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Autore: Sakurina    02/01/2008    18 recensioni
Tenten è malata e i suoi compagni di squadra, soprattutto Neji, si preoccupano per lei. Presto però Tenten verrà rapita e Neji ne scoprirà il collegamento con la sua misteriosa famiglia e con un passato sconcertante! Chi è realmente Tenten e cosa ha nascosto per tutto questo tempo ai suoi amici?
[NejiTen]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Rescue Tenten

Rescue Tenten!

 

Ciao a tuttiiii!!! Ora non picchiatemi se vi dico che questo è l'ultimo capitolo della mia storiella... in realtà mi sono dimenticata di dirvi che doveva essere solo una one-shot, ma poi come al solito mi sono dilungata un po' troppo e sono venuti fuori 3 capitoli... -.- ... in realtà quest'ultimo cap è un po' lungo, spero abbiate la pazienza di leggerlo!!!

Finalmente vedremo Neji alle prese col padre di Tenten, ma questo cap sarà ricco soprattutto di flashback sul primo vero incontro di Neji e Ten! Si salverà la nostra tenace kunoichi? Come finiranno le cose tra lei e Neji? XD Leggete e commentate numerose!!! Grazie per aver seguito la mia umile ficcy, grazie di cuore! Fra l'altro mi sono convinta che probabilmente scriverò altro su Neji e Ten, ma prima devo finire tutti i lavori in corso... =p Un mega kiss Sakurina

 

 

Capitolo 3

 

Qualcuno bussava insistentemente sul maestoso portone di quella villa antica nella periferia di Konoha. Un grande eco si espandeva per tutto l'ampio salone, mentre una minuta signora di mezza età correva frettolosamente verso l'ingresso.

-"Neji, smettila, stai per sfondare la porta!"- cercò di trattenerlo Lee.

-"Non me ne frega niente! Voglio vedere in faccia il padre di Tenten!"- protestò Neji, con occhi infuocati, continuando a battere i pugni contro il portone.

In quel momento, la signora Eri, la governante, aprì timidamente la porta, fissando intimorita i tre shinobi.

-"Cosa desiderate?"- chiese impaurita la donna.

Tempestivamente, Gai tirò indietro Neji per i capelli e si mise in primo posto, sfoderando il suo magico sorriso, convinto com'era che avesse un effetto devastante su tutte le donne tranne che su Tenten, per qualche strano motivo.

-"Lei deve essere la signora Eri, la sorella della vicina di Tenten, sbaglio?"- chiese il maestro, continuando a sorridere forzatamente.

-"Shhh! Non nominate il nome della signorina!!! Se il padrone vi sentisse..."- impallidì la donna, uscendo dalla casa e chiudendo accuratamente la porta dietro di sè. -"Mia sorella mi ha detto che sareste venuti... però la signorina non è qui e credo che mai ci tornerà..."- asserì preoccupata la governante.

-"Oh bene, sa mica dove possiamo trovare la signorina allora?"- chiese Gai, inarcando un sopracciglio, irritato da tanta segretezza.

-"Non me ne frega niente!!!"- sbottò improvvisamente Neji, avvicinandosi alla donna e fulminandola col suo sguardo di ghiaccio -"Voglio vedere il padre di Tenten, adesso, subito, immediatamente."-. asserì lo Hyuga, adirato.

-"Okay, okay, okay!!!"- lo fece accomodare la donna terrorizzata, senza protestare.

Eri corse a chiamare il padre di Tenten, mentre i tre shinobi attendevano nervosamente nel grande salone. Neji sembrava terribilmente arrabbiato, era come se un'aura infuocata lo avvolgesse.

-"Neji! Ti sembra il modo di trattare una signora, maleducato che non sei altro?!"- lo rimproverò Gai, amante della galanteria.

Il ragazzo non rispose, si limitò a fulminarlo con lo sguardo, facendolo tacere all'istante.

-"Okay, okay... che permaloso..."- si allontanò il maestro, pervaso da mille brividi.

