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Autore: Leopoldo    21/06/2013    2 recensioni
In un McKinley apparentemente diverso da quello che conosciamo, Quinn Fabray è una ragazza dell'ultimo anno non particolarmente popolare. Motivo? Scrive articoli di accusa nei confronti delle prepotenze che ogni giorno vengono perpetrate nei corridoi del liceo sul giornalino scolastico, 'L'Impiccione'.
Cosa succederà quando si troverà tra le mani un grande scoop? Che decisioni prenderà? E, in tutto questo, che ruolo avranno Brittany, studentessa con una media e un curriculum invidiabili, e Santana, una skank indolente che sembra avere un motivo per odiare tutto il mondo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lezione 2. Sapere è potere: bisogna sempre ottenere fonti affidabili.

 

Un paio di studenti, i soliti ritardatari che con ogni probabilità dovranno rinunciare al budino, gli passano a fianco mentre cammina per i corridoi ormai deserti.

 

Fa finta di ignorarli, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Per nessun motivo al mondo vuole dare nell’occhio, per nessun motivo al modo qualcuno deve sapere dove sta andando. Perché?

 

Le dita stritolano il foglietto che si è ritrovato nell’armadietto ancora di più, se possibile, la rabbia che non accenna a scemare. Sta anche sudando, cosa piuttosto insolita visto che già da qualche giorno ha iniziato a fare più fresco, tanto da rendere la letterman piuttosto utile per coprire le braccia. Non è difficile capire il perché visto il messaggio che quel pezzetto di carta contiene.

 

-Ore 12.30. Dietro le tribune del campo. So cosa hai fatto giovedì scorso-

 

All’inizio aveva pensato che fosse uno scherzo, magari di uno dei suoi compagni di squadra. Ipotesi che ha escluso subito visto che nessuno sa di lui e Tina, anche e soprattutto perché, se così non fosse, probabilmente avrebbe già dovuto affrontare la furia di Marley.

 

E se fosse essere stata Tina a lasciarglielo? Ok, non è propriamente il tipo di persona che farebbe una cosa del genere, però non si sentono da quel pomeriggio e, forse, ha solo cercato un modo per attirare la sua attenzione.

 

Ha provato anche a capire se fosse o meno una scrittura conosciuta ma, dopo la fatica che ha fatto per leggerlo tutto –cinque o sei volte, giusto per avere sicurezza di aver letto bene– ha rinunciato.

 

Più si avvicina al campo da football, più la situazione gli sembra assurda. E, inutile negarlo, gli fa venire l’ansia. Qualcuno potrebbe averli visto davvero.

 

Camminare facendo il disinvolto non gli sta riuscendo per niente bene dato che ogni tre passi si guarda intorno preoccupato, alla ricerca di qualche suo compagno idiota pronto a fargli il solito scherzone da bambini delle elementari.

 

Abbozza una risatina nervosa mentre taglia per gli spogliatoi, in modo da risparmiare qualche metro. Si ferma dopo qualche passo, sperando ancora nel vedere spuntare Francis o Jordan, magari con addosso qualche maschera da scheletro.

 

Nulla, solo silenzio che non fa altro che far crescere la sua agitazione. Chi cavolo ha scritto quel dannato biglietto?

 

Si passa una mano sulla fronte, leggermente sudata, quasi sicuramente per colpa del caldo tremendo che c’è negli spogliatoi. 

Riprende la sua marcia verso il campo, oltrepassando gli armadietti e la porta che sbuca nel piccolo corridoio che porta verso l’esterno, lo stesso percorso che fa ogni partita insieme ai suoi compagni Titans.

 

Una volta all’aperto, però, non si dirige come al solito verso il terreno di gioco, ma cammina verso destra in modo da raggiungere il luogo indicato dal biglietto.

Inizia a guardarsi intorno, preoccupato, finché una voce richiama la sua attenzione.

 

“Ryder! Ehi!”

 

Un ragazzo è in piedi, più o meno a metà delle gradinate, intento a passarsi un pallone da football da una mano all’altra.

“Mike?” mormora, confuso. "Che diavolo ci fa lui qui?

 

“Sei arrivato, finalmente” gli sorride, apparentemente divertito. “Pensavo di doverti mandare un altro messaggio”

 

Ryder apre la bocca un paio di volte, allibito. Mike Chang, quello che passa i compiti ai senior? Che diavolo … lui?

