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Autore: paynekilllers    20/06/2013    25 recensioni
«Sarò anche stata una grande bugiarda, ma non sono sicura di poter mentire di nuovo guardandoti negli occhi.»
____
Questa fanfiction scritta a quattro mani. Abbiamo messo 'slash' come tipo di coppia per un motivo, guardate il trailer e capirete (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VAtnuUz4cT0).
Speriamo vi piaccia, un bacio.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter eleven:
- Feelings.



Dylan's pov.

«La mitosi è la riproduzione per divisione equazionale della cellula eucariote.»

La sera prima non avevo avuto tempo di ripetere e quindi mi toccava rimediare tra un’ora e l’altra. L’ultima era quella di biologia e sapevo che se mi avesse beccato mi avrebbe fatto il culo a strisce. Ero il migliore e tutti i professori – per mia sfortuna – si aspettavano sempre il massimo impegno da parte mia. Arrivai all’armadietto e lo aprii senza nemmeno guardare il lucchetto e rimasi con lo sguardo sugli schemi di biologia, ormai la mia mano conosceva a memoria la combinazione. Il solito schiaffo dietro la schiena mi fece capire che Harry era dietro di me.

«Hey secchione!» Mi salutò lui con la solita simpatia.
«Hey Einstein…» Mi voltai verso di lui senza però distogliere lo sguardo dal quaderno.
«Cos’è?» si affacciò per guardare quello che c’era scritto negli schemi.
«Biologia, ho un’interrogazione e devo sapere a memoria le fasi della mitosi. Dunque: Profase, Metafase, Telofase e Anafase.»
«Amico, prendi tutto troppo sul serio. Fai come me, fottitene!»

Sbuffai e lo guardai scocciato.

«Harry, cosa ti serve?»
«Niente… Mi stavo solo chiedendo se Kyle ti ha mai parlato di me.» disse cercando di sfuggire al mio sguardo indagatore.
«Perché dovrebbe parlarmi di te?»
«Non lo so, perché siete amici e a te direbbe se gli sono poco simpatico, no?»
«No, non mi ha mai parlato di te. Ma perché ti interessa? Di solito non ti importa quello che la gente pensa di te.» chiesi curioso.
«Uh, l-lui mi sta simpatico, q-quindi mi interessa. Vorrei essere suo… a-amico?» disse incerto aggrottando le sopracciglia.
«E come mai ti stai facendo tutti questi problemi?» dissi alzando un sopracciglio.
«Non lo so… comunque lascia perdere. Ci vediamo dopo così andiamo a prendere la moto, ok?» abbassò lo sguardo e sembrava quasi, non so, deluso. Non me la contava giusta, mi stava nascondendo qualcosa. E questo mi irritava.
«Ok, allora io continuo con la biologia.»

Lui annuì e fece per andarsene. Ma poi si girò.

«Ah, Brooks!»
«Sì?» dissi scocciato per l’ennesima interruzione.
«Guarda che l’Anafase viene prima della Telofase.» disse con un ghigno stampato sul volto.

Abbassai subito lo sguardo sui miei appunti. Che stronzo, aveva ragione! Da quando studiava per qualcosa?
Alzai lo sguardo pronto per dirgli qualcosa, ma lui già era sparito.
Dopo l’interrogazione, che andò bene, mentre aspettavo Harry alla fermata dell’autobus decisi di mandare un messaggio a Kayla dato che la sera prima non ero riuscito a riaccompagnarla a casa, la presenza di Claire aveva stravolto tutti i piani.
Aprii la rubrica e cercai il suo numero che avevo salvato con il nome “trans”.

A: Trans
Sei viva? Non mi hai fatto più sapere se sei tornata a casa senza che qualcuno ti abbia stuprata. ;)

Da: Trans
Sono viva, per tua sfortuna. Ah, devo ridarti i vestiti che mi hai prestato.

A: Trans
Sai ci stavo pensando, la maglia la puoi anche tenere… Sta meglio a te che a me.

Da: Trans
Oh, ok. Grazie. Allora il resto te lo porto stasera a lavoro ok?

A: Trans
Si, a stasera, ciao Trans. :D
 



Kayla's pov.