In quel momento, una porta dorata si aprì pesantemente. Ne uscì un uomo alto forse più di Gai, dalle spalle larghe e dalle braccia forzute, il viso bello ma terribilmente invecchiato, i capelli castani lunghi macchiati da qualche ciocca brizzolata.

Gli occhi, scuri e allungati, fissavano i tre con espressione superiore e imperturbabile, mentre le labbra serrate esprimevano severità e intransigenza. Vedendolo, i due shinobi dal caschetto rabbrividirono, mentre Neji corrugò le sopracciglia, fissando costernato le muscolose braccia dell'uomo: non riusciva a credere che da bambina Tenten avesse sostenuto botte pesanti date da quel gigante.

Lo Hyuga sostenne perfettamente lo sguardo dell'uomo, sfidandolo in una tacita lotta di superiorità mentale.

-"Chi siete? Che volete?"- chiese con tono brusco Jun, il padre di Tenten.

-"Io sono Neji Hyuga, questi sono i miei compagni Gai Maito e Rock Lee. Siamo i compagni di squadra di Tenten."- asserì Neji, continuando a fissare l'uomo.

Non appena sentì il nome del ragazzo, Eri trasalì.

"Neji Hyuga? Non è possibile... è davvero lui... non sapevo fosse in squadra con la signorina..." pensò la donna, letteralmente allibita.

Udendo il nome della figlia dopo tanti anni, Jun grugnì infastidito, dando le spalle ai tre shinobi.

-"Allora non ho niente da dirvi. Andatevene."- asserì con tono secco l'uomo.

-"Tenten, SUA FIGLIA, è scomparsa, non sappiamo dove sia. Ci chiedevamo se lei ne sapesse qualcosa."- infierì Neji, irritato dal padre dell'amica.

-"Fosse per me, potrebbe essere crepata in mezzo a una strada e non me ne importerebbe nulla. Come vi ho già detto, andatevene."- insistette Jun, avvicinandosi alla porta.

-"E' SUA FIGLIA, MALEDIZIONE!!!"- urlò improvvisamente il jonin dai lunghi capelli, completamente fuori di sè. Non sopportava che si parlasse così di Tenten, una delle persone più fantastiche che avesse mai conosciuto.

Gai e Lee si abbracciarono, terrorizzati: non avevano mai visto il compagno così indiavolato.

-"Mia figlia, dici? No, quella non è più mia figlia. Anzi, non l'ho mai considerata tale. Quella è solamente una sciagura, una piaga, un peso per il mondo dei ninja. Non merita di essere una kunoichi. Mi vergogno di lei."- disse duramente l'uomo.

-"Che lurido bastardo..."- sibilò sprezzante Neji, scuotendo lievemente la testa, schifato.

Immediatamente, Jun si voltò, fulminandolo con lo sguardo, mentre il jonin sembrava prepararsi ad attaccarlo, ricolmo di rabbia com'era. Gai si precitò verso il ragazzo, prendendolo da dietro e tappandogli la bocca.

-"Eh eh eh... lo scusi... non sa quello che dice... ora noi togliamo il disturbo, ci dispiace di averle rubato tempo... addio!"- e dicendo questo, il maestro afferrò lo Hyuga e Lee sotto le braccia e corse via dalla villa.

Quando furono fuori...

-"Neji sei impazzito?!! Cosa ti prende, dire quelle cose al padre di Tenten?!!"- imprecò Gai, fuori di sè.

-"Ehi, voi mi avete invitato ad esprimere liberamente i miei pensieri, e io l'ho fatto."- si giustificò Neji, incrociando le braccia, seccato.

-"SI' MA LE DICI NEL MOMENTO SBAGLIATOOOO!!!"- sbottò il maestro, impazzito.

-"Scusatemi, signori."- li interruppe improvvisamente una voce debole da dietro.

I tre shinobi si voltarono perplessi, ritrovandosi davanti la governante Eri, che li fissava seriamente.

-"Dunque voi siete i compagni della signorina, dico bene?"- chiese la donna, scrutandoli interessata.

-"Sì, da quattro anni lavoriamo insieme e io sono stato il suo maestro."- rispose Gai, avvicinandosi a lei.

