Il
bambino con gli
occhiali fu colto di sorpresa, perché rimase imbambolato a
fissare una ad una
quelle facce sorridenti che conosceva molto bene.
“Bè, Non dici nulla?”
chiese il giovane dalla pelle scusa con l accetto di Osaka.
“Heiji? Cosa ci fai qui??”
chiese indicando l’interessato col ditino.
“Hehe, è lei la colpevole”
rispose lui sorridente, indicando la ragazza dai capelli lunghi.
Lui si girò verso di lei
“Ultimamente mi sembravi
un po’ giù e così abbiamo deciso di
organizzare questa bella rimpatriata. Ti è
dispiaciuto?” chiese lei con un tono dolce
cui Conan non sapeva resistere; la sua risposta fu un
leggero “No,
altroché!” cercando di essere più
convincente possibile.
“Bene, allora io e Kazuha
prepariamo la cena, voi sedetevi!” disse lei, prendendo
l’amica sotto braccio e
dirigendosi verso la cucina.
I due detective si
sedettero per terra, di fianco ad un Goro intento a guardare la Tv
davanti alla
tavola.
La serata trascorse
piacevolmente, tra buoni piatti a base di pesce, risate, battibecchi
tra Heiji
e Kazuha, e chiacchere di ogni genere.
Per la notte le ragazze
avrebbero dormito insieme nella camera della Karateka, mentre Conan e
Heiji
avrebbero dormito in camera insieme a Goro, per la gioia di
quest’ultimo:
“Vedete di non fare
baccano e andare a letto presto!” fu il suo commento alla
notizia.
"Vaaa benee!” risposero in
coro i due ragazzi.
“Che bella la tua stanza
Ran, è molto ordinata!” si complimentò
l’amica.
“Grazie Kazuha!” rispose
lei, lievemente imbarazzata.
Ran le sistemò un futon
per terra di fianco al suo letto, si misero il pigiama e rimasero a
chiacchierare
al buio come non mai.
“A volte Heiji è proprio
insopportabile! Pensa sempre a casi, casi casi…”
si lamentò Kazuha sbuffando.
In quello stesso momento
ad Heiji scappò uno starnuto.
“Raffreddore?” chiese il
piccolo amico.
“No no, non credo..” ripose
lui.
“Ti capisco, anche Shinici
è così, sempre preso a fare il
detective.”
“Già come va con Shinici?
Si è più fatto vivo?”
“Mi chiama ogni tanto, ma
è da tanto che non torna a casa.” Disse lei con un
velo di malinconia.
“Cosa??”
“Be, ma a me non interessa,
che giochi pure a fare il detective!” cercò di
mascherare il suo dispiacere.
“Novità
sull’organizzazione?” chiese Heiji, mentre si stava
sistemando nel suo futon di
fianco a quello di Conan.
Goro era già nel mondo dei
sogni e russava come un trombone.
“Macchè, nessuna traccia…”
rispose sconsolato il bambino già comodo e sdraiato sul suo
futon, le braccia
dietro la schiena e sguardo al soffitto.
“Ed è per questo che sei
così?”
“Eh?” chiese voltandosi ed
Heij prese a stuzzicarlo
“Ma come? La tua ragazza
ti vede triste e ci invita qui per tirarti su, e tu fai il finto
tonto?” a
quelle parole il bambino divenne rosso .
“Ma…ma che dici? Non è la
mia ragazza, smettila!” rispose scocciato voltandosi
dall’altra parte per non
farsi vedere.
“Lo sai, ora che siamo
qui, da soli, io e te…” riprese in tono serio
Heiji.
Lui si girò verso di lui,
il suo sguardo piuttosto scocciato.
Delle risate povennero
dalla stanza di Ran e così i due guardarono il muro.
Heiji si alzò dal
materasso, aprì piano la porta della camera e a tentoni si
diresse vero la
porta della camera di Ran in punta di piedi, cercando di far meno rumore possibile.
“Heiji..” cercò di
chiamarlo il bambino sussurrando, alzandosi anche lui e avvicinandosi
all’amico.
Con molta calma il liceale
appoggiò l’orecchio alla porta per poter
origliare, mentre Conan stette a
fissarlo a braccia incrociate, imbronciato.
“In
effetti anche Shinici
si da un sacco di arie!” disse Ran con tono beffardo.
“Però come ti confessai,
adoro quel suo sguardo quando riesce a risolvere un
caso…” disse poi sorniona,
pensando al suo solito sguardo soddisfatto.
Quest’ultima
frase fece
avvampare il piccolo Shinici rimpicciolito, che non sapeva se starsene
fermo li
impalato, oppure avvicinarsi alla porta per poter sentire meglio,
mentre Heiji
gli lanciò un occhiata maliziosa.
“Ti
capisco! Anche Heiji è
così. Però proprio non lo sopporto quando si da
un sacco di arie e mi risponde
male!”
poi si schiarì la voce:
“Hem hem…Secondo le mie
deduzioni, il colpevole è senz’altro
lui!” disse, facendo un imitazione del
ragazzo del Kansai alla quale Ran si mise a ridere.
“…Si, e poi fa così: Sono
Heiji Hattori, il miglior detective del mondo, hahaha!” sentì Kazuha che lo stava imitando, mentre
Ran rideva.
La
cosa lo fece infuriare
parecchio e senza pensarci afferrò la maniglia della porta,
quando Conan lo
fermò tirandolo per i pantaloni.
“Heiji, fermo!”
“Ma sentitela!” disse
alzando la voce.
Le
ragazze smisero
immediatamente di parlare, ma al posto del loro vociare allegro si
sentirono
dei passi e la porta si aprì quasi subito, rivelando una
Kazuha furente, con
Ran a suo seguito.
“Che-stai-facendo??”
scandì bene quella domanda.
“Io? Niente, passeggiavo,
perché?”
“Che?? Passeggiavi? Dì la
verità, ci stavi spiando!!” urlò lei.
“Ho
<
“Si, e io ci
credo…spione!” disse facendogli la linguaccia.
‘Oi
oi, qui le cose si
mettono male.’ Pensò
Conan, così cercò di sgattaiolare via,
ma fu fermato da una voce autoritaria
“Conan!? Dove stai
andando?”
Lui si girò con uno
sguardo misto tra l’innocente e pauroso, iniziando a sudare.
“Ranne-chan…” balbettò
lui.
“Ci stavi spiando anche
tu?”
“N-No, io…”
Lei s chinò a guardalo
meglio e il bambino iniziò a sudare ancora di più.
“Dì la verità!”
“E’ stata colpa sua!”
disse indicando l’amico, cercando di essere più
innocente possibile.
Heiji sentendosi tradito
si girò verso Conan fulminandolo con lo sguardo.
Lo prese per il pigiama e
mise la sua faccia davanti alla sua.
“Hey, tu!”
“Ok, adesso basta.”
Esclamò Ran prendendo il bambino e mettendolo a terra per la
felictà di
quest’ultimo.
“Filate-a-letto!!”
urlarono le ragazze furiose ai due e loro ubbudirono correndo in
camera, prima
di assaggiare qualche colpo di karate.
“Questa me la paghi, lo
sai vero?”
Il bambino si sistemò nel
suo futon, dando le spalle all’amico.
“Ringrazia che siamo tutti
interi.”
Heiji sbuffò, si sistemò
sotto le coperte e cercò di addormentarsi.