Capitolo Due – Il Sogno Distrutto
Sembrava
che lei fosse nata per quello, per poter volare, libera e
spensierata, al di sopra di ogni cosa, perdendosi
nell’infinità del cielo,
confondendosi con l’oscurità della notte stellata.
In
poco tempo le sue potenti ali la portarono lontano dalla sua
casa, verso Lisbona e aaron: non aveva bisogno di sapere la strada, la
guidava
il suo cuore e ora la sua unica speranza era quella di poter essere a
destinazione prima dell’alba. Il suo sogno si sarebbe
avverato. Finalmente.
Come
aveva previsto ci volle meno di un ora per arrivare e quasi
altrettanto per trovare l’hotel dove il ragazzo alloggiava
poi, quando finalmente
lo trovò, si bloccò davanti alla finestra. Il
cuore le batteva all’impazzata e
non per lo sforzo che aveva fatto... il suo primo impulso fu quello di
lanciasi
contro la grande portafinestra ed entrare nella camera ma poi si rese
conto del
guaio che avrebbe combinato: come avrebbero potuto reagire i suoi amici
se un
angelo dalle ali d’ombra, con le sembianze
della ragazza che abitava a
chilometri di distanza, fosse piombato su di loro? E soprattutto come
avrebbe
reagito lui?
Mille
dubbi le caddero addosso come pesanti gocce d’acqua. Che
cosa era diventata? Aveva venduto la sua umanità... e se ora
non l’avesse più
amata per quello che era diventata? Era pur sempre un messaggero del
demonio,
una creatura infernale, mutilata nello spirito per soddisfare un
capriccio...
ma lo era davvero? No... era un bisogno urgente... diventato con il
tempo
indispensabile.. e se quel suo cambiamento si era rivelato necessario
per
riuscire a passare almeno un po’ di tempo insieme a quel
ragazzo allora era
contenta di aver dato tutto quello che aveva.
Si
avvicinò con cautela, senza riuscire a calmare i battiti
forsennati del suo cuore e osservò la camera. Era grande e
spaziosa con un
letto a castello e uno matrimoniale, tutto arredato sulle
tonalità del blu.
vicino alla porta d'entrata si vedeva l'entrata per il bagno e ai piedi
del
letto un comò di legno scuro.
Ovunque
erano disseminate bottiglie di vodka e liquori vari mentre
cinque o sei ragazzi erano ammassati sul pavimento ubriachi fradici. Si
avvicinò
maggiormente, con le ali che quasi sfregavano contro il vetro, e alla
fine
riuscì a vedere il letto matrimoniale dove riposavano altri
tre adolescenti.
Il
cuore le balzò nel petto quando finalmente i suoi occhi si
posarono su Aaron. Era addormentato scompostamente sulla parte sinistra
del
letto con la testa rivolta verso l’interno della stanza e un
braccio a
penzoloni dal bordo, immobile. La maglietta bianca lasciava scoperta la
parte
inferiore del busto e i jeans coprivano le gambe leggermente aperte.
Con
un lungo sospiro Evee appoggiò una mano sul vetro della
finestra e rimase a guardarlo, felice di poterlo finalmente vedere e
allo
stesso tempo triste di non poterlo neanche sfiorare.
All'improvviso
dal nulla comparve una nebbia sottile e
fluorescente che cominciò a vorticare alle spalle della
giovane, condensandosi
fino a formare una figura quasi umana, incredibilmente simile ad uno
spettro.
<
Vorresti essere accanto a lui, vero? >
apostrofò la
creatura con una voce leggera e lievemente acuta.
La
ragazza si allontanò dal vetro, voltandosi velocemente. Non
era
spaventata da quella apparizione, sapeva chi l’aveva mandata.
<
Cosa vuole ancora Satana? > chiese soltanto.
<
Avvisarti che è meglio se non ti fai vedere da nessuno con
questo aspetto, potresti scatenare il panico. >
<
E da quando il signore dell’inferno si preoccupa di non
procurare caos nel mondo? >
<
Da quando questo potrebbe procurare danni al tuo corpo. È
pur sempre una parte del vostro scambio: se tu verrai vista sotto
queste
spoglie perderai le ali per sempre così come hai perso
metà della tua anima e
in questo caso il tuo corpo apparterrà per sempre al mio
signore > la
avvisò prima d scomparire nuovamente come nebbia al sole.
<
Bastardo... > inveì contro di lui la ragazza,
immaginandolo che rideva tra fiamme degli inferi e continuando a
rivolgergli
contro una serie di imprecazioni che sarebbero potue durare tutta la
notte.
<
Mi vuoi così male ragazza? > le
sussurrò all’orecchio
la voce suadente dell’angelo caduto.
<
No ti voglio molto peggio > rispose lei tranquillamente,
anche se infastidita dal tono divertito dell’altro, che era
comparso nella sua
forma umana, seduto sul davanzale della finestra accanto al piccolo
balconcino.