“È tuo questo?” farfuglia, sempre più confuso, mostrando il biglietto che ha stretto fin’ora nella mano.

 

“Sì, l’ho scritto io” risponde Mike senza nemmeno guardarlo, continuando a giocherellare con l’ovale. “Non mi piace girare intorno alle cose, perciò sarò diretto. So che tradisci la tua ragazza con Tina Cohen-Chang”

 

Negare, sempre negare, solo negare, anche di fronte all’evidenza. È questo che le ha detto di fare Tina nel caso Marley avesse annusato qualcosa.

“C-cosa?” balbetta, estremamente agitato, appallottolando il biglietto e lanciandolo ai piedi di Mike per simulare indignazione, magari anche un briciolo di sicurezza. “Non dire assurdità!”

 

“Capisco” annuisce il ragazzo asiatico, fermando il pallone sotto l’ascella e prendendo qualcosa dalla tasca della tuta. “Non scherzavo comunque. Ti ho visto in aula canto, giovedì scorso, verso le … uhm, quattro e mezza direi. Evidentemente non mi hai notato ma ti posso capire, eri molto impegnato”

 

Negare ancora.

“Senti, Mike, non so cosa tu abbia creduto di vedere ma-”

 

“Ops” sorride Mike, facendo scivolare a terra l’oggetto che ha preso dalla tasca. È una foto che Ryder si affretta a raccogliere, non potendo trattenersi dall’emettere una specie di verso soffocato nel vedere cosa ritrae. Ed ora?

 

“Perché mi stai facendo questo?” farfuglia, spaventato. “Cosa … c-cosa … cosa ti ho fatto?” balbetta, agitando la foto.

 

“Tu? Nulla” scrolla le spalle Mike, divertito. “Infatti non ce l’ho con te. E nemmeno con Tina” lo rassicura, quasi. “Ce l’ho con Marley e le sue vigliaccate. Hai presente, no? Sicuramente sì” 

 

 “Cancella quella foto, per favore. Non hai idea di cosa succederebbe se la facessi girare per la scuola”

Ce l’ha con Marley? Quindi da lui cosa diavolo vuole? Non riesce a capire.

 

“Beh, probabilmente no. Però …” si picchietta l’indice sul mento, molto teatralmente “… forse tu perderesti qualche privilegio, in fondo sei il miglior wide receiver della squadra e di certo non possono cacciarti” sorride, prima di lanciare la palla con un movimento improvviso.

Ryder l’afferra al volo, lasciando cadere la foto e mettendo in mostra i riflessi e la presa che lo rendono così tanto popolare.

Mike ghigna, ancora, agitando la mano nel più classico dei ‘tanta roba’ prima di riprendere a parlare. “Tina, invece … una Rachel 2.0? Magari con più granitate giornaliere?”

 

“Lei lasciala fuori!” grida, la rabbia che prende il sopravvento in maniera incontrollata. Oramai, agli occhi di Mike, è chiaro su cosa puntare per farlo cedere: Tina.

 

“Mi piacerebbe davvero tanto, te lo giuro” mormora il moro, agitando un pugno verso l’alto. “Asian power” ridacchia, facendo imbestialire Ryder ancora di più. “C’è il piccolo problema che se la tagliassi o la oscurassi sarebbe molto più difficile dimostrare che la ragazza che ti stai facendo non sia Marley”

 

Ryder abbassa lo sguardo a terra, furioso, sforzandosi di pensare in maniera razionale. Non è una persona particolarmente sveglia, però chiunque al suo posto capirebbe cosa bisogna fare per uscire da questa situazione. “Farò qualsiasi cosa” mormora, stringendo i pugni nelle tasche della letterman.

 

“Anche tradire la tua attuale ragazza?” lo pungola Mike, piuttosto gratuitamente. “Oh, che sbadato, perdona la pessima scelta di parola”

 

Inghiottisce il boccone amaro e stringe i denti, sforzandosi di ignorare l’ultimo commento. “Cosa devo fare?”

 

“Quanti segreti conosci su Marley?” mormora Mike, dopo qualche secondo di silenzio, il tono piuttosto serio. “Io li voglio sapere tutti”

 

“Mi stai … ricattando?”

