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Autore: Felya    19/06/2013    12 recensioni
Durante uno scontro Nami perde conoscenza e viene rapita da un uomo misterioso, che le fa credere di essere un'altra persona, ma mentre i Mugiwara la cercano disperatamente, i ricordi si faranno mano a mano strada nella sua mente. Dopotutto, non si possono dimenticare certi profumi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Nami, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Le ho trovate!” grida Chopper dall’altra parte della sala.
Il suono della sua voce mi arriva ovattato, lontano, e si mischia con la confusione creata dallo scontro al piano di sopra. Ho convinto i miei compagni a non portarmi subito alla nave e, appena messo piede nella grande stanza delle armi, Chopper e Robin hanno cominciato la ricerca delle spade di Zoro, aprendo tutti i mobili del salone e frugando dappertutto; nel frattempo Noah, preoccupata, mi ha fatto sedere per terra ed ora mi ritrovo appoggiata alla parete, ansimante, cercando di combattere per mantenere a fuoco le figure davanti a me.
“Sta peggiorando. E questa è l’ultima dose di preparato; speravo che l’effetto sarebbe durato di più.” Ascolto la voce sommessa della ragazza mentre bevo il liquido dolciastro dalla fialetta e cerco di focalizzare la mia attenzione sulla figura di Chopper che si avvicina a noi.
“Nami! Come ti senti?” mi chiede la renna, appena mi raggiunge.
“Fatico a mettere a fuoco e ho la nausea.”
“E febbre alta. Non riesco a fargliela passare.” aggiunge Noah, accovacciata al mio fianco.
Guardo il mio compagno esaminare con cura il mio viso, prendermi il polso, tastarlo e soffermarsi ad osservare le vene.
“Il colore del sangue è alterato. È un veleno.” sentenzia.
“Questo spiegherebbe perché il mio preparato non ha effetto. E perché le sue condizioni stiano peggiorando così velocemente.”
“Non capisco.” Replico.
“La medicina che ti ho dato è ricavata da un’erba locale, una specie di panacea tradizionale. Ma la corsa per arrivare qui e le ultime forti emozioni hanno accelerato il battito cardiaco, consentendo alla sostanza velenosa di circolare più velocemente, quindi l’effetto si è dissolto presto. Non riconosco i sintomi, comunque. Sishinobi ti ha dato qualcosa da mangiare?”
“No. Tutto quello che ho mangiato o bevuto io l’ha mangiato e bevuto anche Noko a cena. Ho cominciato a stare male subito dopo.”
Un rumore sordo ci interrompe, e dal piano superiore la voce di Rufy che urla il nome di Sanji giunge fino a noi, facendomi venire i brividi.
Chopper e Robin si scambiano uno sguardo preoccupato, prima che lei si rivolga a me:“Nami. Ascolta bene: dobbiamo aiutare i nostri compagni. Tu aspettaci qui e non muoverti per nessuna ragione. Ti controllerò, ogni tanto.”
Osservo l’occhio della mia compagna spuntare all’altezza del mio ginocchio, guardarsi intorno per un paio di secondi e poi sparire in una nuvoletta di petali.
“Nami. Io devo cercare mia sorella. Forse lei sa chi ti ha dato il veleno.” La voce di Noah, incrinata dalla paura, mi arriva flebile da destra, ma io ho già chiuso gli occhi e riesco solo ad annuire stancamente. Gli ultimi rumori che sento sono quelli dei passi veloci dei miei compagni che si allontanano.
 
Passi.
 
Leggeri, lenti e scanditi.
 
Apro gli occhi piano: forse Noah è tornata con Laviah.
 
In effetti, riesco ad intravedere una divisa da cameriera che si avvicina lentamente a me, anche se non riesco assolutamente a mettere a fuoco nulla che si trovi oltre la punta del mio piede.
È per questo che quando la ragazza si china su di me, così vicina da poterne sentire il profumo, e riconosco in lei la misteriosa cameriera bionda, ho un tuffo al cuore.
Mi fingo semi cosciente, anche se sento di riacquistare lucidità ad ogni secondo che passa, e spio di sottecchi le mosse della giovane.
 La vedo osservare con attenzione il mio volto, prendermi il polso, tastarlo con i polpastrelli e studiarne accuratamente le vene.
Non capisco. Da che parte sta?
Quasi come se avesse udito la mia domanda, solleva lo sguardo verso di me.
Mi ritrovo a fissare due iridi celesti, e un brivido di paura mi corre lungo tutta la schiena; se la prima volta non ho voluto dare retta al mio istinto femminile, ora capisco in un lampo di lucidità tutta la faccenda.
Velocemente faccio leva con le mani sul pavimento e le assesto un calcio sulla spalla; la ragazza indietreggia di qualche metro, un po’ per il colpo ricevuto, un po’ per la sorpresa, e rimane immobile a fissarmi.
Per qualche secondo restiamo così: lei in piedi a diverse spanne da me e io ancora seduta, le spalle contro il muro e lo sguardo, ora vigile, puntato sulla mia avversaria.
Mi rendo conto di essere in una posizione di estremo svantaggio, e prego mentalmente Robin di far apparire un occhio per poter chiedere aiuto; tuttavia, dopo qualche secondo di esitazione, la ragazza si volta e corre via, in direzione di una porta dall’altra parte del salone.
Senza pensarci oltre, mi alzo anch’io e mi dirigo verso le scale che portano al piano superiore, dove la battaglia prosegue senza sosta.
 


