Rescue Tenten!
Ciao a tuttiiii!!! Ora non
picchiatemi se vi dico che questo è l'ultimo capitolo della mia storiella... in
realtà mi sono dimenticata di dirvi che doveva essere solo una one-shot, ma poi
come al solito mi sono dilungata un po' troppo e sono venuti fuori 3
capitoli... -.- ... in realtà quest'ultimo cap è un po' lungo, spero abbiate la
pazienza di leggerlo!!!
Finalmente vedremo Neji alle
prese col padre di Tenten, ma questo cap sarà ricco soprattutto di flashback
sul primo vero incontro di Neji e Ten! Si salverà la nostra tenace kunoichi?
Come finiranno le cose tra lei e Neji? XD Leggete e commentate numerose!!!
Grazie per aver seguito la mia umile ficcy, grazie di cuore! Fra l'altro mi sono
convinta che probabilmente scriverò altro su Neji e Ten, ma prima devo finire
tutti i lavori in corso... =p Un mega kiss Sakurina
Capitolo 3
Qualcuno bussava insistentemente
sul maestoso portone di quella villa antica nella periferia di Konoha. Un grande
eco si espandeva per tutto l'ampio salone, mentre una minuta signora di mezza
età correva frettolosamente verso l'ingresso.
-"Neji, smettila, stai per
sfondare la porta!"- cercò di trattenerlo Lee.
-"Non me ne frega niente!
Voglio vedere in faccia il padre di Tenten!"- protestò Neji, con occhi
infuocati, continuando a battere i pugni contro il portone.
In quel momento, la signora Eri,
la governante, aprì timidamente la porta, fissando intimorita i tre shinobi.
-"Cosa desiderate?"-
chiese impaurita la donna.
Tempestivamente, Gai tirò
indietro Neji per i capelli e si mise in primo posto, sfoderando il suo magico
sorriso, convinto com'era che avesse un effetto devastante su tutte le donne
tranne che su Tenten, per qualche strano motivo.
-"Lei deve essere la signora
Eri, la sorella della vicina di Tenten, sbaglio?"- chiese il maestro,
continuando a sorridere forzatamente.
-"Shhh! Non nominate il
nome della signorina!!! Se il padrone vi sentisse..."- impallidì la donna,
uscendo dalla casa e chiudendo accuratamente la porta dietro di sè. -"Mia
sorella mi ha detto che sareste venuti... però la signorina non è qui e credo
che mai ci tornerà..."- asserì preoccupata la governante.
-"Oh bene, sa mica dove
possiamo trovare la signorina allora?"- chiese Gai, inarcando un
sopracciglio, irritato da tanta segretezza.
-"Non me ne frega
niente!!!"- sbottò improvvisamente Neji, avvicinandosi alla donna e
fulminandola col suo sguardo di ghiaccio -"Voglio vedere il padre di
Tenten, adesso, subito, immediatamente."-. asserì lo Hyuga, adirato.
-"Okay, okay, okay!!!"- lo
fece accomodare la donna terrorizzata, senza protestare.
Eri corse a chiamare il padre di
Tenten, mentre i tre shinobi attendevano nervosamente nel grande salone. Neji
sembrava terribilmente arrabbiato, era come se un'aura infuocata lo avvolgesse.
-"Neji! Ti sembra il modo
di trattare una signora, maleducato che non sei altro?!"- lo rimproverò
Gai, amante della galanteria.
Il ragazzo non rispose, si
limitò a fulminarlo con lo sguardo, facendolo tacere all'istante.
-"Okay, okay... che
permaloso..."- si allontanò il maestro, pervaso da mille brividi.
In quel momento, una porta
dorata si aprì pesantemente. Ne uscì un uomo alto forse più di Gai, dalle
spalle larghe e dalle braccia forzute, il viso bello ma terribilmente invecchiato,
i capelli castani lunghi macchiati da qualche ciocca brizzolata.