Ma che stronzo, ci trovava proprio gusto a prendermi per il culo. Era l’unico però a cui lo permettevo perché mi divertivano le stronzate che diceva.
Quel giorno avrei mangiato da Zoe. La mattina stessa mi si era parata davanti con il solito sguardo da cucciolo smarrito e mi aveva chiesto di restare da lei visto che era ancora depressa per quello che era successo con Harry. Non mi sembrava il caso di dirle di no quindi avevo accettato. L’aspettai appoggiata ad un muretto dietro scuola e la vidi correre verso di me urlando «muoviti! vai!».
Inizialmente non capii, mi sembrava semplicemente pazza. Poi indicò l’autobus che stava comparendo all’angolo della strada. Arrivai alla fermata in tempo e Zoe mi raggiunse pochi secondi dopo. Fortunatamente non era molto affollato ma comunque non c’erano posti a sedere disponibili. Quando passammo davanti scuola mi preparai all’ondata di ragazzi che sarebbe salita da un momento all’altro. Le porte si aprirono e mi ritrovai schiacciata contro qualcuno. Quando mi voltai per vedere contro chi ero andata a sbattere mi ritrovai due occhi azzurri davanti, stupiti.

«Che ci fai qui?» Mi chiese lui sussurrando. Leggevo il panico nei suoi occhi.
«Se non mi sbaglio questo è un mezzo di trasporto pubblico, possono usarlo tutti.» Sorrisi.
«Si, ma c’è un problemino…» Indicò dietro di se e subito riconobbi la massa di capelli ricci che ormai ero abituata a vedere tutti i giorni a lavoro.
«Amico, con chi parli?» Chiese Harry affacciandosi nella mia direzione.
«Stavo chiedendo l’ora.» Disse lui voltandosi cercando di nascondermi dietro la sua schiena. Eravamo così vicini che mi risultava impossibile muovermi e cambiare posto per evitare che Harry mi vedesse. Cercai il più possibile di rannicchiarmi dietro di lui poggiando la testa contro la sua schiena. Con la coda dell’occhio vidi Zoe che mi guardava stupita.

«Che stai facendo?» Mi sussurrò.
«Ti spiego tutto a casa, adesso non dire niente.» La pregai con gli occhi. Lei annuì e si concentrò con lo sguardo oltre la figura di Dylan e per poco non urlò.
«C’è Harr-» Le poggiai una mano sulla bocca per evitare che tutte le persone, compreso Harry, potessero sentirla.
«Allora, Dylan. Affrontiamo un bel discorso da maschio a maschio. – Riconobbi quella voce roca – Chi era la ragazza della festa a cui hai praticamente ficcato la lingua in gola?»

Forse era solo una mia impressione, ma sembrava che Dylan si stesse agitando. Beh, ci credo… La ragazza in questione era dietro di lui ad ascoltare.

«Te lo devo dire per forza adesso?»
«Perché non dovresti?!»

Sì, Dylan. Perché non dovresti?Gli diedi un pizzicotto sul fianco per incitarlo a parlare. Lui sobbalzò.

«Non la conosci. Comunque niente di serio, lo sai. Era giusto per divertirmi un po’, e comunque anche lei aveva voglia di divertirsi. Dovevi sentire come urlava il mio nome quando l’ho portata in bagno.»

Non sapevo se offendermi o meno in quel momento. Non solo mi stava dando della poco di buono ma stava anche inventando una scopata di punto in bianco.

«Oh, è questo il Brooks che conosco. Quello dalle sveltine nei bagni. Comunque ottima scelta, aveva delle belle gambe.»
«Sì, ma niente da stringere sopra.»

Sentii Harry ridere di gusto e in quel momento avrei voluto essere da un’altra parte. Lasciai la maglia di Dylan che stavo stringendo in un pugno e cercai di voltarmi per non ascoltare più quei discorsi. L’autobus frenò e Dylan venne a sbattere di nuovo contro di me. Zoe mi fece capire che quelle era la nostra fermata e, proprio quando stavo per scendere il primo scalino, sentii una stretta attorno al polso. Mi voltai, sapevo già chi era. Vidi Dylan aprire la bocca per dire qualcosa ma mi liberai violentemente dalla sua presa per scendere con la mia amica. Quando fui con i piedi per terra mi voltai verso l’autobus giusto in tempo per vedere Dylan spalmato contro il finestrino che mi mimava «scusa» con le labbra. No, scusa un cazzo.
 
