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Autore: barbabietoladazucchero    18/06/2013    2 recensioni
- Ehi, splendore!- mormora con la sua voce roca. Ora, se una voce potesse ingravidare, sarei già incinta di 3 figli.
- Mr. Styles… - replico, in modo leggermente lascivo. Le sue labbra si fiondano sulle mie e mi bacia come se fossimo sul set di “9 settimane e mezzo”: orgasmo raggiunto in meno di 5 secondi.
Essere la compagna di Phil Styles ha i suoi vantaggi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate per gli eventuali orrori ortografici, ma non ho avuto tempo di rileggerla!
 
 
POV Beth.
Quale tempismo.
Non so se essere grata a quella finta bionda per averci evitato un errore madornale, o odiarla per il resto della vita.
Il telefono continua a squillare mentre io e Harry siamo nella stessa posizione: la sua mano tra i miei capelli, le mie gambe tra le sue e i nostri visi a un palmo di distanza.
-Credo tu debba rispondere- dico senza guardarlo negli occhi, ma fissando solo lo schermo del cellulare.
Lui si schiarisce la voce, e risponde al cellulare interrompendo qualsiasi contatto fisico con me.
E sento freddo, come se mi avessero tolto uno strato di pelle e fossi alla mercè di una tempesta di neve.
Rivoglio il caldo, voglio sentirlo di nuovo stretto a me.
Mi alzo e mi dirigo verso il lavandino, ho bisogno di sciacquarmi la faccia e di riprendermi dal groviglio di corpi in cui ci siamo trovati un minuto fa. L’acqua fredda mi risveglia la ragione e sento nascere dentro di me il senso di colpa verso Phil. Un senso di colpa che però è mitigato dalla rabbia che ancora provo nei suoi confronti.
Sento Harry che chiude la telefonata, ma rimango girata di spalle, evitando qualsiasi scambio di sguardi imbarazzati.
-Ehm, i-io…Meglio che vada, domani mattina c’è un’intervista e-
-Certo, ciao.- lo interrompo.
Fa per andarsene, ma poi ci ripensa e si volta.
-Io e lei non stiamo insieme- mi giro guardandolo confusa –Sì insomma, io e Kelsey. Non…non so perché mi ha chiamato, non ci frequentiamo neanche più-
-Non mi devi spiegazioni Harry- gli dico accennando un sorriso –Non è successo niente, non voleva dire niente quel bacio. È stato dettato dal momento, voglio dire tu eri qui, io è un periodo che mi sento sola e triste e abbandonata. Sono molto arrabbiata con tuo padre, e credo-
-Non dirlo- mi interrompe duro –Non provare a dire che tu mi hai baciato per vendicarti di mio padre! Entrambi sappiamo quello che è successo davvero, quello che abbiamo provato, e se vuoi mentire a te stessa dicendo che non l’hai fatto perché senti qualcosa per me, bene: ma non tirare in ballo mio padre quando non centra assolutamente un cazzo. Tu provi qualcosa per me.-
Si avvicina lentamente a me senza smettere di guardarmi, mentre io cerco disperatamente di aggrapparmi a qualcosa che non siano i suoi occhi verdi.
Mi prende il viso tra le mani.
-Avanti, dimmi che l’hai fatto solo per mio padre.-
-L’ho fat…-
-Dimmelo, guardandomi negli occhi.-
Ok, è ora di chiamare a raccolta i numerosi anni passati a studiare recitazione.
Che poi io non ho mai studiato recitazione, ma sono dettagli.
Non saprò recitare, ma so dire bene le bugie. Merito di anni e anni d’infanzia in cui mi inventavo di tutto: per esempio una volta dissi che avevo una domestica in casa, che era egiziana e che era scappata con uno di Macedonia. Mai avuto nemmeno la tata, figuriamoci una domestica egiziana.
Tutti i miei propositi vanno allegramente in fumo, quando alzo lo sguardo e mi perdo nella bellezza di quegli occhi.
Deglutisco mentre cerco di dire qualcosa che sia sufficientemente lontana dalla verità.
Qual è la verità? Che io quel bacio lo desideravo da settimane: da quella volta in cucina. Che più di una volta mi sono messa a pensare che sapore avessero quelle labbra e che effetto avessero sulle mie.
Mi mordo il labbro inferiore cercando di pensare a un modo per uscire da quella situazione.
Tutto a un tratto, la poca razionalità che ero riuscita a ritrovare si dilegua, quando il suo profumo mi invade le narici. Il profumo che mi aveva inebriato i sensi dieci minuti prima e che stava offuscando tutta la mia lucidità.
E mi ritrovo ancora una volta ad allacciarmi al suo collo per baciarlo.
Un bacio che è ben diverso da quello di prima; è un bacio lento e fermo, mentre le sue braccia mi circondano la vita per stringermi a sé.
Dio come mi era mancato quel calore. Cinque minuti sono fin troppi da passare lontano da quel corpo.
Approfondiamo il bacio lentamente, come se facessimo questa cosa da sempre, come se fosse naturale, siamo in sincronia come se non facessimo altro da tutta la vita. Come se le nostre labbra fossero destinate ad essere unite.
Non vorrei cadere nei clichè alla Jerry Maguire, ma le nostre labbra si completano.
Non abbiamo fretta, le lingue si accarezzano.
Mi rendo conto di non aver mai baciato una persona con così tanta dolcezza. Solitamente i miei baci sono irruenti, passionali, profondi. Questo è un bacio timido, come se si stessero baciando due adolescenti alle prime armi.
Sento la pressione delle sue labbra diminuire, si sta allontanando e la conseguenza è un mio verso di disappunto che mi echeggia in gola, ma che Harry sente benissimo.
Sorride con un accenno di risata.
-Già, come pensavo- dice solo, accarezzandomi una guancia.
-Ti odio-
-No, non mi odi- dice continuando a sorridere –Ora vado, domani ho davvero quell’intervista, ma- mi bacia sulle labbra prima di continuare –Tieniti libera per domani pomeriggio- poi esce dal bagno e mi lascia lì, con il petto che quasi esplode dalla felicità.
Maledizione.
Sono messa proprio male.
 