Quello che sta succedendo è al di fuori di ogni logica. Anche ora, dopo averlo detto ad alta voce, fatica a credere che stia capitando davvero.

 

“Ricatto è un parolone esagerato, dai. Diciamo che sto facendo un favore a te e tu ne stai facendo uno a me. Uno scambio equo”

 

Il ghigno stampato sul suo volto non fa che gettare sale sulla ferita, eppure, nonostante l’adrenalina della rabbia che gli scorre in corpo, si rende perfettamente conto di avere le mani legate. Se la cosa venisse fuori, la vita di Tina nel liceo sarebbe finita.

“Parli di vigliaccate di Marley, ma questo che stai facendo è la stessa identica cosa” ringhia a denti stretti, il classico ultimo guizzo del pesce preso al lamo prima di arrendersi e farsi portare a riva.

 

“Che vuoi che ti dica? Sono un eroe oscuro” ridacchia per l’ennesima volta, e Dio solo sa quanta voglia abbia Ryder di dargli un pugno sul muso. Poi, però, Mike gli si avvicina, l’espressione decisamente seria, e gli appoggia un registratore nella mano che non tiene il pallone. “Voglio che entro la prossima settimana su questa cassetta ci sia inciso tutto quello che Marley non vuole si sappia su di lei. Lascialo qui lunedì mattina, prima delle lezioni”

 

Gli batte amichevolmente una mano sulla spalla e passa oltre, lasciandolo con un bel mucchio di gatte da pelare. E un pallone da football, sì.

Tradire Marley –di nuovo- o rovinare la vita di Tina? Non è una decisione poi così difficile se si è innamorati.

 

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Mike Chang è decisamente un ragazzo inquietante.

Non si sarebbe mai sognata di dirlo fino a due giorni fa, ma quel ragazzo piuttosto introverso e silenzioso si è rivelato una mente criminale. E sì, non sta esagerando nemmeno troppo.

 

Il piano che hanno elaborato insieme è piuttosto complesso, pieno di alternative e piani B. Sembra quasi che Mike si aspetti una guerra senza quartiere, cosa ben lontana dall’obiettivo che Quinn si è prefissata: far abbassare la cresta a Marley Rose.

Degli altri le interessa il giusto perché, fondamentalmente, continua ad essere convinta che per fermare i giocatori di football basti il suo giornale.

 

Mike, però, è stato irremovibile. O tutti, o nessuno. E, per colpire tutti, le ha detto, ‘sono necessarie informazioni dettagliate e, soprattutto, di prima mano’.

Ancora una volta, Quinn non è riuscita a capire fino in fondo il comportamento di Chang. Agisce infatti come se si aspetti di trovare per ogni persona uno scheletro nell’armadio talmente orribile da indurla a fare di tutto pur di tenerlo nascosto.

Siamo liceali, cosa ti aspetti di trovare?’ gli ha detto con un sorriso, ottenendo come risposta un ghigno. ‘Niente. Il punto è per spaventare i liceali basta persino l’ombra di un segreto’

A quel punto, non riuscendo ancora a capire il punto, ci ha semplicemente rinunciato e ha deciso di aspettare l’evolversi della situazione facendo ciò che dice Mike. La rabbia per l’umiliazione subita da Rachel è ancora troppo in circolo per fare diversamente.

 

Altrimenti non avrebbe alcun motivo di essere chiusa in uno dei bagni femminili del secondo piano, notoriamente territorio delle Skanks, a respirare fumo passivo ed aspettare che Santana Lopez si degni di rivolgerle la parola, mentre dovrebbe essere a lezione di Scienze.

 

Da almeno cinque minuti, ovvero da quando ha aperto la porta e si è infilata dentro, ignorando l’urlaccio che la skank le ha lanciato dietro, la latina la sta fissando con astio, prendendo brevi boccate dalla sigaretta e rilasciando il fumo sempre nella sua direzione. Inutile dire che è da cinque minuti che sta tossendo come se avesse l’asma.

 

“Fabray” la saluta infine in tono neutro, spegnendo il mozzicone che tiene in mano nel lavandino. “Qualunque cosa tu voglia, fai in fretta. Le altre mi aspettano al ritrovo” aggiunge, indicando con lo sguardo la porta in maniera piuttosto eloquente.

