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Autore: aryabrightmore    20/06/2013    5 recensioni
Arya ha 17 anni; è una ragazza irrequieta, impulsiva, curiosa e impaziente. La sua testa gira a velocità supersonica, non riesce mai a rimanere fissa su qualcosa perchè ha sempre la sensazione di perdersi qualcos'altro.
Harry ha 19 anni; è un ragazzo malinconico, solitario, misterioso e gentile con tutti. La sua mano scrive a velocità supersonica su un quadernetto nero un po' rovinato.
"L'eleganza del riccio" è una storia che parla di errori (apparentemente) irrimediabili, di sensi di colpa e di nuovi inizi, perchè anche quando ci sembra che tutto vada nel verso sbagliato, che siamo condannati all'infelicità, la vita ci offre sempre un'altra opportunità.
A noi il compito di coglierla.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'eleganza del riccio.

CAPITOLO PRIMO: NONNA RUTH.

Il paesaggio fuori dal finestrino scorreva veloce, così come i miei pensieri e le parole delle canzoni che si susseguivano sul mio i-Pod.
Alla fine mi ero dovuto rassegnare alla decisione dei miei: era stata dura, ma dopo averne parlato con Eve, la mia migliore amica, avevo concluso che avrei fatto il possibile per accogliere quell'esperienza con positività. 
« Magari ne viene fuori qualcosa di buono!» aveva detto, ed io mi ero fatta contagiare dalla sua visione ottimistica delle cose. 
Così eccomi qui, seduta, o meglio, stravaccata sul sedile posteriore della Lancia nera di mio padre. 
Quella era la prima volta, da quando aveva inspiegabilmente deciso di trasferirsi, che andavo a trovare la nonna. Lei era una sessantacinquenne fuori dal comune, basti dire che mi assomigliava molto in fatto di carattere: era arzilla, instancabile ed irrimediabilmente testarda. Ad esempio, negli ultimi anni mio padre aveva provato a convincerla ad assumere una badante o, quantomeno, una signora delle pulizie che l'aiutasse con le faccende domestiche, ma lei, irremovibile, aveva sempre rifiutato. Voleva fare sempre tutto da sola e non sopportava che si pronunciasse la frase "alla tua età.." in sua presenza. 
Per questo aveva stupito tutti la sua scelta di ritirarsi a vita tranquilla nelle campagne del Devon... o forse la sua era solo una scusa per scatenarsi ancora di più il che, conoscendo mia nonna, era al quanto più probabile.
Mentre ero ancora immersa nei miei pensieri qualcuno mi strattonò piano la spalla: era mio padre, eravamo arrivati e nemmeno me n'ero accorta.
Scesa dalla macchina rimasi estasiata dal paesaggio che mi si presentò davanti: la casa era collocata su una piana circondata da folti alberi. Nel giardino privato di mia nonna notai un angolino con diverse piantagioni, fra le quali identificai una pianta di pomodoro ed una di basilico. Per il resto c'era un prato ben colto e curato, con piccole oasi di fiori, principalmente tulipani, e dominato da due grossi alberi, entrambi ciliegi, uniti da una grossa amaca. Incominciavo a capire come occupasse il tempo mia nonna. Altro che relax...
Stavo ancora ispezionando la zona quando mia nonna ci venne incontro; era proprio come la ricordavo: paffutella e sorridente.
« Chi non muore si rivede!» esordì con una delle sue tipiche frasi da liceale; la cosa buffa era che, con la spontaneità con cui le diceva lei, non risultavano affatto fuori luogo.
« Ciao nonna!» la salutai recuperano il mio buonumore « Come stai?». 
 « Alla grande!».
Risi: quella donna non si smentiva mai.

 

Terminati i saluti, entrammo in casa: l'interno dell'edificio era molto spazioso, c'era un salone ampio con  un camino enorme che spiccava in un angolo, accanto al quale vi era un lungo divano blu che faceva pandant con una poltrona del medesimo colore. Il tavolo di legno, abbinato alle sedie che lo circondavano, era lo stesso che la nonna aveva nella sua casa a Londra. Un'altra cosa che mi colpì fu la grande porta a specchio che collegava il salotto alla cucina, dalla quale proveniva un'inteso odore di zenzero e cannella. 
L'ambiente, dovevo ammetterlo, mi piaceva molto: si respirava l'aria di campagna, calda e avvolgente.
La nonna ci guidò poi al piano superiore, dove vi erano tre camere e un bagno.  
« Tu dormirai qui Arya».
Entrando nella stanza dove avrei trascorso i due mesi successivi rimasi ancora una volta stupita dai grandi spazi: in quella stanza avrebbero potuto entrarci comodamente tre persone.
« Ti piace?» mi chiese papà speranzoso.
« E' molto bella, soprattutto per la mega-finestra!» risposi con entusiasmo avvicinandomi al vetro. La distesa di fronte a me sembrava ancora più spaziosa e il bosco che ne definiva i contorni la rendeva quasi magica. 
"Che strano posto" pensai mentre mi giravo verso gli altri. Sarebbe stato bello se avessi potuto condividerlo con qualcun'altro, magari Eve.
 « Ruth devi spiegare ad Arya come si svolge la giornata in campagna; lei pensa che stare qui sarà noioso e monotono» se ne uscì mia madre, dandomi l'occasione di incenerirla con lo sguardo mentre la nonna ci guardava divertita. 
« Sono sicura che non ti annoierai, qui di cose da fare ce ne sono un mucchio!» mi rassicurò quest'ultima, schioccandomi un occhiolino di cui in quel momento non capii il senso.
Io, da parte mia, la guardai scettica: il fatto che trovassi quel posto suggestivo non implicava un mio cambio di posizione. 
Comunque, evitai di aggiungere altro e lasciai che loro tre scendesso di sotto. Aprii la valigia ed incominciai a sistemare le mie cose alla bell'e meglio. Quando ebbi finito, sbirciai il cellulare e mi accorsi con piacere che c'era la linea, così decisi di chiamare Eve e aggiornarla sulle mie prime impressioni.
 « Visto? Che ti avevo detto? E' sbagliato giudicare a priori senza conoscere realmente ciò a cui si va incontro» mi disse lei con voce soddisfatta.
Eve e le sue perle di saggezza. Che poi, tra parentesi, ad un tipo peperino come lei, non si addicevano per niente.
« Secondo me resta comunque noioso... e poi è facile parlare per te che te ne vai in un villaggio turistico con il tuo ragazzo!» la rimbeccai.
« Bhè... io devo andare!».
« Ah ora che non sai che rispondere te la svigni?» la schernii, ridacchiando.
« Dico seriamente, è arrivato Marco..
».
« Va bene dai, allora ci sentiamo. Ciao Eve».
« Ciao Ay-Ay».
Finita la conversazione mi sedetti sul letto, appoggiai le spalle al muro e guardai fuori dalla finestra; la luce cominciava leggermente a scurirsi e il cielo si stava tingendo di variegati colori, mentre il sole iniziava a scendere dietro agli alberi.
Ancora una volta, rimasi affascinata dalla bellezza del tramonto.


