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Autore: Jeff_    19/06/2013    0 recensioni
Rose è una Weasley in tutto e per tutto, dalla punta dei capelli rossi fino alle unghie dei piedi, passando per le immancabili lentiggini, tutto urla la sua famiglia di appartenenza. E lei è felice così. Infatti è molto legata a tutti i suoi numerosissimi cugini, anche se il suo preferito è Al.
Questo almeno finché, da una finestra di un corridoio, non vede un ragazzo misterioso fare capoeira in riva al lago, e viene rapita dai suoi occhi grigi.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Jeff sentì le parole dell’uomo, guardandolo negli occhi. Poi, dopo un attimo, semplicemente scoppiò a ridergli in faccia.
 
-Mi prendi in giro, non è vero?
 
Disse con voce di sfida, guardando dritto negli occhi quell’uomo. Era certo che non fosse altro che uno scherzo di cattivo gusto, e che qualcuno se la stava ridendo alla grossa, guardando la scena.
 
-Pensa sia divertente, caro professore, non è vero? Prendere in giro il ragazzo strano? Prendere per il culo quello diverso? Ma si, facciamoci quattro risate alle spalle di quel povero coglione!
 
Mentre parlava, non si rese conto di stare alzando sempre più la voce, fino ad arrivare ad urlare contro quell’uomo che considerava solo un impostore, e che ora gli sorrideva in modo serafico, come si fa quando si guarda un cane che si insegue la coda, in un modo che a Jeff fece saltare i nervi. Sentì crescere dentro di se una furia incontrollabile, una furia che, anche se non lo ricordava, non sentiva da sei anni ormai, dall’epoca dell’albero, ma ora era rinforzata da anni di dolore represso. Si alzò in piedi, pronto a gridare un “che cazzo ridi” contro quell’uomo, quando, d’improvviso l’armadio della sua stanza prese fuoco delle stesse fiamme di cui era bruciato anche l’albero. Ma stavolta, invece che bruciare tranquillo, l’armadio esplose, lanciando schegge affilate in ogni direzione. Le schegge, per l’incredibile velocità con cui erano partite, si conficcarono profondamente nei muri, ruppero le finestre e di sicuro avrebbero ucciso i presenti, se non fosse stato che, a poco più di mezzo metro dai due uomini, si bloccarono improvvisamente a mezz’aria, e lì rimasero sospese, come si fossero infilati nella gelatina.
Quando anche l’ultima scheggia si fu fermata, Jeff allungò timidamente il braccio, fino a toccare con la punta del dito una delle schegge sospese a mezz’aria, che cadde a terra, subito seguita da tutte le altre.
Nell’istante in cui anche l’ultima scheggia toccò il pavimento, un particolarmente preoccupato direttore si affacciò dalla porta, chiedendo cosa fosse successo. Tuttavia la sua curiosità fu bloccata da un movimento che il misterioso ospite fece con uno strano pezzo di legno allungato, che teneva basso, all’altezza della coscia. D’improvviso gli occhi del direttore divennero vacui, e se ne andò nel suo ufficio senza dire una parola.
L’uomo si voltò verso di lui, e gli disse sorridendo
-Allora, ti ho convinto? Ora ci credi che sei un mago?
Una grossa goccia d’acqua cadde dall’albero che sovrastava l’enorme lupo, facendo vibrare l’acqua semi-ghiacciata che rifletteva il muso di Jeff.
Il ragazzo si sedette, improvvisamente stanco, e alzò lo sguardo al cielo. La luna piena, alta nel cielo, lo osservava, come un enorme occhio che tutto vede, come un dio che controllava la sua vita, e che la scandiva in momenti da umano e momenti da lupo.
Senza ben sapere perché, emise un lungo ululato, come fosse un grido liberatorio, poi si alzò, e stancamente si incamminò verso Hogwarts.
 
Le zampe battevano sul terreno ghiacciato con una cadenza quasi ritmica, mentre Jeff camminava stancamente verso il castello, lo stesso castello che da ormai sei anni era la sua casa, e che da ormai sei anni gli dava ospitalità. L’unico posto in cui si sentisse ben accetto, anche dopo “l’incidente”. Quell’incidente che gli aveva cambiato la vita.
 