Le conseguenze di quei sette minuti e quindici secondi di baci sono state una notte in bianco, in cui sembravo una tredicenne che non è in grado di dormire per l’imminente primo appuntamento della sua vita, e un’intera mattinata improduttiva al lavoro: tre colloqui fatti e non mi ricordo nemmeno se i clienti fossero uomini, donne, bambini o animali.
Vai così Beth!
Morale: sono davvero una tredicenne in estasi per un appuntamento. Ma mi piace. Sto fantasticando sul letto mentre penso a dove andremo pomeriggio: magari mi porta al mare, oppure una gita nella campagna inglese, o un romantico giro tra le attrazioni turistiche di Londra. Nah, dubito. Non credo voglia passare la metà del tempo inseguito dalle fan.
Magari mi porta a un Luna Park.
O in una Spa.
Preparati per un pomeriggio indimenticabile con il solo e unico Harry Styles” mi ha scritto come messaggio.
Alla faccia della modestia.
Oddio e se mi porta a fare un giro in mongolfiera? Non avrei niente da mettermi.
Mi do un’ occhiata allo specchio e mi accorgo che sono ancora in intimo.
Sono le 03.45pm e lui viene a prendermi alle 04.00pm.
Di bene in meglio!
Mi fiondo nell’armadio cercando qualcosa da indossare che dica “Ehi, sono agitata come se fosse il primo appuntamento della mia vita, ma non voglio darlo a vedere”. La prima cosa che mi capita a tiro è un abito rosa antico senza spalline che arriva fino ai piedi; bellissimo, ma forse un po’ eccessivo.
Passo allo scompartimento a fianco e trovo una tuta rosso pomodoro con maglietta nera abbinata.
Mh, può andare.
Se voglio attirare mandrie di tori inferociti o ultras milanisti.
Opto per lo scompartimento a metà tra ‘principessa delle fiabe’ e ‘tute antistupro’ e trovo un paio di skinny jeans chiari, una t-shirt bianca con motivi etnici e un maglioncino blu aperto. Stivaletti con tacco largo e trench marrone. Louis Vuitton al braccio e sono pronta. 03.59pm. Un fulmine!
Passo di fianco allo specchio e mi accorgo di un piccolissimo dettaglio: zero trucco. Ah, e bigodini sparsi per il mio cespuglio.
Sembrava troppo bello per essere vero.
Tre chiamate perse e due messaggi -da parte di Harry- dopo sono pronta.
Esco di casa e trovo un pick up blu, che sicuramente ha visto giorni migliori, parcheggiato sulla via.
Uhm, macchina interessante per uno che potrebbe permettersi sette Lamborghini.
Salgo in macchina sorridente e partiamo alla volta del nostro appuntamento.
Oh Dio, ho un appuntamento con il figlio del mio compagno.
Della serie, telenovela spagnola spostati.
Scaccio il pensiero mentre cerco di immaginare dove andiamo.
Ho un buon presentimento.
 
