“Ma un cuore di legno non si intenerisce”
Javert rimase immobile, ritto, composto, le braccia incrociate sul petto in atteggiamento marziale, la testa alta,
il manganello alla cintura e lo sguardo fisso sul galeotto.
Poi parlò:
“Se provi ancora a disturbare la quiete, prigioniero 39409, sono 10 colpi di frusta”.
Era glaciale, minaccioso.
Spietato.
“Non azzardarti mai più”.
Il capo carceriere Javert si voltò e se ne andò, attraversando di nuovo il corridoio questa volta con la consueta lentezza
e tranquillità. La pausa pranzo era quasi finita. Per lui, quella giornata continuò e si concluse senza il minimo pensiero.
Il giorno seguente, e quello dopo, e quello dopo ancora, Javert lesse e scrisse rapporti, rimproverò carcerati e sottoposti,
applicò la legge e la giustizia terrena, ordinò frustate. Nulla cambiò, né per molti anni sarebbe mai cambiato.
Nella mente di quel capo di polizia feroce, onesto e inflessibile, il vecchio criminale 39409 non ebbe posto.