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Autore: Yellow Canadair    21/06/2013    3 recensioni
Tutto quello che non avete mai letto sulla scuola per maghi e streghe più famosa del mondo.
Tutto quello che J.K. Rowling non ha scritto.
Tutto quello che Albus Silente non le ha mai permesso di scrivere.
Il segreto più oscuro del mondo. Il segreto che nessun mago avrebbe mai voluto divulgare.
Un incessante scavare nel torbido, nel marcio, nel fango del disonore, una sporca storia di alcool, compagnie petrolifere, multinazionali e associazioni a delinquere.
La M.ammt Investigation Agency presenta:
INCHIESTA SU HOGWARTS
Cosa succedeva ad Hogwarts prima che fosse famosa? La povera piccola Bia è un'alunna modesta e senza capacità, e i professori non avranno pietà di lei.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Xfile 001: arrivo a Hogwarts.


Come molti bambini della sua età, anche la povera piccola Bia ricevette la lettera di convocazione firmata dal preside Albus Silente e controfirmata dalla sua amante vicepreside Minerva McGranitt. Tutto sembrava regolare. Ma era solo l’inizio; Bia si recò a comprare il materiale necessario per il suo primo anno nella prestigiosa scuola di Hogwarts, e forse un piccolo sospetto circa la natura dell’anno che avrebbe passato lo poteva avere nella bottega di Olivander. Chi è Olivander: è uno stuzzicadenti Samurai con precedenti penali che si spaccia per commerciante di bacchette magiche pur di perseguire nelle sue malate attività. Quelli che gli avventori del suo negozio scambiano per occhi glaciali sono in realtà occhi di vetro. Si vocifera che Olivander per spostarsi usi un radar. Ma stiamo andando fuori tema.

Olivander fece provare alla povera piccola Bia vari tipi di bacchette: una composta da peli di unicorno e legno di betulla, una di corde di cuore di drago e faggio, una di piume di fenice e agrifoglio, ma niente da fare. Per quella bambina nessuna di quelle bacchette sembrava andar bene. Olivander decise di provare alcune bacchette inventate durante un delirio causato dall’assunzione di funghetti allucinogeni, che aveva scambiato mesi prima per un uovo piuttosto grosso, probabilmente di struzzo. Le mise in mano verghe che vantavano materiali come scarti dell’Ikea, di Concetta Mobili (Casoria), canne rollate male, rimasugli di LP di Adriano Pappalardo, peli di Elio di Elio e le Storie Tese, corde da impiccagione e sapone di piedi di vitello dai piedi di balsa.

Una sola bacchetta riuscì a rimanere nella mani di Bia senza farsi esplodere: era composta da peli di yak e ciò che rimaneva di una libreria Billy. Olivander fece notare alla bambina com’era bella, così impiallacciata bianca, ma ritenne opportuno trascurare l’insignificante dettaglio che quella non era una bacchetta magica, ma una bacchetta e stop. E probabilmente era per quella ragione che non si era fatta esplodere come le altre più sagge colleghe.

Altro ammonimento la piccola Bia poteva coglierlo al negozio di animali: l’onesta commessa riuscì a rifilarle un sacco di cemento da cantiere spacciandolo per gatto ipoattivo.

La piccola Bia, armata di un ex-Billy e di un sacco di cemento di nome Fulmine, s’imbarcò soddisfatta sul treno per la sua nuova scuola, e quella sera varcava entusiasta le porte di Hogwarts.

Fu messa in fila con altri bambini come lei, che aspettavano il turno per sapere dal Cappello Parlante in quale delle quattro cosche sarebbero stati smistati. Alcuni bambini finivano a Grifondoro, che era il gruppo più caciarone, e che nella Sala Grande (così si chiamava il salone dove si trovavano) festeggiava ogni nuovo membro con una scarica di mitra contro la rivale Serpeverde, che rispondeva con rutti e con lancio di bombe Molotov. Dall’altra parte della sala c’erano i ragazzi di Corvonero, barricati dietro montagne di sacchetti di sabbia, guardavano il gaio duetto dei più esplosivi colleghi, e ogni tanto si dilettavano a lanciare bottiglie di Coca-Cola con dentro pacchetti interi di Mentos. In un angolo osservavano il tutto i ragazzi Tassorosso, che non prendevano parte alla lotta ma rifornivano di artiglieria le altre tre Case in cambio di compiti svolti.

Il Cappello Parlante, che vantava un diploma magistrale e ben due esami dati alla triennale di pedagogia, decideva in che Casa smistare i nuovi arrivati in base alle loro attitudini, o più spesso in base a quali colori sociali s’intonassero le ginocchia del nuovo maghetto.