E che ve lo dico a fare?
Si sa che io e i sesti sensi siamo su due lunghezza d’onda opposte.
Un Autogrill.
Mi ha portato in un Autogrill.
E io che mi sono pure messa gli stivali.
-Ehm, Harry… Cosa ci facciamo qui? Devi fare rifornimento?- chiedo speranzosa.
-No!- mi dice sorridente –Questo è uno dei posti più spettacolari del mondo, è esattamente qui che ti volevo portare-
-Evviva!- dico con un filo di voce e un sorriso tirato, mentre scendo da quel ferro arrugginito sotto gli sguardi di camionisti obesi dall’occhio pigro.
-Il Karma mi sta dicendo qualcosa senz’altro- dico tra me e me sottovoce.
-Cosa?- mi chiede Harry raggiungendomi e prendendomi la mano.
-Niente- rispondo sorridendo.
Con mia grande sorpresa non entriamo nell’Autogrill, ma lo circumnavighiamo e andiamo sul retro dell’edificio dove c’è un enorme campo d’erba.
Guardo meglio per cercare di capire cos’è.
Wow!
Sarà un appuntamento epico.
 
-Allora: maschera, marcatore e tuta. Abbiamo tutto!Dai andiamo!- commento eccitata come una bambina con un lecca-lecca.
-Cosa ci giochiamo?- mi chiede Harry indossando la maschera lasciando fuori i ciuffi ribelli.
-Decidiamo dopo, ora non è importante. 3 2 1 via si inizia!- urlo scaraventando una pallina addosso al braccio di Harry che si colora di giallo.
Ho sognato di giocare a Paintball da tutta la vita, un sogno che diventa realtà finalmente!
-Ehi non vale!- si lagna Harry, mentre io corro a nascondermi dietro una balla di fieno.
-Meno parole Harry e più azione!- gli urlo di rimando.
Andiamo avanti così per 30-45 minuti fino a quando allo stremo delle forze ci lasciamo cadere per terra.
Tra le risate sguaiate e le rincorse credo di essere a un passo dall’ictus.
Sono completamente sudata, ansimante e colorata.
Nonostante il mio portentoso inizio, Harry ha decisamente vinto. Non c’è una singola parte di me che è senza vernice. Lui invece ha solo un braccio giallo e una gamba rosa.
Si può dire che io ami il Paintball, ma il Paintball non ama me.
-È stato: wow!- esplodo, ancora ansimante, mentre mi tolgo la mascherina.
Harry mi guarda e inizia a ridere.
-Cosa?-
-Credo tu abbia messo la mascherina troppo stretta prima…- dice continuando a ridere come un idiota –Oddio, guardati-
-Sì e dove mi guardo?-
Tira fuori il cellulare dalla tasca interna della giacca e mi fa una foto. Senza nemmeno farmi mettere in posa, così, a tradimento.
Mi mostra la foto e per poco non mi metto a piangere.
Tralasciando il fatto che io non sia neanche lontanamente fotogenica, e che se mi prendi alla sprovvista i miei occhi vengono chiusi, quella foto è una delle più brutte che io abbia mai fatto.
Ho il segno della mascherina lungo il contorno degli occhi, il segno che ti lascia quando qualcosa ti ferma il sangue. Praticamente sembro sfigurata. Oltre al fatto che la pelle attorno agli occhi è completamente bianca per la mancanza di sangue.
Ti prego, Terra, apriti e ingoiami in questo momento.
Oh cielo, che imbarazzo.
Cerco di afferrare il cellulare per cancellare quell’obrobrio ma Harry è più veloce e se lo rimette in tasca.
-Cancellala. Subito.-
-No, a me piace- alzo un sopracciglio.
-E certo che ti piace ti porta l’autostima a mille!- dico alzandomi per andare verso la cabina dove riconsegnare gli oggetti.
Harry continua a ridere e mi segue.
-Non è per questo che mi piace! Mi piace perché è naturale, come te. Niente ritocchi, niente Photoshop, una foto normale. Al contrario delle foto che si trovano nelle riviste, o sui siti internet che sono false come le tette di Pamela Anderson. È imbarazzante, è vero, e non è certamente una foto da copertina di Vogue, ma ti rappresenta. -
-Le tette di Pamela Anderson sono finte?!- chiedo fingendo shock mentre penso se prendere quello che ha detto come un insulto o come una dichiarazione.
Lui deve aver letto nel pensiero perché sorride posandomi una mano sul collo.
-Credo che in questo esatto momento, con tutta la vernice, il trucco sbavato, il sudore e il segno della mascherina tu sia davvero bella.- mi dice fissandomi negli occhi.
Il mio cuore fa una piccola capriola.
Che poi sembra più un doppio carpiato con avvitamento.
-Gr-grazie- balbetto un attimino scossa e imbarazzata.
-Prego- mi risponde Harry tranquillo, come se mi avesse appena detto qual è il suo piatto preferito.
Rossa d’imbarazzo e di vernice mi dirigo nello spogliatoio a cambiarmi.
Quando esco, si sono fatte le sei e mezza e decidiamo di mangiare qualcosa e di tornare in auto.
Tra una cosa e l’altra finiamo nel portabagagli del pick-up a guardare le stelle (che non ci sono, ma che facciamo finta di vedere); parliamo di tutto: del successo di Harry, del mio lavoro, della litigata con Phil, di quello che è successo con Kelsey e della mia infanzia. Lui mi prende il polso e accarezzandomi il tatuaggio mi chiede il significato. Allora gli racconto dell’incidente in macchina avuto in Italia, di come mia madre, Elizabeth, e mia sorella, Stella, siano morte sul colpo, mentre io sia sopravvissuta. Di come mio padre abbia deciso di ignorarmi da quel momento in poi e di come io abbia assunto come primo nome Elizabeth e come secondo nome, il mio vero nome, Astrid. Qualche lacrima scende, mentre gli racconto tutto ciò, ma trovo il tutto liberatorio, metto a nudo la mia anima e Harry ascolta senza pregiudizi e senza commentare, non smettendo un attimo di tenere la mia mano tra le sue.
Poi cala il silenzio, mentre gli permetto di metabolizzare il tutto.
L’unico rumore è la radio accesa del pick up.
A un certo punto il mio cuore aumenta i battiti quando parte ‘all about you’ dei McFly. Una delle più belle canzoni d’amore mai scritte, che mi mette i brividi ogni volta. Anche oggi.
Harry si alza in piedi e mi porge una mano.
-Mi concedi un ballo?-
Io senza rispondere mi alzo in piedi, porto una mano sulla sua spalla e l’altra incontra la sua mano.
Balliamo quasi tutto il tempo della canzone, mentre la sua guancia è appoggiata alla mia tempia; è tutto così perfetto che ho paura possa finire da un momento all’altro.
Quando sento la sua guancia allontanarsi mi giro e senza neanche guardarci, facciamo quello che entrambi bramiamo da ore.
E dopo poco meno di 24 ore le nostre labbra si riuniscono muovendosi a tempo con la canzone, che intanto sta finendo.  
 