La casa di Zoe era piccola ma ben fatta. I genitori non erano ancora tornati dal lavoro e salimmo al piano di sopra dopo aver preso qualche schifezza da mangiare. Zoe si sedette ai piedi del suo letto e incominciò a farmi il suo interrogatorio.

«Allora, c’è qualcosa che dovrei sapere?»
«Io direi molte cose. Ma è una storia lunga.»
«Abbiamo tutto il tempo che vuoi Kay.»

Il mio cellulare vibrò, un numero nuovo apparve sullo schermo.

Da: Sconosciuto
Hey pivellino, sono Tom. Mi sono permesso di chiedere il tuo numero agli altri, spero non ti dispiaccia. Di queste cose preferisco informarti io in prima persona. Dunque, Niall ci ha dato buca oggi e nessuno degli altri lo può sostituire. Mi sei subito venuto in mente tu. E’ un problema per te farti trovare mezz’ora prima a lavoro oggi? Così ti faccio esercitare meglio con i cocktails che magari non sai ancora fare. A dopo. Comunque non farti ingannare dalla domanda cortese, è un ordine quindi non mi aspetto una risposta da parte tua.

Sbuffai e mostrai il messaggio a Zoe.

«Perché questo tipo ti chiama Pivellino? Ha sbagliato numero?»

E da lì incominciai a raccontarle della mia “seconda vita”. Del perché le avessi detto di stare zitta sopra il pullman e che non potevo vedere Harry altrimenti mi sarei trovata nei guai.

«Ma Dylan allora lo sa? Mi hai detto che lavora insieme a voi…»
«Sì lo sa, mi ha promesso che non avrebbe detto niente a nessuno.»
«Ah, un’altra cosa… Ma quella ragazza di cui stavano parlando sul bus-»
«Stavi ascoltando?»
«Ovvio che stavo ascoltando, eravamo vicinissimi e anche non volendo si sentiva tutto! Eri tu?»
«Sì ero io.» Sbuffai cercando di farle capire che non volevo affrontare l’argomento, almeno non in quel momento.
«Ok…» disse cercando di assimilare per bene tutte le informazioni che le avevo dato. Non doveva essere facile, dopotutto la storia era molto più che complicata.
«Andiamo a mangiare qualcosa?» disse lei alzandosi.
«Sì, magari.»
«Comunque fossi in te non gliela farei passare liscia… intendo per quello che ha detto Dylan.» Mi sorrise comprensiva.

*** 

Dopo aver pranzato con un panino, salimmo in camera a guardare un film e quando la lancetta dell’orologio segnò le sei inizia a prepararmi. Zoe mi aiutò a sistemare i capelli, poi la salutai e mi avviai al pub. Onestamente non avevo molta voglia di lavorare, quello che Dylan aveva detto sul mio conto era stato un colpo basso. Non me lo sarei aspettato mai da lui. Sapeva stessi ascoltando, avrebbe potuto evitare di dire tutte quelle cattiverie, a prescindere dal fatto che le pensasse o meno.

Una volta davanti alla vetrina feci un lungo respiro e spinsi il portone d’entrata facendo suonare il campanello. Rimasi di sasso nel trovarmi Harry davanti e non Tom.

«Oh, sei arrivato!» Si rimboccò le maniche e venne verso di me.
«Tom?»
«I suoi soliti contrattempi. Che c’è, deluso dalla mia presenza?» Allargò le braccia sorridendo.
«N-no. E’ solo che mi aspettavo di vedere Tom, tutto qui.»
«Allora iniziamo, ti va?»
«Ho scelta?» Andai dietro al bancone, di fianco a lui.
«Comunque non capisco perché Tom ti abbia, anzi, ci abbia fatto venire prima. Già sai tutto quello che c’è da sapere.»
«Ha detto che devo esercitarmi. Mica si aspetta che me ne esca con delle acrobazie con i bicchieri?»
«Se vuoi ti insegno alcune cose basilari, tutto quello che ti serve per abbordare.»
«Ho già una ragazza.»
«Si, ma perché avere una ragazza quando puoi averne due, tre… Qualche ragazzo, che ne so.»
«Ragazzo?»
«Io ho detto ragazzo? Non mi sembra di averlo detto.»