 

Ci vuole qualcosa ad effetto per trattenerla il tempo sufficiente per parlare, lo sa. E visto che è in ballo, tanto vale osare.

“Ho bisogno di te”

 

Come previsto, Santana incrocia le braccia al petto, inarcando un sopracciglio senza nascondere un certo sorrisetto compiaciuto. “In senso biblico?”

 

Forse avrebbe dovuto prevedere anche questo.

“N-no!” balbetta, arrossendo come una bambina di dodici anni. “Ho bisogno di … di quello che sai

 

Il sorrisetto compiaciuto si tramuta in un’espressione incuriosita. In più, Santana inizia a pizzicarsi con la lingua il piercing al labbro, segno evidente che sta pensando a qualcosa.

“Riguardo a cosa?”

 

“Voglio sapere tutto sulle Cheerios e i membri del Glee”

Lo dice scandendo bene le parole e mantenendo il contatto visivo con le iridi scure della latina, cercando di farle capire subito che non sta scherzando.

 

Se la richiesta di Quinn l’ha sorpresa, però, Santana non lo dà a vedere. Annuisce un paio di volte, senza smettere per un secondo di torturarsi il piercing. “E cosa vorresti sapere di preciso? Immagino non dove si allenano o quante volte alla settimana provano”

 

“Voglio sapere tutto, soprattutto quello che loro non vogliono si sappia in giro”

Non ha la minima idea di dove le sia uscita una frase del genere, però fa fatica a non sentirsi soddisfatta quando vede gli occhi di Santana spalancarsi e le sue sopracciglia sollevarsi. È difficile parlare con una persona a cui fondamentalmente non interessa nulla, eppure non le sta riuscendo troppo male.

 

“Così adesso ti vuoi mettere a scrivere gossip?” sorride Santana, pungolandola di proposito.

 

“Forse sì, forse no” scrolla le spalle, fingendo indifferenza. Sa bene quanto alla latina piaccia provocare le persone e, inspiegabilmente, come riesca sempre a sapere dove colpire. Forse è per questo che Mike ha chiesto espressamente di lei. “Non ho mai detto che lo scriverò sul mio giornale” aggiunge cautamente, facendo ruotare gli occhi a Santana.

 

“Ah no? Peccato allora” la prende in contropiede, prendendo dal lavandino la cicca spenta per buttarla nel water più vicino. “Ho appena perso ogni interesse per questa conversazione” le fa seccata, sparendo per qualche secondo in uno dei cubicoli del bagno.

 

“No, aspetta!” la richiama, mordendosi il labbro inferiore non appena si rende conto che la situazione le sta sfuggendo dalle mani.

“Io … io voglio dare ai bulli di questa scuola la loro stessa medicina”

Il rischio che Santana possa spifferare le loro intenzioni in giro c’è, è inutile negarlo, ma ormai si è già esposta troppo per tirarsi indietro.

 

“Ah sì? E credi che un po’ di pettegolezzo ripaghi anni di umiliazioni?” schiocca la lingua la latina, scuotendo il capo. “Sei ancora più sciocca di quanto pensassi”

 

“Sei stata sia nel Glee che nelle Cheerios” riprende Quinn, facendo finta di non aver colto l’insulto della skank. “Nessuno conosce meglio di te quelle persone. Dammi una mano, per favore. Dai una mano a questa scuola” 

 

Stavolta Santana la ignora con tutta la semplicità di questo mondo, raccogliendo il pacchetto di sigarette che era appoggiato proprio sul lavandino di prima e passandole a fianco senza degnarla di un ulteriore sguardo.

 

“Non ti interessa proprio niente delle persone che stanno male e soffrono per colpa di quattro idioti?” tenta l’ultima carta, quella della disperazione, riuscendo quantomeno ad arrestare Santana prima che riesca ad aprire la porta.

 

“Onestamente? No, un cazzo” le risponde la latina, dandole ancora le spalle.

 

“Sei davvero una stronza senza cuore, Santana” sibila tra i denti Quinn, osservando la ragazza uscire dal bagno.

Sospira, passandosi una mano tra i corti capelli biondi resi ancora un po’ appiccicosi dalla granita che le hanno tirato circa un’ora fa.