Quando fu il turno di Bia, la sala trattenne il fiato. I Grifondoro erano indietro di 5 matricole rispetto ai Serpeverde, mentre i Corvonero non ne avevano avuta nemmeno una e si preparavano all’assalto dei Tassorosso sperando di rapire qualche bambino ed educarlo nei valori della loro casa.

La vicepreside calò il Cappello sul capino di Bia, e questi sembrò rifletterci un po’ su. Certo, non era il caso di dare risposte affrettate, ma forse i presenti avrebbero gradito andare a letto presto, dopo una giornata di viaggio; fu verso le tre del mattino che il Cappello esclamò tutto contento:

-VERMEFUNGO!-

In sala purtroppo non c’era più nessuno.

La notizia arrivò il mattino dopo al tavolo della colazione dei professori, mentre il Cappello Parlante, in mancanza di mani, mangiava direttamente dal piatto il suo latte con i cornflakes ed esponeva loro la sua decisione.

-Non c’era nessuna Casa adatta.- disse –Così ne ho creata una nuova! Che bravo che sono!!- cominciò a ridere, si strozzò con i cornflakes e morì.

Senza cappello non si poteva mandare la povera piccola Bia in un’altra casa, così nacque la casa del Vermefungo. Colori sociali: Rosa e marrone. Una vera cafonata.

Il consiglio degli insegnanti convocò immediatamente la povera piccola Bia per comunicarle il suo nuovo ruolo: matricola, prefetto, rappresentante, bidella, donna delle pulizie, potenziale cacciatore-capitano-portiere-battitore-tifoso-allenatore della squadra di Quiddich nonché unico membro attivo della Casa di Vermefungo.

Bisognava adesso affrontare il problema di dove mandare a dormire la nuova arrivata, visto che Serpeverde non ne voleva sapere di accoglierla, i Grifondoro si erano fatti esplodere in un attacco kamikaze contro la loro stessa sede e adesso bisognava ricostruirla, e i Corvonero ospitavano già i Tassorosso, i quali avevano lasciato le chiavi della casa dentro la stessa casa ed erano già due notti che i fabbri lavoravano attorno alla serratura che, in quanto magica, soffriva il solletico e si spostava in continuazione per non farsi toccare.

Minerva McGranitt, che insegnava trasfigurazione, credette di aver trovato la soluzione al problema; convocò la piccola Bia nel suo studio e le disse:

-Povera piccola Bia, abbiamo deciso che siccome non troviamo un posto per farti dormire, ti trasformerò ogni notte in un sasso!

-Non è vero! Non è vero! Scappa Bia!!- gridò disperata una voce da sotto alla scrivania della professoressa, ma questa tirò un calcio al qualcosa e con un rantolo la voce venne meno.

-Il mattino ti ritrasformerò in una bimba, sei contenta, sì?- concluse la McGranitt con un bel sorriso. La povera piccola Bia non sospettò di niente, e prima che potesse esprimere un parere, fu trasformata in un sasso dalla vicepreside.

Il mattino dopo, i professori affissero in tutto l’istituto dei manifesti nei quali si avvisavano gli studenti che le lezioni sarebbero cominciate con una settimana di ritardo perché, essendoci una Casa in più, bisognava rifare tutto l’orario, definire nuovi giorni liberi, riposizionare le festività, le assemblee studentesche, gli scioperi contro la Gelmini, le settimane bianche, la settimana dell’occupazione, la settimana dell’attività alternativa, la settimana libera per la trasmissione del Festival di Sanremo, la giornata dell’arte, i MacP e le feste delle matricole. Tutto per una fottutissima sbronza del Cappello Parlante, pace all’anima sua. Non potendosela prendere col defunto perché pare brutto, i professori giurarono odio eterno alla povera piccola Bia.

Poi c’era da riorganizzare il torneo di Quiddich, che adesso doveva comprendere 5 case, con uno stravolgimento di tutto il calendario che i prefetti e i rappresentanti di classe avevano accuratamente studiato allo scopo di approfittare di ogni singolo ponte e di ogni singolo evento che giustificasse una saltata generale. I ragazzi compilarono il nuovo orario senza chiedersi come potesse una sola persona giocare contro una squadra e senza farsi venire in mente che Bia magari non aveva nessunissima intenzione di farlo; per non reputare quella spremitura di meningi come un’inutile perdita di tempo, decisero che la matricola avrebbe giocato a Quiddich con loro, volente o nolente.