Ero più che sicura che avesse detto ragazzo. Iniziai a sudare freddo, avevo paura che mi avesse scoperto magari perché mi aveva visto nell’autobus quella mattina. Lasciai perdere e iniziai a prendere dei bicchieri dai ripiani dietro al bancone. Harry mi si posizionò dietro e allungò una mano sulla mia facendomi afferrare uno dei bicchieri.

«Allora, tu inizia così. Poi con l’altra mano afferri la bottiglia di vodka.»

Mi fece vedere tutti i movimenti. Onestamente non mi concentrai molto con lui che praticamente aveva il fiato sul mio collo.
La mezz’ora passò in quel modo. Mi poggiò una mano sul fianco facendomi sobbalzare. La sua pelle incandescente la potevo sentire anche attraverso i vestiti.

«Cercherò di passarti le bottiglie più vuote possibile così sarà più facile.»

Annuii voltando il capo verso di lui che era ancora dietro di me. Incontrai il suoi occhi che erano più verdi del solito. Abbassò il suo sguardo sulla mia bocca mentre con i denti si torturava il labbro inferiore. La distanza tra di noi stava diminuendo e non potei non sentirmi agitata. Deglutii rumorosamente quando il campanello ci avvertì che qualcuno era entrato nel pub.

«Che cazzo sta succedendo?»

Quando sentii la voce di Dylan alzai gli occhi al cielo e scivolai dalla stretta di Harry. Uscii da dietro al bancone e andai a sistemare i posacenere sui vari tavolini.

«Come mai qui, Brooks?» Harry si schiarì la voce passandosi una mano tra i ricci.
«Sono le sette.»
«Di già?»
«Sì.» disse Dylan con voce irritata.

Strano perché quella irritata dovevo essere io, se provava anche solo ad avvicinarsi a me quella sera, non sarei stata padrona delle mie azioni.
Quando Harry si voltò per prendere altri bicchieri, io mi diressi verso lo stanzino per prendere le cose che mi servivano per pulire, oltre a quello di Niall mi toccava fare anche il mio di lavoro. Sbuffai e non mi accorsi che c’era qualcuno davanti che mi sbarrava la strada.

«Fammi passare.» Dissi seria a Dylan.
«Ti ho già chiesto scusa.»
«Non ne voglio parlare.»

Lo superai e andai nello stanzino, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolare lungo il mio viso.
Il resto della serata lo passai versando alcolici nei bicchieri per soddisfare gli ordini. La cosa non mi divertì molto, anzi quasi preferivo passare tutto il tempo nel retro senza che nessuno mi vedesse. Non seguii i consigli di Harry sulle acrobazie, mi limitai a riempire i bicchieri e qualche volta accompagnavo il tutto con un sorriso falso. Harry si era accorto che qualcosa non andava e più volte si era offerto di sostituirmi per farmi prendere un po’ d’aria. Ovviamente rifiutai, non volevo deludere Tom che mi avrebbe pagato quell’extra. Quando per l’ennesima volta incontrai lo sguardo di Dylan mi arresi. Chiesi a Harry di sostituirmi e lasciai il bancone per andare sul retro. Uscii nel vicoletto socchiudendo la porta alle mie spalle e iniziai a camminare avanti e indietro cercando di darmi una calmata. Ci stavo male perché Dylan sembrava l’unico disposto ad essere davvero mio amico e sentire quelle cose mi aveva fatto ricredere. La porta cigolò alle mie spalle e quando mi voltai il mio cuore perse un battito: era lui.