-"Ecco, prendete questa, allora."- disse Eri, porgendo una lettera a Neji.

-"Che cos'è?"- chiese Lee, interessato.

-"E' una richiesta di riscatto. La signorina Tenten è stata rapita da alcuni brutti ceffi che vogliono estorcere denaro al mio padrone. Ovviamente, il signor Jun non scambierà mai i suoi preziosi soldi o le sue amate armi per la vita di sua figlia. Ho visto che buttava la lettera in un cestino e per fortuna ho avuto il presagio di leggerla, altrimenti chissà che fine avrebbe fatto la signorina... vi prego, voi mi sembrate forti... salvatela! Purtroppo il padrone non ha mai capito quanto speciale fosse sua figlia... una ragazza tanto buona e generosa... ma forse voi l'amate veramente..."- asserì la donna, singhiozzando.

Neji strinse forte la lettera tra le mani, mentre una grande ansia gli cresceva nel cuore.

-"Ha fatto bene a portarci la lettera, signora! Ora la salveremo noi, non si preoccupi!"- la rassicurò Lee, sollevando il pollice in senso di vittoria.

-"Vi ringrazio... sono sicura che la signora Lan vi proteggerà..."- disse dolcemente la donna.

-"La madre di Tenten?"- chiese Neji a bruciapelo.

-"Sì, proprio lei... povera, quant'era bella... è venuta mancare dieci anni fa... da allora nulla è più stato lo stesso... la signorina Tenten non si scioglie mai i capelli perché suo padre le diceva che le somigliava troppo e ogni volta che la beccava senza capelli legati... oh, potete immaginarvi la reazione..."- singhiozzò Eri, depressa.

-"E' terribile... poverina... ma quindi Tenten... non ha famiglia..."- constatò Lee, deprimendosi.

-"No, purtroppo non ha nessuno oltre il mio terribile padrone... lei è sola..."- continuò la governante, tra le lacrime.

-"Non è vero! Lei ha noi! Noi siamo la famiglia di Tenten!"- urlò Gai, convinto.

Gli occhi di Neji, Lee e Eri si illuminarono, contagiati dalle belle parole dell'uomo.

-"Sì, ha ragione, Gai-sensei."- abbozzò un sorrisino lo Hyuga, fissando la lettera tra le mani. -"Da quando l'ho conosciuta, Tenten mi è sempre stata vicina, giorno dopo giorno. Senza di lei, non sarei mai riuscito a riavvicinarmi alla mia famiglia. E' parte di me. In questi quattro anni, ha sempre sorriso, nascondendo il suo dolore e aiutandomi a sopportare il mio. Ma adesso le cose cambieranno."- concluse Neji, deciso.

Un ghigno divertito solcò il volto di Eri, mentre fissava il jonin dai lunghi capelli.

-"Neji Hyuga..."- ridacchiò la donna. -"...oh... tu e Tenten vi conoscete da molto più di quattro anni, credimi..."- affermò divertita.

Neji inarcò un sopracciglio, perplesso: che intendeva dire quella donna?

-"Suvvia, non abbiamo tempo da perdere. Mettiamoci in marcia!"- li interruppe Gai, congedandosi dalla signora e trascinando via il jonin.

Eri rise lievemente, lasciandosi trasportare dai ricordi, mentre fissava Neji allontanarsi: a volte il destino era proprio buffo.

 

Eri e la piccola Tenten camminavano per la strada, mano nella mano. Stavano tornando, erano appena andate a fare la spesa. Improvvisamente, davanti a loro passarono degli uomini ben distinti, insieme ai quali stava anche un bambino dai lunghi capelli castani e dal portamento serio e composto. Quegli occhi cristallini rapirono la piccola Tenten, che affascinata fissò il gruppetto allontanarsi.

-"Eri-san, chi sono quei signori?"- chiese la bambina, stupita.

-"Oh, quelli sono membri del clan Hyuga, uno dei più potenti di tutta Konoha..."- spiegò Eri, pazientemente.

-"E perché quel bambino dagli occhi bianchi aveva la fronte bendata?"- domandò ancora Tenten, curiosa.