Passò un mese. Era cominciato il torneo di Quiddich, la festa delle matricole era stata sospesa dopo che i soliti facinorosi avevano portato dei gavettoni di acqua e farina sulla pista da ballo, le lezioni si svolgevano regolarmente dopo 624,58periodico modifiche all’orario.

Solo che non si trovava più la povera piccola Bia.

I professori cominciarono ad arrabbiarsi per queste ripetute assenze, e toglievano punti alla Casa di Vermefungo per punizione. Le partite di Quiddich venivano rinviate all’infinito perché non solo la squadra rosa-marrone non si presentava, ma nemmeno arrivava qualcuno ad annunciare il suo ritiro. A conti fatti, per rispettare il calendario iniziale, si sarebbe stati costretti a far disputare al Vermefungo 8 partite al giorno.

Ad Halloween, nel bel mezzo di un collegio docenti il cui tema del giorno era: “nuovi metodi di tortura per studenti assenteisti”, Minerva McGranitt si ricordò improvvisamente di cosa poteva aver causato l’assenza di Bia! Si era dimenticata di ritrasformarla in una bimba il giorno dopo la sua prima mutazione in sasso.

I professori, preso atto di ciò, dopo pranzo e dopo il caffettino andarono nell’ufficio della vicepreside a cercare il sasso incriminato; dopo due ore e mezzo di ricerche la McGranitt si ricordò che la settimana prima aveva lanciato tutti i sassi presenti nella sua stanza al preside Silente che cantava ubriaco alla luna. I professori andarono fuori e persero le successive due settimane a cercare Sasso-Bia. Peccato che ad Hogwarts qualcuno anni prima avesse avuto l’idea geniale di mettere vialetti di sassi, cosa che rese la ricerca estremamente perniciosa.

Dopo essere riusciti a scovare 5 pepite, 2 palle da baseball, 4 Rattata selvatici, 12 supersantos, 8 bambini trasformati in cimici puzzolenti dal gioioso professor Piton (egli tentò maldestramente di giustificarsi dicendo che aveva finito l’inchiostro per metter loro una normale nota), e 3 ordigni inesplosi risalenti all’ultimo conflitto mondiale, fu la sbadata professoressa Cooman, che di mestiere prevedeva la morte altrui, a inciampare in un sasso che poi si rivelò esser proprio la povera piccola Bia!

Tornata una bimba, ella volle per prima cosa ritrovare il gatto Fulmine, e fu molto commossa dal fatto che l’animale fosse rimasto fedelmente ad aspettarla lì dove l’aveva lasciato, nel bagno intasato del pianoterra.

I professori preferirono cercare un posticino per far alloggiare la nuova arrivata, senza dover ricorrere a magie estreme. Il nuovo quartier generale per la Casa del Vermefungo fu scelto accuratamente tra tutti gli ambienti malsani della scuola: dopo aver scartato il sottoletto del guardiacaccia, la cuccia di Fuffy (il simpatico Cerbero del preside), la Foresta Proibita, il camino dello studio della vicepreside, era stato selezionato il sottoscala del sottoscala della scala che portava alla cripta dove si insegnava Pozioni. Un posto un po’ di passaggio, ma chi tardi arriva male alloggia.

In quel sottoscala la povera piccola Bia cercò di aprire un lettino pieghevole, ma purtroppo non c’era abbastanza spazio così dovette ripiegare su un sacco. Proprio un sacco, di quelli per il caffè, steso per terra e con un lenzuolino sopra. Meno male che nei freddi inverni avrebbe potuto stare al caldo stringendo a sé il gattone Fulmine, anche se ultimamente le dava qualche preoccupazione perché si ostinava a non mangiare, eppure non dimagriva neanche un po’.

Nella Sala Grande si aggiunse un tavolo per la neonata Casa, un banchetto singolo, messo faccia al muro vicino alla porta dei bagni, con la sedia con una gamba sbilenca e una piegata e il buchino per l’inchiostro pieno di gomme da masticare. Appeso con una puntina c’era lo stemma della casa, disegnato dalla gentile mano di un gorilla amazzonico su un foglio A4 che sul retro recava delle scommesse sportive. L’araldico stemma consisteva in un verme rosa avvolto a un palo della luce marrone, che come lampadina aveva un fungo. Dopo colazione Bia tornò nel suo sottoscala, che era stato decorato con le insegne rosa e marroni della Casa e in alto, fissato alla scala con dello scotch, c’era un pezzo di cartone:

 

  VERMEFUNGO

  

Ora che finalmente aveva una sede, poteva dedicarsi a studiare il mondo della magia come tutti i bambini della sua età. Credeva.

  
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