«Ora ne vuoi parlare?»
«Io non ho niente da dire, tu piuttosto spiegami perché hai detto tutte quelle cose.»
«Cosa avrei dovuto dire? Che stavo baciando Kyle che in realtà è Kayla e che l’ho fatto solo per non farti vedere da Harry? Dimmi tu cosa avrei dovuto dire!»
«Mettiamo da parte la scopata che so benissimo che l’hai inventata solo per darti delle arie. – Lui guardò a terra facendomi capire che avevo ragione – Ma avresti potuto mentire… Ti stavo ascoltando, ero dietro di te!»
«Momento. – Mi guardò corrugando la fronte – Hai davvero pensato che fossi serio?»
«L’hai detto tu che con la ragazza non era niente di serio
«Infatti non lo era, il bacio era per evitare che Harry ti vedesse.»
«E quello dopo? Se non mi sbaglio non c’era nessuno a guardarci, almeno non Harry.»
«Quello è stato diverso.»
«Diverso come, Dylan?» Solo dopo mi accorsi di aver alzato leggermente la voce.
«Nel senso che io con te non ci giocherei mai, non ti ho usato, non ti ho baciato per passare il tempo. Quel bacio, il secondo, è stata la cosa più vera che abbia mai fatto, il bacio più vero che abbia mai dato. Perché… Perché in quel momento volevo fottutamente baciarti.»

Ci fu un momento di silenzio durante il quale capii di essere una vera e propria idiota.

«Esattamente come voglio baciarti ora.»

Lo guardai con ormai gli occhi lucidi. Avevo dubitato dell’unico amico che avessi. Appunto, amico. Non avrei mai negato l’attrazione per lui ma non mi sentivo in grado di dargli di più di una semplice amicizia in quel momento. Cercai di farglielo capire senza usare parole visto che sapevo avrebbe fatto male.

«Ma non lo farò se non vuoi.»

Annuii. Lui si avvicinò e mi strinse a se, tra le sue braccia. Non so per quale motivo, ma in quel momento scoppiai a piangere contro il suo petto.

«Dai, non piangere. Mi fai sentire in colpa.» Mi accarezzò i capelli.
«Dai piccolo Trans, così mi macchierai la maglia.» Rise facendo ridere anche me. Mi allontanò dal suo petto e si avvicinò per lasciarmi un bacio sulla punta del naso.
«Che fai?» Sorrisi asciugandomi le lacrime con le dita.
«Cerco un modo per farti smettere di piangere.» Mi baciò una guancia, poi l’altra.
«Così mi fai ridere.» Cercai di allontanarlo da me, ma lui mi avvolse le braccia attorno ai fianchi e mi tenne ferma.
«E’ un passo in avanti.» Mi baciò il collo più volte. A quel punto crollai. Iniziai a ridere di gusti visto che con quei baci mi faceva il solletico.
«Giuro che la smetto se solo tu la smetti di torturarmi.»

Lui mi lasciò un ultimo bacio sulla fronte e poi si allontanò.

«E’ meglio tornare dentro.» Gli dissi.
«Vai tu, ti raggiungo dopo.»




Harry's pov.
 
Non ero riuscito a sentire ciò che avevano detto ma avevo visto tutta la scena. Kyle e Dylan che si abbracciavano e si baciavano.
Mi sentivo strano, non potevo crederci. Il mio cuore batteva all’impazzata mentre Dylan sfiorava le guance, il naso e il collo di Kyle.
Il mio istinto mi diceva di correre lì ed interromperli, sentivo una rabbia dentro che era insormontabile e non capivo perché.
Quello che avevo visto era inconfondibile, era ovvio che c’era qualcosa tra quei due. Ma non mi aspettavo che Dylan fosse gay, anche se Kyle mi aveva fatto già nascere qualche dubbio. I miei pensieri furono interrotti quando vidi che Kyle si stava avvicinando alla porta. Corsi subito al bancone facendo finta di niente, ma quel groppo in gola non se ne andava, rimaneva lì a darmi fastidio. E quella voglia di rompere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro era addirittura aumentata, quando lo vidi sorridere mentre veniva a darmi il cambio.

«Dylan?» gli chiesi cercando di non fargli capire che ero irritato da morire.
«E’ fuori, voleva prendere un po’ d’aria.» lo vidi arrossire. No, dovevo stare calmo, ma la sua reazione mi stava dando i nervi.

Strinsi forte un bicchiere che trovai sul bancone, probabilmente lo stavo rompendo ma poco importava.

«Ultimamente vi ho visti molto… affiatati.» cercai di dare enfasi all’ultima parola, facendo un sorriso forzato e stringendo i denti.
«Affiatati? – rise – Non siamo mica una coppia.»
«Sì…Hai ragione.» una risata più finta della mia in quel momento non poteva esserci. Non riuscivo a sbarazzarmi di tutto il veleno che mi scorreva nelle vene.