Il primo anno era passato velocemente, mentre prendeva coscienza di ciò che era, e di ciò che era in grado di fare, e così anche la prima metà del secondo anno. Nel corso di quel tempo si era sentito a casa come mai prima, quella sensazione di essere diverso era scomparsa, è proprio il caso di dirlo, come per magia, e per la prima volta si era sentito accettato. Ma per Jeff quella sensazione di appartenenza non era destinata a durare.
 
Accadde a metà del secondo anno, durante quell’anno a Hogwarts si teneva il Torneo tre maghi, e a Dicembre l’intero castello si preparava per il ballo del Ceppo. Tutti si sforzavano di non rimanere soli, e anche se non avrebbe potuto partecipare al ballo, l’amore che si percepiva nell’aria lo aveva toccato, o almeno così diceva a se stesso, cercando di auto convincersi, altrimenti non avrebbe saputo spiegarsi come la vista di Rose gli avesse fatto quell’effetto. Da quando l’aveva vista, sentiva come se uno strano animale gli si fosse seduto sul petto, e non riusciva a liberarsene. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, decidere cosa dirle, e proprio per questo, quella notte di Dicembre, invece di stare a letto come avrebbe dovuto, era uscito per andare a passeggiare nel parco.
Era una notte splendida, per tutti i tre giorni precedenti non aveva smesso un attimo di nevicare, ma quella sera, all’improvviso, le nuvole erano sparite, lasciando il cielo terso, con la luna piena che illuminava il castello quasi come se fosse giorno. Ed era proprio la luna che stava osservando, steso sula riva del lago, quando sentì degli strani rumori provenire dal limitare del bosco, qualcosa si stava muovendo fra le foglie dei cespugli, sul limitare del bosco.
Il ragazzo si alzò, sentiva di dover scappare, sentiva nel profondo dell’anima di dover correre via, nel castello, ma non riusciva a fare a meno di avvicinarsi al bosco, pronto a correre via se fosse stato necessario, ma non ne ebbe l’occasione. Quando ormai c’erano poco più di due metri fra lui e il bosco, qualcosa saltò fuori da dietro gli alberi. Il ragazzo vide la scena come avvenisse al rallentatore, un immenso lupo gli stava saltando addosso, mirando al suo collo con i suoi immensi denti. Non ebbe il tempo di fare nulla, la neve e la paura lo immobilizzavano, e il lupo era troppo veloce. Cadde a terra, mentre la bestia lo mordeva, e i suoi artigli gli laceravano profondamente la carne. Il peso di quell’animale gli schiacciava il petto, impedendogli di urlare, mentre il sangue, il suo sangue, sporcava la neve, privandola del suo candore e della sua purezza, colorandola di rosso scuro. La bacchetta, che aveva avuto il tempo di estrarre solo a metà, rotolò lontano dal suo corpo.
Un ululato squarciò il buio.
Solo allora arrivò il peggio. Sentì del fuoco invadergli le vene, ogni cellula del suo corpo andava a fuoco.
Rumore di passi che si avvicinavano. Un’esplosione a qualche metro di distanza dal lupo, la bestia che si allontana dalla preda, ringhiando verso il nuovo arrivato, per poi allontanarsi nel bosco. Un urlo del ragazzino, che ormai non è più un ragazzino, ormai è diventato un mostro.
Proprio per questo, una volta ripresosi, decise di non fare mai a Rose il discorso che si era preparato. Era un mostro, non poteva metterla in pericolo, non se lo sarebbe perdonato. Proprio per questo, decise di guardarla sempre e solo da lontano, senza mai avvicinarsi.
 
Era arrivato, finalmente, a casa. Vide gli ultimi alberi della foresta proibita davanti a lui. Si affacciò, per controllare che, nel parco non ci fosse nessuno che lo potesse vedere. Riconobbe il punto in cui era stato aggredito dal lupo, dove la sua vita era cambiata.
Poi si voltò per osservare la luna, che proprio in quel momento stava abbandonando il suo posto nel cielo. Finalmente quella lunga notte era finita.
 
Si stava ritrasformando in umano, quando vide una figura avvicinarsi a lui, una figura che avrebbe riconosciuto fra mille.
Una volta tornato umano, la guardò e le sorrise.
-Ciao Rose, io…
Non riuscì a dire altro, svenne nella neve, e l’ultima cosa che vide prima del buio fu Rose che gli andava incontro di corsa.
  
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