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Autore: irene862    20/06/2013    2 recensioni
INTERROTTA - IN FASE DI REVISIONE
Sookie (Sara) è adottata, ancora in fasce, dai vampiri Godric ed Eric. Questa è la storia dei suoi poteri, della sua crescita (da bambina neonata a giovane ragazza 27enne) e dell'evolversi del rapporto tra i tre con la creazione di legami molto profondi.
Dal 3° Capitolo:
"Le fate, come ben saprai sono creature leggendarie ormai diffuse in tutto il mondo ma ho trovato figure mitologiche affini nei racconti medievali dell’Europa dell’est. Vi sono moltissimi miti sull’ origine di queste creature. Alcuni racconti parlano di un piccolo popolo, di fate che hanno avuto contatti con la razza umana altri racconti si riferiscono a loro chiamandoli fairies, per loro il contatto con gli umani è proibito. La durata di vita di queste creature è incredibilmente lunga, sono dotate di doti particolari legate alla creatività o doti intellettive superiori. La loro indole è buona, certo questo non per tutti gli esemplari. Caratterialmente sono vanitose ed un poco egocentriche e fortemente permalose.”
“Ma questa è Sara!” esclamò Eric colpito “Lei è vanitosa, permalosa e adora che il mondo le giri intorno! Lei è buona e allegra!”
“E incredibilmente sveglia e intelligente” gli fece eco Godric con un sorriso sereno
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric Northman, Godric, Sookie Stackhouse
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7° Capitolo


 

7° Capitolo - Calore

 

Aprì gli occhi circondato dal tepore del suo corpo. Era rannicchiata accanto a me, immersa nel sonno, e con una mano tratteneva un lembo della mia maglietta bianca. La trovai dolce ed intrigante nella sua innocenza. Facendo attenzione a non svegliarla mi misi su di un lato e, stravolgendo l’abitudine mattiniera che avevo di alzarmi subito ed iniziare a fare workout, rimasi ad osservarla dormire conscio del fatto che, se fosse stata sveglia, il mio sguardo addosso l’avrebbe forse fatta arrossire.

Era strano constatare quali e quanti particolari si potevano notare facendo un poco di attenzione. Il suo viso, per esempio, mi sembrava diverso. Più infantile e più dolce del solito. Il suo corpo, raggomitolato stretto al mio, sembrava cercasse calore e protezione così, nonostante la mia natura ormai da molto tempo non raccogliesse e conservasse più il tipico calore umano, non fui restio a concederglielo. Le mie braccia andarono a circondarle la vita e sdraiandomi nuovamente prono chiusi gli occhi richiamando a me l’oblio del sonno.

Non mi addormentai subito forse consapevole di esser circondato dal suo profumo naturale. Sapeva di miele e sole, di pace e tranquillità, di estate e dolcezza. Sensazioni che non provavo da molto, molto tempo e di cui, solo raramente, sentivo la mancanza.

I suoi capelli lunghi e biondi portarono alla mente ricordi della mia vita passata, di quando ero ancora umano, memorie che credevo ormai sepolte e perdute da tempo. La dolcezza dei suoi tratti era invece qualcosa di nuovo forse perché molto diversa dalle decine di donne con cui avevo giaciuto. Era anche vero che paragonare Sara, l’esperienza di dormire e stare a letto con lei, a quella delle altre donne era pura eresia; qualcosa di assolutamente inconcepibile anche il solo pensarlo.

Lei era diversa.

Era diversa da me e da chiunque avessi mai conosciuto. Era diversa non solo per via di quella sua strana natura ma anche per via del suo modo di fare e di essere. Era ricca di una preziosità che non avevo trovato in nessun’altro se non in lei. Era forte e fragile allo stesso tempo, gioiosa e accattivante, intelligente ma anche tremendamente ingenua. Era un mix irresistibile.

Finalmente il sonno mi colse e, con un sorriso nostalgico sulle labbra, mi riaddormentai.

 

 

 

Rinvenni diverse ore dopo e nello stesso istante percepì che anche lei stava riaprendo gli occhi. La sua vicinanza aveva turbato più del dovuto il mio corpo e questo se da una parte lo considerai normale, dato la presenza di quel suo meraviglioso corpo femmineo a mia disposizione, dall’altra mi fece pensare dato che si trattava dell’ingenuo corpo di Sara.

Mosse le gambe e i piedi, poi il busto e il petto sfregarono sul mio mentre le mani andavano a stropicciare i tratti del suo volto e i capelli. Tutto in lei trasmetteva sensualità ed innocenza, purezza e malizia.

L’avevo vista svegliarsi migliaia e migliaia di volte ma non mi era mai capitato di percepirlo fisicamente in quel modo.

Era giusto e naturale desiderare fisicamente la propria sorella?

Era comprensibile il mio carnale desiderio di lei? Un desiderio primitivo, che non provavo da moltissimi anni, e così forte da mettere in subbuglio addirittura la mia mente?

Era corretto da parte mia fondere l’affetto che ci univa a tutto quel “sentire”?

Mi alzai prima che si svegliasse del tutto e corsi in bagno per una doccia che sciogliesse quella mia tensione. Avrei dovuto parlarne con Godric appena possibile.