Le urla e i rumori dello scontro mi riempiono le orecchie nel momento stesso in cui metto piede nel corridoio affollato, rimuovendo in me anche gli ultimi accenni di stordimento.
Non so se il farmaco di Noah abbia sortito l’effetto desiderato, o se io mi trovi ancora nell’occhio del ciclone, a cavallo tra una ricaduta e l’altra, ma di una cosa sono certa: per adesso mi sento piena di energie e pronta a dare una mano ai miei compagni.
Raggiungo velocemente Sanji, appoggiato alla parete sulla mia sinistra, lontano dallo scontro;
Robin e Chopper hanno preso il suo posto nella battaglia contro il laconico compagno di Noko, e sembra che, per ora, riescano a tenergli testa.
Non sembra essere cosciente, così mi chino su di lui, l’orecchio teso ad ascoltarne il respiro regolare.
“Ehy, Nami-san, così mi dai il colpo di grazia…” lo sento ridacchiarmi nell’orecchio e mi rialzo di colpo, indecisa tra il tirargli un pugno per la battutaccia e l’abbracciarlo dalla felicità di saperlo vivo e vegeto.
“Sei sempre il solito, Sanji-kun. Cos’è successo?”
“Non lo so nemmeno io. Quel tizio è così veloce che non riuscivo neanche a capire da dove arrivassero i colpi. Sembrava di lottare contro un’ombra.”
Tiro un’occhiata veloce in direzione del trio, che combatte nell’angolo del corridoio vicino alla vetrata e noto che questa è stata infranta, così, sempre tenendo d’occhio il misterioso uomo vestito di nero che sembra svanire e ricomparire di continuo mentre combatte contro Robin, mi avvicino per osservare il giardino interno della villa.
In mezzo al porticato a U della casa, il tizio con il ventaglio che aveva cercato di attaccarmi si guarda intorno visibilmente scocciato, prima di venire colpito da qualcosa e di mettersi a correre nella direzione da cui è provenuto l’oggetto.
Deduco che Usopp gli stia dando del filo da torcere e quindi mi volto e mi dirigo di nuovo verso Sanji.
Continua a rimanere immobile, fissando il pavimento davanti a lui senza nemmeno girarsi in direzione dello scontro; deve essere davvero ridotto male per non avere nemmeno la forza di accendersi una sigaretta.
Ne prendo una dal pacchetto infilato nell’obi azzurro cielo del suo kimono, gliela appoggio sulle labbra e l’accendo, mentre mi sorride con gratitudine.
“Ti ringrazio. Non riesco a muovere nemmeno un muscolo, è come se avesse bloccato qualcosa e…”
Un tonfo proveniente dal fondo del corridoio lo interrompe e tutti nel passaggio si voltano in direzione di Sishinobi; credo che Zoro l’abbia gettato contro il muro, perché lo vedo rialzarsi a fatica, pulendosi il camice dai pezzi di intonaco rosso indiano staccatisi dalla parete dietro di lui.
Per qualche istante rimane fermo davanti al mio compagno, le mani appoggiate sulle ginocchia e il fiato corto; poi, senza nessun preavviso, si solleva e comincia a correre lungo l’ala nord del corridoio, seguito, dopo un attimo di smarrimento, dallo spadaccino.
“Che facciamo, Noko?” per la prima volta sento la voce del misterioso combattente vestito di nero; è esattamente come lui: leggera, veloce e totalmente fredda.
“Vigliacco.” Voltato in direzione dell’ala nord, Noko si asciuga il sudore con la manica della giacca, prima di proseguire: “Non faremo nulla, Kage. Se sopravvivrà ci sarà l’alveare ad attenderlo, e solo il vento sa quante cose avrò da dire sul nostro medico in quell’occasione. Isfahan non perdona né i debili, né i traditori.”
 
A qualche metro da me, Robin sussulta visibilmente, come fa sempre quando ha un’intuizione. Che conosca il tale nominato da Noko?
Non ho il tempo di chiederglielo: anche il suo avversario si è accorto della sua folgorazione e, con un movimento veloce del braccio, le assesta un colpo a mano tesa sul collo.
“Robin!”
La mia voce è sovrastata da quella, più potente del mio capitano.
Come in un agghiacciante effetto rallenty, Robin cade, inerme, oltre il bordo frastagliato della vetrata infranta. Sento il respiro bloccarsi all’altezza dello sterno, e il calore febbrile invadermi il volto.
Mi sento come se fossi la spettatrice impotente di un film dell’orrore mentre mi volto verso Rufy, in cerca del suo sostegno, e lo scorgo, girato verso il vetro infranto con gli occhi sbarrati e l’espressione attonita.
Non faccio nemmeno in tempo ad avvertirlo: Noko ha recuperato la pistola ed ora la punta in direzione della testa del mio capitano.

Preme il grilletto nel momento stesso in cui Rufy si rigira di nuovo verso di lui, ma io ho già distolto lo sguardo.



Ciao a tutti!
Come vedete non ho intenzione di mollare l'osso e intendo portare avanti la storia sino alla fine!
Avrete intuito che questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere, quindi aspetto le vostre opinioni e i vostri consigli!
A questo proposito devo assolutamente ringraziare NamyMoon, PRINCE_OF_FLAME, Super Mimi_, Aregilla, Tsuki_lol, Melody97, monkey_d_mary, LuNa_35, Gelidha Oleron e Akemichan per le loro splendide recensioni e per l'infinito supporto! 
Grazie davvero di cuore!!!

A presto!

Felya
  
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