-"Perché i membri della casata cadetta del clan Hyuga portano un marchio sulla fronte, signorina..."- spiegò nuovamente la governante.

-"Aaah... capisco..."- annuì flebilmente la bambina, confusa.

Eri studiò a lungo il volto di Tenten, dopodiché si decise a raccontarle una cosa riguardante gli Hyuga.

-"Signorina, sapete chi è quel bambino?"- domandò la donna, sorridendo.

La bimba scosse la testa, perplessa.

-"Quel bambino è Neji Hyuga, il discendente della casata cadetta. Sapete, anche lui ha otto anni come voi e ha perso l'amato padre poco tempo fa..."- disse Eri.

Tenten inarcò un sopracciglio, sempre più dubbiosa.

-"E perché mi hai raccontato queste cose, Eri-san?"- chiese la bambina.

-"Per farvi capire che ci sono molti altri bambini sfortunati al mondo, piccola signorina... ma che alcuni riescono a trovare la forza dentro di sè per reagire. Quel Neji Hyuga ne è una prova, cercate di prendere esempio da lui."- concluse la donna, soddisfatta del suo discorso.

Tenten voltò il capo, perplessa, fissando Neji Hyuga svanire all'orizzonte: chissà se l'avrebbe mai più rivisto.

 

ó

 

I tre shinobi del Team Gai correvano velocemente per il bosco fuori Konoha. La lettera indicava un luogo preciso per l'incontro di scambio ed erano già abbastanza in ritardo.

Neji non poteva fare a meno di pensare alle parole che Eri gli aveva rivolto. Come faceva a conoscere Tenten da molto più di quattro anni? Gli era nato uno strano dubbio nel cuore, un dubbio che imponeva ai suoi ricordi di cercare qualcosa che potesse spiegare le sicure parole della governante.

Presto, il piazzale dove avevano appuntamento con i rapitori fu visibile.

"Sto arrivando, Tenten, resisti..." pensò Neji, allontanando le perplessità e riprendendo il completo controllo della sua mente.

 

ó

 

Un tipo rozzo e alto premeva con forza sulle braccia di Tenten, tenendola ferma. Questa gemeva, sofferente: era terribilmente debole, senza contare che la febbre alta l'aveva debilitata fino allo sfinimento. Era in condizioni gravissime, anche se l'avessero lasciata libera, non avrebbe avuto la forza di scappare.

Hiroshi camminava avanti e indietro nervosamente. Erano in ritardo di mezzora. Irritato, si avvicinò alla kunoichi, sollevandole il volto di forza.

-"Sai carina, credo che tu avessi proprio ragione... nessuno verrà a cercarti... mi sa che mi toccherà ucciderti! Però prima... mi piacerebbe vedere quando sei carina con i capelli sciolti... ecco qui..."- disse il capo dei banditi, sciogliendo gli chignon della ragazza, che ovviamente non aveva forza per ribellarsi.

Una cascata di capelli castani ondulati caddero sul suo viso, ancora una volta in tempo per nascondere le sue lacrime di sofferenza.

-"Mmh... peccato ucciderti... non saresti male come amante... sei molto carina..."- disse con voce maniaca Hiroshi, accarezzando una guancia della kunoichi.

-"Toccala ancora e ti faccio a fettine..."- asserì una voce gelida alle spalle del sicario.

Un brivido gelido lo pervase lungo tutta la schiena, portandolo a voltarsi molto lentamente. Neji gli puntava un kunai ben affilato alla gola, fissandolo con occhi intransigenti, mentre dietro di lui Gai e Lee stendevano con estrema facilità i suoi scagnozzi.

Hiroshi deglutì, sollevando le mani spaventato, mentre lo scagnozzo che teneva ferma Tenten corse in soccorso dei compari contro Gai e Rock Lee.

La ragazza rimase stesa al suolo, non riuscendo a sollevarsi e fissando Neji con sguardo vacuo. Non capiva se fosse un'allucinazione causata dalla febbre alta o se fosse la realtà.

