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Autore: Northern Isa    21/06/2013    3 recensioni
In "Harry Potter e i Doni della Morte", durante il matrimonio tra Bill e Fleur, Viktor Krum racconta a Harry Potter che suo nonno venne ucciso da Grindelwald. Ma chi era questo nonno? E com'era Grindelwald a scuola? La risposta a queste domande nella cornice oscura e controversa dell'Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang.
[I capitoli 11 e 32 contengono un riepilogo degli eventi precedenti]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Quella mattina, Andra si svegliò come al solito con un lenzuolo di malinconia steso sul suo corpo. Scendendo dal letto però si affrettò a disfarsene, si preparò e scese dabbasso per fare colazione con Dimitri. Il ragazzo sembrava avere particolarmente fretta, ingurgitò rapidamente le fette biscottate e il suo caffè, indossò il mantello e si precipitò fuori, inveendo contro qualche professore che doveva vedere quel giorno. La madre seguì con un sorriso accennato i movimenti rapidi di Dimitri finché questi non sparì oltre la soglia, dopodiché terminò di mangiare e uscì anche lei, per Materializzarsi poco dopo in Farmacia.
Quella vita sempre uguale da decenni era stata molto gratificante, rifletté la strega, infilando la chiave nella toppa arrugginita della porta di spesso legno, ma, dopo tanto tempo, era diventata stancante. Da una parte le sarebbe piaciuto smettere di lavorare, avrebbe sempre potuto lasciare la Farmacia a Vassil, il quale a sua volta si sarebbe potuto far aiutare da Lilian, la figlia maggiore. Dall’altra però Andra sapeva che non lo avrebbe fatto finché i suoi figli non avessero acquisito la loro indipendenza economica. Negli anni, Andra e Igor avevano accumulato parecchi risparmi, ma lei aveva sempre il timore che non potessero bastare.
Il suo ingresso nella Farmacia venne salutato da Vassil, che aveva già iniziato ad accatastare le scatole piene di Ossofast che erano destinate all’ospedale. Nonostante gli anni trascorsi, suo cognato manteneva la stessa aria da ragazzo spensierato che lo aveva caratterizzato ai tempi della scuola.
“Buongiorno! Qui ho quasi finito, poi dobbiamo preparare gli antidoti.”
Andra appese il suo mantello a un gancio del muro, dopodiché andò nel retrobottega. Si alzò le maniche fino ai gomiti e iniziò a tagliare le radici che sarebbero servite per la preparazione degli antidoti menzionati da Vassil. Qualche tempo dopo, il mago la raggiunse e iniziò a sua volta a lavorare di coltello e bacchetta.
“Come sta Liza?” gli chiese Andra, memore delle ultime notizie sulla nipotina.
“Oh, bene, alla fine non era Vaiolo di Drago, per fortuna. Le ho somministrato qualche rimedio generico e ora è a casa con Alexandra, giusto per essere prudenti.”
Andra sorrise al ricordo della reazione paranoica con cui la donna era arrivata in ospedale come un tornado, nonostante la figlia non corresse alcun pericolo.
“E Fran e Dimitri?” si informò Vassil.
Il sorriso sulle labbra di Andra morì all’istante e il suo volto si rabbuiò. Raccontò al mago la lite tra lei e Fran per colpa di Kathrina e la reazione del figlio minore.
“E la posizione di Dimitri ti sorprende?”
Vassil la osservava con scetticismo attraverso i vapori che si sollevavano dal suo calderone. Andra iniziò a mescolare la sua pozione con più energia. Anche suo cognato le dava torto, ora?
Vassil continuò:
“Fran e Dimitri sono legatissimi, fin da bambini dove andava uno, l’altro lo seguiva. Piuttosto mi stupisce che Dimitri abiti ancora con te.”
Andra lo guardò scandalizzata, solo qualche istante dopo si accorse che il mago stava scherzando.
“Vassil, non è divertente” lo rimbottò lei. “Io e Fran non abbiamo mai litigato così, ed è stato per colpa di una sciocca ragazza.”
“No,” osservò lui, immediatamente serio, “è stato per colpa tua, perché sei un’insopportabile testona.”
Nonostante il rimprovero l’avesse inizialmente pietrificata, poco dopo Andra gli sorrise. Probabilmente Vassil aveva ragione, e lei aveva appena scoperto la chiave per risistemare il rapporto con suo figlio.
 