Yes, you make my life worthwhile,
So I told you with a smile
It’s all about you.
 
Il momento più romantico della mia vita è interrotto bruscamente dalla canzone successiva che di romantico non ha nemmeno un accordo. Va va voom di Nicki Minaj.
Ma noi ce ne freghiamo della musica e continuiamo a baciarci con intensità crescente, mentre sento le sue mani, ora sui miei fianchi, che mi fanno eccitare e perdere qualsiasi briciolo di razionalità.
Ci ritroviamo ancora sdraiati sul pick up, uno sull’altra, mentre i baci sono spezzati solo da brevi gemiti e dal nostro ansimare.
Harry è palesemente su di giri, mentre le sue mani vagano sul mio corpo.
Cristo santo, se non ci fermiamo subito qua finisce male.
Essendo donna, ed avendo più raziocinio di qualsiasi uomo in questo momento è mio compito raffreddare i bollenti spiriti.
Ogni mio proposito va a puttane quando inizia a baciarmi il collo.
Tutto quello che c’era di romantico prima è andato a farsi benedire, mentre io e Harry entriamo nel pick up e ci spogliamo di qualsiasi vestito. Mentre ci spogliamo di qualsiasi pensiero.
Ce ne freghiamo di essere in un parcheggio, ce ne freghiamo delle conseguenze e di quello che ci sta dicendo la nostra coscienza.
Tutto quello che ci interessa sono i nostri corpi intrecciati e bollenti.
  
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