7° Capitolo - Calore
Aprì gli occhi circondato dal tepore del suo corpo. Era
rannicchiata accanto a me, immersa nel sonno, e con una mano tratteneva un
lembo della mia maglietta bianca. La trovai dolce ed intrigante nella sua innocenza.
Facendo attenzione a non svegliarla mi misi su di un lato e, stravolgendo
l’abitudine mattiniera che avevo di alzarmi subito ed iniziare a fare workout,
rimasi ad osservarla dormire conscio del fatto che, se fosse stata sveglia, il
mio sguardo addosso l’avrebbe forse fatta arrossire.
Era strano constatare quali e quanti particolari si potevano
notare facendo un poco di attenzione. Il suo viso, per esempio, mi sembrava diverso.
Più infantile e più dolce del solito. Il suo corpo, raggomitolato stretto al
mio, sembrava cercasse calore e
protezione così, nonostante la mia natura ormai da molto tempo non raccogliesse
e conservasse più il tipico calore umano, non fui restio a concederglielo. Le
mie braccia andarono a circondarle la vita e sdraiandomi nuovamente prono
chiusi gli occhi richiamando a me l’oblio del sonno.
Non mi addormentai subito forse consapevole di esser
circondato dal suo profumo naturale. Sapeva di miele e sole, di pace e
tranquillità, di estate e dolcezza. Sensazioni che non provavo da molto, molto
tempo e di cui, solo raramente, sentivo la mancanza.
I suoi capelli lunghi e biondi portarono alla mente ricordi
della mia vita passata, di quando ero ancora umano, memorie che credevo ormai
sepolte e perdute da tempo. La dolcezza dei suoi tratti era invece qualcosa di
nuovo forse perché molto diversa dalle decine di donne con cui avevo giaciuto.
Era anche vero che paragonare Sara, l’esperienza di dormire e stare a letto con
lei, a quella delle altre donne era pura eresia; qualcosa di assolutamente
inconcepibile anche il solo pensarlo.
Lei era diversa.
Era diversa da me e da chiunque avessi mai conosciuto. Era
diversa non solo per via di quella sua strana natura ma anche per via del suo
modo di fare e di essere. Era ricca di una preziosità che non avevo trovato in
nessun’altro se non in lei. Era forte e fragile allo stesso tempo, gioiosa e
accattivante, intelligente ma anche tremendamente ingenua. Era un mix irresistibile.
Finalmente il sonno mi colse e, con un sorriso nostalgico sulle
labbra, mi riaddormentai.
Rinvenni diverse ore dopo e nello stesso istante percepì che
anche lei stava riaprendo gli occhi. La sua vicinanza aveva turbato più del
dovuto il mio corpo e questo se da una parte lo considerai normale, dato la
presenza di quel suo meraviglioso corpo femmineo a mia disposizione, dall’altra
mi fece pensare dato che si trattava dell’ingenuo
corpo di Sara.
Mosse le gambe e i piedi, poi il busto e il petto sfregarono
sul mio mentre le mani andavano a stropicciare i tratti del suo volto e i
capelli. Tutto in lei trasmetteva sensualità ed innocenza, purezza e malizia.
L’avevo vista svegliarsi migliaia e migliaia di volte ma non
mi era mai capitato di percepirlo fisicamente in quel modo.
Era
giusto e naturale desiderare fisicamente la propria sorella?
Era
comprensibile il mio carnale desiderio di lei? Un desiderio primitivo, che non
provavo da moltissimi anni, e così forte da mettere in subbuglio addirittura la
mia mente?
Era
corretto da parte mia fondere l’affetto che ci univa a tutto quel “sentire”?
Mi alzai prima che si svegliasse del tutto e corsi in bagno
per una doccia che sciogliesse quella mia tensione. Avrei dovuto parlarne con
Godric appena possibile.
Finì di stiracchiarmi e aprì gli occhi rendendomi subito
conto che mi trovavo sola, a letto. Eric non c’era così tirai su il busto e
tesi l’orecchio. Sentivo lo scrosciare dell’acqua, forse quello della doccia,
provenire dal bagno.
Mi rasserenai e mi lasciai di nuovo cadere sul grande letto,
incurante del fatto che mi sentissi più che riposata. Volevo crogiolarmi ancora
qualche minuto in quella sensazione di calore che mi accompagna sempre appena
sveglia.
