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Autore: lestat84    17/09/2004    6 recensioni
Harry è distrutto. Il rimorso e i sensi di colpa non gli danno tregua. La vigilia del suo sedicesimo compleanno è giunta e la sola cosa che si prospetta è un'altra notte di calvario. Cosa succederà in seguito?
Se volete scoprirlo leggete questa mia prima ff nata dal desiderio di mettere una pezza al pessimo carattere tenuto da Harry nell'ultimo lavoro della Rowling.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Negli occhi e nella voce - Azkaban

Capitolo 4/10

La mattina seguente Harry si sentiva al settimo cielo. Gli sembrava di poter spiccare il volo assieme alla sua civetta. Ron ed Hermione scesero a fare colazione con ancora il pigiama addosso quando trovarono l'amico già vestito, sazio e più pimpante che mai. Come li ebbe a tiro, senza dire nulla ma con un sorriso a quarantaquattro denti, baciò Hermione sulla guancia e finse di mollare un cazzotto nello stomaco a Ron, che per istinto si chiuse a riccio. A dir poco sconcertati, i due lo guardarono salire come un razzo al piano di sopra, prima si scambiarsi un sorriso perplesso. Non l'avevano mai visto comportarsi così.
«Quasi quasi lo preferivo com'era prima!» esordì il rosso con un sonoro sbadiglio.
«Non dirlo mai!» lo redarguì la ragazza, cambiando espressione e scrutandolo con una serietà che non ammetteva repliche.
Il ragazzo si rese subito conto di quanto idiota fosse stata la sua battuta.
«Hai ragione! Scusami.»
Detto questo si sedettero entrambi a tavola. Hermione finì di sciogliere il cacao nel latte prima di riaccendere la conversazione.
«Per fortuna si è ripreso! Avresti dovuto vedere in che condizioni l'abbiamo trovato ieri io e mia madre. Stentavo a riconoscerlo!»
Cominciò a inzuppare i biscotti nella scodella.
«Deve essere stato un inferno per lui quest'ultimo mese!» esclamò il rosso con sincera amarezza. «Hai conosciuto i Dursley? Che razza di stronzi!».
Rabbioso, il ragazzo tagliò in due un tozzo di pane.
«Già!» concluse la moretta «Spero di non godere mai più della loro compagnia.»

Il resto della giornata trascorse serenamente e nelle due settimane successive Hermione condusse i ragazzi a visitare la cittadina. Li portò al cinema, in piscina e non mancò neanche di fare qualche scampagnata in compagnia dei suoi genitori. La zona era ricca di bellissimi laghetti: luogo ideale per passeggiate e pic-nic. Passato ferragosto, Harry e Ron ripresero in mano i libri di scuola, pressati da un Hermione in crescente agitazione. Erano tutti e tre in cortile a ripassare, sdraiati sull'erba morbida, all'ombra del salice quando la ragazza emise un potente sbuffo.
«Ma che hai Herm, sembra che tu stia per dare un esame!»
«Tutt'altro Ron! Ti sei forse dimenticato che poco più di un mese fa abbiamo sostenuto i GUFO e che tra meno di una settimana ci perverranno gli esiti?» chiese petulante la bella moretta.
«Non l'ho dimenticato!» mentì il rosso, che poi aggiunse «Ma poi scusa, che ti frega? Quel che è fatto è fatto!»
Hermione, scandalizzata dalla risposta del ragazzo, si mise a sedere e prese a fissarlo con crescente disappunto.
«Ma dico: ti rendi conto che dall'esito di quegli esami dipende il futuro di tutti noi?»
Ron cominciava a spazientirsi di sentir parlare della scuola così anche lui alzò il busto e rivolto alla ragazza ribadì tonante: «Certo! Ma ciò non toglie che quel che è fatto è fatto!»
Hermione alzò gli occhi al cielo, incapace di digerire quel modo tanto immaturo di vedere le cose.
«Spero che i miei siano andati bene!» esordì Harry nel tentativo di calmare gli animi.
«Hai ancora intenzione di tentare la carriera di Auror?» gli chiese il rosso senza distogliere gli occhi dardeggianti dalla rivale.
«Ora più che mai!»
Il tono deciso con cui Harry pronunciò quelle parole distolse dalla mente dei litiganti il motivo della disputa e attirò i loro sguardi.
«Harry, lo sai che se scegli di percorrere questa strada ti aspettano anni difficili vero?» gli chiese cauta Hermione.
In realtà Harry sapeva perfettamente cosa lo avrebbe atteso: glielo aveva detto la Mc' Granitt durante il loro incontro di orientamento professionale pochi mesi prima.
«Con voi al mio fianco saprò superarli!» rispose sorridente rivolto ad entrambi. I due gli sorrisero di rimando.

