aveva iniziato ad agitarsi.

Quando poi aveva notato la confusione sull'entrata e i primi segni di isterismo, la sua agitazione si era trasformata in panico.

Facendosi strada tra i corpi sudati e le facce peste degli avventori del locale, Phillip riuscì infine a raggiungere l'enorme veranda che guardava l'oceano cupo e schiumoso e lì, a occhi sgranati, fissò inorridito il corpo disteso e apparentemente svenuto di Brandon.

“Spostatevi, spostatevi!” urlò lui, scansando in malo modo la gente che stava osservando curiosa la scena.

Inginocchiatosi subito accanto all’amico, ne auscultò le pulsazioni poggiando due dita sulla carotide e, nel sentire il suo battito flebile e veloce, ansimò per la paura.

“Cristo Santo, Bran... ma che hai fatto?” singhiozzò Phill, rigirandolo sulla schiena con delicatezza per potergli dare dei piccoli schiaffi sul viso, sperando bastassero per svegliarlo.

“Vuoi che chiami un ambulanza?” gli domandò dubbioso un giovane, dietro di lui.

Sarebbe stata la scelta più ovvia, peccato che i giornalisti ci si sarebbero buttati a pesce e, in un simile stato, lo scandalo sarebbe stato enorme.

“No, ci penso io. Grazie” dichiarò velocemente Phillip, sollevando l'amico tra le braccia per poi dirigersi lesto verso i pochi gradini che portavano al parcheggio.

Una moltitudine di persone li osservò per alcuni attimi prima di rientrare scompostamente nel locale, gli sguardi già persi in altro, la mente già pronta a dimenticare.

Cos'era, dopotutto, un ragazzo che crollava a terra ubriaco? Niente più  che la normalità, per gente del genere.

Irritato suo malgrado da quella totale mancanza di interesse – anche se faceva il loro gioco, a voler essere onesti – Phill raggiunse in fretta la sua BMW e, dopo aver caricato a fatica Brandon sul sedile posteriore dell'auto, mise in moto e afferrò lesto il cellulare.

Non aveva idea di dove portarlo, e solo una persona poteva aiutarlo, in quel momento.

“Nick... sono Phillip. Brandon è nei guai” mormorò l'uomo, non appena udì all'altro capo del telefono la voce preoccupata del maggiore dei fratelli Van Berger. “Ho bisogno di aiuto. Adesso.

 

 

 

---------------------------

1 broer: (olandese) fratello. La famiglia Van Berger ha origini olandesi. Ho pensato fosse carino sottolinearne la discendenza europea.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark