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Autore: Krixi19    21/06/2013    1 recensioni
"Alcune amicizie impiegano molto a maturare, [...] altre invece nascono e crescono spontaneamente. L’amicizia tra Chri e i gemelli Weasley apparteneva alla seconda categoria. [...] Forse era stata proprio l’imprevedibilità ad attrarla a loro, [...]. Erano come il vento, liberi, naturali, spontanei e senza regole, non sapevi dove ti avrebbero portato, ma non aveva importanza: l’unica cosa che potevi fare era chiudere gli occhi e lasciarti trasportare. E così lei aveva fatto, per tutti gli anni in cui erano stati insieme."
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La vita non è che l’insieme di momenti, più o meno significativi; questa storia si compone proprio di questo: momenti, aneddoti, episodi, alcuni più collegati tra loro, altri meno, ma che nel loro insieme vanno a comporre l’esistenza di Christine Harvey, di Fred e George Weasley. Un rapporto unico, quasi indescrivibile; una vita intera, tra gioie e dolori, alcuni più grandi di altri.
Perché se c’è una sola cosa certa, è che la vita è imprevedibile.
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«Io non permetterò che ti accada qualcosa. Né permetterò che accada qualcosa a George. E so che lui farà lo stesso con noi. E so anche che tu farai lo stesso con me e lui. Finché staremo insieme, non ci accadrà nulla».
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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We were nothing like the rest

 

 

 

 

 Luglio 1997

 

Se c’era una cosa che Chri detestava era aspettare. Era una cosa più forte di lei, l’aveva sempre caratterizzata; anche quando doveva aspettare un misero minuto, le sembrava di aspettare un’eternità.

Questo, in condizioni normali. Quella notte però le circostanze non erano normali, e il problema non era la noia o l’impazienza. Il problema era l’ansia che le attanagliava le viscere, impedendole di pensare, impedendole di respirare.

In quel momento detestava Malocchio Moody con tutto il cuore. Lo detestava perché le aveva impedito di prendere parte alla missione, confinandola al misero ruolo di “guardiana” o sentinella o come cavolo l’aveva definitiva, ruolo che in realtà consisteva nel mettere a disposizione la sua casa di Londra – cosa che aveva fatto volentieri, comunque – e aspettare lì, inerme, l’arrivo di una delle coppie che facevano da scorta. Chri si era opposta, si era arrabbiata, aveva cercato di fargli cambiare idea, ma non era servito a nulla: la scorta era al completo, sarebbe stata più utile in altro modo. L’unica cosa che era riuscita ad ottenere era che almeno uno dei gemelli si recasse alla sua casa sicura; era stato scelto George.

Non sapere cosa stesse succedendo, non sapere se ci fossero dei problemi o se stesse andando tutto bene, la stava uccidendo. Erano in ritardo, e poteva dire tutto o niente.

Finalmente, qualcosa si mosse e il campo di forza attorno alla sua casa fu perturbato. Chri corse alla porta, la spalancò, e si bloccò. Immobile. Pietrificata.

«Christine, dammi una mano».

La voce di Remus pareva lontana anni luce, ma così non era per la sua figura, che camminava lentamente verso di lei, zoppicando, sotto il peso di George. George, che non era mai stato così pallido. George, che aveva un’espressione sofferente. George, che era ricoperto del suo stesso sangue.

Sangue. Fu quel pensiero a farla scattare, a farla correre incontro a Remus, a farle prendere l’altro braccio di George, sobbarcandosi il suo peso; lo trascinarono in soggiorno, dove lo stesero sul divano. Una chiazza di sangue cominciò ad allargarsi su di esso, rosso contro bianco. Chri poteva sentire Remus pronunciare degli incantesimi, mentre la realtà della situazione le precipitava addosso. George era ferito. George poteva morire. La guerra era arrivata davvero: non era un concetto astratto, era vivo, vero, limpido, tangibile. George stava morendo.

«Christine, ascolta» cominciò Remus, parlando a fatica, riportandola alla realtà, «devi...»

«Vengo con voi» disse Chri, alzandosi di scatto e trascinando lì il libro che era la loro Passaporta.

«No» ripose Remus. «Devi...»

«Vengo con voi» ribatté lei, a denti stretti, risoluta. «Non me ne starò qui con le mani in mano mentre... Non rimarrò qui».

Remus la guardò un istante, poi sospirò rassegnato. Aspettarono lo scattare dell’ora stabilita in un silenzio rotto solo dai respiri irregolari di George.

«Gli altri...» mormorò Chri, lasciando in sospeso la domanda; non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso di George, incapace di credere che quello che i suoi occhi le stavano facendo vedere era reale.

«Non so niente» disse Remus, e Chri non aggiunse altro; quelle furono le ultime parole che lei disse.

Finalmente, il libro si illuminò d’azzurro, e Chri e Remus lo afferrarono al volo, tenendo entrambi saldamente George; furono strattonati, e un istante dopo rovinarono a terra, nel giardino della Tana. Chri si rialzò, fece per riprendere George, ma qualcuno la spinse di lato. Perplessa, si guardò attorno; notò Remus e Harry portare dentro George, notò Ginny, notò la Signora Weasley, notò Hagrid, e notò la mancanza di Fred. Un nodo le salì alla gola; sapeva che avrebbe dovuto già essere tornato.

