Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Leilani54    19/06/2013    1 recensioni
"Azura capì che i suoi amici si erano finalmente resi conto dell'intricata situazione e che non l'avrebbero più lasciata sola, nemmeno Fujiko. Ma proprio per questo, stavano firmando la loro condanna a morte."
Questa è la mia prima storia, siate buoni! ;)
Ho corretto un po' la storia. Sono cresciuta, ho cambiato leggermente il mio stile e adesso mi sembra che la storia abbia maggiormente senso. Se avete voglia di rileggere... ^3^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo 2

–E così lei ci avrebbe salvato, signora. Posso chiederle il motivo?- La donna gli rivolse un sorrisetto beffardo mentre si avvolgeva nell’asciugamano:
–Innanzitutto sono ancora signorina. Secondo: dammi del tu, sono più giovane di te e non intendo dovermi sentire vecchia. In ultimo, non è questo quello che vuoi veramente sapere, adesso.- Jigen non capì, forse perché ancora folgorato per la visione che aveva davanti, forse perché aveva preso troppe botte in testa. Soprattutto perché tutto ciò non aveva senso. Lei sospirò, fingendosi contrariata:
–Di solito si chiede il nome a una persona sconosciuta, o perlomeno si fanno domande come: “Dove sono finito? Che posto è questo? Come conosce il mio nome?” eccetera. Comprendi?- Jigen si irritò un po’, ma capì che se non fosse stato al gioco, non avrebbe cavato un ragno dal buco:
–Bene, allora posso sapere come si chiama signorina?- Lei gli tese la mano:
–Azura Moony, molto piacere. E ti ho detto di darmi del tu.- Lui, ignorando l’ultima frase, le strinse le dita delicate, accorgendosi di quanto la presa di lei fosse salda. Quando le lasciò andare la mano, si ritrovò sul palmo della propria, l’accendino d’argento che gli apparteneva.
-Quello è tuo. È molto bello, è antico?- gli chiese, incamminandosi verso la Villa.
–Era di mio nonno. Prima mi ha chiamato col mio nome. Come fa a conoscermi?- Azura ignorò la domanda vedendolo accingersi ad accendere la sigaretta:
–Fumare fa male, soprattutto a uno ridotto come te!- Jigen la guardò storto da sotto la tesa del cappello:
-Sappia che non ho intenzione di seguire il consiglio.- Azura non aggiunse niente, ma dopo parecchi tentativi, Jigen si accorse di non riuscire a dare vita alla fiamma. “Strano. Dovrebbe essere impermeabile…” pensò, aprendolo. Non vi trovò neanche una goccia di benzina. Alzò la testa e vide che Azura aveva allungato il passo, con calma, ridendo. “Ma certo. Ha pensato a tutto” pensò l’uomo. Non seppe se essere irritato o divertito. Alla fine, un mezzo sorriso gli si aprì sul viso.