<
Io lo faccio solamente per il tuo bene mia cara... >
<
Risparmiati l’ipocrisia... sapevi perché io
desideravo così
ardentemente questo paio di ali, mi hai ingannato! >
<
Non è vero, mia cara, tu puoi comunque vedere quel ragazzo,
puoi stargli vicino, toccarlo... come angelo custode! > disse
ridendo. Una
risata malvagia e fredda che la fece divampare di rabbia. < se
vuoi
continuare a stare vicino a lui e a proteggerlo, sotto questa forma ne
hai
tutto il potere... io ti ho dato quello che volevi, piccola
incontentabile
demonietta! Ma visto che mi piaci così tanto arrabbiata,
voglio concederti un
altro aiuto, non posso fare altro mia cara >
continuò, schioccando le dita e
facendo girare la maniglia della portafinestra, che si aprì
senza il minimo
rumore.
<
Ora potrai stargli veramente vicino. Contenta? > la
schernì
mentre spariva inghiottito nuovamente dalla nube di fiamme.
Evee
lo ignorò, tornando a guardare la stanza. Si
avvicinò
lentamente al letto a due piazze, chinandosi verso il viso del giovane
dai
capelli castani. Sorrise tristemente osservando quel volto
così sereno e dolce,
il volto che non avrebbe mai potuto baciare... senza rendersene conto
portò una
mano fino a sfiorargli la guancia, per poi accarezzargli piano i
capelli... se
si fosse svegliato sarebbe stata la fine ma non voleva smettere... era
troppo
tempo che desiderava toccarlo... Gli occhi le diventarono lucidi mentre
si
faceva forza per cercare di allontanarsi: ormai era vicina
l’alba non poteva
rischiare di non vederlo più per
l’eternità...
Improvvisamente
il giovane si mosse, stringendo le braccia intorno
alla vita della fanciulla che aveva aperto le ali per la sorpresa e
avvicinandola a sé. Evee trattenne il respiro pensando che
si fosse svegliato,
ma presto si accorse che si era solo mosso nel sonno anche se questo
non
rendeva meno forte la sua presa.
Con
il cuore che batteva all’impazzata la ragazza
cercò
delicatamente di staccarsi dalla sua stretta, senza riuscirci,
finché dopo poco
non si arrese a quel caldo abbraccio che aveva sempre desiderato.
Appoggiò con
delicatezza la testa al petto del suo amore, ascoltando il battito
ritmato del
suo cuore e il suo respiro calmo, sentendo il profumo della sua pelle
così
vicino a lei.
Dolcemente,
cominciò ad accarezzargli il collo, finché lui,
all’improvviso,
non sospirò.
<
Evee... > il suo mormorio sembrava quasi un gemito, che le
aprì il cuore, rompendo le sue ultime difese. Calde lacrime
cominciarono a
scivolare sulle sue guance bagnando la maglietta di lui, lacrime che
sapevano
del suo bisogno, del suo amore.
Si
alzò lievemente per riuscire ad arrivare alle sue labbra e
lo
baciò, un bacio casto ma che le infiammò
l’anima come le fiamme dell’inferno
non avrebbero mai potuto fare, un bacio che si impresse a fuoco in ogni
suo
pensiero e in ogni scintilla del suo essere... rimase pochi secondi a
gustare
quella splendida sensazione che forse non avrebbe mai più
risentito, un tempo
splendido che le sembrò durare
un’eternità ma mai veramente abbastanza, poi si
staccò con forza da lui, mentre le lacrime continuavano a
cadere.
Il
ragazzo balzò a sedere, svegliato da quel brusco movimento
e,
inaspettatamente la vide. Non era stata abbastanza veloce ad
allontanarsi, non
ne aveva trovato la forza anche se cercava in ogni piccolo riflesso di
se...
Era
la fine... rimase a guardare il giovane negli occhi per alcuni
istanti, il cuore che prima batteva dall’emozione ora
paralizzato nel petto da
una disperazione che andava crescendo.
Aaron
si portò le mani agli occhi, sfregandoli leggermente e senza
pensare, lei colse l’attimo per buttarsi giù dal
balcone pregando che quella
non fosse l’ultima volta che poteva vederlo.
Si
nascose, continuando ad allontanarsi velocemente, senza perdere
di vista quello che succedeva nella camera, pregando che si fosse
sbagliata e
non avesse davvero incontrato i suoi dolci e bellissimi occhi,
scongiurando che
stesse ancora dormendo in quel momento.
Il
ragazzo smise di strofinarsi il viso e alzò lo sguardo verso
il
muro che aveva di fronte, dove pochi secondi prima era sicuro di aver
visto la
figura della ragazza che amava anche se provvista di un paio di grandi
ali
nere, tuttavia la stanza era vuota. Sentiva sulle labbra un sapore
dolce e
piacevole, qualcosa di nuovo e di desiderato, ma non sapeva cosa era,
da dove
veniva, tutto gli sembrava uno splendido sogno, come la sensazione di
quel
calore sulla pelle, il tepore che lui aveva tanto immaginato...
Si
guardò più volte intorno, soffermandosi sulla
finestra aperta,
sempre più confuso.
<
Devo aver bevuto un po’ troppo ieri sera... Guarda che razza
di scherzi mi fa la vista... > sbuffò massaggiandosi
leggermente la testa,
poi si alzò per osservare l’alba che ormai
sopraggiungeva ad est. < Chissà
come sta la mia piccola tigra? >