Da quel momento, in seguito, Chri non ricordò molto. Galleggiò fin nel salotto, si sedette per terra accanto al divano, strinse la mano di George nella sua, e aspettò. Intorno a lei accaddero delle cose, ma ne comprese solo squarci. La signora Weasley e Ginny sembravano muoversi a velocità supersonica, mentre lei aveva la sensazione di essere diluita in un tempo troppo denso, i pensieri – quei pochi che riusciva a comprendere e formulare – andavano a rallentatore.

«Ti dimostrerò chi sono, Kingsley, solo dopo aver visto mio figlio! Adesso fatti indietro, se ci tieni alla pelle!»

Il baccano prodotto dal signor Weasley, la riscosse leggermente; riuscì finalmente ad allontanare lo sguardo dal viso insanguinato di George, per spostarlo sull’ingresso del salotto, dove erano appena comparsi Arthur e Fred. Fred. Era pallido, preoccupato, ma illeso.

«Come sta?» chiese il signor Weasley, scivolando accanto a lei, mentre Fred continuava a spostare lo sguardo da George a Chri, come se non stesse credendo ai suoi occhi; Chri non l’aveva mai visto così, e questo la spaventò ancora di più, se era possibile.

Forse ridestato dal rumore, George si mosse. Chri spostò lo sguardo su di lui, accorgendosi solo in quel momento che aveva fissato Fred per tutto il tempo, forse come lui aveva fissato lei, come in cerca di una spiegazione, come aspettandosi che da un momento all’altro lui – o lei, nel caso di Fred – esclamasse che era uno scherzo.

«Come ti senti, Georgie?» disse la signora Weasley, sussurrando.

Le dita di George sfiorarono il lato della sua testa, toccando il sangue raggrumato.

«Intelligente» mormorò.

«Che cos’ha che non va?» disse Fred, mentre il suo tono terrorizzato la colpiva come uno schiaffo. «Ha subito un danno al cervello?»

«Intelligente» ripeté George, aprendo gli occhi e guardando il fratello. «Sai, con tutta quest’aria che mi arriva direttamente al cervello... Capito, Fred?»

La signora Weasley singhiozzò più forte che mai, un rossore tinse il volto pallido di Fred, e un’ondata di sollievo parve diffondersi per la stanza; Chri aspettò che lambisse anche lei, e in effetti accadde, ma non come aveva sperato.

«Patetico» disse Fred a George. «Patetico! Con un mondo di battute che avresti potuto fare sulle orecchie o sui fori o sull’aria, scegli quella

«Ah, be’» ribatté George, sorridendo alla madre bagnata di lacrime. «Adesso almeno riuscirai a distinguerci, mamma».

Chri si costrinse a sorridere, ma percepì che più che un sorriso aveva mostrato una smorfia. Poteva sentire che le mani, anche quella stretta in quella di George, cominciarono a tremarle, mentre l’adrenalina scemava e la paura prendeva il sopravvento.

“Poteva andare peggio,” si disse tentando di calmarsi, ma il problema era proprio quello. Che razza di mondo era quello in cui bisogna essere contenti se il tuo migliore amico aveva perso un orecchio, solo un orecchio? Come poteva andare bene una cosa del genere?

Chri detestava piangere, soprattutto di fronte ad altri, ma sentiva che la tensione stava raggiungendo il suo apice e sentiva che non avrebbe retto ancora per molto. Si alzò in piedi, mormorando qualcosa sul bagno, ma non era nemmeno sicura di averlo fatto; lasciò con riluttanza la mano di George, e si diresse verso le scale, sentendo su di sé lo sguardo di entrambi i gemelli. Fece le scale lentamente, quasi uno scalino per volta, come se muoversi troppo in fretta avrebbe potuto farla cadere a pezzi, gli stessi pezzi che tentava di lasciare uniti. Senza accorgersene, entrò nella stanza dei gemelli, l’ambiente che più le era familiare alla Tana, l’ambiente dove si sentiva più al sicuro, l’ambiente dove conservava ricordi che subito l’assalirono. Cominciò a singhiozzare, accorgendosi vagamente che il viso era già bagnato dalle lacrime – quand’è che avevano cominciato a scendere? Ma il pianto non era più silenzioso, i singhiozzi erano forti, tentava di fare respiri profondi per calmarsi e, dopo qualche attimo in cui sembrava esserci riuscita, ricominciavano più forti di prima. Camminava su e giù per la stanza, torcendosi le mani ancora impregnate del sangue secco di George, mentre le immagini di lui sofferente, del suo divano bianco chiazzato di rosso, del foro che ora si apriva nel cranio di George si alternavano velocemente nella sua mente.

Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, sentì dei passi percorrere la distanza che li separava, sentì due braccia circondarla, sentì il suo respiro scuoterle i capelli; in quel momento, stretta tra le braccia di Fred, appoggiata al suo petto, il pensiero che anche lui sarebbe potuto morire la colpì come un pugno allo stomaco, e i singhiozzi ripresero a scuoterla.

«Ehi» le sussurrò lui, stringendola a sé, come cullandola. «Va tutto bene. È tutto passato».

«Tu... Tu... George...» biascicò lei, costretta a interrompere ogni frase, senza sapere come continuarla.

«Stiamo bene». Fred la fece voltare verso di sé, senza tuttavia smettere di tenerla tra le braccia. «Guardami» le disse, «non vedi? Sono qui, di fronte a te, sto bene. Chri» la chiamò, sollevandole con il pollice il mento, «sto bene».

«George...»

«George sta benissimo» disse Fred risoluto. «Figurati, pensa al successo che avrà con le donne con la storia dell’orecchio mancante» aggiunse sorridendo divertito.

Chri sorrise tra le lacrime. «Hai ragione: conquisterà tutte» disse, sentendo che anche Fred aveva bisogno di essere rassicurato. «Già lo vedo al matrimonio, con le cugine di Fleur».

«Già» disse Fred, con una smorfia, «me le soffierà tutte».

«Ehi» obiettò Chri, dandogli una leggera spinta sul petto.

«Scherzo, scherzo» rispose lui ridendo. «Figurati se me le soffia».

Chri fece una smorfia, ma non replicò, anzi, si strinse di più a lui, poggiando il capo contro il suo petto. Sentì Fred irrigidirsi leggermente dallo stupore, poi sentì la mano di lui passare tra i suoi capelli; rassicurante, calda, sicura, come era Fred.

«Mi dispiace» mormorò lei, la voce soffocata dal corpo di lui.

«Per che cosa?»

«È il tuo gemello. Avrei dovuto... essere forte per te. No? Dimostrarti che...»

«No» la interruppe lui. «Non devi dimostrare niente». Le posò un bacio sul capo. «Tu ci sei, e questo basta».

Chri si sollevò sulle punte, avvicinando le labbra a quelle di lui, in un bacio di quelli che dicevano molto più di quanto le parole avrebbero potuto fare; era un bacio che faceva sentire quanto entrambi ci fossero per l’altro, che faceva sentire il reciproco bisogno che avevano.

Fred la guidò al suo letto, senza mai interrompere il bacio, e la fece sdraiare con delicatezza, come se temesse di romperla. Chri si aggrappò a Fred e Fred si aggrappò a Chri, mentre si esploravano con la familiarità con cui si conosce il sentiero che porta a casa, senza per questo provare meno emozioni; come quando si legge il proprio libro preferito ancora una volta, senza poter fare a meno di emozionarsi come se fosse la prima, tuttavia notando dettagli e particolari in più, che non fanno che aumentarne l’amore. Così fecero loro due quella notte: fecero l’amore lentamente, senza fretta, come esplorandosi di nuovo per la prima volta. Avevano tante cose da dirsi, tante cose da comunicarsi, tante cose da trasmettersi; ogni bacio, ogni tocco, ogni contatto era un tassello che andava ad incastrarsi perfettamente in un disegno più ampio.

Avevano bisogno l’uno dell’altro, avevano bisogno di sentirsi vicini, uniti, avevano bisogno di sentirsi vivi, avevano bisogno di sentirsi bene, avevano bisogno di essere felici, e potevano farlo solo stando insieme.

 

 


Come sempre, perdonate il ritardo: ormai ci avrete fatto l'abitudine. Ma bando alle ciance, mi fionde nelle note.

Come avrete capito, questo capitolo è ambientato la notte in cui Harry viene trasferito dalla casa dei Dursley alla Tana. E' uno dei capitoli, nei libri della Rowling, che più mi è piaciuto, ma che soprattutto più mi abbia fatto chiedere cosa stesse succedendo agli altri personaggi. Ne approfitato quindi per dare una visione da un altro punto di vista, di chi attende senza sapere cosa sta succedendo.
Inoltre, come aavevo detto precedentemente, è qui che Chri si scontra finalmente con la realtà della guerra; non che prima ne fosse incosapevole, tutt'altro, ma la differenza sostanziale è che qui, per la prima volta in assoluto, capisce quanto effettivamente stiano rischiando la pelle, si scontra davvero con la morte, in un certo senso. Ho voluto creare una sorta di parallelismo con la scena precedente, quella in cui viene ferito Arthur - spero di esserci riuscita

E poi c'è la parte finale, sul rapporto Chri/Fred, che non è più un amore adolescenziale, ma è un qualcosa di più complesso, di più profondo, e finalmente vediamo - spero - in che modo.

ah, altra cosa: detesto la battuta romano del libro, perché non la trovo divertente, e sono consapevole dell'intraducibilità di quella inglese, quindi ne ho inventata un'altra; sono consapevole che non faccia morire dal ridere, spero solo sia meglio del foro romano! Almeno ci ho provato xD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie a tutti coloro che leggono, seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono, vi amo tutti <3

   
 
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