Gli occhi, scuri e allungati,
fissavano i tre con espressione superiore e imperturbabile, mentre le labbra
serrate esprimevano severità e intransigenza. Vedendolo, i due shinobi dal
caschetto rabbrividirono, mentre Neji corrugò le sopracciglia, fissando
costernato le muscolose braccia dell'uomo: non riusciva a credere che da
bambina Tenten avesse sostenuto botte pesanti date da quel gigante.
Lo Hyuga sostenne perfettamente
lo sguardo dell'uomo, sfidandolo in una tacita lotta di superiorità mentale.
-"Chi siete? Che
volete?"- chiese con tono brusco Jun, il padre di Tenten.
-"Io sono Neji Hyuga,
questi sono i miei compagni Gai Maito e Rock Lee. Siamo i compagni di squadra
di Tenten."- asserì Neji, continuando a fissare l'uomo.
Non appena sentì il nome del
ragazzo, Eri trasalì.
"Neji Hyuga? Non è
possibile... è davvero lui... non sapevo fosse in squadra con la
signorina..." pensò la donna, letteralmente allibita.
Udendo il nome della figlia dopo
tanti anni, Jun grugnì infastidito, dando le spalle ai tre shinobi.
-"Allora non ho niente da
dirvi. Andatevene."- asserì con tono secco l'uomo.
-"Tenten, SUA FIGLIA, è
scomparsa, non sappiamo dove sia. Ci chiedevamo se lei ne sapesse
qualcosa."- infierì Neji, irritato dal padre dell'amica.
-"Fosse per me, potrebbe
essere crepata in mezzo a una strada e non me ne importerebbe nulla. Come vi ho
già detto, andatevene."- insistette Jun, avvicinandosi alla porta.
-"E' SUA FIGLIA,
MALEDIZIONE!!!"- urlò improvvisamente il jonin dai lunghi capelli,
completamente fuori di sè. Non sopportava che si parlasse così di Tenten, una
delle persone più fantastiche che avesse mai conosciuto.
Gai e Lee si abbracciarono,
terrorizzati: non avevano mai visto il compagno così indiavolato.
-"Mia figlia, dici? No,
quella non è più mia figlia. Anzi, non l'ho mai considerata tale. Quella è
solamente una sciagura, una piaga, un peso per il mondo dei ninja. Non merita
di essere una kunoichi. Mi vergogno di lei."- disse duramente l'uomo.
-"Che lurido
bastardo..."- sibilò sprezzante Neji, scuotendo lievemente la testa,
schifato.
Immediatamente, Jun si voltò,
fulminandolo con lo sguardo, mentre il jonin sembrava prepararsi ad attaccarlo,
ricolmo di rabbia com'era. Gai si precitò verso il ragazzo, prendendolo da
dietro e tappandogli la bocca.
-"Eh eh eh... lo scusi...
non sa quello che dice... ora noi togliamo il disturbo, ci dispiace di averle
rubato tempo... addio!"- e dicendo questo, il maestro afferrò lo Hyuga e
Lee sotto le braccia e corse via dalla villa.
Quando furono fuori...
-"Neji sei impazzito?!!
Cosa ti prende, dire quelle cose al padre di Tenten?!!"- imprecò Gai,
fuori di sè.
-"Ehi, voi mi avete
invitato ad esprimere liberamente i miei pensieri, e io l'ho fatto."- si
giustificò Neji, incrociando le braccia, seccato.
-"SI' MA LE DICI NEL
MOMENTO SBAGLIATOOOO!!!"- sbottò il maestro, impazzito.
-"Scusatemi,
signori."- li interruppe improvvisamente una voce debole da dietro.
I tre shinobi si voltarono perplessi,
ritrovandosi davanti la governante Eri, che li fissava seriamente.
-"Dunque voi siete i
compagni della signorina, dico bene?"- chiese la donna, scrutandoli
interessata.
-"Sì, da quattro anni
lavoriamo insieme e io sono stato il suo maestro."- rispose Gai,
avvicinandosi a lei.
-"Ecco, prendete questa,
allora."- disse Eri, porgendo una lettera a Neji.
-"Che cos'è?"- chiese
Lee, interessato.