Un'oretta dopo scesi a salutare i miei genitori che si apprestavano a partire.
« Vedrai che ti divertirai» disse mio padre abbracciandomi affettuosamente.
Annuii senza spiccicare parola, non mi andava di contraddirlo.
« Sta attenta, Arya, e non combinare casini» aggiunse mia madre dandomi un bacio sulla guancia.
Mi irrigidii appena, stavo per ribattere qualcosa ma lei mi interruppe: « Non dire niente, lo so cosa pensi; vorrei solo che prima di fare una cosa ci pensassi due volte. Non farci stare in pensiero» continuò, e in uno slancio mi abbraccio forte.
Rimasi incerta sul da farsi, da un lato avrei voluto ricambiare, dall'altro c'erano ancora troppe cose in sospeso tra di noi. Mi distaccai appena per mascherare l'imbarazzo e abbassai gli occhi. Rimasi lì mentre li vedevo salire in macchina. Due minuti dopo nel vialetto regnava un silenzio rotto solo dal rumore delle cicale.  
Ritornai dentro e raggiunsi nonna Ruth in cucina, con aria sconsolata.
« Non fare quella faccia.. ho parlato con una mia amica e lei mi ha detto che domani sua nipote e altri ragazzi del paese organizzano un falò sulla spiaggia, puoi andarci se vuoi» disse mia nonna, con aria complice.
Io non potetti credere alle mie orecchie: « Scherzi? Ci sono dei ragazzi qui?».
 « E cosa pensavi, che ti invitassi alla tortura?» ribattè mentre sfornava una focaccia dall'odore decisamente invitante. Presumendo che quella sarebbe stata la nostra cena mi venne l'acquolina in bocca.
« Ma perchè non me l'hai detto prima?» 
« Non potevo certo dirlo davanti a tua madre.. credo che ti avrebbe rimesso in macchina alla velocità della luce»
« Oh nonna, sei una grande!» esultai, mentre in uno slancio l'abbracciavo. Ridemmo insieme, poi ci ricomponemmo ed io mi sedetti al tavolo, guardandola armeggiare con coltello, telie e quant'altro.
« Ma chi è questa amica di cui parli?» le chiesi.
Nonna intanto mi raggiunse posandomi davanti un piatto con un pezzo non indifferente di focaccia. L'addentai e, come previsto, era buonissima.
« Non so se te ne ho mai parlato. E' Emma, una vecchia vicina di casa che si è trasferita qui molto tempo prima di me. Tuo padre se la ricorda di sicuro, era innamorato perso di sua figlia Margaret».
Sgranai gli occhi. « Di quanto tempo fa stiamo parlando?»
« Più o meno 25 anni fa, tuo padre non aveva ancora 20 anni. Lei era un anno più grande di lui ed era bellissima; tutto il quartiere impazziva per lei, compreso tuo padre».
« Ma c'è stato qualcosa fra di loro?» continuai ad indagare, sempre più curiosa, tra un morso e l'altro.
« Figurati, lei neanche lo vedeva!» ridacchiò « Era lui che, con qualsiasi scusa, saliva a casa loro pur di farsi notare. Ogni volta, però, tornava a casa insoddisfatto» 
« Povero papà, chissà come c'è rimasto male. E questa Margaret che fine ha fatto?».
« Lei non ha avuto la vita che sperava, questo è sicuro; a volte la bellezza può fare più danni che altro. Margaret pensava che le bastasse per ottenere ciò che voleva».
« Bhè, a guardare le modelle o le mogli dei calciatori non lo diresti...»
« Non le invidiare. Sicuramente essere belle aiuta nella vita, ma se poi non usi la testa non vai da nessuna parte. Magari loro fanno la bella vita per un po', ma sono comunque donne che non si realizzerano mai nella vita, che dovranno sempre dipendere da qualcun'altro».
 Rimasi in silenzio.
« Tu, per esempio, cosa vuoi fare?» mi chiese allora la nonna.
« Ad essere sincera non ho ancora trovato la mia strada. So solo che appena compio diciottanni mi cerco un lavoro e me ne vado di casa» decretai, lasciando che la aprte orgogliosa di me prendesse il sopravvento.
« Che fretta hai? Non vuoi continuare a studiare?».
« Non lo so nonna... non voglio più vivere in quella casa. Lì mi sento soffocare».
La nonna annuì ma non disse niente, così io presi a raccontarle delle frequenti liti con mia madre, di come papà non facesse niente per difendermi anche quando avevo ragione, del fatto che fossi costantemente paragonata agli standard perfetti di Alis, di come non mi sentissi compresa, considerata o amata.
Era un po' come a scuola: se partivi con il piede sbagliato, poi dovevi faticare il quadruplo per fare cambiare idea ai prof. Perchè si faceva tanta fatica ad accettare che le persone sarebbero potuto cambiare? In bene e in male, certo, ma comunque era un cambiamento. 
Nonna sopirò, facendomi capire che a breve avrebbe sfoderato uno dei suoi discorsi illuministici.
« Capisco la tua amarezza Arya, ma spesso le situazioni non sono esattamente come le si vedono. I tuoi genitori ti vogliono bene e soffrono nel vederti stare male; è vero che tuo padre forse ha delegato un po' troppo a tua madre la facoltà di prendere decisioni e lei dal canto suo, con il brutto carattere che si ritrova, non è sempre molto comprensiva. Il problema tra voi è proprio il dialogo, avete lo stesso carattere impulsivo e testardo, per cui molto spesso partite prevenute e non riuscite a trovare un punto di incontro».
« Lei non ha fiducia in me! Non pensa che io possa cambiare...» esclamai, pur sapendo che la nonna c'avesse preso in pieno. 
« Devi avere pazienza tesoro, le cose si aggiusteranno; ci vuole tempo».
Feci un sorriso stentato, poi lei si avvicinò e mi abbracciò. Cullata dalle sue braccia affettuose, poggiai la testa sulla spalla. Lei mi baciò sulla fronte e io non riuscii ad aggiungere altro.
Ah, com'era complicata la vita. 
 
 
  
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