Per il piano di Mike avere una persona come Santana a cui rivolgersi è fondamentale, perciò-

 

La porta del bagno si riapre con un cigolio stridulo dei cardini arrugginiti, mentre un tornado rosso e nero si abbatte su un’inerme Quinn.

“Sentimi bene, perché non ho intenzione di ripeterlo” esala inferocita Santana, puntando il dito dritto contro il petto della bionda. C’è solo rabbia nei suoi occhi e violenza nelle sue parole.

“Tu credi di essere una specie di eroina in questa scuola, non è vero? Beh, sai qual è la verità? Che non frega un cazzo a nessuno di te e del tuo giornalino del cazzo! Non ti hanno ancora obbligata a smettere non per paura, ma perché non ne hanno motivo! Nessuno legge il tuo stupido giornale, a nessuno frega un cazzo dei tuoi articoli piagnucolosi! Smettila di atteggiarti a salvatrice della patria, perché non sei altro che una piccola stronzetta masochista piena di sé!”

 

Paralizzata, umiliata, devastata, annichilita … ci sarebbero tanti modi con cui definire lo stato d’animo di Quinn mentre fissa negli occhi -nonostante tutto- una Santana ansimante per la sfuriata.

 

“Credi che scrivendo stronzate gossip migliori la situazione, non è vero? No, faresti solo un piacere a quelli che stanno nascosti all’ombra dei quattro idioti, come li chiami tu” riprende, senza però urlare, un ghigno divertito stampato sul volto. “È il sistema scolastico che fa schifo, è il modo di pensare della massa che è sbagliato. Credi di cambiarlo con quella carta che non si può nemmeno usare per spazzarsi il c-”

 

Slap.

 

Si è mossa ancor prima che potesse rendersene conto, completamente in automatico, e, delle due, Quinn è decisamente la più colpita dalla sua stessa azione.

Osserva più volte la propria mano, colpevole, e la guancia arrossata che Santana si sta coprendo con le mani.

“I-io …” balbetta, incerta. Perché l’ha fatto? Perché l’ha schiaffeggiata? In un attimo il ricordo delle parole che la latina le ha appena riversato addosso ricompare, cancellato per qualche istante dallo shock del colpo proibito “… vaffanculo, stronza!” ringhia, colpendo addirittura Santana con una spallata per guadagnare la porta e fare una bella uscita drammatica.

 

Qualsiasi cosa abbia in mente di fare Mike con Santana, dovrà farla per conto suo. Quinn, con quella maniaca psicopatica, ha chiuso per sempre. Nessuno può permettersi di insultare il suo giornalino.

 

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L’immagine che vede riflessa nello specchietto che tiene sempre nell’armadietto per le situazioni di emergenza è decisamente la cosa più simile ad un vampiro che abbia mai visto.

“Che schifo” mormora Brittany, massaggiandosi con i polpastrelli la pelle sotto gli occhi. Almeno sa a cosa deve questo pallore cadaverico.

 

Per lei non riuscire a dormire è un cruccio che non si può ignorare. E il problema non sono di certo gli accenni di occhiaie che le sono spuntate dopo le ultime tre notti insonni.

L’essere sempre lucida, solare e attiva, il dover fare diecimila cosa al giorno e la pressione di dover entrare a tutti i costi al MIT sono fardelli che risucchiano praticamente ogni energia del suo corpo e, senza l’azione ristoratrice del sonno, non passerà molto tempo prima che crolli durante una lezione. Non può permetterselo, non lei.

 

Chiude l’armadietto con un sospiro, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano. Almeno se riuscisse a farseli diventare rosso fuoco, nessuno noterebbe tutto il resto del viso.

 

Purtroppo c’è solo una cosa che può fare per cercare di riacquistare il riposo perduto: parlare con Santana e vedere se può fare qualcosa.

Certo, potrebbe anche rinunciare alla candidatura a rappresentante dei senior. Sarebbe sicuramente un gesto nobile che le alleggerirebbe di molto la coscienza. Il problema, però, è che non è indispensabile e quindi a nessuno importerebbe. Tra i ragazzi popolari ce ne sono sicuramente almeno due o tre da piazzare al suo posto, tranquillamente in grado di prende i suoi stessi voti e a cui non dispiacerebbe beccare qualche credito in più per mettere la propria firma su qualche foglio.