Quella sera i tre mangiarono fuori casa e per la prima volta, Harry e Ron gustarono la vera pizza napoletana. Hermione ebbe la brillante idea di portarli al 'BELLA NAPOLI' un piccolo locale trattoria/pizzeria gestito da Nunzio: un immigrato siciliano che era praticamente impossibile non prendere subito in simpatia. Ron sembrava reduce da una settimana di digiuno tanta era la foga con cui si stava ingozzando. Durante la cena, il notiziario che giungeva in sottofondo alle orecchie dei ragazzi per mezzo della radio, citò il problema del sovraffollamento delle carceri. Harry si ricordò dei Mangiamorte rinchiusi ad Azkaban.
«Herm, ci sono novità sul Profeta in merito ai Mangiamorte o a Voldemort?»
Ron per poco non sputò il boccone in faccia alla ragazza che riuscì così a rispondere alla domanda.
«A quanto pare no! Non si è più avuta alcuna notizia di Voldemort da quella notte al Ministero e per quanto riguarda i Mangiamorte: non sono ancora riusciti ad evadere.»
«Perché dici non sono ancora riusciti ad evadere?» sbottò il rosso prima di azzannare l'ultima fetta della sua melanzane.
«Perché i Dissennatori non fanno più la guardia ad Azkaban e anche se Malfoy e compagnia non gli saranno più utili come una volta puoi scommetterci che Voldemort non rinuncerà a liberarli!» gli rivelò Hermione.
Ron rimase sorpreso e non del tutto convinto della spiegazione della ragazza che sbuffò esasperata.
Fu Harry a continuare: «Quando Malfoy aveva confidenza con Caramell era molto più utile a Voldemort. Ora che finalmente è riconosciuto per quello che è, ovvero un dannatissimo Mangiamorte, le sue possibilità di danneggiarci sono molto diminuite. Ciò non toglie che Malfoy e come lui altri Mangiamorte posseggano ancora una montagna di denaro, proprietà sparse per tutta l'Inghilterra, e chissà cos'altro. Nonostante abbia riacquistato tutti i suoi poteri Voldemort non può più continuare ad agire come prima che venisse scoperto. Non può muovere guerra al mondo intero da solo. Non ora che siamo tutti consapevoli del suo ritorno. Ecco perché secondo me, in questo momento sta escogitando il modo di far evadere i Mangiamorte. Ha bisogno di loro per sbrigare le faccende più delicate, per reclutare altri servi, per sollevare rivolte, per portare dalla sua parte tutte quelle creature come i Dissennatori e i giganti che possono averci qualcosa da guadagnare da un'alleanza con lui.»
Durante la spiegazione, Hermione fissava il ragazzo e ogni tanto faceva lievi cenni di assenso con la testa. Ron fece altrettanto, solo che si dimenticò di mandare giù l'ultimo boccone che rimase perfettamente visibile per tutto il tempo attraverso la bocca aperta.
«Harry, come sei arrivato a queste conclusioni? GLIELO hai letto nella mente?» chiese titubante il rosso dopo aver finalmente deglutito.
«No Ron. Da quella notte non ho più avuto sentore di lui nella mia testa a parte qualche piccola fitta alla cicatrice.»
I tre rimasero per un paio di minuti in silenzio, a riflettere prima di pagare il conto, salutare Nunzio a ritornare a casa.

Come se la chiacchierata ne fosse stato il preludio, quella notte fu teatro di grandi cose. Terribili.