-"E' una richiesta di
riscatto. La signorina Tenten è stata rapita da alcuni brutti ceffi che
vogliono estorcere denaro al mio padrone. Ovviamente, il signor Jun non
scambierà mai i suoi preziosi soldi o le sue amate armi per la vita di sua
figlia. Ho visto che buttava la lettera in un cestino e per fortuna ho avuto il
presagio di leggerla, altrimenti chissà che fine avrebbe fatto la signorina...
vi prego, voi mi sembrate forti... salvatela! Purtroppo il padrone non ha mai
capito quanto speciale fosse sua figlia... una ragazza tanto buona e
generosa... ma forse voi l'amate veramente..."- asserì la donna, singhiozzando.
Neji strinse forte la lettera
tra le mani, mentre una grande ansia gli cresceva nel cuore.
-"Ha fatto bene a portarci
la lettera, signora! Ora la salveremo noi, non si preoccupi!"- la
rassicurò Lee, sollevando il pollice in senso di vittoria.
-"Vi ringrazio... sono
sicura che la signora Lan vi proteggerà..."- disse dolcemente la donna.
-"La madre di
Tenten?"- chiese Neji a bruciapelo.
-"Sì, proprio lei...
povera, quant'era bella... è venuta mancare dieci anni fa... da allora nulla è
più stato lo stesso... la signorina Tenten non si scioglie mai i capelli perché
suo padre le diceva che le somigliava troppo e ogni volta che la beccava senza
capelli legati... oh, potete immaginarvi la reazione..."- singhiozzò Eri,
depressa.
-"E' terribile... poverina...
ma quindi Tenten... non ha famiglia..."- constatò Lee, deprimendosi.
-"No, purtroppo non ha
nessuno oltre il mio terribile padrone... lei è sola..."- continuò la
governante, tra le lacrime.
-"Non è vero! Lei ha noi!
Noi siamo la famiglia di Tenten!"- urlò Gai, convinto.
Gli occhi di Neji, Lee e Eri si
illuminarono, contagiati dalle belle parole dell'uomo.
-"Sì, ha ragione,
Gai-sensei."- abbozzò un sorrisino lo Hyuga, fissando la lettera tra le
mani. -"Da quando l'ho conosciuta, Tenten mi è sempre stata vicina, giorno
dopo giorno. Senza di lei, non sarei mai riuscito a riavvicinarmi alla mia
famiglia. E' parte di me. In questi quattro anni, ha sempre sorriso,
nascondendo il suo dolore e aiutandomi a sopportare il mio. Ma adesso le cose
cambieranno."- concluse Neji, deciso.
Un ghigno divertito solcò il
volto di Eri, mentre fissava il jonin dai lunghi capelli.
-"Neji Hyuga..."-
ridacchiò la donna. -"...oh... tu e Tenten vi conoscete da molto più di
quattro anni, credimi..."- affermò divertita.
Neji inarcò un sopracciglio,
perplesso: che intendeva dire quella donna?
-"Suvvia, non abbiamo tempo
da perdere. Mettiamoci in marcia!"- li interruppe Gai, congedandosi dalla
signora e trascinando via il jonin.
Eri rise lievemente, lasciandosi
trasportare dai ricordi, mentre fissava Neji allontanarsi: a volte il destino
era proprio buffo.
Eri e la piccola Tenten
camminavano per la strada, mano nella mano. Stavano tornando, erano appena
andate a fare la spesa. Improvvisamente, davanti a loro passarono degli uomini
ben distinti, insieme ai quali stava anche un bambino dai lunghi capelli
castani e dal portamento serio e composto. Quegli occhi cristallini rapirono la
piccola Tenten, che affascinata fissò il gruppetto allontanarsi.
-"Eri-san, chi sono quei
signori?"- chiese la bambina, stupita.
-"Oh, quelli sono membri
del clan Hyuga, uno dei più potenti di tutta Konoha..."- spiegò Eri,
pazientemente.
-"E perché quel bambino
dagli occhi bianchi aveva la fronte bendata?"- domandò ancora Tenten,
curiosa.
-"Perché i membri della
casata cadetta del clan Hyuga portano un marchio sulla fronte,
signorina..."- spiegò nuovamente la governante.
-"Aaah...
capisco..."- annuì flebilmente la bambina, confusa.