Anche quel giorno, Dimitri passò da casa di Fran prima di Materializzarsi insieme a lui davanti alla sede del Circolo della Rosa. Giunti nell’ampia sala che aveva già accolto gli altri membri del gruppo, il mago si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
Henry Aufhasen, l’uomo con il paio di baffi a manubrio, prese la parola non appena Fran e Dimitri ebbero raggiunto i loro posti.
“Amici, iniziamo la riunione con un avviso. Da oggi è diventato severamente vietato giungere qui con la Materializzazione. Una fonte attendibile ci ha detto che i GA stanno tenendo sotto controllo anche questo metodo di spostamento, perciò, se non vogliamo rivelargli dove ci riuniamo, dovremo venire in questa sede senza ricorrere a mezzi magici rintracciabili.”
Fran e Dimitri si scambiarono uno sguardo teso. Grindelwald aveva reso impenetrabili le frontiere del loro Paese già da molto tempo, ma controllare mezzi di spostamento così a corto raggio come le Materializzazioni sembrava troppo anche per lui. Per quale motivo lo faceva?
“Detto ciò,” continuò il dissidente baffuto, “passiamo all’argomento di oggi. L’Erbologia è sempre stata la mia materia preferita a Durmstrang, non siete d’accordo?”
Un coro di risate fece eco a quella affermazioni. Anche Dimitri, che aveva iniziato a comprendere quel linguaggio in codice, rise con gli altri.
“Purtroppo, cari amici, la Rosa ha perso alcuni petali. L’inverno è stato rigido, ma la primavera è nell’aria e scioglierà tutto questo ghiaccio.”
“C’è la questione della potatura” intervenne un omone con i capelli tagliati a scodella.
“Ahimè, è vero” rispose il mago coi baffi a manubrio, “ma se dovesse intervenire troppo tardi, le spine resisteranno. Inoltre sono nate delle spine nuove”.
Dimitri fu uno dei destinatari dell’ampio gesto che l’uomo rivolse al suo uditorio. Per l’ennesima volta, fu fiero di appartenere al Circolo della Rosa.
 
“Dai, Fran, perché no?”
Deluso come non mai, Dimitri stava accompagnando a casa il fratello maggiore tempestandolo di domande e osservazioni velenose. Fran non rispose mai; Dimitri sapeva che non avrebbe potuto farlo dal momento che non sarebbe stato prudente parlare in mezzo alla strada, nello stesso tempo non aveva intenzione di dargli tregua.
I due fratelli Krum si allontanarono a piedi dalla sede del Circolo, dopodiché, quando furono sufficientemente lontani, si Smaterializzarono, per comparire sulla soglia di casa di Fran. Una volta dentro, il maggiore sospirò profondamente, come se solo in quel momento avesse sentito su di lui tutto il peso delle insistenze dell’altro.
“Dimitri, sei troppo nuovo! Gli altri te l’hanno detto. E poi sei troppo piccolo.”
“Non sono piccolo, grand’uomo” gli rispose questi guardandolo in cagnesco.
“Sì, invece” esalò Fran, massaggiandosi le tempie con le dita. Era stata una giornata estenuante per entrambi, ma per Dimitri non era una buona ragione per desistere.
“Voglio essere l’ottava spina,” si intestardì, “per papà” concluse a voce così bassa che il fratello riuscì a malapena a udirlo.
Fran gli posò una mano sulla spalla e lo guardò in un modo che sembrava riuscire a distinguere i suoi più reconditi sentimenti. Un attimo dopo però si allontanò da lui e indurì lo sguardo.
“Non è possibile. Il Circolo non lo permetterà.”
“Chiediglielo tu!” lo implorò Dimitri.
“Non lo farei neanche se potessi,” si oppose Fran, guardandolo severamente, “è una cosa troppo rischiosa. Hai tutta una vita davanti.”
“E tu no?” domandò Dimitri, esasperato, “Hai intenzione di sposare Kathrina, che ne sarebbe della tua vita con lei se…”
Non riuscì neanche a terminare la frase. All’inizio, partecipare alla pianificazione dell’attentato contro Grindelwald era stato elettrizzante. Poi quella missione era sembrata sempre meno un’avventura e sempre più una spada di Damocle pendente sulle loro teste. Nonostante l’alta probabilità di fallimento, nessuna nelle sette spine aveva pensato neanche per un attimo di tirarsi indietro, nemmeno Fran. Dimitri era a dir poco terrorizzato al pensiero di ciò che suo fratello stava rischiando, ciononostante avrebbe voluto caricarsi degli stessi rischi, partecipare attivamente anche lui.
“Non ci pensare” rispose Fran, addolcendo un po’ lo sguardo.
Trascorsero lunghi momenti di silenzio in cui sembrò che nessuno de due avesse nulla da dire. Quando in strada iniziarono ad accendersi i lampioni, Dimitri si rese conto che era ora di tornare a casa.
“Allora…” azzardò un’ultima volta, “ci penserai?”
“Ci ho già pensato” rispose Fran con espressione indecifrabile, “Il mio dovere è quello di proteggerti, e nulla di ciò che dirai mi farà cambiare idea.”
   
 
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