Sì, deve assolutamente trovare cinque minuti di tempo per chiedere scusa a Santana. O, quantomeno, provarci.

 

Conosce abbastanza bene le abitudini delle Skank del McKinley per sapere dove può trovarle. A metà mattinata si concedono una pausa sigaretta nel bagno del secondo piano; pranzano sulle scalinate che portano ai tavoli della mensa all’aperto per evitare di avere altre persone tra i piedi; passano gran parte del pomeriggio –lezioni comprese– sotto agli spalti del campo da football, vera e propria terra di nessuno, totalmente al di fuori della giurisdizione scolastica.  

 

Forse potrebbe saltare la riunione del club di dibattito e raggiungere le Skank dalle gradinate, sperando ardentemente di poter almeno avvicinarsi a Santana. Non ha preparato nulla circa a cosa le dirà, anche e soprattutto perché ogni scenario ipotetico che si è costruita in testa finisce con la latina che la manda a quel paese con tutta la rabbia di questo mondo.

 

È così presa dai propri pensieri che quando una mano le sia appoggia sulla spalla nemmeno se ne accorge, continuando a camminare verso il club di dibattito come se niente fosse.

 

“Brittany!”

 

Si volta perplessa, risvegliata dall’urlo atroce che ha sentito alle sue spalle. Una bella Cherioo con la coda castana è in piedi a pochi passi dal lei e la sta fissando, un cipiglio perplesso dipinto sul volto dai tratti delicati. Ha addirittura le mani sui fianchi, segno inconfutabile di quanto sia nervosa.

“Cosa?” farfuglia Brittany, confusa, reggendo lo sguardo particolarmente duro della cheerleader.

 

“Non mi hai sentita?” chiede con uno sbuffo, scuotendo la testa con fare teatrale quando la bionda le fa segno di no. “Ti sto inseguendo da quando hai chiuso l’armadietto … va beh, lascia perdere” concede, agitando la mano come se stesse scacciando una mosca. “Hai un minuto?”

 

Brittany si morde un labbro, pensierosa. “Veramente dovrei trovarmi con gli altri del club di dibattito. Sono pure in ritardo”

 

La cheerleader scrolla le spalle, sorridendo malignamente. “Meno male che non hai nulla da fare di importante, allora” ridacchia, prendendola a braccetto con tutta la tranquillità di questo mondo. “Dunque … vorrei parlarti de ‘L’impiccione’”

 

“Ancora quell’inutile giornalino?” tenta di sminuirlo, sperando di cambiare argomento in fretta. Non le piace proprio il modo in cui questa conversazione è cominciata. “Non lo legge nessuno”

 

“Questo non lo so” le fa cautamente la ragazza castana, ruotando la testa per guardarla dritta negli occhi. “Però il fatto che continui a scrivere articoli implica che qualcuno gli dia l’input per farlo, no?”

 

Marley Rose agli occhi di qualcuno che non la conosce sembrerebbe sicuramente una ragazza dolcissima. Ogni tratto del suo viso, il suo sorriso e persino le sue iridi azzurre sono i testimoni della sua presunta purezza. Eppure, non si diventa capo cheerleader addirittura durante il primo anno se non si dimostrano capacità al di sopra dell’ordinario.

E con questa ragazza, non solo l’impressione inganna, ma lo stereotipo della cheerleader stupida non ha il minimo senso di esistere.

È furba, parecchio anche, sa cosa vuole e come ottenerlo e, cosa più importante, è decisamente una persona vendicativa.

 

Per questi motivi Brittany si morde la lingua prima di dire qualcosa del tipo ‘se con input intendi qualche smutandata o qualche agguato nei bagni, allora hai ragione’. Si limita ad annuire, fingendo di essere sorpresa dal ragionamento di Marley.

 

“Perché non lo facciamo chiudere? Tanto è un club con un unico iscritto, non ha motivo di rimanere aperto”

 

“Non pesa sul bilancio scolastico visto che tutti i materiali sono forniti dall’unico iscritto” spiega Brittany, non potendo fare a meno di chiedersi come mai la Head Cheerleader si sia presa la briga di venire a parlarle direttamente e, apparentemente, senza un vero motivo.