“Ti sei svegliata finalmente” la sua bella voce arrivò dal
fondo del corridoio “Sai che abbiamo dormito per più di dodici ore? Non mi era
mai successo prima” aggiunse con un sorriso raggiungendo la stanza in cui mi
trovavo mentre finiva di tamponarsi, con un asciugamano, i capelli bagnati
Allungai le braccia verso di lui sorridendo “Vieni. Io non ho
voglia di alzarmi. Fammi compagnia”
Sorrise di nuovo scuotendo la testa mentre gettava
l’asciugamano ai piedi del letto “Che viziata che sei!” poi avvicinandosi a me,
senza però salire sul letto, aggiunse
“Io però non posso esserlo. Ho un locale da mandare avanti e nonostante
ci sia Pam, devo comunque controllare delle cose”
Scossi la testa e corrucciai le labbra rabbuiata “E devi andarci subito? Non puoi farmi
compagnia solo per un po’?”
Sorrise e mi baciò la fronte “Mi dispiace pulce, non posso”
Mugugnai ancora e mi voltai di fianco dandogli le spalle “Sei un bugiardo. Avevi detto che ti saresti
occupato di me e invece mi lasci per andartene via!”
Lo sentì sospirare e poi sedersi vicino a me “Non vado via a
divertirmi Sara. Devo andare a lavorare. In caso contrario come pensi che
potrei provvedere a te?”
“Potresti assumere qualcun altro che lavori per te” mugugnai ancora
arrabbiata
Rise mentre mi accarezzava i capelli “Ho già qualcuno che
lavora per me, ma quello che faccio io non lo può fare qualcun altro. Ora
smetti di fare l’arrabbiata. Voltati dai, non fare i capricci”
Mi voltai e lo guardai con gli occhi ridotti fessure “Gloria non mi ha mai lasciato sola. Mai! Stava
sempre con me”
“Dio Sara, perché stai facendo tutte queste storie si può
sapere? Devo andare a lavorare. Fine della storia”
Indurì lo sguardo e volsi il capo dall’altra parte. Volevo
tagliarlo fuori e farlo sentire in colpa. Non era giusto che mi lasciasse sola
dopo tutto quello che avevo passato. Io ero la sua famiglia ed ero più
importante di qualsiasi accidenti di lavoro dovesse fare.
Mi prese il volto tra le mani e con un poco di forza mi
costrinse a voltarmi verso di lui.
“So bene che Gloria non lavorava e stava sempre con te. Ma ti
sei mai fermata a riflettere o a domandarti da dove provenissero i soldi che avevate
per vivere?”
Sgranai gli occhi sorpresa e mi tirai a sedere “Glieli davi
tu?”
“Già” annuì con un sorriso ironico “E per farlo devo
lavorare. Hai capito?”
Annuì abbassando il capo
Non avevo mai pensato a
dove e come Gloria si procurasse i soldi che servivano ad entrambe. In effetti
avrei dovuto pensarci e non darlo per scontato. Quindi tutto quello che avevo e
avevo avuto era dovuto a Eric? Dovevo tutto a lui?
“Ora devo andare. E’ davvero troppo tardi e Pam avrà bisogno
di me. Torno appena ho finito. Se hai bisogno chiamami. Ti lascio il numero di
sopra, in cucina, va bene?”
Annuì per poi alzare gli occhi sul suo viso. Gli accarezzai lentamente
il viso con le dita sperando che con quel gesto perdonasse la mia reazione
infantile ed immatura. Sorrisi quando lo vidi fare altrettanto. Guardando la
piccola sveglia, sistemata a terra, si alzò di fretta. Mi salutò velocemente e
corse fuori.
Rimasi sdraiata a letto ancora per molto tempo ripensando al
passato. Mi resi conto che avevo dato per scontate un mucchio di cose. Dai
vestiti al cibo, dalla mia istruzione ai libri, dai miei peluche o giochi
dell’infanzia, ai vestiti e a tutte le altre cose che avevo sempre avuto senza
mai sapere bene da dove venissero.
Solo allora, in quel momento, mi resi conto che era tutto
merito di Eric. Dovevo a lui tutto quello che ero e tutto quello che avevo
avuto.
Sono
in debito con lui!
Lui lavorava e lo aveva sempre fatto per mantenere se stesso
e me e Gloria e chissà cos’altro.
Come
avrei fatto a ricambiare tutto questo?
Decisi che era ora di pensarci bene. Era ora di ripagarlo e
di provvedere da sola a me stessa. Mi fiondai sotto la doccia e cominciai a
pensare alla miriade di soluzioni che avevo per poter fare qualcosa per lui.
Avevo la possibilità di ricambiare i sacrifici che, probabilmente, aveva fatto
per non farmi mai mancare nulla e non mi sarei di certo tirata indietro.
Dovevo trovare un
lavoro!