Eri studiò a lungo il volto
di Tenten, dopodiché si decise a raccontarle una cosa riguardante gli Hyuga.
-"Signorina, sapete chi
è quel bambino?"- domandò la donna, sorridendo.
La bimba scosse la testa,
perplessa.
-"Quel bambino è Neji
Hyuga, il discendente della casata cadetta. Sapete, anche lui ha otto anni come
voi e ha perso l'amato padre poco tempo fa..."- disse Eri.
Tenten inarcò un
sopracciglio, sempre più dubbiosa.
-"E perché mi hai
raccontato queste cose, Eri-san?"- chiese la bambina.
-"Per farvi capire che
ci sono molti altri bambini sfortunati al mondo, piccola signorina... ma che
alcuni riescono a trovare la forza dentro di sè per reagire. Quel Neji Hyuga ne
è una prova, cercate di prendere esempio da lui."- concluse la donna,
soddisfatta del suo discorso.
Tenten voltò il capo,
perplessa, fissando Neji Hyuga svanire all'orizzonte: chissà se l'avrebbe mai
più rivisto.
ó
I tre shinobi del Team Gai
correvano velocemente per il bosco fuori Konoha. La lettera indicava un luogo
preciso per l'incontro di scambio ed erano già abbastanza in ritardo.
Neji non poteva fare a meno di
pensare alle parole che Eri gli aveva rivolto. Come faceva a conoscere Tenten
da molto più di quattro anni? Gli era nato uno strano dubbio nel cuore, un
dubbio che imponeva ai suoi ricordi di cercare qualcosa che potesse spiegare le
sicure parole della governante.
Presto, il piazzale dove avevano
appuntamento con i rapitori fu visibile.
"Sto arrivando, Tenten,
resisti..." pensò Neji, allontanando le perplessità e riprendendo il
completo controllo della sua mente.
ó
Un tipo rozzo e alto premeva con
forza sulle braccia di Tenten, tenendola ferma. Questa gemeva, sofferente: era
terribilmente debole, senza contare che la febbre alta l'aveva debilitata fino
allo sfinimento. Era in condizioni gravissime, anche se l'avessero lasciata
libera, non avrebbe avuto la forza di scappare.
Hiroshi camminava avanti e
indietro nervosamente. Erano in ritardo di mezzora. Irritato, si avvicinò alla
kunoichi, sollevandole il volto di forza.
-"Sai carina, credo che tu
avessi proprio ragione... nessuno verrà a cercarti... mi sa che mi toccherà
ucciderti! Però prima... mi piacerebbe vedere quando sei carina con i capelli
sciolti... ecco qui..."- disse il capo dei banditi, sciogliendo gli
chignon della ragazza, che ovviamente non aveva forza per ribellarsi.
Una cascata di capelli castani
ondulati caddero sul suo viso, ancora una volta in tempo per nascondere le sue
lacrime di sofferenza.
-"Mmh... peccato
ucciderti... non saresti male come amante... sei molto carina..."- disse
con voce maniaca Hiroshi, accarezzando una guancia della kunoichi.
-"Toccala ancora e ti
faccio a fettine..."- asserì una voce gelida alle spalle del sicario.
Un brivido gelido lo pervase
lungo tutta la schiena, portandolo a voltarsi molto lentamente. Neji gli
puntava un kunai ben affilato alla gola, fissandolo con occhi intransigenti,
mentre dietro di lui Gai e Lee stendevano con estrema facilità i suoi
scagnozzi.
Hiroshi deglutì, sollevando le
mani spaventato, mentre lo scagnozzo che teneva ferma Tenten corse in soccorso
dei compari contro Gai e Rock Lee.
La ragazza rimase stesa al
suolo, non riuscendo a sollevarsi e fissando Neji con sguardo vacuo. Non capiva
se fosse un'allucinazione causata dalla febbre alta o se fosse la realtà.
-"Chi diavolo siete
voi?!"- sbraitò uno dei deliquenti.
-"Noi siamo... la famiglia
di Tenten!"- asserirono Gai e Lee in coro, ripartendo all'assalto.