Una fredda brezza salmastra scompigliava i capelli e appesantiva il respiro del ragazzo. Il cielo, perfettamente terso, consentiva ai chiari raggi della luna piena di penetrare la notte fonda disegnando contorni ben definiti. Seduto su un suolo di nuda roccia rozzamente intagliata il ragazzo si alzò, a fatica. Un potente brivido lo percorse non appena poggiò i piedi nudi a terra. Si guardò attorno. Harry si trovava sulla cima, esattamente al centro, di un edificio dalla forma esagonale. Ciascuno dei lati, lungo una cinquantina di metri, era percorso da una piccola balaustra ornata di merlature. Su ogni angolo un gargolyle troneggiava minaccioso sul precipizio sottostante. Il ragazzo si avvicinò ad uno di questi. L'erosione secolare non aveva ancora cancellato il profilo inequivocabile di un Dissennatore. Harry percorse l'intero perimetro dell'edificio, sporto oltre la balaustra, scrutandone il fondo. Un centinaio di metri a strapiombo sotto di lui, sempre e solo il mare. Le onde, invece di seguire la corrente e infrangersi su un solo fronte della torre si accanivano in modo innaturale su tutti i sei lati della struttura. Era come se il mare provasse odio per quella cosa. Come se volesse abbatterla e impossessarsi dei suoi resti per conservarli nei suoi inviolabili abissi, per sempre. Come ho fatto ad arrivare qui? Harry si mise a cercare un passaggio che gli consentisse di scendere da quella cima desolata. Tutto inutile: non c'era la minima traccia di botole o scale che dessero accesso alla sommità e le pareti esterne non fornivano alcun appiglio utile a raggiungere una delle tante finestre affacciate nell'oscurità. Sembrava che l'unico modo di andarsene da quel posto fosse con l'ausilio di una scopa o con un folle salto nel vuoto. Un'atroce angoscia pervase l'animo del ragazzo, che ansimante, si sedette a terra. Poggiò la schiena alla balaustra, portò le ginocchia al mento e circondandole con le braccia, cercò di trattenere il poco calore che ancora conservava il suo corpo. Non seppe dire quanto tempo rimase in quella posizione prima che un brivido diverso dai precedenti lo facesse trasalire. Un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo pungente di quella notte. Quando alzò gli occhi al cielo senti i polmoni svuotarsi, il cuore cessare di battere, e il sangue gelarsi nelle vene. Contro la luna si stagliava un'immensa nuvola nera come la pece. Una nuvola che all'improvviso si squagliò e si rivelò per quello che era in realtà: migliaia e migliaia di Dissennatori. Harry seppe che non avrebbe potuto sopportare ancora per molto un terrore simile: infatti stava perdendo i sensi. Il suo cervello si stava rifiutando di accettare quella situazione reagendo nell'unico modo possibile: staccare la spina. L'ultima cosa che Harry ricordò di quel sogno fu il fragore delle onde sovrastato da un coro di grida provenienti dall'interno della rocca. Grida disperate che lentamente scemarono trasformandosi in una risata satanica, isterica, di cui sapeva perfettamente chi fosse il padrone.
«Bene. Tutto come previsto.»
Udite quelle parole un dolore atroce sgorgò dallo sfregio sulla sua fronte e il ragazzo finalmente si svegliò.

*      *      *

Non credevo che la trovata del calcio riscuotesse tutto questo successo. E' stato divertentissimo scriverla. Vedete: Ron non posso certo definirlo il mio personaggio preferito, tuttavia lo ritengo efficacissimo ai fini della narrazione. Un pizzico di ironia a mio avviso è indispensabile in quasi tutti i generi di storia e Ron si presta benissimo a questo scopo.

Viviana: Dunque non sai se sono una lei o un lui? Mi offri un simpatico spunto! Fai una ricerca su GOOGLE inserendo questa stringa: -Cruise Townsend Lestat- (senza i trattini). Capirai subito non solo a che sesso appartengo ma anche la derivazione del mio nick. Ad ogni modo sappi che sono sinceramente onora(non ci casco) del fatto che tu abbia inserito la mia ff nei tuoi preferiti! Per quanto riguarda la tua domanda sul finale di questa storia: tutto terminerà con l'inizio del sesto anno.

Sanzina: Certo che ti piace proprio il caro vecchio Lucius! Beh, salutamelo quando lo vedi e digli che si prepari...

Elizabeth Potter: Chi abbiamo quì? A quanto pare: la sorella gemella, sperduta, e infine ritrovata del nostro eroe. Tra le altre cose ti piace vedere tuo fratello fare coppia con Hermione eh? A parte gli scherzi: ti ringrazio infinitamente. Spero solo di continuare a meritare il 10 con cui hai premiato gli ultimi due capitoli.

Yaya: Se stai leggendo queste righe significa che sei sopravvissuta alla frecciatina che ho lanciato nello scorso capitolo. In caso contrario ti dedico l'intera ff.

Piccola richiesta: gradirei molto conoscere il vostro parere sul modo in cui ho immaginato Azkaban!

  
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