 

 

 

Finì di stiracchiarmi e aprì gli occhi rendendomi subito conto che mi trovavo sola, a letto. Eric non c’era così tirai su il busto e tesi l’orecchio. Sentivo lo scrosciare dell’acqua, forse quello della doccia, provenire dal bagno.

Mi rasserenai e mi lasciai di nuovo cadere sul grande letto, incurante del fatto che mi sentissi più che riposata. Volevo crogiolarmi ancora qualche minuto in quella sensazione di calore che mi accompagna sempre appena sveglia.

“Ti sei svegliata finalmente” la sua bella voce arrivò dal fondo del corridoio “Sai che abbiamo dormito per più di dodici ore? Non mi era mai successo prima” aggiunse con un sorriso raggiungendo la stanza in cui mi trovavo mentre finiva di tamponarsi, con un asciugamano, i capelli bagnati

Allungai le braccia verso di lui sorridendo “Vieni. Io non ho voglia di alzarmi. Fammi compagnia”

Sorrise di nuovo scuotendo la testa mentre gettava l’asciugamano ai piedi del letto “Che viziata che sei!” poi avvicinandosi a me, senza però salire sul letto, aggiunse  “Io però non posso esserlo. Ho un locale da mandare avanti e nonostante ci sia Pam, devo comunque controllare delle cose”

Scossi la testa e corrucciai le labbra rabbuiata  “E devi andarci subito? Non puoi farmi compagnia solo per un po’?”

Sorrise e mi baciò la fronte “Mi dispiace pulce, non posso”

Mugugnai ancora e mi voltai di fianco dandogli le spalle  “Sei un bugiardo. Avevi detto che ti saresti occupato di me e invece mi lasci per andartene via!”

Lo sentì sospirare e poi sedersi vicino a me “Non vado via a divertirmi Sara. Devo andare a lavorare. In caso contrario come pensi che potrei provvedere a te?”

“Potresti assumere qualcun altro che lavori per te” mugugnai ancora arrabbiata

Rise mentre mi accarezzava i capelli “Ho già qualcuno che lavora per me, ma quello che faccio io non lo può fare qualcun altro. Ora smetti di fare l’arrabbiata. Voltati dai, non fare i capricci”

Mi voltai e lo guardai con gli occhi ridotti fessure  “Gloria non mi ha mai lasciato sola. Mai! Stava sempre con me”

“Dio Sara, perché stai facendo tutte queste storie si può sapere? Devo andare a lavorare. Fine della storia”

Indurì lo sguardo e volsi il capo dall’altra parte. Volevo tagliarlo fuori e farlo sentire in colpa. Non era giusto che mi lasciasse sola dopo tutto quello che avevo passato. Io ero la sua famiglia ed ero più importante di qualsiasi accidenti di lavoro dovesse fare.

Mi prese il volto tra le mani e con un poco di forza mi costrinse a voltarmi verso di lui.

“So bene che Gloria non lavorava e stava sempre con te. Ma ti sei mai fermata a riflettere o a domandarti da dove provenissero i soldi che avevate per vivere?”

Sgranai gli occhi sorpresa e mi tirai a sedere “Glieli davi tu?”

“Già” annuì con un sorriso ironico “E per farlo devo lavorare. Hai capito?”

Annuì abbassando il capo

Non avevo mai pensato a dove e come Gloria si procurasse i soldi che servivano ad entrambe. In effetti avrei dovuto pensarci e non darlo per scontato. Quindi tutto quello che avevo e avevo avuto era dovuto a Eric? Dovevo tutto a lui?

“Ora devo andare. E’ davvero troppo tardi e Pam avrà bisogno di me. Torno appena ho finito. Se hai bisogno chiamami. Ti lascio il numero di sopra, in cucina, va bene?”

Annuì per poi alzare gli occhi sul suo viso. Gli accarezzai lentamente il viso con le dita sperando che con quel gesto perdonasse la mia reazione infantile ed immatura. Sorrisi quando lo vidi fare altrettanto. Guardando la piccola sveglia, sistemata a terra, si alzò di fretta. Mi salutò velocemente e corse fuori.

Rimasi sdraiata a letto ancora per molto tempo ripensando al passato. Mi resi conto che avevo dato per scontate un mucchio di cose. Dai vestiti al cibo, dalla mia istruzione ai libri, dai miei peluche o giochi dell’infanzia, ai vestiti e a tutte le altre cose che avevo sempre avuto senza mai sapere bene da dove venissero.

Solo allora, in quel momento, mi resi conto che era tutto merito di Eric. Dovevo a lui tutto quello che ero e tutto quello che avevo avuto.

Sono in debito con lui!

Lui lavorava e lo aveva sempre fatto per mantenere se stesso e me e Gloria e chissà cos’altro.

Come avrei fatto a ricambiare tutto questo?

Decisi che era ora di pensarci bene. Era ora di ripagarlo e di provvedere da sola a me stessa. Mi fiondai sotto la doccia e cominciai a pensare alla miriade di soluzioni che avevo per poter fare qualcosa per lui. Avevo la possibilità di ricambiare i sacrifici che, probabilmente, aveva fatto per non farmi mai mancare nulla e non mi sarei di certo tirata indietro.

Dovevo trovare un lavoro!

  
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