Un sorrisino commosso si spaziò
sul volto della ragazza, che non riuscì a trattenere le lacrime all'udire
quelle bellissime parole.
-"Gai-sensei...
Lee-kun... Neji..."- singhiozzò
silenziosamente.
Neji lasciò andare il capo dei
sicari, permettendogli di battersi contro di lui lealmente. Anche perché lo
Hyuga aveva capito che effettivamente quei tizi erano piuttosto scarsi, oltre
al fatto che lui fosse particolarmente incazzato e avesse bisogno di sfogare la
rabbia contro qualcuno. Quale occasione migliore di quella?
Il jonin cominciò a suonarle di
santa ragione a Hiroshi, concedendosi qualche sguardo furtivo verso Tenten per
controllare che nessuno le si avvicinasse o le facesse del male. Proprio
durante uno di questi sguardi, Hiroshi riuscì a ferire lievemente Neji ad un
braccio. La ragazza si spaventò nel vedere quel sangue macchiare l'abito bianco
del compagno, cominciando a piangere mentre i lunghi capelli le coprivano
parzialmente il viso. Lo Hyuga si voltò verso di lei, preoccupato, e vederla
così per lui fu come un'illuminazione: un flash della sua memoria lo pervase,
riportandolo velocemente indietro con la mente ad una fredda e piovosa serata
d'autunno di otto anni prima. Continuando a combattere contro il sicario, quel
ricordo diventava sempre più nitido così come le parole di Eri.
Tenten non riuscì a reggere le
emozioni troppo forti di quel momento. Il freddo era atroce, tremava come una
foglia. La vista era troppo appannata e i suoni fastidiosamente confusi. Tenten
chiuse gli occhi, accasciandosi al suolo, vittima ancora una volta della
malattia e prigioniera di ricordi lontani.
Quella sera, Tenten era
scappata velocemente via di casa. Per l'ennesima volta, suo padre l'aveva
ferita, l'aveva umiliata, le aveva urlato tutto il suo odio in faccia. Il suo
fragile cuore di bambina non riusciva più a resistere. Lei era debole, non
riusciva a trovare quella forza di cui aveva bisogno da nessuna parte. E così era
fuggita per l'ennesima volta sul ponte di legno che s'innalzava sopra il fiume
di Konoha, che congiungeva la città con un parchetto. Gli alberi di ciliegio
attorniavano il torrente, facendo cadere le sue secche foglie autunnali
sull'acqua. La pioggia che cadeva fredda e insensibile quella sera deformava il
riflesso di Tenten nell'acqua. Ma forse era davvero il suo riflesso. L'immagine
di una bambina che non riusciva a trovare se stessa, che non riusciva a vedere
la sua forma.
Camminava sempre su quel ponte
con la madre, forse per quello ogni volta che vi andava sentiva il suono del
pianoforte ritornare nella sua mente, tranquillizzarla, come se Lan fosse
ancora lì con lei a cullarla tra le sue braccia, a suonare il pianoforte per
farla addormentare.
Tenten si sciolse la lunga
coda, lasciando ricadere i lunghi capelli mossi sulle spalle, fissando
intensamente il suo riflesso. Per una volta, sperava davvero di rivedere in se
stessa il volto della madre, che involontariamente si sfumava sempre di più
nella sua mente. Ma la pioggia deturpava pure quell'immagine. Tenten scoppiò a
piangere, disperata, lasciando mischiare lacrime e gocce di pioggia sul suo
volto. "Sorridi, anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un
sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere" le diceva sempre
sua madre. Eppure no, non ce la faceva proprio a sorridere quella sera. Non
trovava più la forza, non c'era nessuno che la sostenesse nel suo dolore.
Era passato quasi un anno dalla
morte del padre, ormai. Neji camminava silenziosamente, bagnato fradicio, per
le strade scure di Konoha. Non aveva proprio voglia di tornare a casa, quella
sera. Sperava che la pioggia potesse alleggerire quel cuore di bambino che la
sofferenza aveva fatto crescere troppo in fretta, ma no, non ci riusciva
neppure lei.