-"Chi diavolo siete voi?!"- sbraitò uno dei deliquenti.

-"Noi siamo... la famiglia di Tenten!"- asserirono Gai e Lee in coro, ripartendo all'assalto.

Un sorrisino commosso si spaziò sul volto della ragazza, che non riuscì a trattenere le lacrime all'udire quelle bellissime parole.

-"Gai-sensei... Lee-kun... Neji..."- singhiozzò silenziosamente.

Neji lasciò andare il capo dei sicari, permettendogli di battersi contro di lui lealmente. Anche perché lo Hyuga aveva capito che effettivamente quei tizi erano piuttosto scarsi, oltre al fatto che lui fosse particolarmente incazzato e avesse bisogno di sfogare la rabbia contro qualcuno. Quale occasione migliore di quella?

Il jonin cominciò a suonarle di santa ragione a Hiroshi, concedendosi qualche sguardo furtivo verso Tenten per controllare che nessuno le si avvicinasse o le facesse del male. Proprio durante uno di questi sguardi, Hiroshi riuscì a ferire lievemente Neji ad un braccio. La ragazza si spaventò nel vedere quel sangue macchiare l'abito bianco del compagno, cominciando a piangere mentre i lunghi capelli le coprivano parzialmente il viso. Lo Hyuga si voltò verso di lei, preoccupato, e vederla così per lui fu come un'illuminazione: un flash della sua memoria lo pervase, riportandolo velocemente indietro con la mente ad una fredda e piovosa serata d'autunno di otto anni prima. Continuando a combattere contro il sicario, quel ricordo diventava sempre più nitido così come le parole di Eri.

Tenten non riuscì a reggere le emozioni troppo forti di quel momento. Il freddo era atroce, tremava come una foglia. La vista era troppo appannata e i suoni fastidiosamente confusi. Tenten chiuse gli occhi, accasciandosi al suolo, vittima ancora una volta della malattia e prigioniera di ricordi lontani.

 

Quella sera, Tenten era scappata velocemente via di casa. Per l'ennesima volta, suo padre l'aveva ferita, l'aveva umiliata, le aveva urlato tutto il suo odio in faccia. Il suo fragile cuore di bambina non riusciva più a resistere. Lei era debole, non riusciva a trovare quella forza di cui aveva bisogno da nessuna parte. E così era fuggita per l'ennesima volta sul ponte di legno che s'innalzava sopra il fiume di Konoha, che congiungeva la città con un parchetto. Gli alberi di ciliegio attorniavano il torrente, facendo cadere le sue secche foglie autunnali sull'acqua. La pioggia che cadeva fredda e insensibile quella sera deformava il riflesso di Tenten nell'acqua. Ma forse era davvero il suo riflesso. L'immagine di una bambina che non riusciva a trovare se stessa, che non riusciva a vedere la sua forma.

Camminava sempre su quel ponte con la madre, forse per quello ogni volta che vi andava sentiva il suono del pianoforte ritornare nella sua mente, tranquillizzarla, come se Lan fosse ancora lì con lei a cullarla tra le sue braccia, a suonare il pianoforte per farla addormentare.

Tenten si sciolse la lunga coda, lasciando ricadere i lunghi capelli mossi sulle spalle, fissando intensamente il suo riflesso. Per una volta, sperava davvero di rivedere in se stessa il volto della madre, che involontariamente si sfumava sempre di più nella sua mente. Ma la pioggia deturpava pure quell'immagine. Tenten scoppiò a piangere, disperata, lasciando mischiare lacrime e gocce di pioggia sul suo volto. "Sorridi, anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere" le diceva sempre sua madre. Eppure no, non ce la faceva proprio a sorridere quella sera. Non trovava più la forza, non c'era nessuno che la sostenesse nel suo dolore.

 

Era passato quasi un anno dalla morte del padre, ormai. Neji camminava silenziosamente, bagnato fradicio, per le strade scure di Konoha. Non aveva proprio voglia di tornare a casa, quella sera. Sperava che la pioggia potesse alleggerire quel cuore di bambino che la sofferenza aveva fatto crescere troppo in fretta, ma no, non ci riusciva neppure lei.