 

“Siamo sicuri? Beh, farò le mie ricerche” sorride, senza staccarsi un attimo dal braccio di Brittany. Sembra proprio che non abbia la minima intenzione di lasciarla andare e questo, alla bionda, non piace per niente. “In ogni caso, voglio che tu lo faccia chiudere”

 

Ah, ecco cosa vuole da lei. Almeno su questo non la coglie del tutto impreparata.

Se avessi un buon motivo, non avrei nulla in contrario a farlo. Solo che nello statuto del McKinley è presente una norma che prevede per alcuni club l’obbligo di essere sempre presenti” cita a memoria, trattenendo a stento un sorriso trionfante. “Per ottenere alcune sovvenzioni statali per la cultura, credo. Comunque il giornalino è uno di quelli”

 

“Oh, ma questo lo so perfettamente”

Le labbra di Marley si schiudono e si aprono un sorriso a trentadue denti, così luminoso e amabile da far dimenticare per un secondo a Brittany con chi abbia a che fare.

Noi chiuderemo quello, sì, e per compensare la perdita ne apriremo un altro” mormora, lei sì con aria trionfante, fermandosi in mezzo al corridoio e tirando il braccio della bionda per farla girare verso di lei. “Tu farai questo per noi e noi, in cambio, ti daremo sia il ruolo di rappresentante che la presidenza del nuovo giornalino”

 

Noi. Non è un caso che l’abbia ripetuto così tante volte. Come sempre, dietro alla facciata con cui si trova a dialogare, si trovano gli altri due lati del triangolo del potere del McKinley.

“Io non … ho già molti impegni” mormora, prendendo tempo per pensare.

 

“Uscirai dal club di dibattito” praticamente le ordina, autoritaria. “Anche perché non c’è bisogno di dirti che Blaine o chi per lui sarebbe molto felice di prendere il tuo posto, giusto?”

 

“No, direi di no”

 

Marley annuisce soddisfatta, sfilando il braccio da quello di Brittany. “Ricordati che le elezioni per i rappresentanti degli studenti sono tra due settimane, perciò regolati” le mormora, fredda, prima di andarsene in un vorticare di gonna rossa e bianca e coda di cavallo.

 

Brittany rimane immobile ancora per diversi istanti, lo sguardo fisso al pavimento. Non solo dovrà dare un dispiacere ad una delle poche persone che non se lo merita ma, agli occhi di Quinn, sembrerà pure che lo farà per mero tornaconto personale.

 

Per non parlare dell’assurda tempistica con cui hanno deciso di intervenire. Perché ora, dopo tre anni di azione? Perché non prima?

La sua mente, decisamente annebbiata dalla rabbia, riesce a pensare solo a due cose. O si sono rotti le scatole e hanno deciso di intervenire o, e questo è mille volte peggio, hanno qualcosa di grosso che bolle in pentola e non vogliono ‘L’impiccione’ tra i piedi.

 

Alza la testa all’improvviso, illuminata da un’idea che potrebbe portare quantomeno a qualche risposta.

Kurt deve sapere qualcosa. Non sarà il più importante studente del McKinley ma, quello che gli manca in popolarità tra le mura scolastiche, lo compensa con ciò che gli dice suo padre, uno dei più facoltosi finanziatori del liceo.

 

Santana, una volta ancora, dovrà aspettare.

 

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“Che carina la mia bella imbronciata nel bosco”

 

“Divertente, Rach” borbotta Quinn continuando a muovere il cucchiaino tra i resti della banana split -per due persone, tra l’altro- che ha trangugiato senza ritegno. La discussione con Santana l’ha depressa e intristita a tal punto che solo i dolci del Lima Bean e la compagnia della sua migliore amica possono aiutarla.

 

“Allora non scherzavi” le sorride leggermente preoccupata la Cheerio, due milk-shake freschi sul tavolo prima di prendere posto su una delle sedie libere. “Sei davvero in codice rosso. Cosa è successo?”

 

“Ho avuto un incontro del terzo tipo con …” si ferma, prendendo un sorso “… Santana Lopez”

 

“E come sarebbe successo?” chiede Rachel, abbastanza incuriosita. Lei ci parla ogni tanto, una volta al mese più o meno, ed hanno fatto parte dei Cheerios insieme prima che la latina se ne andasse e si rasasse e vestisse a quel modo. Quinn, invece, che le sappia non ha motivo di parlarle.