Passando di fianco al ponte
di legno, il piccolo Neji intravvide una bella bambina dai lunghi capelli
fradici fissare tristemente il suo riflesso. Forse anche lei sperava che quella
fredda pioggia notturna potesse lavare via il dolore. L'attento bambino
distinse chiaramente le lacrime dalle gocce di pioggia sul volto di Tenten,
mentre un'espressione dispiaciuta gli si spaziava sulle labbra.
Abbassò il capo,
attraversando il ponte, diretto a casa, deciso ad ignorare come sempre le
persone intorno a lui. Ma i singhiozzi della bambina erano troppo disperati per
essere ignorati con tanta semplicità. Non appena le fu dietro, Neji si fermò,
fissandola dispiaciuto. D'istinto, il bambino allungò una mano, appoggiandola
sulla spalla di Tenten, che si voltò di scatto verso di lui.
La bambina lo fissò con occhi
sbarrati: era Neji Hyuga!
Neji abbozzò un lieve
sorrisino, dandole due pacchette sulla spalla.
-"Coraggio, non
arrenderti..."- si limitò a dire il bambino, arrossendo e allontanandosi
subito da lei, riprendendo la sua strada come se niente fosse.
Tenten lo fissò allontanarsi
immobile, completamente interdetta. Non si sarebbe mai aspettata un incontro
del genere.
Le parole di quel bambino
forse così simile a lei le provocarono uno strano calore nel cuore, un calore
che portò le sue labbra a piegarsi in un lieve sorrisino commosso. Lo stesso
sorrisino che le pervase le labbra quattro anni dopo, quando conobbe Neji
ufficialmente come suo compagno di squadra. Lo stesso sorrisino che aveva
continuato a mostrare solo ed unicamente a Neji, ogni volta che lo incontrava
fino a quel momento.
ó
Quando Tenten riaprì gli occhi
erano già passati due giorni e lei si trovava in una camera dell'ospedale di Konoha.
Le sembrava di aver ripercorso tutta la sua vita con la memoria, il che le
aveva causato una strana malinconia.
Probabilmente, i suoi amici
avevano sconfitto quei maledetti sicari, salvandola ancora una volta da una
terribile fine.
Sul comodino di fianco al letto,
stava un bellissimo mazzo di fiori con un bigliettino multicolore,
probabilmente decorato da Lee. La ragazza rise lievemente leggendovi la dedica
lasciata evidentemente dal maestro: Alla nostra Tenten, guarisci presto, ti
aspettiamo a casa! La tua famiglia: zio Gai, cugino Lee e Neji (parente
indefinito).
ó
Tenten uscì immediatamente
dall'ospedale, ormai era completamente guarita. Decise di fare una deviazione,
invece di dirigersi subito a casa.
Il ponte di legno era rimasto
uguale negli anni, non era mai cambiato. La ragazza si appoggiò, sporgendosi
verso il fiume, ammirando il suo riflesso. Adesso sì che si riconosceva
nitidamente nell'acqua cristallina, adesso sapeva perfettamente chi era e cosa
voleva. Era riuscita a crescere, era riuscita a trovare tanto amore. Non aveva
una famiglia, ma quella... forse sarebbe arrivata, prima o poi. Una famiglia
tutta sua, da amare e coccolare come avrebbe voluto lei.
-"Il biglietto l'ha scritto
Gai-sensei."- disse improvvisamente una voce profonda.
Di fianco a lei apparve Neji,
anche lui appoggiato alla ringhiera in legno del ponte, intento a fissare il
suo riflesso nell'acqua.
Tenten lo fissò indirettamente
attraverso il suo riflesso, divertita.
-"Sì, immaginavo l'avesse
scritto lui... lo stile è inconfondibile..."- ridacchiò Tenten.
Subito, però, un'aria più seria
calò sui due.
-"Neji... dovrei parlarti
della mia famiglia, credo..."- asserì con voce flebile la ragazza,
continuando a fissare il riflesso del compagno.
-"Troppo tardi, mi ha già
raccontato tutto Eri, la governante."- ribatté il ragazzo,
tranquillamente.
-"Cosa?! Come mai hai visto
Eri?!"- sussultò Tenten, spaesata.