Passando di fianco al ponte di legno, il piccolo Neji intravvide una bella bambina dai lunghi capelli fradici fissare tristemente il suo riflesso. Forse anche lei sperava che quella fredda pioggia notturna potesse lavare via il dolore. L'attento bambino distinse chiaramente le lacrime dalle gocce di pioggia sul volto di Tenten, mentre un'espressione dispiaciuta gli si spaziava sulle labbra.

Abbassò il capo, attraversando il ponte, diretto a casa, deciso ad ignorare come sempre le persone intorno a lui. Ma i singhiozzi della bambina erano troppo disperati per essere ignorati con tanta semplicità. Non appena le fu dietro, Neji si fermò, fissandola dispiaciuto. D'istinto, il bambino allungò una mano, appoggiandola sulla spalla di Tenten, che si voltò di scatto verso di lui.

La bambina lo fissò con occhi sbarrati: era Neji Hyuga!

Neji abbozzò un lieve sorrisino, dandole due pacchette sulla spalla.

-"Coraggio, non arrenderti..."- si limitò a dire il bambino, arrossendo e allontanandosi subito da lei, riprendendo la sua strada come se niente fosse.

Tenten lo fissò allontanarsi immobile, completamente interdetta. Non si sarebbe mai aspettata un incontro del genere.

Le parole di quel bambino forse così simile a lei le provocarono uno strano calore nel cuore, un calore che portò le sue labbra a piegarsi in un lieve sorrisino commosso. Lo stesso sorrisino che le pervase le labbra quattro anni dopo, quando conobbe Neji ufficialmente come suo compagno di squadra. Lo stesso sorrisino che aveva continuato a mostrare solo ed unicamente a Neji, ogni volta che lo incontrava fino a quel momento.

 

ó

 

Quando Tenten riaprì gli occhi erano già passati due giorni e lei si trovava in una camera dell'ospedale di Konoha. Le sembrava di aver ripercorso tutta la sua vita con la memoria, il che le aveva causato una strana malinconia.

Probabilmente, i suoi amici avevano sconfitto quei maledetti sicari, salvandola ancora una volta da una terribile fine.

Sul comodino di fianco al letto, stava un bellissimo mazzo di fiori con un bigliettino multicolore, probabilmente decorato da Lee. La ragazza rise lievemente leggendovi la dedica lasciata evidentemente dal maestro: Alla nostra Tenten, guarisci presto, ti aspettiamo a casa! La tua famiglia: zio Gai, cugino Lee e Neji (parente indefinito).

 

ó

 

Tenten uscì immediatamente dall'ospedale, ormai era completamente guarita. Decise di fare una deviazione, invece di dirigersi subito a casa.

Il ponte di legno era rimasto uguale negli anni, non era mai cambiato. La ragazza si appoggiò, sporgendosi verso il fiume, ammirando il suo riflesso. Adesso sì che si riconosceva nitidamente nell'acqua cristallina, adesso sapeva perfettamente chi era e cosa voleva. Era riuscita a crescere, era riuscita a trovare tanto amore. Non aveva una famiglia, ma quella... forse sarebbe arrivata, prima o poi. Una famiglia tutta sua, da amare e coccolare come avrebbe voluto lei.

-"Il biglietto l'ha scritto Gai-sensei."- disse improvvisamente una voce profonda.

Di fianco a lei apparve Neji, anche lui appoggiato alla ringhiera in legno del ponte, intento a fissare il suo riflesso nell'acqua.

Tenten lo fissò indirettamente attraverso il suo riflesso, divertita.

-"Sì, immaginavo l'avesse scritto lui... lo stile è inconfondibile..."- ridacchiò Tenten.

Subito, però, un'aria più seria calò sui due.

-"Neji... dovrei parlarti della mia famiglia, credo..."- asserì con voce flebile la ragazza, continuando a fissare il riflesso del compagno.

-"Troppo tardi, mi ha già raccontato tutto Eri, la governante."- ribatté il ragazzo, tranquillamente.