 

“Un favore ad un amico” mente, sfruttando la cannuccia per coprire la faccia. “Meglio non sapere, fidati”  

Ha deciso di non dire niente a Rachel del piano che lei e Mike stanno mettendo a punto. Mentirle è un prezzo che è disposta a pagare volentieri pur di tenerla al sicuro. E non solo da ulteriori umiliazione ma soprattutto da Chang, secondo cui essendo lei una Cheerio potrebbe fornire informazioni di prima mano.

Ci è voluto un po’ a convincerlo che nessuna delle sue compagne di squadra si confida con Rachel per paura che poi lo vada a spifferare proprio a lei e che finisca su ‘L’Impiccione’, ma alla fine ce l’ha fatta.

 

“Cosa ti avrebbe detto di così terribile?”

 

“Che il mio giornalino è inutile e io lo faccio solo per soddisfare il mio ego” bofonchia, abbattuta semplicemente dal dover ripensare a quella sfuriata. “Non queste esatte parole, però il concetto era quello”

 

“È una stronza, ignorala” prova di tranquillizzarla Rachel, appoggiando una mano sulla sua.

 

“E se avesse ragione? Non è la prima che me lo dice”

 

“Tu sei così, punto” dichiara la Cheerio con un tono che non ammette repliche. “Non ce la faresti a farti i fatti tuoi come fa il resto del McKinley. In più, sei tutto fuorché inutile”

 

“Ah sì?” mugugna dopo un altro sorso di milk-shake.

 

“Sì. Avere qualcuno che ti ascolta aiuta sempre, fidati”

C’è uno strano luccichio nei suoi occhi nocciola, qualcosa che Quinn non riesce a capire.

“A proposito … prima di andare a casa, ho parlato con Noah Puckerman. Tra una cosa e un’altra, è venuto fuori che vorrebbe parlare con te”

 

“Riguardo a cosa?” si risolleva dalla sua posa afflitta, facendo ridere Rachel.

 

“Suo fratello Jake. Marciano parecchio sul fatto che è mezzo ebreo e mezzo di colore” le spiega, giocherellando con la cannuccia del milk-shake che non ha ancora praticamente toccato. “Secondo lui quello che fai è importante”

 

“Dici?” sorride Quinn, nonostante cerchi di non farlo vedere a Rachel.

 

“Te lo ripeto. Ad alcune persone basta sapere che c’è qualcuno disposto ad ascoltarle”

 

Ma sì, forse Rachel ha ragione. Chi è Santana Lopez per giudicarla? Nessuno.

Quello che fa lo fa esclusivamente per vocazione personale e continuerà a farlo indipendentemente da Mike Chang e i suoi piani diabolici, su questo è stata irremovibile.

Finché ci sarà lei al McKinley, ‘L’Impiccione’ continuerà a battersi contro tutto e contro tutti.

 

 

Chissà cosa ne pensa a riguardo Brittany.

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

È un orario folle, dovrei essere fuori di casa da almeno un’ora e mezza ma, visto che sarò via fino a lunedì e il capitolo era quasi finito, mi dispiaceva molto lasciarlo a marcire lì per quattro giorni.

 

Sono parecchio di fretta, perciò chiedo anticipatamente scusa se mi è scappato qualche refuso. Se ce ne sono molti, una volta tornato a casa li sistemerò, giuro :)

 

Che dire del capitolo? Beh, abbiamo Ryder e di nuovo Santana, per non parlare di Marley. La fisionomia dei personaggi si sta ultimando, mi piacerebbe sapere che ne pensate.

Per quanto riguarda la trama, siamo ad un punto di svolta: in una specie di parallelismo, ci sono tre personaggi alle prese con tre scelte che avranno ripercussioni decisamente importanti. Chissà cosa succederà.

 

Ringrazio chi ha letto questo e gli altri capitoli, chi ha lasciato un commento, messo tra ricordati e seguiti. Vi invito come al solito a contattarmi per qualsiasi dubbio o suggerimento.

 

Mi auguro di poter scrivere il prossimo capitolo entro settimana prossima ma, come per questo, non posso promettere nulla.

Alla prossima!

Pace. 

  
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