-"E' una lunga storia...
sappi solo che ho insultato giusto un attimo tuo padre."- storse
lievemente la bocca il jonin.
La kunoichi lo fissò a dir poco
interdetta. Non capiva bene cosa fosse accaduto, ma non importava. Quello che
le aveva fatto Neji era molto importante per lei.
-"Prometto che non ti
nasconderò più nulla, Neji..."- mormorò Tenten, imbarazzata -"...ti
prego, però, anche tu devi essere sincero..."-.
-"D'accordo. Cosa vuoi
sapere?"- chiese il ragazzo, tranquillamente.
-"Non so... ad esempio, se
sei interessato a qualche ragazza... non so... quello che vuoi..."-
rispose lei, sempre più impacciata. Aveva promesso di essere sincera: doveva
rivelargli ciò che provava. Non le importava di perdere la sua amicizia, lui
doveva sapere. Era troppo importante. La sincerità veniva prima di ogni altra
cosa in un rapporto.
Un'espressione confusa si formò
sul volto del jonin, mentre un lieve rossore sembrava essersi acceso sulle
guance.
-"Sai, io sono molto legato
a una ragazza del mio passato..."- disse con tono serio Neji.
Tenten abbassò il volto, un po'
delusa. Lei non era esattamente una ragazza del suo passato. O almeno, Neji non
poteva ricordarsi di quel loro brevissimo incontro.
-"...è proprio su questo
ponte che ho conosciuto il mio primo e unico amore. Però quel giorno pioveva,
ti ricordi, Tenten?"- asserì Neji, sollevando i suoi occhi dal riflesso e
spostandoli verso di lei, al suo fianco.
La ragazza avvampò, mentre gli
occhi le si riempivano di lacrime.
-"...Neji... tu..."-
cercò di chiedere Tenten, senza però riuscirci.
-"Coraggio, non
arrenderti... perché adesso ci sono io qui con te, Tenten."- ripeté
Neji, attirando la compagna tra le sue braccia.
Tenten scoppiò a piangere
disperata, aggrappandosi all'abito di Neji, affondando il volto nel suo petto.
Finalmente, per una volta, stava davvero vivendo un sogno. E intanto, la
melodia al pianoforte di sua madre risuonava ancora nella sua mente, nitida e
candida come se Lan la stesse suonando lì accanto a lei.
ó
Intanto, da lontano, Gai e Lee
li fissavano commossi, asciugandosi le lacrime con una scatola di fazzoletti.
-"Ooooh... i miei
ragazzi... come crescono in fretta..."- asserì commosso Gai.
-"Ehi, Gai-sensei...
abbiamo trovato la parentela di Neji! Non è più un parente indefinito!"-
ridacchiò Lee.
-"Eh già... adesso è
fidanzato in casa!"- singhiozzò il maestro.
-"Che pucciosi!"-
sorrise il chunin, soddisfatto.
-"Ehi
Lee-kun! Quando hai intenzione di trovarti una
fidanzata, maledizione?!"- sbottò il jonin.
-"Ma sentite da che pulpito
viene la predica..."- protestò il ragazzo, fulminando il maestro,
contrariato.
-"Ah ah ah ah! Ma io sono
pieno di spasimanti, mio caro, solo che tu non lo sai!"- ridacchiò
nervosamente Gai, toccato sul vivo.
-"Sì, sì, come no..."-
scosse la testa rassegnato Rock Lee.
Eeeeeehhh... vi aspettavate
il bacio, eh? Mah, in realtà Neji non mi sa tanto di baci, mi sembra un po'
timido.... mi rifarò alla prossima... eh eh eh XD Bacione Sakurina!
Grazie Tantissime a:
Sakura03, Celiane4ever, Queen of Night, rolly too, Ayumi, Annasukasuperfan,
Luna, Cilli, AcquarelloBlu, Giuli@, TENTEN-$UPER-$T@R, anter e Tenten per le vostre
preziose recensioni e a tutti quelli che mi hanno messa tra i preferiti!!! Che
onore immenso... T.T... bacione grande Sakurina e alla prossima NejiTen!