Dopo pochi minuti Dylan rientrò, e loro due si scambiarono un’occhiata di intesa e potevo vedere Dylan che quasi accarezzava Kyle con lo sguardo.
Non riuscii più a trattenermi, il bicchiere che avevo tra le mani lo sollevai e lo sbattei sul tavolo. Kyle si girò verso di me interrompendo il contatto visivo che aveva con Dylan.

«Hey, stai bene?» mi chiese preoccupato.
«Sì, mai stato meglio.» sputai, lui alzò un sopracciglio. Probabilmente aveva notato che ero arrabbiato per qualcosa.
«Sei sicu-»
«Sono sicurissimo, senti Kyle aiutami a portare questo – presi uno scatolo a caso  e glielo misi tra le mani – di là nello sgabuzzino .»

Mi guardò un po’ confuso ma poi decise di seguirmi, avevo la mascella serrata e la rabbia sicuramente non sarei più riuscito a gestirla.
Entrammo nello stanzino, per fortuna c’era abbastanza spazio per due, era bello grande. Mentre lui posava a terra lo scatolone, incominciai a camminare avanti e indietro nervoso. Perché l’avevo portato con me lì dentro? Non lo sapevo proprio, non capivo più nemmeno me stesso e questo mi faceva arrabbiare ancora di più.

«Harry? Sicuro di stare bene? Sembri nervoso.» disse Kyle con sguardo preoccupato.
«Sì cazzo, ti ho detto che sto bene!» dissi quasi urlando.

Kyle abbassò lo sguardo e fece per andarsene, ma io lo presi per un polso. Era così sottile e fragile fra le mie mani…

«Ma davvero tu e Dylan non vi conoscevate prima?»
«No, non ci conoscevamo. Ma perché tutte queste domande?»
«Così, per sapere. E come avete fatto a diventare così presto amici, dimmi un po’.» dissi ironico.
«Boh, non lo so… - lo vidi pensarci su – Sarà che lui sembrava l’unico a voler fare amicizia con me? Tu mi odi.»
«Io ti odio?» risi.
«Sì, l’hai detto quando eravamo in bagno a casa di Niall. Hai detto che ti sto sulle palle.»

Oh, quello non me lo ricordavo.

«Comunque perché tutte queste domande su Dylan? Non sarai mica geloso.» disse con tono scherzoso.
«Io geloso?»
«Così sembra…»
«Come potrei mai essere geloso di te? Dai Kyle! Non ci conosciamo nemmeno. Uno può essere geloso di una persona importante che conosce da tempo, di una persona che in qualche modo gli piace e tu non mi piaci affatto, ok? Io non sono geloso di te e non mi piaci.»

Uscii dallo stanzino e tornai al bancone. Non mi preoccupai minimamente di aver lasciato Kyle lì dopo quella scenata. Non ero riuscito a tenermi quelle parole dentro, mi erano uscite come se niente fosse. Quando tornò in sala decisi di ignorarlo e così feci per tutta la serata. Non gli rivolsi parola e non lo guardai. Non volevo avere niente a che fare con lui. Perché non poteva piacermi, non potevo essere geloso di un ragazzo. Non potevo volere da lui qualcosa di più di un’amicizia e non potevo stargli vicino con la voglia di baciarlo, no. In quel momento capii che la scenata era servita per convincere più me stesso che lui. Il punto era che non ci ero riuscito. Kyle stava stravolgendo la mia vita.



 


 

Trailer della FF:


  

  



Spazio autrici:

Scusateci se lo diciamo, ma qui Kayla e Dylan sono troppo belli... stiamo diventando di parte purtroppo. 
Ahahahahha, ma non preoccupatevi, i momenti Hayla ci saranno eccome, se non nel prossimo capitolo
sicuramente in quello dopo! Don't worry. :) 
Questo capitolo è uno dei nostri preferiti, anche perché non abbiamo dovuto
partorire per scriverlo, ci è uscito di getto fortunatamente, se no chi sa questo capitolo 11 quando l'avreste letto!
Un bacio, alla prossima!
-L&R-

Ps: i nostri twitter: (L) & (R)




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