Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: myloveislikeastar    18/06/2013    2 recensioni
Non sapevo cosa stavo facendo, sapevo solo che lui era lì, dopo dodici anni.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: (volevo ricordarvi che ad ogni spazio corrisponde un cambio di scena)
 
L’acqua della doccia scorreva ormai da un’ora e mezza. Nervosamente Camille si legò i capelli ramati in una coda alta e accese il vecchio computer fisso posto sopra alla scrivania. Quella situazione iniziava a snervarla; lei era una persona che viveva in maniera metodica e precisa, non le piaceva non sapere cosa sarebbe successo dopo, aveva bisogno delle sue certezze, delle sue abitudini, dei suoi schemi. In quella situazione di imbarazzo, di inesperienza, di timore lei non si trovava a suo agio, non sapeva cosa dire o cosa fare e quindi diventava parecchio nervosa. Mentre già pensava alla cifra stratosferica che avrebbe dovuto pagare per lo spreco di acqua calda il getto si interruppe e poco dopo Justin uscì dal bagno.
La rossa non poté che rimanere ancora una volta ammaliata dal suo corpo che sembrava scolpito, osservò i muscoli tonici delle braccia e dell’addome, i tatuaggi scuri che gli adornavano la pelle rosata, con lo sguardo cercò di evitare le abrasioni, i tagli e le bruciature che gli macchiavano la pelle scalfendo quel corpo che rasentava la perfezione.  Si risvegliò dal suo stato di contemplazione quando il computer emise il solito suono che avvisava che era pronto per l’utilizzo. Veloce lei spostò lo sguardo verso il monitor e si sedette sulla sedia di metallo nero della scrivania mentre anche Justin si riscuoteva e le si avvicinava da dietro. Le dita volavano veloci sulla vecchia tastiera bianca, Camille si perdeva sempre in quel limbo in cui esistevano solo lei e la scrittura quando lavorava.
<< Buon lavoro >>
Le parole di Justin le arrivarono come mormorii lontani mentre si inoltrava nel suo mondo.
 
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Lui aveva preso uno dei piccoli fascicoli dalla scrivania e lo aveva sfogliato velocemente. Lei era subito arrossita al pensiero dei suoi pensieri più intimi in bella vista sotto i suoi occhi.
<< Leva le tue manacce dal mio racconto! >>
Gli era corsa addosso e gli aveva levato il fascicolo dalle mani con un sorriso giocoso.
Lui aveva riso e avevano iniziato a rincorrersi nel piccolo appartamento vuoto. Oh come avevano riso! Quel pomeriggio sembravano tornati bambini, giocavano, si rincorrevano, ridevano e avevano dei pensieri facili e lineari.
 
<< Cami è pronto! >>
La ragazza con fatica si alzò dalla scrivania e si massaggiò stanca le tempie.
In silenzio i due si sedettero a tavola, Justin aveva preparato e apparecchiato e ora guardava il piatto metodico.
<< Come va l’articolo? >>
<< Bene grazie, manca qualche ritocco >>
La conversazione era fredda, come quella di due estranei. In passato non riuscivano a stare zitti un secondo e ora sembravano due adulti che si scambiavano giusto i saluti.
Camille si stupì quando realizzò che ormai lo erano. Lei aveva trentatré anni e lui trentacinque, non erano più dei ragazzi e in quanto tale, anche il loro rapporto era cambiato. Entrambi però non erano sicuri che gli piacesse questa nuova condizione.
<< Cosa fai domani Juss? >>
<< Starò a casa e poi passerò negli uffici dell’esercito per vedere quale compito mi è stato affidato. Suppongo che tu sarai in ufficio >>
<< Sì, ma potremmo andare a pranzo insieme e uscire un po’ il pomeriggio, no?>>
La rossa si stupì del suo coraggio, non era tipo da proporre uscite lei aspettava, la maggior parte delle volte, che fossero gli altri a gettare i ponti per nuove relazioni.
Questo Justin lo sapeva bene e infatti alzò lo sguardo leggermente stupito alla sua domanda, ma poi un sorriso non tardò a nascere sulle sue labbra.
<< Certo, devi farmi vedere Washington! >>
Camille fece per aprire bocca ma fu interrotta dal telefono di casa vecchio modello. Gli squilli finirono prima che uno dei due riuscisse ad alzarsi e partì il familiare tono della segreteria.
“ Ciao questa è la segreteria di Cami e Juss, lasciate un messaggio! No dai Justin stai fermo mi fai il solletico! Parlate dopo il bip AHAHA”
Quel messaggio lo avevano registrato insieme anni fa e Camille non aveva avuto la forza di cancellarlo, le sembrava l’unico modo per non dimenticarsi della sua voce e di come si divertivano insieme.
Il bip risuonò e entrambi ascoltarono il messaggio vocale.
“Camille sono Pattie, ho saputo che Justin è tornato e volevo invitarvi domenica a cena io…ho bisogno di rivederlo, mi è mancato così tanto. Salutalo da parte mia e digli che la mamma è sempre stata qui ad aspettarlo”.
Il gelo calò nuovamente sulla cucina mentre Justin assimilava le parole che aveva appena sentito. In quegli anni non si era di certo dimenticato della sua famiglia, sua mamma, suo papà, i suoi fratelli. Chissà come erano cresciuti Jazzy e Jaxon! Se li ricordava piccoli e petulanti.
<< Come stanno? >>
<< Bene, sono grandi ora, gli mancavi così tanto. >>
Gli rispose lei con un sorriso.
<< Invece i tuoi come stanno? >>
<< Non ci parliamo più>>
La rossa si alzò e iniziò a riordinare cercando di fermare la valanga di ricordi che la assalivano, ma lui era avido di informazioni.
<< Cosa? Come mai? >>
Si poteva notare il dispiacere nella sua voce e lei si sentì felice del fatto che lui ancora si preoccupasse per lei, per come si sentiva.
<< Dopo che sei… scomparso abbiamo avuto una lite furiosa, volevano che ti lasciassi e che mi cercassi un ragazzo “con la testa a posto” ma io gli ho categoricamente detto di no e la loro risposta è stata “non venire a piangere da noi quando ti ritroverai sola per sempre”, è stata l’ultima conversazione che abbiamo avuto>>.
Lui di colpo si alzò, sentì l’impulso di abbracciarla e così fece. Attirò a se quel corpo esile e fragile che tremava e lo strinse forte. Entrambi potevano sentire il cuore dell’altro battere all’impazzata e alla fine capirono che erano quelle piccole cose che li tenevano insieme. 
  
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