***

–Fujiko! Jigen! Goemon!- Lupin si svegliò col suo stesso grido e si tirò su di scatto, sbattendo la fronte contro una mensolina.
–Ahiahiahiahiahi! Chemalechedolorechemaaaale!!-
–Fa’ un po’ di silenzio!- la voce tranquilla, pacata e un po’ seccata di Goemon, lo zittì. Quando vide il suo amico samurai vivo e in (quasi) buona salute, gli venne (quasi) da piangere:
–Goemon! Stai bene!!- Lupin notò subito che era nervoso. E il motivo era che non aveva con sé la propria spada. Chissà dov’era finita. In effetti, mentre si rivestiva, vide che anche le sue armi erano sparite. Sulla sedia vicina al terzo letto sfatto rimaneva solo la giacca nera del suo amico pistolero. Si accorse in quel momento di essere in boxer e si affrettò a rivestirsi.
-Ehi, ma dove sono Jigen e Fujiko?- Lo spadaccino aprì un solo occhio:
–Non ho idea di dove sia Jigen, ma Fujiko è dietro la porta- l’udito finissimo di Goemon l’aveva sentita arrivare molto prima che la porta venisse quasi sfondata da quella furia bruna. La donna si era letteralmente catapultata in camera e si stava dirigendo a passo di marcia verso Lupin che la stava accogliendo con un: –Cherie!-. La gatta ladra, senza pensarci due volte, lo schiaffeggiò, urlandogli quanto fosse  idiota prima di cadergli letteralmente tra le braccia:
–Oh Lupin, ho avuto tanta, tanta paura!- Lupin, come al solito, non resistette alle sue lacrime (di coccodrillo?):
–Oh, mia povera, dolce Fujiko, mi dispiace tanto! Ma sta’ tranquilla, adesso c’è Lupin III  a proteggerti.-
–Oh mon cher!- Lupin la strinse a sé, consolandola (anche se sapeva meglio di tutti che Fujiko Mine non ne aveva bisogno, era tutta scena, lei era forte. Solo un po’ capricciosa). Era preoccupato più che altro perché non aveva ricordi dopo l’esplosione: tutto era un gorgo scuro di voci confuse e non aveva la più pallida idea di come fosse finito lì. La priorità però, in quel momento, era riunire la banda.
–Fujiko cara, ora calmati e dimmi se per caso hai visto Jigen.- Lei si asciugò gli occhi e gli disse di averlo visto dalla finestra sulla spiaggia con una donna sulla ventina. “Chi sarà?” Lupin strinse a sé la sua cara Fujiko mentre Goemon si girava dall’altra parte, bloccato (anche a causa della gamba completamente fasciata) nella situazione imbarazzante del terzo incomodo. Lupin intanto continuava a riflettere “Questa casa dev’essere immensa. Se ha delle stanze così grandi solo per gli ospiti, deve abitare qui con qualcuno. Cosa ci farebbe una giovane da sola su un’isola? E poi sarà davvero un’isola o siamo in terre continentali?” La porta venne nuovamente aperta poco dopo e Jigen entrò nella camera, seguitò da una donna bionda. Lei, che portava un pareo rosso sopra un costume da bagno, si presentò cordialmente e Lupin, da vero dongiovanni, le fece il baciamano (-Arsenio detto Lupin III, al suo servizio.-) facendo stizzire i suoi tre amici, in particolare Fujiko, dimenticata momentaneamente sul letto. Dopo le brevi presentazioni, inutili, visto che Azura dimostrò di conoscere già i loro nomi, Goemon prese la parola:
–Dove ci troviamo?- Azura gli sorrise dolcemente:
–Non ne ho idea.- Goemon non riuscì a trattenere la faccia stupita:
–Come?? I-in che senso, scusa??- lei rise di gusto, poi si spiegò meglio.
–Nel senso che quest’isola non è segnata sulle cartine geografiche.- Lupin spalancò gli occhi:
–È impossibile! I nuovi satelliti vedono tutto dallo spazio, com’è possibile che un’isola non venga notata?- Azura allora estrasse una bussola dal cassetto.
-Quella cosa è rotta.- disse Jigen, ricordandosi di averla vista mentre cercava le sigarette. La donna scosse la testa.
–No, non è rotta. Vedi che l’ago sembra impazzito? Ecco, su quest’isola avviene lo stesso fenomeno elettromagnetico del Triangolo delle Bermuda, solo in una maniera più potente e che forma una specie di specchio attorno all’isola che riflette le immagini e che fa impazzire gli strumenti di navigazione fino a cinquanta chilometri di distanza. Per questo motivo nessuno è mai riuscito a vederla, finché non si supera il confine del campo l’isola è invisibile. A parte me e voi, non una persona è a conoscenza di questo posto. Io sono stata sfacciatamente fortunata a trovarla.- qui un grillo iniziò a frinire nell’orecchio di Lupin. Qualcosa non gli tornava nel racconto. Chiese:
–Lei è un’ereditiera, per caso? Dev’essere molto ricca per poter vivere qui, in una casa così lussuosa nonostante sia lontana chilometri dalla civiltà del resto del mondo.- il sorriso di Azura si rabbuiò un poco, ma lei rispose con la solita gentilezza:
–Sono una specie di consulente, ma ho studiato anche un po’ di medicina e psicologia. E per l’ultima volta, datemi del tu! Non sono un ufficiale del governo!- ci fu un attimo di silenzio, in cui tutti riflettevano: Fujiko era aggrappata a Lupin, che adesso teneva lo sguardo perso nel vuoto; Jigen scrutava gli amici ed Azura da sotto il cappello e Goemon aveva di nuovo chiuso gli occhi. Azura, notando l’atmosfera pesante, si alzò e uscì dalla stanza per tornare poco dopo con whisky, vino rosso e sakè, appoggiandoli su un comodino.
–Credo che ora vogliate restare da soli. Se volete bere, state attenti: l’alcol è vaso-dilatatore e se ne bevete troppo rischiate di far riaprire le vostre ferite. Vi avviserò quando sarà pronta la cena. –
  
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