-"Cosa?! Come mai hai visto Eri?!"- sussultò Tenten, spaesata.

-"E' una lunga storia... sappi solo che ho insultato giusto un attimo tuo padre."- storse lievemente la bocca il jonin.

La kunoichi lo fissò a dir poco interdetta. Non capiva bene cosa fosse accaduto, ma non importava. Quello che le aveva fatto Neji era molto importante per lei.

-"Prometto che non ti nasconderò più nulla, Neji..."- mormorò Tenten, imbarazzata -"...ti prego, però, anche tu devi essere sincero..."-.

-"D'accordo. Cosa vuoi sapere?"- chiese il ragazzo, tranquillamente.

-"Non so... ad esempio, se sei interessato a qualche ragazza... non so... quello che vuoi..."- rispose lei, sempre più impacciata. Aveva promesso di essere sincera: doveva rivelargli ciò che provava. Non le importava di perdere la sua amicizia, lui doveva sapere. Era troppo importante. La sincerità veniva prima di ogni altra cosa in un rapporto.

Un'espressione confusa si formò sul volto del jonin, mentre un lieve rossore sembrava essersi acceso sulle guance.

-"Sai, io sono molto legato a una ragazza del mio passato..."- disse con tono serio Neji.

Tenten abbassò il volto, un po' delusa. Lei non era esattamente una ragazza del suo passato. O almeno, Neji non poteva ricordarsi di quel loro brevissimo incontro.

-"...è proprio su questo ponte che ho conosciuto il mio primo e unico amore. Però quel giorno pioveva, ti ricordi, Tenten?"- asserì Neji, sollevando i suoi occhi dal riflesso e spostandoli verso di lei, al suo fianco.

La ragazza avvampò, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

-"...Neji... tu..."- cercò di chiedere Tenten, senza però riuscirci.

-"Coraggio, non arrenderti... perché adesso ci sono io qui con te, Tenten."- ripeté Neji, attirando la compagna tra le sue braccia.

Tenten scoppiò a piangere disperata, aggrappandosi all'abito di Neji, affondando il volto nel suo petto. Finalmente, per una volta, stava davvero vivendo un sogno. E intanto, la melodia al pianoforte di sua madre risuonava ancora nella sua mente, nitida e candida come se Lan la stesse suonando lì accanto a lei.

 

ó

 

Intanto, da lontano, Gai e Lee li fissavano commossi, asciugandosi le lacrime con una scatola di fazzoletti.

-"Ooooh... i miei ragazzi... come crescono in fretta..."- asserì commosso Gai.

-"Ehi, Gai-sensei... abbiamo trovato la parentela di Neji! Non è più un parente indefinito!"- ridacchiò Lee.

-"Eh già... adesso è fidanzato in casa!"- singhiozzò il maestro.

-"Che pucciosi!"- sorrise il chunin, soddisfatto.

-"Ehi Lee-kun! Quando hai intenzione di trovarti una fidanzata, maledizione?!"- sbottò il jonin.

-"Ma sentite da che pulpito viene la predica..."- protestò il ragazzo, fulminando il maestro, contrariato.

-"Ah ah ah ah! Ma io sono pieno di spasimanti, mio caro, solo che tu non lo sai!"- ridacchiò nervosamente Gai, toccato sul vivo.

-"Sì, sì, come no..."- scosse la testa rassegnato Rock Lee.

 

 

 

Eeeeeehhh... vi aspettavate il bacio, eh? Mah, in realtà Neji non mi sa tanto di baci, mi sembra un po' timido.... mi rifarò alla prossima... eh eh eh XD Bacione Sakurina!

 

 

Grazie Tantissime a: Sakura03, Celiane4ever, Queen of Night, rolly too, Ayumi, Annasukasuperfan, Luna, Cilli, AcquarelloBlu, Giuli@, TENTEN-$UPER-$T@R, anter e Tenten per le vostre preziose recensioni e a tutti quelli che mi hanno messa tra i preferiti!!! Che onore immenso... T.T... bacione grande Sakurina e alla prossima NejiTen!

 

 

 

  
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